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Autore: Sunbreathe    16/05/2013    1 recensioni
Primo settembre 2022, il giorno in cui iniziano i cambiamenti.
'Con un sospiro, Albus soffia via l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento.
Si, aveva ragione.
Quella era la quiete prima della tempesta.'
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Primo settembre 2022, ancora.


Quando le prime voci erano arrivate allo scompartimento, le lentiggini di Hugo Weasley erano diventate così bianche da essere un tutt’uno con la sua carnagione pallida, mentre Louis e Frank si erano rivolti uno sguardo eloquente, inarcando entrambe le sopracciglia, senza nascondere una smorfia sulle labbra che andava dal disappunto allo spavento. Fortunatamente tre vagoni dopo quello di Lily Luna Potter, non avrebbero subito la furia della quindicenne, ma di sicuro gli effetti collaterali (broncio, carattere da premestruo, irascibilità continua..) li avrebbero perseguitati per tutta la settimana.
Louis si sentì profondamente grato al Cappello Parlante per non essere finito in Grifondoro.
Frank Paciock aveva appena spalancato le labbra, pronto a chiedere una Cioccorna al suo amico dai capelli rossi, quando la porta della scompartimento si era improvvisamente spalancata di scatto, con un rumore degno di una smaterializzazione congiunta. Inizialmente, reduci dalle voci sull’ira funesta della Potter, tutti e tre i componenti avevano raddrizzato la schiena e si erano letteralmente schiacciati contro la pelle dei divanetti comodi, come a voler diventare parte dell’arredamento, tuttavia quando riconobbero dei capelli castani, al posto di quelli rossi, rilassarono la schiena.
Lucy Weasley era sulla porta, immobile, la mano ancora poggiata sull’uscio, mentre osservava con un’espressione quasi vuota la finestra che mostrava velocemente i paesaggi circostanti, una mutanda a pois tra i capelli, guance e mani sporche di fuliggine.
-Qualcuno ha fatto esplodere il suo borsone.-
Aveva commentato con voce atona, muovendo finalmente un passo in avanti e chiudendosi alle spalle la porta, sempre con un rumoraccio. Si blocca ancora, abbassando le spalle lentamente, poggia lo sguardo prima negli occhi castani di Frank, poi in quelli celesti di Louis e, infine, in quelli blu profondo di Hugo. Si perde ad inseguire i suoi pensieri per un attimo, ma poi riprende, con un’espressione così sconvolta in viso che la diceva lunga sulle condizioni dello scompartimento di Lily Luna Potter, da cui –tutti avevano capito- era appena arrivata.
-C’era anche il poster autografato delle Stravagarie.-
Detto questo, in maniera –bisogna dirlo- molto tragica, si lascia cadere di peso sul posto vuoto accanto ad Hugo, con un rumoroso sospiro.
Quello sarebbe stato il primo settembre più lungo di tutti i tempi.




-


Molly Weasley aveva il naso all’insù e un’espressione oltraggiata sulle labbra e negli occhi, mentre camminava –finalmente lontana dalle orecchie indiscrete- accanto a sua cugina Roxanne, che in realtà voleva, in quel momento, essere dappertutto tranne lì, accanto alla pignola cugina.
-Non capisco perché il ruolo da Caposcuola sia andato a Rose e non a me. –
L’argomento di discussione era stato ripreso così tante volte dalla ragazza durante il mese estivo che distanziava l’arrivo della lettera al viaggio in treno che Roxanne ne aveva –scusate il francesismo- le oviaie piene. Non si era mai interessata particolarmente alla scuola, probabilmente troppo indaffarata a mantenere la sua reputazione da combina guai cronica oppure semplicemente troppo impegnata a tenere a bada i suoi capelli, quindi non comprendeva tutta quella competitività che si era creata tra i due piccoli geni di famiglia.
-Insomma, mi aspettavo che dopo il ruolo di prefetto, automaticamente avrei ricevuto la spilla! Invece no. Ovviamente ci devono sempre essere favoritismi in questa scuola.-
Roxanne aveva alzato gli occhi al cielo, ma era rimasta in silenzio, provando a non intervenire.
Molly arrabbiata era persino peggio di Lily.
Iniziava a blaterale in un linguaggio perfettamente ministeriale di cui non comprendeva neanche mezza parola e una volta-dopo un intero discorso di circa mezz’ora urlato in una voce stridula che nemmeno una Banshee riuscirebbe a produrre-Roxanne si era esibita in un confuso ‘Eh?’ che aveva fatto sbraitare la cugina solo ancora di più. E-sul serio-non era proprio il caso.
Ne bastava una di cugina arrabbiata.
E Lily valeva per dieci.
-Roxanne? Roxanne? Roxanne mi senti?-
In quel preciso istante, un ragazzo era decisamente apparso dal nulla di fronte le due cugine, i capelli biondo sporco spettinati, la camicia di Hogwarts già indossata, un sorriso sbilenco a incurvagli le labbra e un paio di occhiali rosa e viola calati sul naso. Contemporaneamente, i tre avevano urlato rispettivamente:
-LORCAN!-
-ROXANNE!-
-SPETTROCOLI!-
Il problema probabilmente era causato dal fatto che Molly aveva prestato attenzione a Lorcan che aveva invece chiamato Roxanne che, completamente disinteressata a chiunque in quello stretto corridoio, si era rivolta agli occhiali rosa che erano stati subito afferrati e indossati da lei stessa, senza neanche chiedere il permesso al proprietario. Ad ogni modo, quel gesto improvviso della riccia aveva aiutato Molly a far sbiadire il rossore che le aveva provocato l’improvvisa entrata del figlio di Luna Lovegood e a farle trovare un pretesto per iniziare un discorso.
-Lorcan! Come mai senza Lysander, oggi?-
Ma ogni tentativo era ampiamente ostacolato dall’esuberanza di Roxanne, dato che ora Lorcan cercava di strapparle gli occhiali dal naso, le aveva afferrato la testa e aveva letteralmente spalmato la sua mano tra i capelli della ragazza, in una goffa carezza, da cui la Weasley provava a sottrarsi in tutti i modi, spingendo forte contro il petto del ragazzo.
Molly continuava a parlare velocemente, cercando di distrarre il ragazzo da sua cugina, e buttando argomenti vari (e tutti noiosissimi) per farsi prestare attenzione, ovviamente ogni sua parola era vana, visto che Lorcan, in quel preciso istante, non aveva occhi che per Roxanne, dietro la scusa degli Spettrocoli. Ma la ragazza, che ovviamente negava l’evidenza, continuava a parlottare senza neanche aspettarsi più una risposta, mentre una scintilla di gelosia aveva scatenato un incendio nel suo stomaco, oltre che nel cuore, nella gola e nel cervello, tanto che i muscoli avevano iniziato a muoversi senza aspettare gli ordini del suo amato e, a suo dire, enorme cervello.
Molly aveva stretto il gomito di Roxanne e, con la forza, l’aveva trascinata via. Lontano dal ragazzo di cui era, da chissà quando, innamorata.



