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Autore: alillina    20/05/2013    2 recensioni
"Pensavi cosa? che siccome sei tanto bella e carina , siccome fai gli occhi dolci tu abbia l'autorizzazione di rovinare così la vita di qualcuno? Beh, sappi che ti sbagli, sappi che io non ho mai dimenticato"
La storia di Clove e Cato 5 anni prima dei giochi, di una vicenda un po' particolare. Una storia che nessuno ha mai immaginato. Gli eroi del distretto due come non gli avete mai visti prima
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente mi dirigo verso i magazzini. Seguo Sieg, lo sguardo basso, penso a ciò che avevo giurato la sera precedente. Sieg si ferma, proprio sotto alla stessa finestra da cui avevo visto Enobaria lottare contro Brutus. Poi il rumore di un coltello che va a conficcarsi nel legno. Riesco a  vedere una persona che si muove velocissima tra i manichini nella posizione dei coltelli. È inconfondibile: corpo esile, non tanto alto, capelli castani, lunghi, raccolti in una coda alta. Faccia apparentemente innocua. Non ci sono dubbi: è Clove. Mi giro verso mio fratello con aria interrogativa. Sto per parlare, quando mi indica la fila di manichini. Aguzzo la vista più che posso, finché non mi rendo conto di una cosa: Clove ha infilzato tutti i manichini nei punti più letali. Il solo pensiero di allenarmi con una persona che potrebbe uccidermi con un coltello da un momento all'altro mi fa rabbrividire. Non posso credere che Clove, pur essendo così piccola, sia anche così brava, più brava di me. Seccato da questa situazione, mi giro dall'altra parte e mi rannicchio per terra. Sieg non si è nemmeno accorto che mi sono mosso. Sembra che preferisca Clove a me. E questo mi stressa. Così mi isolo a tal punto che ritorno alla realtà solo quando Sieg mi sta strattonando:”Cato, tutto bene?”. Annuisco. Sto per isolarmi un'altra volta, quando Sieg mi afferra per un braccio e inizia a parlarmi: “Senti Cato...”
“Senti cosa? Mi hai portato fin qui per umiliarmi? Per farmi vedere che anche lei è più brava di me?  Se pensi che questo mi possa aiutare, beh, ti sbagli di grosso! Io torno a casa.”
“Aspetta. Ricordati del patto. Prova ad entrare, scegli una postazione e prova a fare qualcosa. Ti prego, Cato.”
 con l'amarezza nel petto, mi dirigo verso l'entrata e, quando varco la soglia, mi ritrovo un coltello a pochi centimetri dal mio occhio “Scusa” dice subito Clove “Pensavo fossero i pacificatori.”
Mi guardo intorno. Il mio occhio ricade sui manichini che sono appena stati infilzati: “non è vero” poi sposto il mio sguardo su di lei ed incontro i suoi occhi: “Avresti potuto uccidermi, se avesti voluto, ma non volevi farlo” quei suoi occhi, così scurì, così profondo, così intensi... non sono cambiati per niente.
Scelgo velocemente una postazione. Le faccio scorrere tutte, finché non arrivo a quella delle lance. Con passo sicuro, mi dirigo verso di essa. Scelgo accuratamente la mia lancia, come se una fosse diversa dall'altra. Alla fine prendo quella al centro. Mi posiziono ad una cinquantina di metri di distanza, prendo la mira, faccio tre passi e lascio andare l'arma. La lama si conficca proprio nel cuore del manichino. Non ci posso credere. Ho fatto centro. Vorrei mettermi ad urlare dalla gioia, ma invece mi comporto come se fosse una cosa normale. Guardo Clove con aria sicura, ma non sono sicuro per niente. La sua faccia si riempie di stupore. “Finalmente ci sei riuscito a fare centro, come ci si sente a farlo per la prima volta?” Sieg, come al solito, ha rovinato tutto.
“Sei stato davvero bravo.” è il primo complimento che ricevo da Clove.
“Hai visto? Sono stato forte, vero Sieg?”
“Sì, ma non sei l'unico bravo qua dentro” Mi giro verso Clove. L mie gambe si muovono nella sua direzione: “Brava, ci sai fare con i coltelli”
“Grazie” risponde lei: “ Mi ha insegnato mio padre, prima che venisse trasferito.” Povera Clove. L'anno scorso, a suo padre, venne dato l'incarico di pacificatore e fu mandato nel distretto 8. Ora Clove non potrà più vederlo. Mai più. In parte la capisco. Anche mio padre è morto. In un incidente, qualche anno fa, perciò capisco alla perfezione cosa prova Clove.
