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Autore: Reiko87    11/05/2013    3 recensioni
La storia è tratta dall'ultima puntata della quarta stagione... cosa serebbe successo se in quella limousine ci fosse davvero stato John il rosso? il titolo si riferisce ad una frase detta da Jane in quell'episodio.
Sembrava una giornata come tutte le altre al CBI, e coloro che vi erano all’interno continuavano le loro attività ignari che da lì a poco sarebbe tutto cambiato, che la tranquillità apparente era solo il presagio della tempesta del secolo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco a voi il capitolo finale! è un po più lungo dei precedenti, ma non volevo dividere la scena in ulteriori parti... Spero che vi piaccia, e se potreste dedicarmi un po del vostro tempo lasciandomi una recensioncina ne sarei molto felice :) ...giusto per sapere a storia finita se è stato un lavoro almeno sufficiente...
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa mia storia senza pretese, e grazie a chi ha recensito... e anche a chi non lo ha fatto ;)
Buona lettura... Ciao :)
 
 
 
 
 
 
 

Theresa si era appena richiusa alle spalle la porta del suo appartamento. Appese la giacca all’appendiabiti e lasciò cadere la borsa ai suoi piedi, poi si diresse a passo deciso verso la cucina per prepararsi un caffè. Si fermò un attimo a riflettere. Cosa stava facendo quell’idiota del suo consulente? Aveva davvero intensione di baciarla? No, non era possibile. Non poteva essere, era sicura che fosse ancora innamorato di sua moglie, e poi non poteva provare qualcosa proprio per lei. Amicizia, forse; sicuramente non amore… Eppure le aveva detto di amarla. Scrollò violentemente la testa per cacciare quei pensieri. Un suono la riportò alla realtà, il caffè era pronto. Versò abbondantemente il liquido scuro in una tazza e ne bevve un sorso. Certo che lei non poteva desiderare altro che l’uomo che amava da diversi anni ricambiasse i suoi sentimenti.
Basta, farsi del male Theresa… ci vuole un rilassante bagno caldo e poi una bella dormita, e vedrai che domattina starai molto meglio. 
Si diresse verso il bagno, posò la tazza di caffè sulla vasca e aprì il rubinetto. Un vapore caldo si iniziò a diffondere nel bagno e Theresa andò a scegliere una fragranza distensiva da versare nel liquido trasparente. Iniziò a spogliarsi e finalmente si immerse nella vasca. Rimase qualche minuto stesa con gli occhi chiusi con l’acqua che le carezzava la pelle. Quando iniziò a rilassarsi davvero e rischiò di addormentarsi in quella posizione, un rumore la risvegliò. Credeva di averlo immaginato, ma in quell’istante un altro colpo alla porta le disse che c’era qualcuno che la cercava.
 
-Dannazione! Chi diavolo potrà mai essere?- così dicendo uscì velocemente dalla vasca annodandosi un asciugamano intorno al corpo. Il campanello suonò di nuovo.
 
-Arrivo!- esclamò un po infastidita da quell’interruzione.
 
Si diresse subito verso la porta e senza guardare dallo spioncino la spalancò. Quello che vide la lasciò letteralmente senza fiato. Un Patrick Jane ripulito stava dinanzi a lei con un mazzo di fiori in mano. Sul viso dell’uomo pian piano il sorriso si tramutò in stupore quando vide l’abbigliamento della donna.
 
-S-Scusa Lisbon, non volevo disturbarti…-
 
-N-no, è tutto ok.-
 
Rimasero qualche secondo immobili sulla porta a fissarsi con sguardi imbarazzati, a Lisbon sembrò addirittura di vedere le guance di Jane colorarsi di un leggero rossore.
 
-Posso entrare?- fece infine Jane che aspettava lì impalato.
 
-C-certo, scusa-
 
Sorpassò Lisbon che chiuse la porta e le si posizionò davanti.
 
-Questi sono per te. So che portare dei fiori ad una ragazza è da scolaretti, tanto quanto sedurla con del cibo,* ma volevo chiederti scusa e non avevo abbastanza tempo per inventarmi qualcosa di meglio- disse con un sorriso tenero che colpì l’agente Lisbon dritto al cuore.
 
