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Autore: Ehzra    15/05/2013    3 recensioni
{ Buon compleanno Livy… } E’ un sussurro nella sua mente, una voce che non ha solidità ma il coro di mille voci, molteplici facce e nessuna. E’ un bisbiglio dall’inferno in cui è scesa.
Il giorno del suo diciotessimo compleanno ha radicalmente cambiato la sua vita. L'Oscurità e la Morte la seguono, fedeli come solo i cani sanno essere, per riscuotere un pegno: l'anima di Olivia.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il cinguettio degli uccellini annuncia il nuovo giorno all’ombra del grande olmo. La luce filtra dalle fronde e giunge soffusa alle imposte schiuse, la finestra a mezz’asta lascia scivolare all’interno della stanza una brezza leggera e calda che smuove le tende crema di una stoffa sottile. La camera è quella di una ragazzina come tante all’alba dei suoi diciotto anni, appena compiuti. Una carta da parati bianca a fiorellini rosa riveste le pareti ornate da poster di band musicali locali e internazionale. Tra questi spicca una gigantografia dei Beatles in effetto pop art. Il letto singolo è posto contro la parete di fianco alla finestra, colmo di peluche e cuscini di ogni dimensione e tipo e dalle fantasie più disparate, sempre in tinta con i toni della stanza. L’armadio a due ante, di quelli antichi che una mano esperta ha riportato al suo splendore natio, occupa una buona parte del muro rimasto. Lo specchio da terra riposto nell’angolino ha foto incastrate ai bordi di lei con le amiche a scuola o nei momenti liberi, alcune buffe, altri semplici scatti rubati che immortalano espressioni o sguardi. La libreria ingombra la parete di fondo , straripante di libri e libricini, dai volumi notevoli e dagli argomenti più disparati che spaziano dalla storia antica alle religioni pagane, passando per i fenomeni soprannaturali e le scienze occulte, senza scordare i manga e fumetti. La scrivania è subito di fianco ed è nascosta da una pila di quaderni abbandonati sul lato destro; il computer, al centro, è aperto e acceso su un sito di gossip con la lampada impreziosita da un decoupage di pietre e pietrine, semi nascosta dietro al monitor. Abiti abbandonati dovunque, da sotto al letto agli angoli più nascosti della stanza, ai cassetti stracolmi che non si chiudono più. Una domenica mattina come tante. Un fine settimana estivo accompagnato dal clima caldo e a tratti soffocante dell’Alaska Centrale, tra le campagne di Anderson, nella Contea di Denali. Un mugolio proviene da sotto le coperte, poi un mezzo ansito roco e infine un lieve frusciare anticipa il suo risveglio. Fili d’oro sono sparsi sul cuscino, accarezzati dal venticello estivo.  Sbatte le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco il soffitto bianco della stanza, ruota lo sguardo verso la finestra e un sorriso tinge il viso giovane e fresco della diciottenne. Si tende per stirare i muscoli e far sgranchire le ossa, una sensazione piacevole che le pervade il corpo e la fa sospirare di piacere. Un tipo di piacere comune a molti, benefico per lo spirito. Scende dal letto dopo qualche attimo, appoggia i piedi nudi sul legno caldo e con uno scricchiolio appena udibile la figura della ragazzina si riflette nello specchio. I capelli dorati scendono spettinati e spumosi a incorniciare un visetto tondo, dai lineamenti delicati e molto femminili, si posano sulle spalle e giù a sfiorare la schiena. Il corpo è acerbo ma dalle forme sinuose e invitanti. I seni piccoli e sodi s’intravedono sotto la canotta bianca di cotone dalle spalline larghe, molto sportiva, che fascia il costato e i fianchi morbidi appena pronunciati. Le culotte rosa mostrano la curva inferiore delle natiche lasciando scoperte le gambe affusolate e tornite. Gli occhi chiari percorrono per intero il fisico, si soffermano sulle curve della siluette e tornano a specchiarsi e rimirarsi. La mano destra accarezza le labbra piene in modo provocatorio, poi scoppia a ridere, un suono infantile e allegro che da luce ai lineamenti da bambolina.

