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Autore: Bloody Alice    20/05/2013    2 recensioni
[OOC, nonsense, AU] [Pairing varie] [Crack!Pairing] [don't like, don't read ♥]
Akane osservò attentamente l’essere in piedi davanti a lei: a prima vista, dai contorni della figura snella, sembrava indossare una giacca e un paio di lunghi pantaloni e sulla testa un capello.
Le mani avevano dita lunghe, che parevano lame taglienti almeno quanto la sua dentatura. « Chi sei. » chiese, sulla difensiva.
L’ombra rise, mostrando del tutto i denti acuminati, poi si tolse il capello con un gesto fluido ed elegante e fece un profondo inchino
« Je suis Lucifer, incantato, petit mademoiselle. » si presentò, parlando con un accento che, per quanto l’ombra si sforzasse, di francese aveva ben poco [...]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akane Yamana, Altri, Hikaru Kageyama
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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#02



 
Il cielo quel giorno sembrava più grigio del solito. Akane si svegliò di malavoglia, fissando il panorama fuori dalla sua finestra. Persino la vista da casa sua, in cima ad una delle collinette più alte di Inazuma-cho, pareva particolarmente triste.
Abbassò lo sguardo verso la coperta blu con stampate stelle arancioni ed ebbe un improvviso flash. Si voltò leggermente e alzò il cuscino con un impeto tale da gettarlo per terra. Prese l’orologio da taschino e lo osservò, aprendolo: le lancette si muovevano più lentamente del giorno prima. Sembrava che un secondo sul quadrante del piccolo oggetto non dovesse passare più. Fece tempo a vestirsi e mangiare due fette biscottate con tanto di marmellata prima che la lancetta più sottile, di un intenso color rame, si spostasse sulla tacca dopo.
Prese la cartella e tenne l’orologio in mano per tutto il tragitto. Lo osservò a intervalli regolari, notando che le lancette si muovevano prima più velocemente, poi rallentavano, poi tornavano a girare vorticosamente.
Akane arrivò a scuola con il mal di testa e convenne che non avrebbe più guardato quell’orologio per il resto della giornata.
Varcò il cancello della Raimon ed entrò nell’edificio principale. Entrata in classe notò che erano in pochi quelli arrivati.
In particolare, la Yamana notò Masaki, che sedeva nel banco dietro il suo, con il viso appoggiato al davanzale della finestra, mentre scrutava pensieroso il cielo.
« Buongiorno, Masaki-kun. » salutò piano e il ragazzo rispose con un’occhiata, per poi tornare a fissare il cielo « Come stai? » domandò dopo alcuni minuti. Akane sorrise « Meglio. Tu invece sembri stanco. »
Kariya annuì, chiudendo gli occhi « Hiroto e Midorikawa … loro … beh, non sono riuscito a dormire, ecco. » mormorò, pensando che forse esplicitare il motivo della sua nottata insonne non era davvero necessario.
La Yamana rimase qualche istante a guardarlo, tanto che il turchese dopo un po’ alzò lo sguardo, arrossendo leggermente « E-Ehi, senti un po’, perché mi fissi in quel modo …? Non ce l’hai qualcosa di più interessante da fare-- » borbottò e Akane scusandosi andò verso la porta, fermandosi appoggiata allo stipite.
Più gente entrava a scuola e più lei si accorgeva che qualcosa non andava. C’erano tantissime facce tristi, il che la lasciò attonita.
Forse anche a causa della depressione che aleggiava sull’intero edificio, insieme alle due ore di matematica, Akane si annoiò enormemente per tutta la mattinata.
La campanella dell’ultima ora suonò e i ragazzi si avviarono a casa più stanchi del solito, sbadigliando e trascinandosi in piccoli gruppi. La Yamana si alzò dalla sedia per ultima, si stiracchiò un po’ e prese la cartella. Scendendo nel cortile vide tra le poche persone rimaste Kirino e Masaki, che parlavano all’ombra di un albero.
Ranmaru disse qualcosa, poi spinse con poca grazia Masaki verso la Yamana e solo quando Kariya le arrivò davanti Akane si fermò « Sì? » fece guardando il ragazzo.
Masaki borbottò qualcosa sul volersi sdebitare con lei, per via del regalo che gli aveva fatto al suo compleanno « So che domani sarà il tuo. » disse, dandole una piccola scatola. Mormorò dei saluti e si voltò, tornando a passi veloci dal suo senpai.
Akane aprì la scatola con calma e vide che al suo interno era riposta una piccola collana con un ciondolo in argento a forma di chiave di violino.
