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Autore: Fenice_    15/05/2013    0 recensioni
Daniel è peste nera.
E' sangue, amore amaro.
Daniel è sarcasmo, orgoglio.
Daniel prega in silenzio, grida la rabbia.
Lontano anni luce da chi lo aspetta, lui galleggia in una galassia.
Genere: Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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∞ Capitolo 1∞


27 Dicembre 2005, Mödling (Austria)



«Quanti anni hai ragazzino?»
«Io non sono un ragazzino.»
«Ah no?» molleggiava il corpo sulle ginocchia l'uomo.
Un nuovo acquisto del branco, tutto muscoli, barba ed un tatuaggio "disonorante" -a detta delle concubine bianche- posto sulla scapola scoperta dalla canottiera nera: ritraeva le fauci di un drago spalancate.
«Lui non partecipa all'addestramento Isac.»
La voce melodica di sua madre aveva interrotto così quel rabbioso scambio di sguardi fra il cucciolo di licantropo e l'adulto, già guerriero.
Le folte sopracciglia di quel volto s'incresparono, non trovava connessione logica a quel dire.
«Perchè mai? Da quando è tanto privilegiato da combattere col padre, il figlio dell'Alfa?»
Le braccine di quel corpicino ancora infantile, si segarono le une alle altre per stringersi in una morsa stretta, con gli occhi che calcavano la terra.
Avrebbe voluto rispondere lui, ma sua madre, con quella dose d'eleganza che l'accompagnava sempre, lo precedette:
«Mio figlio è un inetto, suo padre non gli permette di ricevere alcun corso di combattimento. Solo istruzione e quel poco di difesa.»
Lo ammetteva con un tale orgoglio, che ogni qual volta Daniel doveva resistere all'impulso d'allargar le stesse braccine -tanto rilegate in un nodo stretto- e stringere sua madre davanti agli occhi di tutti, -e quindi- davanti i giudizi, di tutti.
Quel "vecchio barbuto" schiuse la bocca riflettendo le iridi sulle giallognole del ragazzino.
Poteva palpare la rabbia che irradiavano quegli occhi, senza più pensare che fosse scaturita dal suo antipatico richiamo del "ragazzino".
Melany, la madre di quella povera bestiola, aveva volto le spalle: conosceva la sgradevole sensazione del vedersi scansare il proprio bambino dalle altre creature di quel branco, per il semplice attributo: inetto.
Molti li sentiva sussurrare in silenzio che avevano già stabilito una morte per suo figlio Daniel, lo ritenevano inetto perchè malato, ed era quella la parte di volti che conservava pena per lo sfortunato cucciolo.
Altri ancora, credevano che fosse un'anima dannata, sorrideva poco il piccolo, e conservava rispostacce per ogni componente/nemico di un agglomerato di lupi che prima o poi lo avrebbero cacciato dalla sua stessa famiglia.
La verità per Melany era ben diversa.
I "Phènix", ossia quei lupi dal pelo bianco che possedevano dimora nelle alte montagne dell'Austria, avevano come "punto di squilibrio" il freddo.
Un abbassamento di temperatura costringeva loro ad abbandonare le spoglie forme umane per rintanarsi in quelle di lupo.
La notte sfortunata che volle egoisticamente vedere il piccolo pargolo nascere, Melany e suo marito, Grafth, -già gli Alpha e Beta del branco-  percorrevano il bosco e non possedevano riparo.
Nacque Daniel dal grembo di una madre lupa.
Aveva occhioni azzurri ed il pelo bianco e soffice di un cucciolo appena nato.
La tradizione voleva che dalla nascita di un licantropo nella sua forma animale, sarebbero dovuti trascorrere sette giorni, necessari al cucciolo di lupo per mutare sembianza in quelle umane.
In caso contrario il cucciolo di licantropo avrebbe perso l'identità ed il pensiero di un uomo, rimanendo intrappolato nel solo lupo che conteneva la sua anima.
I sette giorni trascorsero ed il Daniel cucciolo non faceva che migliorare il suo equilibrio sulle quattro zampe, ma di mutar forma non ne era in grado.
L'ottavo dì al momento dell'abbandono nel bosco il corpicino minuscolo perse il pelo, lasciando il posto a della pelle.
Liscia e ovattata, era la stessa di un qualsiasi bambino.
La gioia contenuta da Melany fu presto strappata via dalla tragica scoperta: il licantropo seppur non per volere suo, aveva violato la tradizione, ed il suo pelo fu meticolosamente macchiato di nero, come per ogni altro inetto nato con difetto.
Da quel giorno Daniel rappresentava "il male del branco".
Schivato dalla maggior parte, compreso suo padre, che ricamava di speranza futura il solo suo fratello maggiore: Julian.
Julian avrebbe raccolto le redini del branco in futuro, e possedeva già il rispetto necessario da ogni componente.
Di stazza molto più robusta e grande rispetto a quella di Daniel, già a soli 14 anni, 4 in più del fratello inetto.
Lui al contrario dei molti, trattava il fratello più piccolo come un normale componente della famiglia, gli insegnava di nascosto le "tecniche basi" per stritolare il collo di un cervo e lasciarlo cadere a terra nel più silenzioso dei modi.
Quando poteva lo trascinava con se nel bosco, dove avrebbe potuto attuare la pratica.
Spesso finivano per portare anche quell'insopportabile della loro sorella, Delitia, 7 anni e grida da distruggere gli stessi timpani di uno stormo di pipistrelli: era questo che li costringeva ad accettare la sua compagnia.
Delitia era soggetta spesso agli stessi pregiudizi di suo fratello Daniel.
Trascinava con lei alcuni degli spiacevoli ricordi che avevano messo il maschio fratellino in brutti rapporti con l'intero branco.
Il corpicino del suo lupo infatti, era scheggiato di quelle macchie nere ereditate dal sangue macchiato dell'altro figlio dei Grigori, ma non per questo aveva mai mostrato odio la piccola, per lui.
Tutt'altro, il tutto l'aveva resa ancor più piegata nel difenderlo da ogni minima battuta o sguardo.

«Quand'ho concluso con questi rincitrulliti, voglio rivederti ragazzino. E porta con te parecchie casse d'acqua, suderai molto.»
I passi della donna si bloccarono, un piede le rimase impostato a mezz'aria, incolume agli sfinteri dell'aria che tirava.
«Isac, ti ho già detto che lui non può.»
«Suo padre farà bene a metter su un buon Alpha futuro, se vorrà averla vinta anche quando il suo inetto avrà raggiunto l'età di un guerriero.»

Daniel verrà cacciato dal branco.
Lui lo sapeva, sua madre gliel'aveva ripetuto così tante volte.
Aveva paura, il pensiero lo logorava, perchè non sapeva quanto ancora avrebbero atteso.
Quanto tempo gli sarebbe restato per vivere sotto lo stesso tetto dei suoi fratelli?

Era un punto nero, in una galassia bianca.

   
 
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