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Autore: Free_Smile    12/05/2013    2 recensioni
Joy è una ragazza normale.
Un giorno però tutto cambia. Una donna strana si presenta in camera sua e le rivela qualcosa
che non si aspettava, qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato.
***
-Joy, tu sei una strega-
STORIA IN REVISIONE.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pace

 

-Ma sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!- esordii io con ancora un pizzico di paura nella mia voce.

-Credevo di farti una sorpresa…- spiegò Tom.

 Tutto il boschetto era avvolto nella semi oscurità, ma luce che proveniva dal mio cellulare illuminava una piccola parte del volto del ragazzo, che da un candido rosa, si fece rossastro.

-Più che una sorpresa mi hai fatto prendere un mezzo infarto!- dissi ridendo.

La mia risata, dapprima sincera si sfumò e via via si spense. Il pensiero della litigata fra me e Rose aveva soppresso quel piccolo pensiero felice. I miei occhi si stavano colmando di lacrime. La mia gola era come annodata, in un groppo che, mano a mano che passavano i secondi si faceva sempre più stretto, facendo passare solo l’aria che serviva ai miei polmoni.

- Joy che hai? Ti senti bene?- domandò Tom. La sua voce era dolce e rincuorante come non lo era mai stata.

Si alzò una brezza leggera e fredda, che mi scostò i capelli dal viso e mi fece salire un brivido sulla schiena.

-Si, è tutto a posto, non ti preoccupare- risposi. Ma una lacrima, che mi rigò la guancia, tradì immediatamente la mia risposta.

Tom mi si avvicinò lentamente e, guardandomi negli occhi, alzò le braccia verso di me e mi abbracciò. Era un abbraccio caldo, amichevole. Ad un certo punto le lacrime che fino ad un momento prima bagnavano il mio viso, cessarono di cadere dagli occhi.

-Ora mi vuoi dire che ti è successo?- mi chiese Tom tenendomi ancora abbracciata. Io mi allontanai da lui, sciogliendo così l’abbraccio che mi aveva rincuorato.

-No, dai, lascia stare, non è niente- singhiozzai.

-Sì, che è qualcosa. Stai piangendo.-

-No sul serio, lascia stare, ti annoierei per niente- conclusi asciugandomi con la maglietta una lacrima.

-Adesso tu mi racconti tutto, se mi annoierò, sopporterò in silenzio, promesso-. Il ragazzo si mise una mano sul petto come se fosse un giuramento

-Allora, diciamo che è un po’ complicato da spiegare. Comunque cercherò di fare del mio meglio, ho litigato con la mia migliore amica, Rose. Lei vive in casa mia, dorme nella mia stessa stanza, la vedo ogni giorno. Non capisco come possa avermi tenuto nascosta una cosa simile, poi qualcosa che mi riguarda e…- confidai tutto di un fiato, ma fui interrotta da Tom.

-Hey, hey, calmati o finirai per strozzarti- mi disse avvicinando una un dito alla mia bocca zittendomi.

-Che ne dici se ci sediamo- propose il moro.

-Forse è meglio- risposi. Sulle mie labbra si dipinse un sorriso.

Ci sedemmo sotto un grande albero.

L’erba era gelata e, a contatto delle mie gambe, mi  causava un brivido su tutta la schiena. Pochi istanti dopo il gelo dell’erba divenne quasi  piacevole. Non ricordavo che il boschetto fosse così bello, tutto aveva un aspetto fiabesco e il profumo di pini inebriava i sensi. Dava quasi un senso di tranquillità.

-Allora, fammi capire, tu hai litigato con questa Rose, che vive in casa tua, ed è, scusami, era, anche la tua migliore amica, giusto?- riepilogò brevemente il ragazzo.

-Si, esatto. Però ho ragione io- risposi, ma la convinzione nella mia voce stava tentennando.

-So che vuoi fare pace con Rose, ti si legge negli occhi- la dolcezza nella voce di Tom faceva venire in mente una torta al cioccolato.

-Ah ora sai leggere gli occhi, come se si potessero leggere gli occhi…-  scherzai.

- Mi stai prendendo in giro? No sai giusto per sapere- chiese Tom infastidito e, come un bambino di tre anni, mise il broncio. Era davvero carino con quell’ espressione.

-Adesso fai pure il broncio?-

-Sì…-

Rimanemmo in silenzio a fissarci l’un l’altra per pochi secondi, ma che a me parvero secoli. Il mondo si era fermato.

-Per me, dovresti fare pace con Rose- esordì Tom rompendo il quell’ silenzio che mi era così piaciuto.

-Non posso perdonarla.-

-Tu vuoi perdonarla- mi persuase lui.

-No-

-Sì che vuoi, ammettilo-

-No-

Tom mi guardò in modo penetrante, con occhi sinceri.

-Forse, e dico forse, hai ragione- sospirai.