Sorrise e la indossò, sistemandosi poi meglio la cartella sulle spalle, pronta per tornare a casa anche lei, ma udì all’improvviso un rumore, come sibilo, anche osservando intorno a sé, vide che ormai era rimasta sola. Alzò le spalle credendo di essersi immaginata quel suono e così uscì a passi lenti dal cancello principale della scuola.
Il sole sorrideva ad una primavera appena sbocciata e le nuvole candide navigavano nel mare celeste come grandi velieri nell’oceano; Akane si guardò intorno, osservando la via deserta che conduceva alla collina, ogni tanto saltava da un’ombra all’altra sulla strada, canticchiando.
Fu quando atterrò sull’ombra di un grande albero secolare che sentì qualcosa tirarle la cartella: si mise al sole e si voltò, aspettandosi di trovare qualcuno, ma non vide nessuno. Aguzzando la vista, notò una strana incongruenza tra la forma dell’albero e la sua ombra e, a guardar meglio, si accorse che quella sporgenza assomigliava ad un volto di profilo.
« Bonjour, petit mademoiselle. » salutò cordiale una voce. La Yamana sussultò, e arretrò di qualche passo nel momento in cui un’ombra si allargò verso di lei, lentamente, prendendo la forma di un uomo. La figura, stilizzata, inizialmente sdraiata a terra, si sollevò, restando bidimensionale come un disegno e allungando una mano verso la ragazza, che indietreggiò ulteriormente.
« Timida, mademoiselle? » domandò l’ombra con voce calma « Non dovete avere paura, mais non. » continuò, ridacchiando e mostrando appena dei denti che sembravano affilati come rasoi. Akane osservò attentamente l’essere in piedi davanti a lei: a prima vista, dai contorni della figura snella, sembrava indossare una giacca e un paio di lunghi pantaloni e sulla testa un capello.
Le mani avevano dita lunghe, che parevano lame taglienti almeno quanto la sua dentatura. « Chi sei. » chiese, sulla difensiva.
L’ombra rise, mostrando del tutto i denti acuminati, poi si tolse il capello con un gesto fluido ed elegante e fece un profondo inchino
« Je suis Lucifer, incantato, petit mademoiselle. » si presentò, parlando con un accento che, per quanto l’ombra si sforzasse, di francese aveva ben poco « Lei invece come si chiama? » chiese, dolce e gelido al tempo stesso, tanto che ad Akane vennero i brividi.
« Mi chiamo Misaki Uchina. » dichiarò, guardandosi bene dal dire il suo vero nome.
L’ombra scosse piano la testa, contrariato « Mais mademoiselle, non si dicono le bugie. » ribatté fermo, avvicinandosi a lei « Ci vuole un bel coraggio a mentire a Lucifer. » sussurrò poi e fece un altro passo. Akane indietreggiò istintivamente « Se conosce il mio nome, non c’era bisogno di chiederlo, non crede? » sbottò, irritata e contemporaneamente spaventata; subito dopo fece per voltarsi e continuare per la sua strada, ma l’ombra la afferrò per un polso, in una morsa fredda, tenendola stretta.
« Mademoiselle Yamana » sibilò, con un tono di voce che non pareva più pacato come all’inizio « Voi avete qualcosa che io voglio, lo esigo assolutamente ».
« Non so di cosa stiate parlando. » ribatté Akane, sentendosi svenire appena l’ombra accentuò la presa intorno al suo polso « Non si mente a Lucifer. » ripeté l’ombra con calma glaciale « Non si fa. O le conseguenze potrebbero essere trés tragique ».
Lucifer aumentò ancora di più la presa sulla Yamana, avvicinandosi minacciosamente e aprendo la bocca, mostrando i denti, come se volesse divorarla, ma ad uno strano brillio riflesso dal sole sulla chiave di violino che la ragazza portava al collo l’ombra si ritrasse, quasi spaventata, e scomparve.
Si udì un unico eco, un elegante « Au revoir », che non prometteva nulla di buono.
 

Akane quella sera andò a dormire prima del solito, ma la madre non le disse nulla di particolare. La quindicenne si svestì in fretta e si mise sotto le coperte, coprendosi con esse sino alla punta dei capelli. Quando sentì sua madre accendere la televisione prese l’orologio da taschino e lo strinse tra le mani, dopo di che si addormentò.
