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Autore: rossella93    21/05/2013    0 recensioni
Nel mondo in cui vive la principessa Daphne gli dei, i vampiri e i lupi mannari non sono leggende ma realtà. Lei appartiene alla grande stirpe delle pantere, il cui sangue è considerato il più sacro di tutte le creature soprannaturali, in grado di guarire e dare la forza. Dopo che la tribù delle pantere della Francia è stata completamente sterminata dai Ribelli, i licantropi più temuti al mondo, Daphne scappa insieme a Lydia, la sua serva e all'umano che era stato catturato dalle pantere per il rito del concepimento. Il suo intento è raggiungere l'ultima tribù di pantere risiedenti in Grecia, la terra sacra, e unirsi a loro per continuare una stirpe che sta ormai per estinguersi. Ma lei non sa che i ribelli sono sulle sue tracce poichè Ade, il grande dio degli inferi, li ha assoldati per rapirla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver corso per chilometri, le due fanciulle si fermarono per riprendere fiato, non sapendo esattamente dove si stessero dirigendo, ma speravano di essersi allontanate abbastanza dalla fortezza.
La nebbia fitta e la scarsa luce lunare rendevano il bosco spettrale. Il respiro affannato delle pantere e il bubolare di un gufo appollaiato su un albero erano gli unici rumori che rompevano quel silenzio surreale.
Qualche centinaio di metri distante da loro due piccole luci si avvicinavano a gran velocità verso il trio.
Pian piano che le luci avanzavano delle strane forme iniziarono a delinearsi.
Le due pantere le guardarono spaventate, ma presto scorsero due magnifici unicorni dotati di luce propria correre verso di loro.
L'umano guardò avanzare le due creature con occhi increduli, quella sera aveva visto davvero troppo. Quando furono abbastanza vicine passarono accanto a loro non degnandoli della minima attenzione, continuando a correre.
Qualcosa di molto piccolo passò velocemente davanti agli occhi di Daphne. Grazie alla sua vista acuta notò che era una fata. All'occhio umano era impossibile poterle vedere data la loro piccola statura e il battito di ali veloce come un colibrì.
Sembrava volesse comunicarle qualcosa, tuttavia non riusciva a capire poiché il loro linguaggio le era sconosciuto.
Faceva dei piccoli gesti, indicando gli unicorni che chi allontanavano sempre di più e tutto fu più chiaro.
Daphne fece segno a Lydia di seguirla e ricominciarono nuovamente a correre con l'umano aggrappato alla sua schiena.
Ora la luce degli unicorni era nuovamente visibile, mostrando la via da seguire oscurata dalla nebbia.
— Ehi, potresti rallentare un po'. Con tutti questi rami la mia schiena è diventata un'opera d'arte! — si lamentò l'umano aggrappato alla sua schiena, ma Daphne non gli prestò attenzione e continuò a correre.
Dopo centinaia di rami finalmente gli unicorni si fermarono nei pressi di un luogo sconosciuto.
Qui la luce lunare splendeva in tutta la sua bellezza illuminando ogni particolare di quel luogo incantato, circondato da grandi alberi con foglie rosse che rendevano l'atmosfera ancora più magica.
Intanto le due creature si avvicinarono alla sorgente per poter rinfrescare le loro bocche assetate.
— Questo luogo è fantastico! — esclamò Daphne estasiata, ritornata ormai alla sua forma umana.
— Mi meraviglio di non esserci mai stata prima, probabilmente siamo molto lontane dalla fortezza. — I suoi occhi continuavano a guardare con ammirazione tutto ciò che le circondava.
— Sì, si ok. Tutto questo è fantastico. Mi duole però dover frenare il tuo entusiasmo e ricordarti che non molto lontano da qui ci sono dei lupi affamati che ci stanno cercando! — le ricordò l'uomo.
D'un tratto tutto l'entusiasmo di poco prima sparì dagli occhi della principessa e copiose lacrime iniziarono a scorrerle sul viso. Correre le aveva fatto dimenticare momentaneamente il pericolo e la morte della madre. La regina. Ogniqualvolta i suoi pensieri ritornavano al suo volto straziato prima che la morte la portasse via un dolore acuto le trafiggeva il cuore.
