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Autore: Kioto    19/05/2013    7 recensioni
Emily deve affrontare una continua battaglia personale, cercando ogni giorno di vivere con le continue paranoie e preoccupazioni che affliggono la sua vita. Vorrebbe dare a suo figlio Kenny molto più di quello che ha, ma puntualmente tutti i suoi buoni propositi vanno in fumo. Kenny non ha un padre e lei vorrebbe tanto che non fosse così. Dovrà fidarsi di sé stessa e stare a sentire le necessità di suo figlio, prima di trovare l'uomo che sarà capace di fargli da padre.
Dall'altro lato, Tom è uno scapolo che gira di città in città alla disperata ricerca di un lavoro stabile e di una vita che gli piaccia, ma senza risultati. Finché sarà proprio quella vita a dargli le risposte che cercava.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Emily non sapeva se fosse più in ansia per aver lasciato Tom e Georg soli a casa sua mentre lei accompagnava Kenny al cinema insieme a Wren, sua madre e suo padre – venuti esclusivamente per il compleanno del loro nipote – o più per il fatto che Tom stesse per incontrare suo fratello e i suoi genitori.
Kenny era così felice di tutto quello. Sapere di avere una festa tutta sua, dove sarebbero venuti i suoi compagni, con la sua famiglia affianco. Ma più di tutti, visti gli ultimi avvenimenti, Emily giurava che Kenny fosse felice per la presenza di Tom.
Quando arrivarono a casa sua, ringraziò nel vederla ancora in piedi e non esplosa per via di chissà quale strana idea di Georg.
Kenny era balzato giù dalla macchina in un baleno, e invitava Wren e i nonni a seguirlo.
Emily seguì tutti quanti, tirando fuori le chiavi di casa e aprendo la porta d’ingresso.
Kenny fu il primo ad entrare, urlando: – Venite! Venite!
Dal giardino si sentivano dei rumori, e successivamente Kenny vide sbucare il muso di Scotty dalla porta sul retro.
– Csotty! – esclamò, inginocchiandosi appena e allargando le braccia.
Il cane gli corse incontro con un abbaio, e Kenny gli saltò addosso, legandogli le braccia attorno al collo e accarezzandolo.
– Di chi è questo cane? – domandò Wren, togliendosi il giubbotto.
Emily si levò un ciuffo dalla fronte, prima che Kenny rispondesse dicendo:  – Mio!
Al che Sarah, la mamma di Emily, guardò la figlia leggermente perplessa, e lei si sentì in dovere di darle una spiegazione.
– È soltanto il cane del vicino, niente di che.
– Il vicino con cui hai una storia? – Wren si guadagnò un’occhiataccia degna di lode, mentre il padre di Emily si voltava verso la figlia.
– Mi sono perso qualcosa?
Emily stava per ribattere, quando sentì dei passi e successivamente la voce di Georg.
– Voi dovete essere la famiglia di Emily.
Sorrise gentilmente.
Aveva legato i capelli in una coda, ed era vestito in maniera molto casual; Emily non era solita vederlo vestito in quel modo.
– Io sono Georg, un amico di Emily. Piacere di conoscervi.
– Keith. – il padre di Emily fu il primo a stringergli la mano. Successivamente toccò a Sarah, ed infine a Wren.
– Ems, stiamo sistemando fuori, venite a dare un’occhiata?
– Certo.
Georg fece strada a tutti verso il giardino sul retro.
– È lui la tua fiamma? – Emily sentì la voce del padre in un leggero sussurro.
– Papà! – lo rimproverò lei. – Georg è solo un amico!
Lui fece spallucce.
Emily continuò a seguire Georg, finché arrivarono fuori.
Lui e Tom avevano allestito un gazebo con sotto un tavolo con del cibo, e avevano messo delle sedie e dei tavolini qua e là.
Il giardinetto non era molto grande, ma erano riusciti ad attrezzarlo per bene, e all’angolo del barbecue, Emily vide Tom con addosso dei pantaloni da ginnastica neri e una canotta bianca, che cucinava indaffarato.