Cominciamo ad allenarci. Sieg ci dice di arrangiarci. Domani è il gran giorno e vuole essere ben preparato per l'arrivo a Capitol City. Così, mentre lui si allena con la spada, io mostro a Clove come  impugnare la lama per un lancio migliore: diciamo che non è particolarmente portata. In cambio lei mi insegna qualche trucco con i coltelli. Non è poi così male allenarsi con lei, è una ragazzina in gamba. Poi ci spostiamo alla postazione dei pesi. Mi esercito per un'ora o due. Alla fine, stanco e sudato, mi siedo a terra e osservo le complicate mosse eseguite da mio fratello. Meno male che siamo parecchio lontani dal centro abitato, altrimenti non si riuscirebbe ad allenarsi senza essere scoperti, con tutto il rumore che facciamo. La voce di Clove mi fa sobbalzare: “Ehi Cato, sei stanco?”
“Un po'. Fermiamoci un attimo.” Clove si siede vicino a me. Passiamo qualche minuto in silenzio. Non posso evitare di girarmi a fissarla ogni tanto. Sarà pure antipatica, ma non è poi così brutta. Non è neanche bella. Diciamo che è carina. Poi penso a quante cose abbiamo in comune: nessuno dei due ha un padre. Lei tecnicamente ce l'ha, ma gli è stato vietato di tornare a casa, perciò è come se non lo avesse. Se poi quello che dice Sieg è vero, anche lei vuole offrirsi volontaria. Il ricordo di mio padre deve avermi pitturato il viso di dolore, perché lei si avvicina ancora un po', poi mi dice: “Cato, so cosa provi.”
cerco di sembrare stupito, ma non ci riesco: “In che senso?”
“Tuo padre, non fare finta di niente.”
come fa a saperlo? Non gliel'ho mai detto e sicuramente non avevo intenzione di dirglielo. Non pensavo che lo conoscesse.
“Me lo ha detto mio padre, poco prima di partire, ma mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Diceva che se lo avessi sentito nominare, saresti diventato più vulnerabile. Erano molto amici, sai?”
“non è vero, non sarei diventato più vulnerabile.! Io vincerò gli hunger games. Se una cosa del genere mi facesse diventare più vulnerabile, non potrei mai andare nell'arena!”
A Clove deve interessare qualcosa che ho detto, perché cambia subito discorso: “Senti, Cato, facciamo un patto: quando tu avrai 17 anni, ti offrirai volontario, io lo farò a 16 anni.”
“Ma così saremo nell'arena lo stesso anno.  Non avresti paura di uccidermi?” A dire la verità, sarei piuttosto felice di uccidere Clove, ma dopo quello che ho scoperto che sa fare con i coltello, non oso dirglielo.
“Lo farebbe qualcun altro prima di me” aggiunse lei
“Non ci contare, voglio vincerli io, i giochi.” poi un'idea scoppia nella mia mente: “Potremo restare alleati fino a quando non rimangano solo 5 persone e separarci allora. Ci stai?”
“No” risponde lei “Non riuscirei a non vederti più nel distretto”
“allora smettila di fare proposte sceme.”
“D'accordo”
sto per alzarmi, quando mi afferra per il braccio e mi trascina di nuovo per terra: “Cato, scusami per quella volta.”
“Oh, non ti preoccupare, ho solo perso metà dei miei amici, niente di grave!”
“Cato, perché certi tuoi amici non ti hanno abbandonato?”
ci penso un po', poi rispondo: “Perché mi hanno creduto”
“E gli altri? Perché ti hanno abbandonato?”
“Perché non mi hanno creduto, mi ritenevano un bugiardo.”
“E tu hai il coraggio di difenderli? Un vero amico non è forse una persona che si fida sempre di te? Pensaci bene, prima di definirli ancora amici” detto questo si alza e, presa la sua sacca, si dirige verso l'uscita. Non sapendo più cosa fare, mi rannicchio ed aspetto che Sieg finisca i suoi esercizi. Poi torniamo a casa insieme. Sono troppo stravolto per pensare a mettermi il pigiama. Così mi infilo sotto le coperte così come sono, solo che questa volta mi ricordo di levarmi le scarpe.