-
 
Fred jr Weasley era risentito, molto risentito, il suo risentimento arrivava quasi all’umiliazione, ma in quel momento non aveva il tempo per pensare allo scherzo che avrebbe potuto fare ma di cui –stranamente- non era stato artefice.
Fuochi d’artificio Tiri Vispi Weasley edizione Deluxe nel borsone di Lily Luna Potter: uno scherzo così sublime che avrebbe stretto di buon grado la mano di chiunque ne fosse stato il creatore—persino se fosse stato Malfoy, come suggerivano i mormorii.
Ma in quel preciso istante, in quel momento, Fred stava inseguendo i suoi pensieri che convergevano tutti assurdamente su una sola persona, e questo era problematico, perché la persona in questione non solo è solo una ragazza, ma soprattutto è la sua migliore amica.
O almeno lo era.
Fred non era mai stato il tipo che si interessava sul serio alle ragazze, non aveva mai pensato seriamente ad una relazione stabile, ma ora, sulla soglia dei diciassette anni, stanco della sua vita da eterno scapolo di Hogwarts, aveva constatato che il profumo di Alice era più buono di quello delle altre ragazze, che avrebbe accarezzato volentieri i suoi capelli biondi senza fingere di schiacciare un moscerino, che il sole, quando era con lei, sembrava più brillante e che, con ogni probabilità, stava impazzendo.
Si, perché Fred jr Weasley era impazzito.
E non aveva nessuna probabilità, neanche il cinque per cento o peggio, di essere in qualche modo preso in considerazione dalla ragazza perché, ovviamente, erano migliore amici e, tra migliori amici, c’è solo amicizia.. no?
Fred, quindi, cercava di consolarsi contando le ore buche che le materie non passate ai G.U.F.O. gli avevano regalato e già stava pregustando l’attimo in cui avrebbe annunciato a Lumacorno che no, non avrebbe partecipato alle sue lezioni.
Magari gli avrebbe fatto esplodere un calderone davanti, come regalo di addio.
Come avrebbe fatto senza i suoi fantastici scherzi, povero professore?
Cammina in maniera altalenante, il nostro ragazzo, concedendo sorrisi sghembi a qualche vecchio conoscente, alzando le mani in segno di saluto oppure in segno di vittoria, ogni tanto dicendo che no-non era il suo scherzo di inizio anno.
-Per quello mi servirà l’aiuto di---Alice!-
-Alice? Alice Paciock?-
Fred aveva alzato lo sguardo alle spalle del ragazzino del secondo anno, osservando i tratti familiari della ragazza. I capelli biondi erano (dis)ordinati in un rigido caschetto, una frangetta laterale si spingeva sulla fronte, coprendole il chiaro sopracciglio sinistro e facendole ombra sugli occhi castano chiaro. Alice non aveva un collo molto lungo, spesso se ne lamentava, ma era d’un certo senso armonioso nell’insieme, tutto di lei suggeriva bontà e dolcezza, a partire dalla cravatta di Tassorosso che le scendeva sul seno pieno e dalla camicia che le fasciava i fianchi un po’ larghi. Come al solito portava il pantalone e non la gonna della divisa (‘Ho le cosce chiatte, Fred, non posso permettermelo’), aveva una mano poggiata sull’uscio dello scompartimento, un sorriso goffo a piegarle le labbra e il naso all’insù arricciato come sempre.
Fred aveva momentaneamente perso l’uso della parola e –in seguito avrebbe giurato- sentiva un coro angelico provenire alle sue spalle, ma probabilmente erano solo i ragazzini che provavano la canzone di ingresso decisa da Vitious (la stessa ogni anno) per dare il benvenuto al castello.
Il rosso alza le mani come un automa, mentre scansa il dodicenne dai capelli color topo, quindi porta entrambe le mani sulle guance della ragazza, fino a incastrare gli indici nelle fossette che le avevano solcato il viso. La fissa in silenzio, osservandole gli occhi con un’espressione seria che inizialmente preoccupa la ragazza, ma poi le fa gonfiare le guance, fino a farla esplodere in una rumorosa e improvvisa risata.
La testa della ragazza si poggia sul petto del ragazzo, che nasconde un sussulto mentre le porta ansioso una mano dietro la schiena, battendole vari colpi come per farla calmare, cercando –senza nessun risultato- di indietreggiare di qualche passo.
Insomma, se avesse sentito il battere del suo cuore cos’avrebbe pensato di lui?
Porta entrambe le mani sulle spalle della ragazza, stringendole le spalle, fino a obbligarla con la forza a staccarsi da lui.
-Alice Paciock, tu hai un serio problema!-
Esclama con una calma decisamente innaturale per lui, ma dopo neanche pochi secondi, mentre osserva l’adorabile risata della sedicenne, poggia la fronte contro quella della ragazza e ride a sua volta, mentre i neuroni azzeravano qualsiasi problema legato al rapporto con lei, qualsiasi segno di dispiacere o umiliazione.
Gli piaceva Alice Paciock e quello era tutto fuori che un problema!