Quando riaprì gli occhi, non era più nella sua stanza, ma era capitata nuovamente nella parte della Fabbrica dei Sogni dedicata ai sogni lucidi. Al contrario della prima volta, notò di essere su un soffice divano blu pastello con cuscini di un vivace arancione.
Si mise seduta e osservò ciò che la circondava.
I macchinari erano in movimento come l’ultima volta e si accorse che da un piccolo buco posto alla fine del percorso fuoriuscivano oggetti simili a sfere di luce, che scomparivano pochi istanti dopo.
Ad un tratto si udì un tonfo improvviso: Akane si voltò e vide dei libri sparsi per terra, mentre poco più in là c’era Taiyou tra le braccia di Yuuichi. Evidentemente il più piccolo doveva essere scivolato.
Amemiya sillabò un « Grazie » e sorrise, per poi baciare Yuuichi a fior di labbra. La Yamana li trovò teneri e contemporaneamente capì che i due non si erano ancora accorti della sua presenza, così tossì, un po’ dispiaciuta, proprio quando Tsurugi stava per intrappolare Taiyou in un affettuoso abbraccio.
Il maggiore dei due alzò lo sguardo e lasciò l’altro ragazzo « Akane, ciao. » salutò cordiale « Hikaru si chiedeva quando saresti arrivata. » continuò e proprio in quel momento il Kageyama della Fabbrica dei Sogni entrò nella stanza.
« Ah, sei qui! » esclamò il ragazzino, andandole incontro « Volevo sapere come stava l’orologio ».
« L’orologio? » borbottò Akane, che in realtà si aspettava un altro tipo di benvenuto « È qui » e lo mostrò ad Hikaru « È tutto intero ».
Kageyama annuì con vigore e poi fece un sospiro di sollievo, si voltò e andò a controllare il mappamondo nel centro della stanza.
« Sentite, ma … i sogni che aspetto hanno nel nostro mondo? » chiese ad un tratto la Yamana. Hikaru smise di osservare le luci arancioni che brillavano sul globo e Taiyou, che intanto era tornato tra le braccia di Tsurugi, si separò dall’altro.
« In che senso? » chiese Amemiya. Akane lo guardò « Oggi credo di aver visto un sogno. Ma ero sveglia, ne sono certa ».
Yuuichi si avvicinò a lei « Com’era questo … sogno? » domandò, così la ragazza lo descrisse per filo e per segno e più andava avanti più gli sguardi dei tre ragazzi diventavano preoccupati.
« Akane » proruppe all’improvviso Hikaru « i sogni non posso entrare nel vostro mondo ».
« Allora quello cos’era? ».
Hikaru fece girare un paio di volte il mappamondo « Vieni con me. » sussurrò, e insieme uscirono dalla stanza dei sogni lucidi « Era un Babao, quello che hai visto. » spiegò una volta giunti nel portico della Fabbrica « Ti ha detto o fatto qualcosa? ».
« All’inizio è stato molto gentile. Troppo. Credo mi seguisse, perché mi ero accorta che c’era qualcosa che mi osservava già nel cortile della scuola. » confessò « Mi ha fatto l’inchino, mi ha sorriso e si è presentato. Aveva un accento francese piuttosto buffo. Poi mi ha minacciata. » continuò tranquilla, mentre Hikaru sobbalzò nel sentire l’ultima frase « Minacciata?! » sbottò « Non ti avrà toccata! » sussurrò, piano, quasi avesse paura di farsi sentire da un ipotetico origliatore.
« Sì, mi ha toccata, qui, sul pols- » iniziò, ma non terminò la frase perché il pallore sul viso di Hikaru la spaventò prima « Toccata … Lui … per quanto … in altri punti? » domandò con un filo di voce.
« Solo sul polso, solo per pochi attimi. Sembrava intenzionato a mangiarmi, quasi, ma quando ha visto la collana che mi ha regalato Masaki si è come spaventato … » disse sovrappensiero la ragazza, stringendo istintivamente tra le mani la chiave di violino.
Hikaru le osservò attentamente prima il polso e in seguito lanciò una veloce occhiata alla collana, infine sospirò « Ah, che sollievo. Allora significa che … L’importante è che tu stia bene e che l’orologio non sia finito in mano a quel Babao. »
« Chi sono i babao, Hikaru? » chiese Akane all’improvviso.
« Ci sono delle regole qui nella Fabbrica. » cominciò serio il ragazzo « Prima di tutto, a nessun essere umano è concesso entrare qui se non per le tre eccezioni che tu sai. Come seconda cosa, ai sogni non è concesso interferire tra di loro. In poche parole, un sogno lucido non può trasformarsi in un incubo per volere dell’incubo stesso. » spiegò.