Lydia la prese con delicatezza tra le braccia cercando di consolarla.
— Principessina, su avanti non piangete. Perdere la propria madre è doloroso, ma dovete farvi forza. — la rassicurò accarezzandole dolcemente la testa. La principessa la guardava con grandi occhi sperduti proprio come una bambina.
— Ora avete una missione importante — continuò — dovete ricostruire la stirpe. Rifugiarvi nel passato non servirà ad affrontare il futuro. Comprendo che il vostro non è un compito semplice ma pensate alla regina, a ciò che farebbe lei. Era una gran donna e questo è il momento adatto per dimostrare che siete degna di essere sua figlia. Ormai siamo le uniche della nostra specie rimaste sulla terra e dobbiamo fare di tutto per sopravvivere —
Daphne si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si ricompose — No Lydia, ti sbagli. La nostra tribù non era l'unica esistente al mondo. — si schiarì meglio la voce — Mia madre una volta mi accennò che in Grecia, non molto distante dalla Scizia, la regione delle amazzoni, vive un'altra tribù di pantere. — la serva sembrava non capire — so che non ne eri a conoscenza, nessuno della tribù lo era. Mia nonna raccontò di questa tribù a mia madre quando era piccola, proprio come lei fece con me. Fin dalla diaspora ci sono state delle guerre tra la tribù della Grecia e le tribù confinanti. Poiché vivono nella terra sacra ritengono che il loro sangue sia più puro delle altre pantere e che sia giusto che sopravvivano solo loro. Sono convinte che non sia una coincidenza se Zeus ha deciso di collocarle proprio nella sua terra, ma che l'abbia fatto perché loro sono le prescelte che un giorno, avuto il perdono, ritorneranno ad affiancarlo. —
"Ma di cosa stanno parlando queste due squilibrate? Appena si addormenteranno cercherò di svignarmela da questo luogo e ritornare in paese."
— Tu non andrai proprio da nessuna parte umano. — ordinò Daphne
L'uomo la guardò con sguardo interrogativo. — Come scusa? —
— Stanotte sarai con noi di guardia. —
— M-ma io non ho parlato! — l'umano la fissava con occhi spalancati "C — come diavolo ha fatto?"
— Fatto cosa? —
— Lo hai fatto ancora! — urlò l'uomo spaventato.
— Insomma il freddo ti ha gelato il cervello o cosa! Di cosa stai parlando. — Forse la madre aveva ragione a definire quegli esseri una razza stupida.
— M-mi hai letto nel pensiero. —
— Non essere idiota, tu hai parlato! — Daphne guardò Lydia per ricevere il suo appoggio, ma la serva preferì non proferire parola. — Lydia l'hai sentito anche tu vero? — insistette Daphne.
— N-non saprei mia signora, forse mi ero distratta. —
"La, la, la, la, la, la…"
— Insomma vuoi stare zitto! —
Sia la serva che l'umano la fissarono con sguardo interrogativo.
— È vero mia signora, questa volta sono certa che non abbia parlato. —
— Cosa ti dicevo, non sono un rimbambito. — dichiarò l'uomo ancora ferito dal commento poco lusinghiero sulla sua intelligenza.
— Ma è impossibile, insomma prima non era mai successo. — la sua voce era sconcertata, poiché non riusciva a dare una spiegazione logica a ciò che aveva appena scoperto.
— Cosa diavolo siete, streghe? E mi spiegate come riuscite a trasformarvi. Sono due settimane che sono vostro prigioniero e nessuno mi ha ancora dato una dannatissima spiegazione! —
 
— Umano la vuoi smettere di urlare, vuoi che i lupi ci trovino e ci sbranino tutti, compreso te? — sibilò Daphne tra i denti.
— E poi perché continuate a chiamarmi umano. Voi cosa diavolo sareste? —
— E come dovrei chiamarti? — chiese Daphne con tono stizzito.
" Non sopporto il suo tono saccente!" pensò l'uomo, ma notando la furia di Daphne si ricordò della sua capacità di leggergli il pensiero, quindi si schiarì la gola — Sono il duca Stuart Nelson — rispose — Ma potete chiamarmi Duke — concluse con aria altezzosa.