-



Victoire si osservava nello specchio di Villa Conchiglia da cinque minuti, immobile solo come una statua può esserlo.
I capelli biondi le ricadevano sulle spalle nude, diritti, morbidi e lucenti, un po’ spettinati sulle punte, lunghi, le coprivano i seni piccoli ma sodi e alti. La pelle pallida l’aveva sempre spaventata da piccola, ma ora, stretta nei suoi ventidue anni, si era abituata a quel colore così trasparente che, stranamente, tutti trovavano attraente.
Ma lei si sentiva continuamente nuda, spoglia.
Gli zigomi alti, il naso diritto, le sopracciglia chiare, gli occhi dal bel taglio azzurri come il cielo in primavera, la corporatura esile, riusciva a restare tanto ferma da sembrare una bambola di porcellana ad altezza naturale. Il portamento regale, una luce di fierezza negli occhi ereditata, probabilmente, dal ramo Weasley, era la copia di Fleur Delacour, se si ignorava lo spruzzo di lentiggini chiare che portava sulle mani.
Insopportabili, ma Ted diceva che si era innamorato anche di quelle.
Ted.
Assottiglia lo sguardo, fissandosi questa volte negli occhi, come a cercare qualcosa, una risposta forse, probabilmente una scintilla di coraggio. Il coraggio che doveva per forza scorrere nelle sue vene.
-Victoire, tu peux le faire-*
Corruccia le sopracciglia chiarissime, quasi invisibili, lasciando che si formassero due rughe tra di esse, poi però abbassa lo sguardo, distogliendolo dallo specchio e fissando le mani, poggiate sul lavandino, strette attorno alla porcellana bianca del bagno della bella casa dei suoi genitori. Le osserva, inizia a contare le pallide lentiggini, cercando un pretesto per non pensare, per non osservarsi sul serio e per non notare i cambiamenti.
Con un rumoroso sospiro abbassa le spalle, curvando appena la schiena in avanti. Fa un passo indietro, le gambe lunghe appena tremanti, poi lascia la presa sul lavandino, fino ad indietreggiare di un altro passo. Alza di nuovo lo sguardo sul suo riflesso, ma questa volta i suoi occhi erano rivolti al vuoto, quindi con un tono di voce alto, ma comunque neutro, esclama:
-Ted!-






Angolo della scrittrice:
In primis, grazie a tutti i miei amici che mi supportano e che mi spronano a scrivere nuovi capitoli di questa fan fiction, non è il massimo, lo so, ma almeno ci provo!
*Ringrazio Zenza, per aver corretto la frase in francese (come al solito Google Traduttore è affidabile quanto Allock), e ringrazio anche tutte le persone che hanno deciso di seguire la storia, oppure l'hanno posizionata tra i preferiti oppure, ancora, che hanno recensito.

Spero che questi primi due capitoli vi siano piaciuti, al più presto arriverà il continuo.
Ciao a tutti!
  
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