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Autore: Water_wolf    21/05/2013    4 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Yeah this time I'm not leaving without you"
You and I


La Stella Polare le indicava la strada, come secoli prima aveva fatto coi navigatori. Ma la sua destinazione non era un’isola, un porto, la luce di un faro tra i banchi nebbia, la salvezza. Tutto il contrario. Doveva dirigersi in grembo al nemico, in un viaggio verso l’ignoto. Non era spinta dalla curiosità come Ulisse, condannato tra le fiamme eterne, ma se lo sentiva addosso come un compito, come il volere del Fato che aveva regolato le azioni di Enea.
L’ombra cupa, alta, immensa del Muro le disse che era arrivata a metà strada. Chiara si controllò le spalle, come se qualcuno l’avesse seguita.
Diamo inizio alle danze, pensò, e sorrise.
Dalle spalle scesero fiumi, serpenti sinuosi, d’acqua. Si attorcigliarono su per le mani, poi spiccarono il volo come pesci volanti, costruendo dietro di loro un ponte argenteo. Chiara chiuse i palmi in pugni, e l’acqua si congelò, formando una pista di pattinaggio da favola.
Quando Chiara ci salì sopra, quello scricchiolò ma non si ruppe, accogliendo la sua creatrice brillando alla luce della Luna. La quindicenne corse sulla linea di ghiaccio, sopra il Muro, al di là dei Bianchi, scivolò fino ad atterrare nella parte Nera.
Di nuovo il puzzo di stantio e marcio le prese la gola, soffocandola per i primi minuti. Schioccò le dita, e i cristalli si ruppero in mille pezzi, come vetro, sprigionando scintillii degni d’un diamante. Avvertì un brivido lungo la spina dorsale, lì dove un frammento le aveva sfiorato la pelle. O forse era il gelo del metallo della pistola che le premeva contro la gamba.
Erano davvero incredibili gli oggetti che si potevano trovare alla residenza, Chiara non si era sorpresa di aver scovato, dentro una scatoletta di legno foderata di velluto rosso, quella che aveva tutta l’aria d’essere una Magnun, calibro 44. Si sentiva il compare di Lupin, con quell’arma, per l’estremo pericolo.
Come se il resto del suo piano non lo fosse.
Scivolò come un’ombra nella notte, affiancando palazzi, facendola sotto il naso alle Sentinelle Nere. Quando la Stella Polare fu al suo apice, illuminò la torre di Zeigen.
La quindicenne uscì allo scoperto, sciogliendosi i capelli in un movimento fluido, lasciandoli ricadere sulle spalle. Questa volta niente scale di ghiaccio. Si ritrovò davanti al portone principale.
Mento in alto, sorridi. Si va in scena.
Suonò al campanello. Neanche avesse pronunciato una formula magica, una squadra di Sentinelle Nere l’accolse ad ali spiegate.
I lineamenti dei loro visi erano impossibili da distinguere tra l’oscurità. Chiara si avvicinò, ancora chiusa al di là del portone di vetro.
<< Salve, vorrei parlare con Zeigen. Sono la Custode dell’Acqua. >> si presentò.
Una guardia le aprì, puntandole una pistola alla tempia.
<< Ripeti. >> intimò.
La sua voce era inespressiva, metallica, artificiale. Chiara allargò il suo falso sorriso.
<< Vorrei avere un’udienza con il vostro capo, Zeigen. Non sono qui per fargli gli auguri di buon non-compleanno, ragazzi, si tratta di affari. >>
Se la Sentinella Nera avesse potuto ridere, l’avrebbe fatto. La fece entrare.
<< Sei armata? >> le domandò, affiancandola  e premendole la canna della pistola contro la vita.
<< Dovrei? >> fece lei. Le si gonfiò il cuore nel petto, Giovanni avrebbe pagato per vederla recitare in quel modo.
Si susseguirono una serie di grugniti, schiocchi di lingua e sbuffi, che si conclusero  con l’aggiunta di tre Sentinelle al gruppetto di cinque.
<< Non si sa mai. >> le sussurrò all’orecchio.