{ Buongiorno Liv! Oggi sei finalmente una diciottenne! } Si saluta da sola con quella voce cristallina e il forte accento del sud a sporcarla. Gli occhi sono ridenti e vivaci, un richiamo all’allegria. Passa la mano tra i capelli. { Una bellissima diciottenne… Dyson cadrà ai tuoi piedi stasera. } Un occhiolino a quella figura quasi donna ma ancora bambina e poi si volta verso la porta con passo svelto e deciso. Canticchia una vecchia canzone dei Beatles a mezza bocca, abbastanza intonata per una che non ha mai studiato canto, e apre la porta che affaccia su un corridoio che si snoda fino a una rampa di scale che porta al piano inferiore. La luce illumina la casa avvolta nel silenzio, quasi eterea in quel candore mattutino e innaturale.
{ Mamma? } Trilla felice mentre raggiunge la scale e scende il primo gradino. Arriccia il nasino disturbata da un odore familiare che non riesce a catalogare subito. Non è il profumo della torta appena sfornata che sua mamma prepara ogni anno e nemmeno quello dei suoi biscotti preferiti. { Papà? } Tutto è immobile e al suo richiamo non c’è risposta eccetto quel silenzio pesante. Un altro gradino e la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato le si aggrappa addosso. { Melly?! } Altri gradini. L’odore che avverte è pressante, si attacca alla gola e al setto, nauseante e ferroso. Qualcosa la turba nel profondo e non è niente di piacevole. Una paura antica che non ha mai conosciuto e probabilmente non avrebbe dovuto conoscere si fa strada dalle sue viscere, pulsante e viva, fino al cervello che per un attimo smette di funzionare. La luce che bagna la stanza ha riflessi rosei sulla carta da parati spruzzata di rosso e sotto i suoi piedi qualcosa di denso e appiccicoso le bagna la pelle candida. Sposta lo sguardo tutt’attorno e come nei peggior film dell’orrore la scena che prende forma le mozza il respiro in gola. A qualche gradino da lei c’è qualcosa. Lo smalto rosso si confonde con il sangue cremisi in cui è adagiato un arto e la pelle è straziata in più punti come se un animale l’avesse usata per farsi le unghie. Dove un tempo c’era l’articolazione della spalla è rimasta solo carne a brandelli e l’osso lucido spicca in quel mare scuro con il suo candore perlaceo. Il busto, o ciò che ne resta, alla base della rampa sembra la macabra scultura di un folle. La schiena lacerata, smembrata e privata degli organi interni. Ecco quello che resta di sua madre: un mucchietto d’ossa e carne a brandelli. Non sente l’urlo che le esce dalla bocca ma solo il ronzio del sangue scorrere all’impazzata nella testa. Il mondo gira, perde consistenza e le gambe cedono sotto il peso del corpo, il piede destro scivola sul sangue, la presa viene meno e cade in quella pozza di follia. Trema come una foglia, al punto di non riuscire nemmeno a parlare e formulare l’unico nome che ha sulla lingua. { M… M… } Resta immobile per quelli che sembrano minuti eterni. Scalciando riesce a risalire i gradini ancorata al corrimano di legno e ripercorre il tragitto a ritroso lasciandosi dietro orme insanguinate anche lungo il muro contro cui struscia la spalla per sostenersi, ma non arriva alla camera da letto. Si ferma un paio di porte prima, davanti allo studio di suo padre. La porta è chiusa e non giunge un rumore dall’interno. La mano tremante si avvicina alla manopola, la ruota lentamente e con esitazione la apre. I resti sono sparsi per tutta la stanza in una poltiglia sanguinolenta di ossa e carne. Il sangue  brilla alla luce artificiale dei neon. Due occhi vitrei, un tempo azzurro cielo come i suoi, la fissano dalla scrivania con la bocca spalancata in quell’urlo che non ha nulla di umano, stravolto dal dolore e dall’efferatezza del gesto. Indietreggia, scossa dai suoi stessi singhiozzi, con le lacrime che offuscano i macabri risvolti di quel risveglio. Impatta contro il muro alle sue spalle e si abbandona a un urlo raccapricciante di puro orrore e disperazione. Cade a terra sulle natiche, sconvolta da quella visione. Si osserva inorridita i palmi delle mani cremisi, più scure nei punti in cui il sangue si è coagulato e con cui ha macchiato i vestiti nel raggomitolarsi e il viso nel tentativo di lavare via le lacrime. Il sangue risalta sulla pelle candida, se lo sente addosso, sul volto e sui vestiti: una visione macabra e sublime per gli occhi del suo carnefice, ma non per lei che sente la bile risalire. Guarda il muro davanti dove ha lasciato una scia rossa che va dall’angolo delle scale alla porta dello studio, poi il pavimento segnato dai suoi passi sanguigni e il suo pianto si fa disperato. Si piega di lato e libera lo stomaco in preda a un pianto isterico. Dei suoi genitori, le macchie che ha sulla pelle, è ciò che resta.

