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Autore: Vabrazenje    20/05/2013    1 recensioni
Rapporto n° 14 : rilevati movimenti sopetti nella villa abbandonata di Midland street. Ivi ritrovati oggetti sospetti quali un diario, che analizzeremo a breve, un baule ben serrato certmente antico, un giaciglio apparentemente lasciato da poco. Che sia quello che cerchiamo?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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3.

la scelta




 

 

In un momento di paura cercai di trovare una via di fuga, ma un sussurro che non aveva alcunchè di familiare mi immobilizzò . 
La luce candida della luna che penetrava appena dai panni che serravano la finestra , riusciva a illuminare un volto di donna :una donna splendida , così  bella che credevo che finalmente mi fosse stata concessa la grazia dal buon Dio.
La luce disegnava la figura di un angelo,  se non addirittura della Vergine Madre : sedeva composta tenendo le mani in grembo, le labbra sottili contratte in un sorriso , riccioli neri che le accarezzavano le carni marmoree in perfetto contrasto con le labbra vermiglie. Completamente stupido non potevo che ammirarla senza dire alcunchè.  Lei stessa prese la parola.
-  Enea, perdonate l’intrusione nella vostra dimora, ma non ho potuto resistere alla vostra chiamata- 
Forse avevo parlato nel sonno?
-  La chiamata del vostro rancore- 
Non riuscivo a capire
– Non tutto al mondo ci è comprensibile , ma ci sono cose che per quanto incorporee lasciando il segno..  -
Che leggesse nella mia mente?  La vidi farsi vicina e  fui scosso da un tremito. Un qualcosa di irrazionale mi spingeva a una strana attrazione-repulsione  per quella  figura così irreale nel suo abito bianco, così morbido lungo il corpo flessuoso e femminile.
– Peccato che non ci sia un posto per te nel mondo, non è vero Enea? - 
- Come conosci il mio nome? –  la mia voce apparve quasi come un singulto, tanta era la tensione , ma per cosa ?
Lettore se sapessi quanto le mie emozioni  fossero contrastanti in quel momento. Per quanto fossi portato a fuggire via , c’era qualcosa di magnetico in quella donna, qualcosa di dolce, forse la comprensione che cercavo?
– Enea , io ti voglio offrire un’alternativa a tutto questo. Ti voglio offrire la possibilità di un riscatto, di vendetta- .
Vendetta, ne sentivo la fame .
– E come potresti tu offrirmi tutto questo? -  chiesi quasi con un sorriso di scherno, quasi ormai convinto che l’insonnia generasse strane visioni.
– Dubiti delle mie capacità? – disse ergendosi  in tutta la sua figura e  sedendosi accanto a me in uno svolazzare di vesti. Felina muoveva passi su e giù per il fienile, non curante che di lì a poco qualcuno si sarebbe potuto svegliare.
– Io posso fare di te un Dio se lo vuoi, basta che tu mi dica di sì. -  Sorrise , e il suo volto da angelico prese una piega del tutto diversa, ma non meno affascinante.
– Perché me? Cosa vuoi in cambio?-.
- La tua anima e la tua devozione.. Per una vita immortale, di grazia e bellezza, ma anche di forza e potere, lo conosci il potere? Non è vero? - .
Sentivo i suoi occhi penetrare i più reconditi spazi della mia anima , quasi mi conoscesse. Le feci un cenno, del tutto impotente. Non fui mai sicuro di essere davvero stato io a decidere .  La vidi  avvicinarsi morbida e lasciva, qualcosa di  celestiale ma perverso, qualcosa a cui non potevo rinunciare ormai.
Ogni minuto pesava come una vita intera, ogni suo passo sembrava non sfiorare quell’immondo suolo mortale. Come in un sogno la vidi prendermi per mano e farmi cenno di seguirla, cosa che non esitai a fare , oltrepassando finalmente e per l’ultima volta la soglia di casa mia .
Alla luce della luna seguivo i suoi passi leggeri, furtivi, ero spinto come da una forza invisibile, una brama di rispondere a ogni suo desiderio. Evitando le vie principali della cittadella uscimmo dalle mura, spingendoci nel folto del bosco .  Come potevo assecondare una scelta tanto folle? Non m’importava d’altri che di quella figura eterea che mi guidava verso un’abisso senza nome. Come in un incubo mi sentivo perduto, senza volontà, la temevo e non potevo non desiderare quella stretta che m’avvolse lì, al canto del gufo. 
Ormai tra le sue braccia persi il senso del tempo e dello spazio, sentii solo prima un forte dolore e poi il piacere più forte che mai avevo potuto provare, che mi portò a stringerla ad assecondare quella  fame che mi privava della mia stessa anima.  Solo il fruscio delle foglie e la stessa luna furono testimoni della fine della mia vita mortale : privo di forza mi accasciai sull’erba fresca , mentre il mio cuore batteva gli ultimi rintocchi.

Mi sembrò di sognare a lungo. Mi trovavo in un luogo bianco senza dimensioni e senza suoni, non avevo la minima idea di come ci fossi arrivato.  In un momento mi accorsi che c’era una strada davanti a me, adorna di fiori e illuminata dal sole . Avrei preso quella via se solo non avessi sentito un forte dolore al petto , che sembrava scoppiare. Ormai carponi capii che dovevo prendere una decisione , ma quale?  Fattosi forte il dolore a mala pena riuscivo a guardarmi attorno, quando qualcosa prese a piovere da un ipotetico cielo. Mi cadeva sul viso, era qualcosa di caldo e denso. L’istinto mi portò così a schiudere le labbra e quella pioggia divenne un fiume, pieno di lacrime e di tristezza. Avevo fatto la mia scelta.
  
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