— Duke? Devo ammettere che hai fantasia! —
— Ehy sono un nobile quindi devi portarmi rispetto! — nessuno aveva mai avuto da ridire sul suo nome, inoltre era anche un ottimo metodo per conquistare le donne. Non appena scoprivano che fosse davvero un duca gli si gettavano tra le braccia.
— Ah sì? Dal tuo aspetto non si direbbe — I loro occhi si guardarono con sfida.
— Tu piuttosto chi sei? — quella ragazzina stava iniziando a fargli perdere la pazienza.
— Daphne. — rispose brevemente la principessa — Allora dobbiamo organizzarci per la notte. — continuò cercando di cambiare argomento.
— Solo Daphne? — Duke aveva compreso che lei non aveva intenzione di rivelargli chi fosse.
— Solo Daphne. — la principessa accentuò la prima parola lasciandogli intendere che non gli avrebbe rivelato di più.
— Bene solo Daphne. — L'uomo si sedette su un tronco accavallando le gambe, proprio come un vero nobile. Si accese una sigaretta che fortunatamente durante le due settimane di prigionia era ancora nella tasca — ancora non mi hai detto come fate tu e l'altra ragazzina a cambiare aspetto. —
— Lei si chiama Lydia! —
— Attendo una risposta! — continuò Duke aspirando la sigaretta.
Le due fanciulle si guardarono per un attimo, non sapendo se rivelare la loro identità sarebbe stato rischioso, tuttavia Daphne non conoscendo bene quell'uomo non sapeva se fidarsi.
Poi ricordò che qualche tempo prima Duke aveva accennato a un certo Red Jack. Doveva aver commesso qualcosa di grave se pensava che fosse stato lui a imprigionarlo, quindi decise di usare una strategia.
— Ti dirò chi siamo solo se tu dirai chi è Red Jack. —
Appena sentì quel nome Duke scattò in piedi all'istante. Prese Daphne per la gola e la spinse verso un tronco.
— Come conosci il suo nome? È stato lui a ordinarvi di rapirmi?! — la sua voce piena di rabbia iniziava a spaventare Daphne.
— L-lasciami — sussurrò la principessa con ancora la mano di Duke stretta alla sua gola.
— Parla! —
— N-non posso, mi s-stai soffocando! —
Duke si rese conto di aver accentuato troppo la stretta e la lasciò all'istante. Daphne cadde in ginocchio tossendo e massaggiando il punto in cui le mani avevano stretto la sua gola delicata.
— Non so chi sia questo Red Jack — sussurrò con voce ancora debole — ricordo che lo nominasti qualche giorno fa. — la furia iniziò a sparire dagli occhi di Duke. — Inoltre — continuò Daphne — non ti chiederò perché mai quest'uomo è sulle tue tracce a patto che tu non chiederai mai più informazioni su di noi! —
— Va bene — accettò Duke con fare guardingo — posso chiedere almeno come usciremo da qui? —
— Non lo so, non sono mai stata in questo luogo. Per adesso è certo che siamo al sicuro. Se ci fosse stato qualche lupo in giro gli unicorni avrebbero avvertito il pericolo. Per questa notte una di noi starà di guardia. Se cerchi di fuggire ti sbraneremo all'istante è chiaro? — il tono di Daphne divenne minaccioso, sperava di spaventare Duke a tal punto che non sarebbe andato in giro a raccontare ciò che aveva visto quella notte.
— Non sono così stupido! —
— A voi umani non si sa mai cosa passa per la testa! —
— E scommetto che per te non deve essere molto difficile scoprirlo. — affermò Duke con sarcasmo.
Daphne lo guardò in cagnesco — Ora basta parlare e seguimi. Trascorreremo la notte sotto quell'albero. Tu Lydia starai di guardia. —
— Sì, mia signora. —
— Non appena avverti segni di stanchezza non esitare a svegliarmi. Dobbiamo essere vigili! —
Daphne prese Duke per il braccio e lo trascinò verso il tronco dove avrebbero trascorso la notte.