Chiara rabbrividì, deglutendo. Fu scortata in un ascensore, un ovale di vetro pieno di pulsanti di alluminio, che arrivavano almeno fino al cento. La quindicenne memorizzò il piano, il settantaseiesimo. Il tlin-tlin della macchina annunciò il loro arrivo, e le Sentinelle si strinsero attorno a lei.
Si fermarono davanti ad un portone spesso, probabilmente insonorizzato, e due guardie entrarono lì. Uscirono qualche minuto dopo, facendo segno a Chiara di varcare la soglia, da sola. Le richiusero la porta alle spalle, senza curarsi di accostarla dolcemente.
Innanzi a lei, una scrivania in mogano, con la superficie superiore in acqua marina dove poggiare gli oggetti. Dietro di essa, seduto su una sedia girevole, un ometto con uno strambo parrucchino sulla testa, un naso adunco, e occhialetti sgangherati.
<< Mi hanno detto che voleva parlare d’affari, Custode dell’Acqua. >>
Lei sorrise, facendo un inchino. Era un gesto inusuale, ma in quel momento sembrava perfetto.
<< Le hanno riferito bene, Zeigen. >>

Le fece segno d’accomodarsi, indicandole una poltrona in pelle color cammello. L’angelo nero incrociò le dita, scrutandola dall’altro in basso. Lei si sedette tra tutta quell’imbottitura, dopo aver raggiunto la scrivania.
<< Ebbene, cosa l’ha spinta a venire da me, di nuovo, da sola? >> domandò.
Chiara si prese tutto il tempo del mondo prima di rispondere, sistemandosi i capelli in modo che le lasciassero scoperta la spalla sinistra.
<< La determinazione. Le piacciono i giochi? >> cambiò discorso.
L’ombra di un sorriso attraversò il volto dell’ometto. << Dipende da cosa c’è in palio. >>
La quindicenne si domandò come un angelo con un parrucchino potesse essere tanto potente. Rimandò la questione a dopo.
<< Le regole del mio sono molto semplici. Io farò una cosa per Lei, e Lei mi ricambierà il favore. >>
<< Mi piace. >> affermò Zeigen.
<< Se, per esempio, io le offrissi i miei servigi a tempo pieno come Custode dell’Acqua, Lei dovrebbe liberare il suo ultimo prigioniero. >>
<< Mi sta chiedendo di sbarazzarmi del tuo amichetto Custode in cambio di qualche trucchetto con l’acqua? >>
Chiara annuì. << Le faccio presente che non sono solo capace di far funzionare le fontane a mio piacimento. >>
Zeigen si nascose dietro le lenti degli occhialetti per riflettere, senza perdere d’occhio quella ragazzina.
<< Che cosa accadrebbe se la proposta non mi interessasse? >> le chiese.
Chiara mascherò dietro un sorriso falso la sua preoccupazione.
<< Oh, ma Lei è interessato. >>
L’angelo nero si alzò dalla sua sedia, muovendo qualche passo per la stanza. << Vede, >> iniziò << la sua offerta è alquanto allettante. Avere una ragazza così carina e –lo so bene- scaltra come Lei sarebbe un buon acquisto, soprattutto perché è consenziente. Ma, considerando quello che sto facendo al Custode dell’Aria, avrei un accordo più fittizio da proporle. >>
Si fermò innanzi ad una vetrata scura, che si confondeva con le pareti, di un nero slavato. Chiara si impose di mantenere la calma e, istintivamente, raggiunse con una mano la pistola.
<< Quale? >> chiese, temendo che se avesse pronunciato una parola di più il suo piano sarebbe andato a rotoli.
<< Be’, perché avere un solo alleato quando se ne possono avere due? Che cosa direbbe se, per esempio, io la liberassi da quel parassita di Elisabeth Winter  >> quasi sputò quel nome << e la rendessi la ragazza più felice del mondo, regalandole un’eternità col signor. King da Nero? >>
Merda secca, imprecò mentalmente Chiara. Strinse l’impugnatura tra le dita, sfilando l’arma dai pantaloni.