Pronunciando queste parole mi accorsi che il viso si Tom si stava sensibilmente avvicinando alla mio. I erano così vicini, un brivido mi percorse la schiena. Non avevo mai guardato Tom da così vicino. Mi colpirono i suoi occhi, avevano un colore unico, ero sicura che due occhi del genere non li avevo mai visti prima. Una pupilla nero pece era orlata da un’iride verde, che, mano a mano che si avvicinava agli estremi dell’occhio diventava marrone cioccolato. I suoi capelli erano fin troppo scuri e incorniciavano un viso di un candido pallore, che si trasformò in un rosa sempre più acceso ogni millimetro che il suo viso faceva verso il mio. Ancora un centimetro verso di me. Ancora un altro. Mi accorsi che cosa sarebbe accaduto di lì a poco, se solo le nostre facce si fossero avvicinate qualche centimetro in più… Ma a questo punto mi voltai, quando solo tre centimetri separavano i nostri volti. Non sapevo perché mi fossi voltata rovinando tutto. Presi il telefono, per guardare l’ora. Tom era paonazzo, anche io non ero da meno.

-Oh…Ehm…Si è fatto tardi devo…Ehm…Andare- così lasciai lì Tom. La mia mano fece un cenno di congedo, e poi  mi inoltrai nel boschetto per arrivate alla strada per tornarmene a casa.

‘’Stupida’’ pensai calciando un sassolino nero.

‘’Sono proprio un’emerita stupida, eravamo lì a pochi centimetri e io che faccio? Giro la testa. Tom mi piace, come amico intendo, forse non ero pronta a baciarlo rovinando la nostra amicizia, ma perché continuo a tremare allora? ’’  mi stavo veramente insultando, e avevo ragione, ero stata così stupida.

Uscii dal boschetto. Nella mia testa ronzavano tutta una serie di pensieri su me e su Tom. Faceva ancora freddo, come all’andata. Corsi verso casa con il vento che mi tagliava il viso e che mi faceva lacrimare gli occhi. I miei piedi erano congelati, che brutta idea le All Star in autunno.

‘’Devo fare pace con Rose? Tom ha ragione o no?’’

Giunta davanti alla porta di casa tirai fuori le chiavi dalla borsa e le feci girare nella serratura sei volte. Tirai verso il basso la maniglia e la porta si aprì. Il divano era ancora come l’avevo lasciato, disordinato. Cercai il portatile tra il piumone, il carica batterie e una forchetta –perché c’è una forchetta qui?- . Lo accesi.  Andai sulle mail e ne creai una nuova. Cominciai a picchiettare sulla tastiera:

Ciao Rose, che fai?

Ci ripensi un poco a noi? Tutte quelle volte, le cavolate fatte insieme, tutte quelle che dovremo ancora fare? Mi spiace, sono stata una cretina, o forse peggio. Perché buttare la nostra amicizia per una banale cavolata? No, sei la mia migliore amica! Se non ci sarai più, chi farò impazzire? Chi tartasserò di domande? È da cretini buttare via una cosa del genere. Quindi, ti chiedo scusa Rose.

La tua scema

 Joy J

 

Premetti invio. ‘’Rose tu sei sveglia vero? Non puoi dormire, leggerai la mail’’  

Sperai con tutto il mio cuore che leggesse la mia mail, solo in quel momento mi accorsi dei miei errori con Rose. Cinque minuti, poi dieci, mi sembravano anni. Il mio sguardo era fisso sul mio computer, continuavo a entrare in Internet per vedere la casella delle mail, niente.

‘’Dai Rose rispondi, ti prego’’ 

La porta di camera mia si aprii con un leggero cigolio, Rose scese dalle scale, mi corse incontro e mi abbracciò. Di nuovo la mia migliore amica. Ero felice, volevo un abbraccio, ero confusa, troppo confusa.

-Mi potrai perdonare?- chiesi con il tono più dolce che riuscii a trovare.

-Già fatto- mi disse.

-Per quella storia della guardiana mi spiegherai... Non credere che me ne sia dimenticata…- dissi ridendo. Rimanemmo qualche secondo a fissarci.

-Ho fame- decretai.

-Anche io un pochino…-

-Pasta?-

-Mmm, no. Altre proposte?-

-Torta?-

-Certamente-

Corremmo verso la cucina e tirammo fuori gli ingredienti per una torta alla ricotta.

‘’Finalmente amiche. Io e Rose unite come prima’’

Erano quasi le cinque del mattino. Erano quasi le cinque del mattino, e io, stavo facendo una torta. Erano quasi le cinque del mattino, e io, stavo facendo una torta, con la mia migliore amica.

Ero felice, tutto si era sistemato, nella mia mente non vorticava nessun pensiero assillante in quel momento, mi era mancata un po’.

Rose, intendo.

Però ora che riflettevo un problema c’era… Dovevo dire a Rose di Tom? E del “quasi-bacio”?

 

ANGOLETTO AUTRICE

UAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

*Si mette in ginocchio*

Scusate per il mio ritardo ritardassimo, ma con questo capitolo ho avuto un bel po’ di difficoltà, non si faceva proprio scrivere, ne ho fatte 8 copie!!!

Sperò che l’attesa abbia dato i suoi frutti J

Simpallaio a tutti voi!

Granger 107_30  (che presto cambierà nickname se glielo concedono è.é)

 

  
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