– Tom, c’è Emily.
Lui si voltò immediatamente, e sorrise vedendo Emily e la sua famiglia. Si ripulì le mani con un tovagliolo, e poi si avvicinò.
Keith fu il primo a porgergli la mano.
– Sono Keith, il padre di Emily.
– Piacere di conoscerla Mr. Roth. – poi si voltò verso la mamma. – E lei dev’essere Mrs. Roth.
Questa gli sorrise, un sorriso a trentadue denti.
– Chiamami pure Sarah.
L’ultimo fu Wren.
– Wren, il fratello di Emily.
– Piacere di conoscerti.
A smorzare la situazione ci pensò Kenny che, con la sua risata contagiosa, arrivò rapido come un uragano.
– Tom!
Si fiondò tra le braccia del dottore, che lo prese di peso e lo sollevò da terra, lasciando che il bambino legasse le braccia al suo collo.
– Hey Kenny! Come ti senti oggi che sei più grande?
– Super! – rispose il bambino, facendo sorridere tutti.
Keith catturò di nuovo l’attenzione.
– Possiamo dare una mano?
Georg, che si era spostato al barbecue, si voltò verso di lui.
– Se può darmi una mano con questi hamburger, mi salverebbe la vita, perché non credo di saperli cucinare.
Keith annuì con la testa, arrotolandosi le maniche della camicia a quadri fin sopra i gomiti, e raggiungendo lo scrittore.
Emily si rivolse alla madre e al fratello.
– Mettetevi pure comodi, fra un po’ il posto sarà pieno di bambini.
Tom era rimasto con Kenny fra le sue braccia, e toccò Emily su una spalla, per farla voltare.
– Ti spiace venire un attimo con me?
– Nient’affatto.
Tenendo ancora Kenny fra le sue braccia, Tom condusse lui ed Emily dentro la casa, fino al soggiorno.
Poggiò Kenny per terra e Emily notò solo allora che c’era un pacco sul divano.
Il bambino guardò prima il pacco, poi Tom, che lo incitò ad aprirlo.
Kenny lo prese con entrambe le mani e iniziò a scartarlo. Aveva una forma strana.
Tom stette ad osservare la scena con un mezzo sorriso, Emily era in piedi al suo fianco.
Kenny scartò il pacco con curiosità, e quando tirò fuori un guantone da baseball della sua taglia, restò a fissarlo con la bocca e gli occhi spalancati.
– Un guattone! – esclamò, euforico.
– Ti piace? – domandò subito Tom.
Kenny lo guardò e annuì con la testa, tornando poi a fissare il regalo.
Se lo infilò immediatamente, chiedendo l’ausilio di Tom, e osservò la sua mano con quell’enorme coso addosso, esterrefatto.
– Così adesso sei un passo più vicino a diventare un vero professionista.
Il bambino si voltò completamente verso il dottore e, senza dire una sola parola, lo abbracciò con trasporto, stringendosi contro il suo corpo. Un atteggiamento del genere, lo riservava solo ad Emily.
– Ti vollio bene. – mormorò.
Tom, stupito di quella reazione, non poté fare altro se non stringerlo a sé, sotto lo guardo incredulo di Emily.
– Ti voglio bene anche io, Kenny.
Quando Kenny slegò l’abbraccio, si mise a correre verso il giardino, chiamando a gran voce i nonni e lo zio per fargli vedere il nuovo regalo.
Tom si alzò, e Emily si voltò verso di lui.
– Dici che gli è piaciuto? – domandò lui.
Emily sollevò le sopracciglia.
– Altroché.
Tom sorrise, e Emily gli prese una mano.
Quando lui si voltò a guardarla, lei gli sorrise.
– Sono contenta che tu sia qui con noi.
Tom rispose al suo sorriso, e le strinse la mano, mentre si abbassava per lasciarle un bacio sulla fronte.
