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Autore: LunaNevermind    18/05/2013    1 recensioni
"In un attimo il mio cuore aumentò i battiti, a tal punto che potevo sentirli risuonare nelle mie orecchie; la mia gola si seccò e le mani iniziarono a tremare visibilmente. "
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo e una leggera brezza sferzava il mio viso, scompigliandomi i capelli. Ero appena uscita di casa, cuffie nelle orecchie, zaino sulle spalle; così mi ero preparata per andare alla mia prima lezione di pianoforte. La mia camicetta aperta continuava a svolazzare mentre percorrevo il viale alberato che conduceva all'accademia. "Accademia", pensai, " che nome importante."
Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni: assaporai l'aria che sapeva ancora d'estate, presi coraggio ed aprii la porta.
Davanti a me un corridoio anonimo, bianco. Una miriade di porte si affacciavano su quello spazio troppo piccolo: sentivo già mancarmi l'aria. Ero sola e mi sedetti su una sedia, aspettando che qualcuno notasse la mia presenza. Canticchiavo, nel frattempo, sottovoce le parole della canzone che stavo ascoltando, giusto per calmarmi un po'.
"Standing in the hall of fame and the world's gonna know your name"
Senza che me ne accorgessi il piccolo corridoio si era popolato. Cercai di rendermi invisibile agli sguardi curiosi che mi circondavano, ma un ragazzo alto (s)fortunatamente, sembrava aver notato la mia presenza. Era in piedi, poco lontano da me e sentivo il suo sguardo attraversarmi da una parte all'altra.
Feci finta di niente e poco dopo, un uomo, probabilmente sulla trentina, mi venne incontro e mi indicò una porta. Mi alzai, dandomi una sistemata e con mano tremante afferrai la maniglia.

Aprii la porta e, tenendo gli occhi bassi, la richiusi dietro di me. Ero entrata in una stanza chiara, più accogliente del corridoio in cui mi trovavo prima. Pochi mobili, o meglio strumenti, la arredavano: una tastiera, una batteria, un quadro e qualche sedia qua e là.

Poco più in là, indaffarato a sistemare, un uomo.

Si voltò verso di me e subito apparve sul suo viso un sorriso rassicurante; con un gesto della mano mi invitò a sedere, chiedendomi di suonare.

"suonare". Questa parola aveva sempre avuto un pessimo effetto su di me, specialmente se a suonare dovevo essere io e per di più davanti a qualcuno.

In un attimo il mio cuore aumentò i battiti, a tal punto che potevo sentirli risuonare nelle mie orecchie; la mia gola si seccò e le mani iniziarono a tremare visibilmente. Presi un respiro profondo, in fondo non era la prima volta che avevo una reazione di questo tipo.

Pensai all'ultimo pezzo che avevo studiato e le mie mani automaticamente, si mossero sicure sulla tastiera. Non appena i miei polpastrelli sfiorarono la superficie liscia dei tasti, mi sentii a casa. Le note che piano piano si perdevano nell'aria disegnavano intorno a me un mondo pieno di colori di cui mi beavo segretamente; poi fui interrotta, forse troppo presto.

Vicino, troppo vicino al mio viso ora c'era lui, il mio insegnante.

Ancora non mi ero soffermata ad osservarlo e solo in quel momento mi resi conto della bellezza dei suoi lineamenti.

Gli occhi, di un verde chiarissimo, risaltavano su un volto dalla pelle diafana. Le sue labbra sottili, circondate da una barbetta rossiccia, erano appena dischiuse. Il mento era lievemente pronunciato, gli zigomi definiti a tal punto da sembrare scolpiti nel marmo.
Morbidi ricci cadevano poi sulla sua fronte e gli incorniciavano il viso.
Quando incrociai il suo sguardo, sentii le guance avvampare di calore. I suoi occhi, così profondi, erano accesi di un sincero interesse che mi imbarazzava.
Il nostro silenzioso scambio di occhiate durò ancora qualche minuto, prima di essere interrotto  dallo stesso uomo che mi aveva invitata ad entrare l'ora prima. Mi riscossi e mi allontanai dalla stanza, scombussolata per quanto era appena accaduto e, voltandomi, vidi la bocca del mio insegnante curvarsi in un sorriso.
"A presto" mi sussurrò, talmente piano che solo io potevo sentirlo.
Arrossendo mi affrettai ad uscire, mentre nel mio animo qualcosa cominciava a muoversi.

 

 

 

 

 

 

  
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