{ Buon compleanno Livy… } E’ un sussurro nella sua mente, una voce che non ha solidità ma il coro di mille voci, molteplici facce e nessuna. E’ un bisbiglio dall’inferno in cui è scesa. All’improvviso scatta in piedi, rapida e spaventata, con il cuore in tumulto, i polmoni che bruciano per l’irregolarità del respiro e la testa che pulsa. Corre verso la camera di fianco alla sua e si scontra contro la porta aprendola con una spallata dolorosa che le fa rintronare il cervello e la spina dorsale. Tutto è in ordine come Melly è solita tenere. I peluche sul letto rifatto alla perfezione, la scrivania sgombra da libri, eccetto il computer e la lampada a forma di cuore, i vestiti riposti nell’armadio. Si asciuga le lacrime con il dorso della mano, deglutisce e muove qualche passo. Stranamente non c’è sangue lì fatta eccezione per un’impronta insanguinata sulla testiera del letto che le strappa un gemito sofferente. Avanza con la testa che vortica leggera e gli occhi gonfi, sporcando la stanza con i propri passi. Il cuore martella più forte nel petto, come se volesse sfondare la gabbia toracica. Trema visibilmente scossa da brividi di freddo nonostante il caldo torrido dell’esterno. Lentamente si avvicina al letto terrorizzata da ciò che è sicura di trovare. Il respiro greve copre il cinguettio gioioso degli uccellini. Si ferma ai piedi del letto, allunga il collo per sbirciare oltre il bordo ma non c’è nulla, solo il pavimento pulito e quell’impronta lasciata lì, come un monito.

{ Ecco il mio regalo per te… } La voce torna a sussurrare nella sua mente, ringhiante e vibrante, più animale che umana. Indietreggia di nuovo ma non parla. La gola è riarsa e indolenzita. Si guarda nervosamente attorno, abbassa gli occhi alle impronte che si è lasciata dietro, poi di nuovo alla testiera e torna in camera sua di corsa. Si veste rapidamente con quello che trova in giro e senza nemmeno ripulirsi dal sangue e ,come la sera precedente, esce dalla finestra usando la grondaia e i rampicanti per scendere.



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Vorrei ringraziare tutti quelli che sceglieranno di seguire la mia storia, recensirla o metterla nei preferiti. E' solo l'inizio di un qualcosa che ho in testa e che spero vi piacerà =) Un pezzettino del mio cuore va a una persona carissima che ho ri-incontrato da poco e chi mi ha spinta a dare vita a tutto ciò. Lei sà <3
  
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