– Anche io.

Circa un’ora e mezza più tardi, l’intera casa era stata invasa da bambini urlanti e genitori al seguito.
Emily non era affatto abituata a tutto quello, ma per fortuna non era sola.
Suo padre Keith e Georg avevano fatto un ottimo lavoro gestendo la roba da mangiare, fortuna che Tom era andato a fare la spesa, altrimenti Georg avrebbe comprato chissà quali e quante schifezze. Sarah cercava, come Emily, di mettere a proprio agio tutti gli invitati, slittando da una persona all’altra e controllando che i bambini non si facessero male. Per quanto riguardava Wren, invece, sembrava aver inspiegabilmente legato con Tom. Chiacchieravano, ridevano, sembravano conoscersi da una vita, quando invece non si era mai visti prima.
Al momento della torta, l’euforia di Kenny arrivò alle stelle. Insomma, quelle persone erano tutte lì per lui, aveva ricevuto una valanga di regali ed era così felice che glielo si leggeva negli occhi.
La torta, anche quella presa dal team G&T, era decorata con dei piccoli supereroi e al centro c’era la scritta “Buon compleanno Kenny”.
Su un piccolo tavolino al centro del giardino, e in piedi su una sedia, Kenny spense le candeline mentre tutti gli cantavano la canzoncina, e si mise anche ad applaudire a sé stesso, con un enorme sorriso sul volto.
Emily lo fece scendere prima che si lanciasse con la testa dentro la torta, e Tom si premurò di tagliarla.
Gli invitati sembravano tutti a loro agio, la torta era buona e Kenny si divertiva. Emily era quasi più entusiasta di lui.
Fu quando la gente era quasi tutta andata via, che il campanello di casa Roth suonò due volte. Emily andò ad aprire con un mezzo sorriso, la felicità che le abbracciava la pelle.
Ma quando vide chi c’era sull’uscio, tutta la spensieratezza che aveva in corpo svanì nel nulla.
– Sono in ritardo?
Richard era lì. Sorrideva, ma era un sorriso beffardo, come se si stesse prendendo gioco di lei.
– Che cosa ci fai qui? – la domanda arrivò dopo un po’, mentre lei si riprendeva lentamente dallo shock. Il suo cuore batteva forte.
Richard le mostrò un pacco regalo. Non poteva essere vero.
– Sono venuto al compleanno di Kenny.
Lei guardò prima il pacco, poi lui, stupefatta.
Che razza di…
– Posso entrare?
E che doveva dirgli? Di andarsene e di non farsi più vedere?
No. Lei sapeva che Richard era la sua unica àncora di salvezza.
Si fece da parte e, senza dire una parola, lo fece entrare.
Lui aspettò che lei gli facesse strada.
Col volto basso, nero di paura, Emily ritornò nel giardino, e si preparò al peggio.
– Ems, dove vuoi che ti metta le candeline?
La voce di Wren si spezzò non appena ebbe terminato la frase, e la sua espressione mutò completamente.
Keith si alzò dalla sedia su cui sedeva, e Sarah si portò una mano sulle labbra, quasi terrorizzata.
Georg guardò la famiglia con un brutto presentimento, mentre Tom, ignaro di tutto, stava mettendo via delle buste di spazzatura.
– Che diavolo ci fai tu qui? – Keith non nascose la sua rabbia nel vedere Richard lì.
– Papà, ti prego. – lo ammonì Emily, beccandosi un’occhiataccia dal padre che non capiva il perché di quella visita.
Ma Richard, che di umano probabilmente aveva soltanto la pelle, gli mostrò uno dei suoi sorrisi più pessimi, e rispose: – Sono venuto al compleanno di mio figlio.
Emily si voltò appena, trafiggendolo con lo sguardo. Non stava di certo aiutandola nel migliorare le cose.
Sentendo quella frase, perfino Tom si accorse della tensione che si era creata in quel giardinetto. Emily non seppe più cosa fare né dove nascondersi.