Akane lo guardò confusa « E allora come fanno le persone ad avere sogni di vari tipi la notte? » domandò, iniziando a camminare avanti e indietro.
« Quel compito spetta al subconscio di ogni singola persona. » disse, mentre si riavvicinava all’ingresso della sala dei sogni lucidi, entrando « Il lavoro non spetta tutto a noi ».
« Ci sono altre regole qui nella fabbrica? ».
Taiyou le si avvicinò, sorridente « Oh, sì, l’ultima è la più importante di tutte! » esclamò « E sarebbe? » fece Akane.
Il fatto che dovesse continuamente porre domande per venire a sapere il più possibile sulla fabbrica era quasi snervante.
Yuuichi sembrò intuirlo e dopo aver abbracciato Taiyou da dietro rispose « Un sogno ha la capacità di passare da questo mondo al vostro, ma ci è proibito. » dichiarò, appoggiando il viso sulla spalla di Amemiya « Vedi, il mondo reale per noi è come il vostro inquinamento per le piante. » disse, cercando di risultare il più chiaro possibile.
« Quindi se voi entrate nel nostro mondo rischiate di morire? E allora perché … »
« Perché abbiamo questa capacità? » finì Taiyou « Le vedi quelle palline che escono dalle macchine di questa stanza? Sono sogni.
I sogni entrano nel mondo reale e per raggiungere le luci che ci sono sul mappamondo. Ogni sezione della fabbrica ha un mappamondo così e sopra di esso delle luci differenti in colore e numero. » disse indicando il globo vicino ad Hikaru, che concluse « Le luci presenti su questo modellino in scala rappresentano i sognatori lucidi di tutto il pianeta in questo momento ».
« I sogni che entrano nel mondo reale per raggiungere le persone non possono deviare dal loro percorso in alcun modo, altrimenti … » cominciò Yuuichi, ma si bloccò e strinse di più a sé Amemiya, che terminò al posto suo « I sogni che entrano nel vostro mondo e vi restano per un tempo superiore a quanto potrebbero diventano Babao ».
« Akane » mormorò ad un tratto Hikaru, avvicinandosi ai macchinari della stanza « Hai detto che il Babao si è … presentato. È una cosa insolita per un div … un Babao. Come ha detto di chiamarsi? ».
« Lucifer. » pronunciò Akane, sforzandosi di non deformare troppo il nome con il suo accento. Hikaru rimase come interdetto, poi lanciò uno sguardo a Yuuichi e Taiyou, ancora abbracciati, e fece un cenno con la testa « Qui ci penso io per un po’. » disse solo.

 
Akane rimase dietro Amemiya e Tsurugi, che camminavano poco più avanti, mano nella mano. Ogni tanto Yuuichi si abbassava per dargli un bacio, o sussurrare qualcosa che Akane non riusciva a capire, anche se di fatto non le importava. Li aveva già disturbati abbastanza quel giorno, pensò. Si chiese se anche Taiyou e Yuuichi del suo mondo erano così innamorati. Da come ne parlava Kyousuke, che era sempre molto geloso del fratello e non aveva preso in simpatia Amemiya, pareva proprio di sì.
Sorrise e rimase ad osservarli, fino a quando i due ragazzi non si fermarono davanti ad un grande portone in legno.
Akane lo guardò e vide che era colorato da pennellate di vari colori, tutti di tonalità particolarmente scure. Su un lato del portone, c’era un foglio, su cui vi era una scritta in una calligrafia disordinata, che alternava curve morbide a linee più aggressive, quasi fossero state due persone a scrivere un solo messaggio.
“AAA cercasi secondo addetto stabile per la sotto-sezione sogni macabri. Per informazioni recarsi nella sotto-sezione. Grazie.”
« Se pretende davvero che qualcuno entri in quella stanza per un colloquio si può essere certi che nessuno accetterà mai … » borbottò Taiyou, rabbrividendo.
« Che posto è questo? » domandò ad Akane. « La sezione incubi. » commentò Yuuichi, arricciando il naso, rendendo palese per alcuni istanti che l’idea di varcare quel portone non lo esaltava nemmeno un po’.
La Yamana concordò mentalmente con quella reazione « Perché siamo qui? ».
« Lucifer … » mormorò Taiyou, lasciando la mano del compagno ed avvicinandosi ad Akane « Lucifer lavorava nella sotto-sezione dei sogni macabri ».

   
 
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