Si alzò in piedi, con calma glaciale. Zeigen era ancora girato verso la finestra; era iniziata a scendere una pioggerellina leggera.
<< Be’… le direi che ci sono giochi molto migliori a cui giocare. >>
Puntò la Magnum contro l’ometto, abbassando poi la mira, ricordandosi che il parrucchino non poteva essere considerato una parte della testa. Zeigen fece un sorriso sghembo, si portò una mano al colletto della camicia che indossava e premette un bottone. Neanche un secondo dopo, una schiera di quindici Sentinelle Nere invase la stanza. L’ometto si voltò verso Chiara.
<< Sa, non si dovrebbe mai mentire ad un possibile datore di lavoro. >>
<< Che cosa intende? >> ringhiò la quindicenne.
<< Che Lei non è qui spinta dalla determinazione, ma dall’amore. >>
Chiara tirò indietro il cane, mandando un colpo in canna.
<< Infondo, però, sono simili: entrambi fanno fare cose folli,  tremendamente folli. >>
Le Sentinelle Nere puntarono le loro armi contro Chiara, pronte a spappolarle il cervello ad ogni minimo movimento. Lei ingoiò un magone enorme, immaginando mille possibili finali per quella situazione. Nemmeno uno a lieto fine.
<< Sarà, ma sa cosa dicono dei matti? Che sono sempre i migliori. >>
Zeigen allargò il sorriso che si trasformò in una risata, più simile al lamento di un alce ferito che a quello di un bambino felice.
<< Sparate. >> ordinò.
I colpi partirono ma non arrivarono mai a colpire il bersaglio. Chiara fece esplodere attorno a se una barriera d’acqua e, non appena i proiettili la bucarono, lei li congelò.
Lanciò via la Magnun, rendendosi conto che in mano sua era totalmente inutile, e ruppe la barriera. Trasformò i cristalli in pugnali di ghiaccio, che non esitò a scagliare contro le Sentinelle.
Sgomberato il passaggio, corse fuori da quella stanza. Sviò le sue tracce mandando l’ascensore giù di qualche piano, mentre lei imboccava la tromba delle scale.
Dove si poteva trovare Jonas? Se al settantaseiesimo piano c’era l’eccellenza, allora l’angelo si doveva trovare sotto terra.
Andò alla cieca, accelerando non appena lo scalpiccio delle Sentinelle che la inseguivano si faceva più forte. Le scale finirono all’improvviso, e un vicolo cieco le sbarrò la strada. Che diavolo…?
Fece dietro-front, salendo di un piano e uscendo da una porta. Si ritrovò in un ufficio, dove donne e uomini battevano al computer chissà che.
Un’impiegata la notò, ma non ebbe tempo di dare l’allarme che un tentacolo spumeggiante la afferrò alla gola.
<< Dove si trova Jonas King? >> gridò.
Lei scosse la testa, gli occhi due pozzi di terrore.
<< Be’, trova il modo di scoprirlo, e in fretta! >> abbaiò.
L’impiegata si mise a scrivere velocissimamente sulla tastiera, mentre il tentacolo si allontanava di qualche centimetro.
<< Sala della Vergine di Rame, sessantottesimo piano, ala est. >> disse automaticamente la donna, quando trovò l’informazione.
<< Eh?! >> sbottò Chiara, incredula, ritirando il tentacolo.
Aveva fatto tanta strada per nulla. Le Sentinelle buttarono giù la porta in quel momento. Gli impiegati, fino a quel momento zittiti dalla paura, strillarono. La quindicenne strappò loro i fucili con un’onda, gettandoli al di là delle finestre. Colse l’attimo che intercorse tra l’incredulità e la ragione e lo sfruttò per creare una pioggia di coltelli.
Sgattaiolò tra di loro, riprendendo le scale. Inciampò su un gradino, finendo a terra. Da umana non avrebbe superato le Sentinelle, ma forse da animale sì. Lasciò fluire la sua parte ferina, e subito sentì la pelle tendersi e mutare.