Ma non ebbe bisogno di trovare alcuna via di fuga, perché Richard si rivelò per ciò che era.
– Dov’è Kenny?
Lo cercò con lo sguardo, e quando lo vide gli sorrise.
– Eccoti qui!
Il bambino lo fissò per diversi istanti, immobile, senza batter ciglio.
Richard si inginocchiò, mostrandogli il pacco.
– Guarda cosa ti ha portato papà!
Forse pensava che Kenny fosse un bambino dai pochi valori morali, come lui. Ma il cuore di Emily fece un piccolo balzo di gioia, quando il suo bambino corse via, rifugiandosi dietro le gambe di Tom.
Questo, non sapendo cosa fare, cercò aiuto in Emily, Georg e perfino dando una rapida occhiata a Wren. Kenny continuava a nascondersi dietro le sue gambe, e alla fine gli prese una mano.
– Kenny, va tutto bene. – si premurò di dire il dottore.
Emily sorpassò Richard e andò verso il figlio, prendendolo fra le sue braccia.
– Non credo che sia il caso che tu resti. – sentenziò Wren.
Richard gli scoccò un’occhiataccia degna di nota. Emily aveva sempre saputo che lui e suo fratello non sarebbero mai andati d’accordo.
– Quello è mio figlio.
– E te ne accorgi dopo cinque anni?
– È stata Emily a chiamarmi.
Emily si sentì sprofondare. Tutti gli occhi furono puntati su di lei, la tensione cresceva sempre di più.
– Emily? – sua madre la incitò a parlare, a svuotare il sacco, ma lei non voleva affatto. Non in quel momento, non in quella situazione, non con Kenny lì.
Lo passò a Tom, contro il quale Kenny si strinse premurosamente, mentre si preoccupò di trascinare via Richard, con un: – Adesso basta, vieni con me.
Lo portò in cucina, e quando lo guardò non riuscì più a reprimere la rabbia e il disgusto che aveva in corpo.
– Che diavolo ti salta in mente, si può sapere?!
– Ho solo detto la verità.
– Ah beh, i miei complimenti, Richard. Hai rovinato il compleanno di tuo figlio, sei contento?
Lui poggiò il pacco sul tavolo alla sua destra, e parlò senza guardarla.
– Lui non dovrebbe nemmeno esistere. – sollevò lo sguardo verso di lei. – E tu lo sai bene, Ems.
Emily lo guardò spalancando la bocca. Non poteva credere alle sue orecchie.
Con quale arroganza Richard veniva da lei a dirle quelle cose?
Come diavolo si permetteva?
– Fuori da casa mia. – sentenziò.
– Come, scusa?
– Ho detto fuori!
– Ti stai davvero mettendo contro di me? Sei stata tu a chiamarmi.
– Lo so, è vero, sono stata io e ti giuro che se potessi tornare indietro, non lo rifarei.
Colpito nel profondo, Richard abbozzò un ghigno sul viso.
– Come vuoi tu, allora. Me ne vado.
Indietreggiò continuando a guardarla, e uscì sbattendo la porta.
L’aveva mandato via, una volta per tutte.
Emily trasse un sospiro tra la rabbia e il sollievo nel non averlo più davanti. Quell’uomo era in grado di metterla a disagio più di chiunque altro.
Si concesse qualche istante per respirare a occhi chiusi. Quasi tremava, per via di quell’incontro inaspettato e alquanto sgradito. Avrebbe dovuto spiegare a tutti l’accaduto.
Dio, se solo Richard non fosse stato così stronzo da presentarsi lì, al compleanno di Kenny, in quella maniera così spocchiosa e con una faccia da schiaffi.
Emily riaprì gli occhi, decisa a tornare nel giardino.
Sul tavolo c’era ancora il pacco regalo per Kenny.
Lo prese e, con una ferocia e sicurezza inaudita, lo gettò nella spazzatura.
   
 
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