— Ehi, fai piano. Ho le braccia doloranti. E ho freddo. —
— Insomma vuoi smetterla di lagnarti. —
— Lagnarmi?! Ci saranno almeno cinque gradi e io non ho che dei pantaloni per coprirmi grazie alle tue amichette. Sarà un miracolo se domani riuscirò a essere ancora vivo. E poi non potresti coprirti anche tu. Forse non lo sai ma siamo nel 1897 e hanno creato una cosa che si chiama vestito. —
— Io non ho freddo. —
— E io sono un uomo. —
— E allora? Non hai mai visto una donna nuda? —
— Aah lascia perdere, piuttosto perché non accendiamo un fuoco? —
— Così tutti sapranno che siamo qui! —
— Beh allora perché non dormiamo avvinghiati baby. Il tuo corpo è così muy caliente. — sussurrò con voce sensuale.
— Oh Duke, non penserai mica che sono tanto crudele da lasciar morire il tuo bel corpo esile qui al freddo. Sarà un onore per me poterti riscaldare — sussurrò Daphne a sua volta, con lo stesso tono sensuale che lui aveva usato poco prima.
— D-davvero? — Duke la fissava con sguardo inebetito e prima che potesse riprendere la parola Daphne fece un ultimo sorrisino e si mutò in pantera, accoccolandosi accanto all'albero.
— Ehy, così non vale. Io non intendevo questo. Aah maledette donne! — ringhiò tra i denti. Si sdraiò accanto a lei, ma con sua sorpresa la principessa avvolse una zampa attorno al suo collo per poterlo riscaldare.
— Mmm che bel calduccio, un riposino è proprio l'ideale. — sussurrò Duke con la testa appoggiata sulla sua pancia. — La tua pancia è peggio di una sinfonia di Beethoven. Non è che durante la notte mangi me dalla fame? —
Daphne ruggì debolmente per zittirlo. Ben presto entrambi si addormentarono sotto la luce lunare con Lydia accanto a loro a sorvegliare.
 
A Daphne sembrava di essersi appena addormentata quando Lydia la svegliò premendole sul muso una zampa.
Aprì gli occhi lentamente e vide che nonostante il sole stesse sorgendo la serva era ancora lì vigile, senza mostrare il minimo segno di stanchezza.
Si guardò attorno e tutto era rimasto immutato. Gli uccellini avevano iniziato a cantare e la sorgente scorreva dolcemente.
Quel paradiso non era stato un sogno, ma era la realtà, così come lo erano le gambe ancora doloranti per la corsa della notte prima. Inoltre non riuscì a reprimere uno sbadiglio sul volto dell'umano ancora addormentato beatamente sulla sua pancia.
— Mmm se il buongiorno si vede dal mattino, prevedo una pessima giornata. — sussurrò Duke con voce ancora impastata — la freschezza del tuo alito non è il migliore dei risvegli dolcezza. —
Lydia richiamò di nuovo l'attenzione della principessa e con una zampa indicò un piccolo folletto che si abbeverava presso la sorgente poco distante da loro.
La principessa scattò in piedi e corse verso la sua direzione.
— Ma certo, chi se ne frega dello stupido umano. Non merita il nostro rispetto! — sbraitò Duke scaraventato sul prato. — Ah, ma prima o poi saprò come vendicarmi stupide ragazzine. — sibilò tra i denti con rabbia. — Mi supplicherete. Mi bacerete i piedi. Mi adorerete. Mi… —
— Ti sbraneremo se non la smetti di parlare. — Lydia era apparsa nuovamente in forma umana per zittire Duke. Non ricordava che gli uomini fossero così fastidiosi.
— Sapete solo minacciarmi. E sai che ti dico? Mangiami pure ragazzina, spero che la mia carne ti possa essere indigesta. —
La serva si trasformò nuovamente in pantera e con un ruggito che fece rizzare i capelli a Duke gli saltò addosso.
— Ehi, ehi s-scherzavo. Giù le zampe piccola. Giuro che sarò muto come un pesce! —
Lydia ruggì  un'ultima volta per dimostrare la sua superiorità e Duke capì che era meglio zittire.
Intanto Daphne era ritornata umana e aveva raggiunto il folletto. Al contrario di quel che si aspettava, egli alla sua vista non fuggì.
Doveva essere alto almeno 60 cm. Aveva orecchie simili ad ali di pipistrello, una folta barba bruna che si calava fino ai suoi piccoli piedi e un ampio sorriso sul volto.