Chiara si trasformò nella forma completa del proprio Animale Leggendario: la Tigre Azzurra. Si tirò su sulle zampe, e fece gli scalini ad una velocità impressionante. Scorse i numeri dei piani uno ad uno, mentre il cuore le martellava il petto.
Non ci fu bisogno di leggere il cartellino numero sessantotto per sapere d’essere arrivata. Atterrò con tutto il proprio peso sulla porta, buttandola a terra. Ruggì di felicità, e si immerse nell’oscurità di quelle stanze. Andò spedita a destra, nell’ala est, come le aveva detto l’impiegata.
Dilatò i propri sensi per captare ogni singolo suono, e quando un clic le invase le orecchie, si voltò verso una porta sigillata.
Si posizionò davanti a essa, chiuse gli occhi, ed evocò quanta più acqua le fosse possibile. Quando li riaprì, la porta non esisteva più, e parte della sala era stata allagata.
Chiara ritornò umana, inginocchiandosi a terra, provata da quello sforzo. Si rialzò con decisione, ed entrò.
Strane bolle mandavano riflessi sanguigni, ma lei non se ne curò. Camminò verso il centro della stanza, fermandosi solo quando sbatté contro qualcosa di duro. Barcollò all’indietro, cercando di capire che cosa l’aveva bloccata. Poi le parole dell’impiegata le rimbombarono nella mente: Vergine di Rame.
Si impose di restare calma, con scarsi risultati. Creò un globo, che rese così chiaro da poter rischiarare un po’ l’ambiente. Così la vide, la macchina di tortura, e il cuore mancò un battito.
Prima venne la disperazione, poi la rabbia l’avvolse. Mutò nella Tigre Azzura e iniziò a prendere ad artigliate il ferro. Ma la Vergine di Rame non si azzardava a cedere, incassando i colpi.
Chiara non sapeva come abbattere quell’involucro, ne tantomeno si era aspettata di trovarselo davanti.
Ruggì, frustata, e in quel momento uno squarciò si aprì su tuttala lunghezza del ventre. Sentì gli occhi lucidi, ma si costrinse a continuare, stracciando la Vergine.
Lo spettacolo che si trovò davanti, però, quando la parte frontale fu ridotta a riccioli di rame, le fece attorcigliare lo stomaco.
Lì, c’era Jonas, attorniato da miriadi di tubiciattoli e aghi che facevano fluire una sostanza scura dentro il corpo dell’angelo. Ritornò umana, incapace di controllare la sua parte ferina, e si lasciò ricadere a terra.
Perché non aveva fatto più attenzione alle parole di Zeigen? Perché non si era preparata alla quella vista?

<< Non si fa così, no no. I giocattoli non vanno rotti. >>
Chiara si voltò, e si scontrò contro l’immagine pallida di una ragazza giovane, dai capelli rossi come il sangue e gli occhi azzurri come il cielo. Tremò, senza conoscerne il motivo. Astra le tirò uno schiaffo che la fece accasciare completamente sul pavimento.
La giovane provò a colpirla ancora, ma Chiara si difese, murandosi dietro uno scudo d’acqua. Astra alzò le spalle, sorridendo.
<< Allora è per questo che non ha mollato… perché aveva troppo da perdere. >> constatò.
La quindicenne fece forza sulle gambe e si rialzò.
<< Chi sei? >> urlò.
<< Ha davvero importanza? Sono Astra, la figlia di Zeigen. >> rispose, e spiegò le ali.
Piume nere come la pece, corvine, al posto di quelle candide di un angelo naturale. La Custode dell’Acqua rimase imbambolata a guardarle, stregata e disgustata al contempo.
Astra non perse tempo e, in un battito di ciglia, artigliò per le spalle Chiara e la portò in alto, bloccandola contro il muro. La quindicenne la fissò negli occhi, mentre draghi senza zampe danzavano dietro la schiena della figlia di Zeigen. Uno le morse la spalla, l’altro il polpaccio, recidendole la carne con delle zanne di ghiaccio.
Astra urlò dal dolore, e lasciò andare Chiara, che atterrò a quattro zampe, di nuovo Tigre Azzurra. La rossa si liberò dei draghi, e rivolse un’occhiata di fuoco all’avversaria.