Il mio sonno è invaso da un incubo. Sogno di essere in un bosco, sto correndo, corro via da quelli che Clove ha ritenuto essere miei falsi amici. Poi una voce che mi chiama: è lei, li su di un ramo. Mi sta tendendo la mano. Io cerco di afferrarla, ma lei è troppo in alto. Poi inizia ad urlare il mio nome, tutto si fa buio. Arrivano degli artigli che mi strappano la pelle dal ventre, sangue, il mio sangue sparso sul prato. I miei falsi amici se ne sono andati. Clove è lì, vicino a me. Io le sussurro qualcosa nell'orecchio, qualcosa di incomprensibile. Poi prendo in mano un  coltello e. con un ultimo sforzo, glielo porgo. Lei capisce cosa voglio. Prende il coltello, lo alza sulla sua testa e poi, inizia a pugnalarmi. Mi sveglio durante la notte. Odio fare incubi. Specialmente questo tipo di incubi. Quelli che ti confondono le idee. Perché ora io ce le ho molto, molto confuse. Cosa devo pensare ora di Clove? Mi posso fidare o no di lei?
Un braccio mi trascina giù dal letto. È Sieg. Oggi è il suo gran giorno, vuole che faccia in fretta a prepararmi. Mi trascino fino nella doccia, spazzo via il sudore della sera prima. Mi vesto. Sieg vuole che sia elegante, perciò mi ha dato il suo primo vestito da mietitura. Lui ne ha uno identico. Sembro un pagliaccio vestito così, ma lo voglio rendere felice, perciò non obbietto: pantaloni neri, camicia bianca e giacca blu. Faccio proprio ridere. Sieg è vestito proprio come me. Se non fosse per l'altezza, saremmo due gocce d'acqua. Con passo deciso, ci dirigiamo verso la piazza. È già sovraffollata. I ragazzi vengono condotti fino alla propria area. I maschi a destra, le femmine a sinistra. I ragazzi vengono sistemati in sette quadrati a seconda dell'età. I dodicenni più vicini e, via via che l'età cresce, ci si allontana dal palco. Mio fratello ha 18 anni, perciò è nel quadrato più lontano. Passo vicino ad un banco, mi pungono il dito e lo stampano su di un pezzo di carta: bisogna farsi registrare. Mentre entro nel mio quadrato, scorgo Clove tra il pubblico in prima fila. È venuta a vedere me o Sieg?  In teoria, dopo quello che mi ha fatto, non mi dovrebbe interessare, ma il sogno di questa notte mi ha confuso le idee. Cerco di evitare il suo sguardo. Fisso dritto, davanti a  me. Scorgo quattro sedie, come al solito. Sono già tutte occupate. Una dal sindaco, due a Enobaria e Brutus, i mentori dei nostri futuri tributi, e la quarta, è occupata da Weise, la nostra accompagnatrice. È a dir poco strana. Quest'anno indossa un vestito lungo fino alle caviglie, tutto laccato in oro lucido. Lo strascico sarà lungo all'incirca  due o tre metri. Ha una parrucca a forma di cespuglio color neve sporca. I baffi dell'anno scorso sono stati sostituiti da un paio di ciglia finte lunghe almeno 10 centimetri. Si alza in piedi sui tacchi a spillo color argento che usa per camuffare la sua bassezza. La sua voce stridula risuona per tutta la piazza: “ Benvenuti, benvenuti, benvenuti. Felici hunger games e... possa la buona sorte essere sempre a vostro favore. Ora, prima del tanto atteso sorteggio, ecco un filmato proveniente direttamente da Capitol City. Ringraziamo la capitale e godiamoci questo video altamente istruttivo.”