-Grazie, ma scusarti di cosa?-
 
-Sai, per quello che ti ho fatto passare negli ultimi mesi… per non aver mai risposto alle tue chiamate o ai tuoi messaggi… è stato meschino. Non volevo metterti in pericolo, ma in fondo avrei potuto renderti partecipe del mio piano per avvicinare John… in fin dei conti tu sei l’unica persona di cui io mi sia mai davvero fidato…-
 
Lasciò queste parole in sospeso nell’aria guardandola intensamente e Theresa non poteva credere alle sue orecchie. Sorrise anche lei di rimando. Jane le si accostò un po e le sfiorò con la mano una guancia che divenne di fuoco sotto il suo tocco. Lisbon si irrigidì non sapendo cosa fare, mentre Patrick si sporse ancora per lasciarle un tenero bacio sull’altra guancia. L’agente mora dischiuse leggermente le labbra dalla sorpresa. Non avevano mai avuto un contatto così intimo da quando si conoscevano. Vide il suo consulente di nuovo davanti al suo viso fissarla in attesa… in attesa di cosa? La scena di poco prima nel parcheggio del CBI le passò per la mente: Jane aveva lo stesso sguardo d’allora. No no no…doveva fare qualcosa. Si mosse velocemente e si allontanò da lui, andando verso la cucina.
 
-Devo trovare un vaso per questi fiori… se vuoi ti preparo un the…-
 
Jane sorrise dandole ancora le spalle. Stava scappando di nuovo, ma questa volta l’avrebbe fermata, o l’avrebbero rimpianto entrambi.
La raggiunse nel cucinino, lei era di spalle ma lo sentì arrivare, se ne accorse dalla postura rigida che assunse immediatamente il suo corpo. Le si accostò portando la mano sinistra ad accarezzare i suoi morbidi capelli e facendola voltare di poco nella sua direzione.
 
-Jane…- non riuscì a dire nient’altro che l’uomo la interruppe.
 
-Theresa, ti prego chiamami Patrick-** disse in un soffio leggero che provocò i brividi a Lisbon. Il suo cuore mancò un battito quando sentì il suo nome pronunciato da quell’angelo che aveva di fronte. Erano state poche le volte che si erano chiamati con i rispettivi nomi, e le faceva sempre un certo effetto. Indecisa sul da farsi aprì la bocca per iniziare a dire qualcosa
 
-Patrick…- ancora non riuscì a parlare perché l’angelo che era sceso sulla terra per lei, la stava riportando tra le nuvole con un leggero ma meraviglioso bacio. Le loro labbra rimasero unite per pochi attimi che ad entrambi sembrarono un’eternità. Poi lentamente Patrick si separò per lasciarle il tempo di decidere cosa fare, se sbatterlo fuori di casa o accoglierlo tra le sue braccia.
Rimase a guardarla in tutto il suo splendore, aveva le gote leggermente colorate di rosso e fissava le scarpe. 
Lisbon tirò un sospiro leggero, era stato meraviglioso, assaporava ancora sulle proprie labbra il gusto di quelle dell’uomo di fronte a lei. Si fece coraggio e posò una mano su quella di lui ancora ferma tra i suoi capelli. La sua pelle era davvero liscissima… liscia?! Spalancò gli occhi e si portò la mano davanti per analizzarla come in preda al panico.
 
-Patrick, ma dov’è la tua fede?-
 
Di rimando lui sorrise a quello sguardo confuso, era ora di uscire completamente allo scoperto.
 
-L’ho tolta… Ho capito che era il momento di ricominciare in un certo senso- poi guardando l’aria quasi preoccupata di Lisbon, proseguì:
 
-In realtà non me ne sono separato del tutto, non voglio rinnegare il mio passato o le persone a cui tenevo- disse estraendo dal taschino interno della giacca il piccolo cerchietto in oro.
 