<< E così, oltre che dentro, sei una fottuta bestiaccia anche fuori. >> ansimò.
Chiara scoprì le zanne. << E tu, tra poco, sarai un ammasso di carne. >> 
Si lanciò contro Astra, ma lei la schivò, assestandole un calcio nel costato e dandole uno schiaffo sul muso con un' ala. La quindicenne ringhiò e le balzò addosso. Le piume di Astra si rigarono di rosso, lì dove i tagli erano più profondi.
Si sarebbe detta una lotta impari, ma ad ogni attacco Chiara era sempre più stanca e i riflessi meno pronti. Al contrario di Astra che, oltre che sembrare insensibile al dolore, era completamente lucida. Chiara la scartò di lato, e abbatté su di lei il manico d’ascia d’acqua. Astra colpì il muro con la testa e svenne.
La vincitrice si lasciò andare in un sospiro di sollievo, e tornò ansimante da Jonas. Si disse che doveva tagliare i tubi per liberarlo.
Fece scattare gli artigli, e li recise. Il fluido scuro sprizzò da tutte le parti e Chiara si ritrasse all’istante. Quella sostanza bruciava più della lava, come se fosse corrosiva.
Con uno sforzò, formò attorno a sé una lieve barriera argentina, e tagliò gli ultimi tubi. Il ganci che tenevano Jonas si aprirono di scatto, e il corpo dell’angelo le cadde addosso.
Questa volta, quando sentì le lacrime farsi pungenti, le lasciò scorrere dagli occhi. Aveva liberato Jonas, c’era ancora speranza. Lo chiamò più volte, ma lui sembrava incosciente.
Allora gli leccò una guancia, sperando che la lingua ruvida lo risvegliasse. Quando spalancò gli occhi, avrebbe voluto abbracciarlo. Jonas guardò la tigre innanzi a lui, e si sforzò di sorridere. Riuscì solo in un accenno, poi richiuse gli occhi.
Ma a Chiara bastava. Prese delicatamente l’angelo per la collottola e se lo mise sul dorso.
<< Tieniti forte, J. >> disse, e attese che la risposta del ragazzo.
Lui le strinse leggermente i peli azzurrini. Chiara distese i muscoli, e scattò. Corse fuori dall’ala est, e cercò una finestra. Ma al sessantottesimo piano le vetrate erano assenti, e Chiara dovette lanciarsi giù per la rampa di scale.
Innumerevoli cartellini dopo, la quindicenne arrivò al primo piano. La porta si aprì davanti a lei, e due Sentinelle Nere spararono simultaneamente. Chiara eresse una barriera d’istinto, e i proiettili le bruciacchiarono la pelle.
Ruggì, e un anaconda d’acqua se la prese con le guardie. Chiara attraversò correndo le serie di uffici, ruppe un finestra con una zampata e si buttò al di là di essa.
Le ossa scricchiolarono all’impatto, e alcuni pezzetti di vetro le ferirono i polpastrelli. Il suo manto azzurro, striato di nero, sembrava uscito dal cielo. Corse a perdifiato, mentre dietro di lei fischiavano i proiettili. Dovette più volte riparare Jonas con uno scudo, barriere che le toglievano sempre più energie.
Avvistò il Muro, e si preparò. Particelle d’acqua si unirono fino a formare un ponte trasparente, una passerella che univa Bianchi e Neri.
Chiara ci balzò sopra e un proiettile vagante le disegnò una striscia rossa sul costato. Gemette, ma non si fermò, continuando la sua corsa sul ponte.
Dove le sue zampe si poggiavano, uno strato di giacchio si formava.
Un passo dopo l’altro, fino a lì, poi tutto finirà, si diceva per farsi forza. Arrivava al punto designato, e il gioco ricominciava.
Le piccole ferite, le scottature, presero a pulsare insistentemente, accompagnandola giù dal ponte. Non si fermò nemmeno per recuperare fiato, e continuò a sfrecciare tra i palazzi dei Bianchi. Il corpo di Jonas sul suo dorso sembrava farsi sempre più pesante, anche per una tigre gigante.