Weise è fissata con l'istruzione, sembra che per lei, al mondo, non ci sia niente di più importante di questo. Faccio finta di guardare il video, non ne ho proprio voglia. Cerco di isolarmi, ma non ce la faccio, mi torna in mente il sogno di questa notte. Cosa significava? Ma dopotutto, ce lo aveva un significato? Non ci capisco più niente. Per fortuna il video è finito. Stavo per impazzire. Weise si avvicina al microfono: “Visto che i maschi sono cavalieri, prima la donne!” Odio queste sue frasi . Sono la cosa più odiosa del mondo. Chi le dice che i maschi non vogliono essere estratti per primi? Che stupida, la nostra accompagnatrice! Con il suo solito passo strano, si avvicina alla boccia delle ragazze. Infila la mano tra i bigliettini e ne tira fuori uno. Torna davanti al microfono, apre il bigliettino e legge il nome di una quattordicenne: “ Rosein Nusbaumm” La ragazzina attraversa la piazza fin sopra al palco. É bianca in volto. Pallida. Ha paura. Ma di che ti preoccupi, tanto c'è sempre qualcuno che si vuole offrire volontario. Odio le persone che si agitano per niente. Per un momento penso davvero che non ci sia nessuna femmina che si vuole offrire volontaria, poi dalla fila delle diciottenni si alza una voce: “Scendi di lì, sgorbio! Mi offro volontaria!” sembra scocciata, forse avrebbe preferito la rissa ma quest'anno gira voce che dai 16 anni in su siano tutte delle grandi fifone. Non sanno cosa si perdono. Un onore immenso: partecipare agli hunger games.
“vieni cara, vieni.” la voce di Weise mi fa sobbalzare: “Come ti chiami?”
“Lilie Zuineg”
“Facciamo un bell'applauso per Lilie Zuineg!” tutta la folla inizia a battere la mani. Lilie resta lì immobile a ricevere gli applausi. “Ed ora, i cavalieri!” la voce di Weise mi fa sobbalzare ancora una volta. Ora si dirige verso la boccia dei maschi. Infila la mano nel vetro e ne tira fuori un bigliettino. Lo legge ad alta voce: “Sieg Korper” Non ci credo! Ora non si potrà offrire! Chissà cosa si inventerà ora. Sento il suo passo, fermo e deciso. Sta salendo sul palco. Arriva vicino a Weise e le strappa il microfono dalle mani: “Sentitemi bene, mi sono allenato per sette anni, sono il più forte del corso e questa è la mia ultima mietitura, perciò se qualcuno di voi osa offrirsi volontario, lo avverto: dovranno scegliere un altro tributo da mandare nell'arena.” poi rimette il microfono tra le mani di Weise, che non si è mossa di un solo centimetro. “Questo non è per niente istruttivo.” Bofonchia Weise. Poi si schiarisce la voce e domanda: “Ci sono volontari?” Sieg deve averli spaventati per bene, perché nessuno si muove di un solo centimetro. “Bene! Facciamo un bell'applauso a Sieg Korper!” la folla applaude il doppio di prima, così Weise deve urlare per far zittire tutti: “Urlare non è per niente istruttivo” questa frase mi strappa di bocca un piccolo sorriso. Poi incrocio lo sguardo di Sieg. La sua bocca forma un'unica parola: Clove. É mostruosamente serio. Poi si volta verso Lilie e le stringe la mano. “Salutate il vostro distretto, tributi!” grida Weise. Poi si girano ed escono via dal retro. Mi reco subito da mia madre, dobbiamo sbrigarci, Sieg ci aspetta per l'ultimo saluto prima di partire per Capitol City.  Ma quando arriviamo al palazzo di giustizia, Clove ci sta aspettando. Si alza in piedi e  mi viene incontro. Poi mi tende delle lettere e mi dice: “Sono 3, per noi. Sieg me ne ha lasciata una anche a me.”
“Ma perché? Non possiamo andare a vederlo?”
Clove si avvicina ancora di un passo, poi mi prende le mani e le stringe forte fra le sue. “me le ha date Lilie, gliele ha date Sieg prima di arrivare qui, sapeva che io sarei andata a trovarla. Sono sua cugina, dopotutto e lui sapeva che era l'unica a volersi offrire volontaria quest'anno” poi lascia cadere lo sguardo nel vuoto. Fa un bel respiro profondo e ricomincia a parlare“Ha paura, paura di emozionarsi, di mettersi a piangere. Non vuole far vedere che dopo la mietitura ha pianto, risulterebbe debole”
“Non piangerà, ora andiamo da lui!”
“No, Cato.”
“Lasciami andare”
“Cato, ascoltami”. Un po' seccato e impaziente di andare da Sieg, mi giro verso di lei.
Clove mi guarda fisso negli occhi, pieni di dolore. Poi la sua bocca si apre“Cato, lui non ci vuole vedere.”
  
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