— Buongiorno altezza. — salutò il folletto con voce cordiale. A dispetto dei suoi simili non aveva l'aria di essere dispettoso.
— Sai chi sono? — chiese Daphne con stupore.
— Qui tutti sanno chi siete. —
— Come è possibile? La nostra identità è stata segreta per millenni. —
— Questo è ciò che volevate credere voi, in realtà nel bosco ogni creatura è a conoscenza dell'ubicazione della vostra fortezza. — rivelò il folletto con tono non curante. — Oh, perdonate la mia maleducazione, il mio nome è Deep. — e fece un profondo inchino.
— Molto lieta Deep. — Daphne era turbata da ciò che gli era stato rivelato poco prima. Sapeva che i folletti non erano creature amichevoli, ma Deep sembrava essere socievole. Sperava che li aiutasse a raggiungere il paese.
— Forse non sai che la mia tribù questa notte è stata uccisa da un branco di lupi mannari e io e la mia serva siamo le uniche sopravvissute. Abbiamo bisogno urgentemente di raggiungere il paese e vorrei che mi mostrassi la via giusta da seguire. —
— Errore. Siamo perfettamente a conoscenza della strage di questa notte e sono addolorato, tuttavia noi folletti non siamo soliti aiutare le altre creature. — nonostante il tono serio sul suo volto continuava a esserci un enorme e inquietante sorriso.
— E come faremo a uscire da qui? Noi pantere non abbiamo mai oltrepassato il confine. —
— Mai? Ne siete sicura? —
— Oh, beh qualche volta so di aver disobbedito. Ma tu come lo sai? —
Ma il folletto la ignorò e accennò ad andarsene.
— Aspetta. — lo fermò Daphne prendendolo per un braccio. L'enorme sorriso scomparve dal volto di Deep e la principessa si pentì di quel gesto. I folletti erano creature suscettibili e bastava poco per scatenare la loro ira. Ma ben presto il sorriso tornò sul volto di Deep come se nulla fosse accaduto.
— Ho un disperato bisogno del tuo aiuto. — lo supplicò Daphne.
— Mmm, forse voi e la vostra serva potreste esserci di aiuto. —
— Tutto quello vuoi. — accettò Daphne. — Aspetta, come sarebbe esserci? Quanti ne siete? —
— Questo non ha importanza, seguitemi. —
Daphne attese che Lydia e Duke li raggiungesse e ben presto il trio affiancò quel buffo folletto che li guidava tranquillo nel bosco.
 
Quella mattina il treno fermo alla stazione di Ladern sur Lauquet era più affollato del solito e trovare dei posti liberi era impossibile.
Un gruppo di uomini giacevano in un angolo e discuteva sottovoce, d'altronde anche se avessero urlato nessuno dei passeggeri li avrebbe compresi poiché non capivano il croato.
— Il capo ci ha ordinato di riferire al sire che lui e quattro dei nostri uomini rimarranno qui a cercare la principessa. E che non sarebbe partito finché non l'avrebbe trovata. — affermò Vlado.
— E se dovesse fallire, insomma se non la trovasse? Bruceremmo tutti all'inferno. — intervenne Tamon. Il suo aspetto era molto più gracile dei compagni e il suo occhio di vetro non gli permetteva di avere una vista nitida come gli altri licantropi. I ribelli lo avevano accettato nel gruppo in segno di riconoscenza verso il fratello defunto, uno dei più valorosi guerrieri che loro abbiano mai avuto. Ma il suo carattere debole e pauroso stava ormai diventando un peso.
Vlado si avvicinò lentamente e lo prese per il collo della camicia, alzandolo di almeno 30 cm da terra.
— Un vero lupo non teme nulla. — affermò con voce minacciosa.
— Ok, ok calma amico. Mettimi giù che ci stanno osservando tutti. — la voce di Tamon tremava dallo spavento. Inoltre non aveva torto poiché molte persone si erano voltate a guardare quell'uomo di due metri dall'aria minacciosa.
Poiché il viaggio era lungo e voleva evitare fastidi Vlado lasciò cadere Tamon sulle sue ginocchia rese deboli dalla paura e si avviò con i suoi compagni in un altro vagone, lasciando che i passeggeri continuassero a fissarlo con timore.
 
  
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