-Avevo pensato di comprare una catenina per portarla sempre con me, in fondo loro avranno sempre un posto nel mio cuore- poi staccando gli occhi dall’anello e riportandolo fisso su Theresa, continuò:
 
-Solo che ora ho capito che non le tradirei se provassi a rifarmi una vita, e so che loro approverebbero la mia scelta-
 
Negli occhi di Lisbon iniziarono a formarsi delle piccole lacrime che riusciva a trattenere a fatica. Quando non potette far altro che lasciarle scorrere liberamente sul viso, abbassò la testa cercando di nasconderle. Un tocco leggero sotto il mento le fece rialzare la testa.
 
-No, Theresa, ti prego non piangere. Non voglio mai più vederti piangere, soprattutto non per colpa mia. Non ti farò mai più del male, te lo prometto- disse con gli occhi carichi di tristezza.
 
-Patrick, sono solo felice per te che finalmente hai trovato un po di pace… Posso chiederti una cosa?- disse con un po d’ansia nella voce.
 
Il consulente fece segno di si con la testa.
 
-Ora che hai raggiunto il tuo scopo, che hai vendicato la tua famiglia, cosa farai? Non hai più motivo di restare al CBI.-
 
-Ti sbagli. Quando sono arrivato dopo la morte di mia moglie e mia figlia pensavo che una volta finito tutto sarei andato via, sarei partito, scappato lontano da questo posto. Ma ora è tutto diverso. Io ho trovato in tutti voi la mia nuova famiglia, e non me ne voglio privare. Siete importanti per me… Tu sei importante per me!-
 
A quelle parole Lisbon si avvicinò un po di più con fare tremante:
 
-Cosa stai cercando di dirmi Patrick Jane?- disse con voce carica di speranza. Tutta la sua felicità sarebbe dipesa da quella risposta.
 
-Sto cercando di dirti, in maniera un po confusa, che io so di essere un gran rompiscatole, che ti creo sempre problemi e so che ti ho deluso in mille modi possibili, ma so anche che ti amo, e non posso più aspettare di dirti quello che provo da ormai molto tempo, non voglio avere più paura di amare, perché credimi, non potresti che essere tu l’unica persona in grado di sopportarmi, ma soprattutto di rendermi felice.-
 
Sul viso di Lisbon si aprì un grande sorriso. Facendo un altro profondo respiro recuperò tutto il coraggio che possedeva e colmò lo spazio rimasto tra loro con un altro tenero bacio. All’inizio il bacio fu casto e dolce, poi quando Jane realizzò cosa stava accadendo portò le braccia alla vita della donna che amava per stringerla stretta a lui, e Lisbon di rimando portò le sue al collo dell’uomo che aveva conquistato il suo cuore. Si separarono un momento con gli occhi chiusi e il respiro corto sulla pelle l’uno dell’altro.
 
-Patrick…-
 
-Lo so- e le lasciò un altro bacio sulla pelle calda. 
 
Quelle tenere carezze si susseguirono sul collo della donna diventando sempre più cariche di passione. Riportò allora le labbra sulle sue e approfondirono il bacio. Patrick scoprì che Lisbon aveva lo stesso sapore delle fragole, il frutto preferito di lei, e che da quel momento sarebbe diventato inevitabilmente anche il suo; Theresa ebbe difficoltà ad associare il sapore di Patrick ad un’unica cosa, in realtà pensava fosse lo stesso del the che beveva ogni giorno, forse anche lei avrebbe iniziato a berne di più. Quando i baci diventarono  più urgenti e la passione che avevano tenuto nascosta iniziò a prendere il sopravvento, Patrick la strinse tra le braccia e la sollevò da terra. 
Theresa non capì mai come fosse arrivata in camera da letto; si ritrovò stesa e l’asciugamano che le cingeva il corpo era scomparso. Quando ebbe liberato anche il suo (ora davvero suo) consulente dall’intralcio dei vestiti si unirono in un’unica cosa, anima e corpo, facendo l’amore.
 
-Patrick… ti amo-
 
-Anche io amore mio-
 
 
 
 
 




*Riferimento ad una frase detta proprio da Jane in uno dei primi episodi… ma forse non c’era bisogno di specificarlo, vero? ;)
 
**Altro riferimento ad una frase di Jane nel secondo episodio della quinta stagione… quanto adoro quel momento! XD
 
  
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