Si accorse di correre nei giardini della Residenza solo quando la rugiada le bagnò il pelo.
Emise un ultimo ruggito, sperando che qualcuno venisse ad aprirle. Ma chi avrebbe mai fatto entrare un felino in casa propria?
Si costrinse a trasformarsi di nuovo umana, e afferrò il braccio di Jonas prima che cadesse a terra. Se lo mise dietro il collo, e bussò finché la porta non si aprì.
Non si curò di chi fosse e si trascinò dentro assieme a Jonas. Il portone sbatté dietro di lei.
<< Non ci posso credere… >> mormorò Shai.
Prese per l’altro braccio Jonas, aiutando Chiara. Del trambusto le raggiunse da un corridoio, da cui sbucarono Andrea, Emilia, Dimitri e il Presidente.
Elisabeth strabuzzò gli occhi, così come gli altri. Andrea accorse, lasciando la quindicenne libera dal peso dell’angelo.
Emilia ordinò con lo sguardo a Dimitri di andare da Chiara al posto suo. Era ancora impacciata dalla flebo e dalla lunga  camicia da notte da ricoverata.
La Custode dell’Acqua accettò di buon grado la spalla del ladro.
<< Sei maledettamente folle. >> le sussurrò all’orecchio.
Chiara chiuse gli occhi e sorrise << I matti sono sempre i migliori. >>


***
 

Angolo dell'autrice
Buonasera ragassuoli! (?)
Da questo capitolo si possono notare molte cose.
La prima, è che amo Suzanne Collins. Oh, anche se è piuttosto stronzetta con tutti i suoi personaggi, scrive delle frasi fighissime. *si mette gli occhiali che non ha* Nel Canto dell Rivolta, l'Epilogo, l'ultima frase è "Ma esistono giochi molto peggiori a cui giocare"; io ho storpiato facendolo diventare "ci sono giochi migliori a cui giocare".
E immaginerete come detesto le mie scarse finanze che non mi permettono di compare Gregor TT-TT
Seconda cosa, nutro per Alice in Wonderland un amore sconfinato. Soprattutto per il Cappellaio Matto, ovviamente^^
Terzo, aspettere prima di sapere che cosa è successo mentre Chiara era via, e perché Dimitri ha obbedito a Emilia nonostante abbia fatto quello che ha fatto *sorride al ricordo*
Be', spero di aver mantenuto un ritmo piuttosto serrato per la narrazione, qualcosa che avvia fatto attorcigliare le budella, o anche meno XD
Jonas fa molto automa-peso-zavorra adesso, ma i colpi di scena non sono ancora finiti... *sogghigna*
Curiosi di scoprire qualcosa di più sulla nostra presidentella?
Ma ora, Angolino dei RingraziamentI :)
Siamo a 92 recensioni, cavolicchio il vecchio! Sappiate che non sarò felice finché non arriverò a 100.
No, non è vero, ma sarebbe stupendo!
Per questo i ringraziamenti speciali vanno a chi ha recensito, come Hoshi98, KingPeterTheMagnificent, Akilendra, always_dragon, Bimba98, Smiling_  Federicadream e tanti altri, chi ha recensito sa!
Ovviamente anche i lettori sono importanti, e chi ha messo me o Upward tra preferite, seguite o ricordate :) *si prepara alla spatafiata di nick*

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Siete davvero in tanti, se un elefante avesse le braccia non riuscirebbe ad abbracciarvi tutti XD
Io aspetto ancora i mistici pareri dei lettori silenziosi, a cui chiederei: che cosa fate nell'8% del tempo che impiegate a non recensire?
*sfacciataggine in persona*
Mera curiosità! Sarò io che avrò manie di egocentrismo e do il mio parere a tutti... *riflette*
Ma è la bellezza delle 22.06, forse dovrei smetterla di scrivere e pubblicare questo benedetto *si fa per dire* capitolo.
Gute Nacht fur alles, Danke danke danke <3

Water_wolf

 


 

  
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