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Autore: RomanticaLuna    22/05/2013    1 recensioni
La famiglia Malfoy, rispettata da generazioni e temuta, ha la "sfortuna" di accrescere con un nuovo componente "diverso". Una nuova avventura tra maghetti, una ripresa della vecchia storia dei Malandrini, una FF di amicizia, amore e divertimento. =)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Dove sei stata?” la voce di Draco Malfoy rimbombò per tutto l’atrio, rimbalzando sui muri e sui vetri freddi. Durante quegli anni aveva fatto tutto il possibile per crescere i suoi figli al meglio, dando loro la migliore educazione privata, pagando istruttori affinché fossero perfetti nel suo mondo, il mondo delle persone importanti. Ci aveva provato ad essere un buon padre e sperava di essere riuscito a trasmettere ai due bambini almeno il suo impegno.
Ma non era mai riuscito a capire cosa girasse nella testolina bionda della sua figlioletta minore.
“In giro” disse lei, evasiva.
“Tu non vai in giro senza dire niente a nessuno! Avrebbero potuto rapirti o farti del male, non ci hai pensato?” urlò ancora più forte.
Non era più giovane come un tempo, si stancava molto più facilmente ed avere a che fare con una ragazzina quasi adolescente lo sfiancava. Le rughe aumentavano anno dopo anno, non lasciandogli tregua.
“Nessuno mi fa niente, nessuno mi si avvicina. È già un miracolo che abbia degli amici!” Daphne ripensò a tutte le difficoltà che aveva incontrato in quegli anni per fare amicizia, per essere accettata e per poco non scoppiò a piangere.
La famiglia Malfoy era caduta in disgrazia dopo la sconfitta di Voldemort e nessuno la vedeva di buon occhio. Draco era stato bravo ad eccellere nel campo della medicina estetica ed era riuscito a riconquistare un po’ dell’antica celebrità che il suo cognome ricordava, ma tante famiglie, quelle che non davano più importanza al sangue, quelle che Daphne maggiormente frequentava di nascosto, preferivano stare distanti da quell’uomo snob ed egocentrico. Soltanto grazie al suo carattere amichevole ed alla sua buona volontà la piccola Daphne era riuscita a trovare dei veri amici disposti ad accettarla e con cui amava passare le giornate, ridere e chiacchierare di sogni e di futuro.
Draco guardò la figlia con occhio severo… a cosa erano servite tutte le lezioni di comportamento e portamento che le aveva impartito? Non riusciva a vedere nessun miglioramento nella figura goffa ed ingobbita di Daphne, curva sotto la borsa piena di libri. Non ricordava una singola volta in cui lei avesse usato parole giuste o maniere raffinate se non costretta dalle circostanze: la trovava intenta a giocare con la plebaglia e con i babbani che incontrava in giro per Londra, non dava peso all’importanza del suo cognome. Per di più molto spesso lo sfidava con i suoi occhi blu, gli stessi della madre.
L’hai educata male, Draco, lei non è degna di essere una Malfoy, non è come noi!  gli ripeteva la madre ogni volta che veniva al Manor a prendere il tè o fare quattro chiacchiere. L’aveva sentita talmente spesso che oramai sembrava essere una verità assoluta. Non poteva ammettere di averla educata male, perché non era così: in presenza di estranei e quando era invitata a casa d’altri Daphne si comportava perfettamente ed era gentile ed educata, una vera signorina per bene.
Ma lui riusciva a vedere che quei comportamenti erano forzati, fatti apposta per piacere, per soddisfare il padre.
Lui amava quella ragazzina allo stesso modo in cui amava Scorpius, però doveva ammettere a sé stesso che a parte i lunghi capelli biondi, stampo dei Malfoy, Daphne non aveva preso nulla da lui.
Non era della sua famiglia la pelle abbronzata, oramai segnata da piccole cicatrici (i suoi trofei di battaglia come le chiamava lei, il risultato di mille scappatelle e di una buona dose di poco istinto di conservazione ed una buona affinità col mettersi nei guai).
Il carattere poi era qualcosa di disarmante: dolce ed aggressivo al tempo stesso, capace di donare amore infinito e sfidare un adulto con la sicurezza stessa di una persona molto più grande dei sui 11 anni. Persino la sua mente continuamente all’erta l’aveva ereditata dalla madre, insieme ad una buona dose di curiosità che immancabilmente la portava a mettersi nei guai e l’istinto di proteggere i suoi amici rincarava la dose.
Aveva una particolarità richiesta da ogni Casa di Hogwarts, sapeva essere astuta, ambiziosa ed usava al bisogno la situazione a suo vantaggio, come i Serpeverde; era testarda come un Grifondoro, intelligente, curiosa e costantemente con il naso nei libri, come i Corvonero; era buona e leale verso i suoi amici, come i Tassorosso.
Sebbene sperasse che una volta ammessa a scuola la figlia venisse accolta nei Serpeverde, Draco temeva che lei non sarebbe mai appartenuta al mondo magico.
Non aveva ancora dimostrato nessuna dote magica e questo lo preoccupava: il mondo l’avrebbe deriso a vita con una Maganò come figlia.
Draco sentì il tonfo sordo della borsa lanciata con forza contro il muro ed i singhiozzi della figlia che correva verso il giardino. Non la seguì, sapeva che quando aveva "le sue crisi" Daphne voleva rimanere da sola.
“Cos’ha Daf?” chiese Scorpius, scendendo le scale elegantemente.
“Mi ha disubbidito un’altra volta, non so più cosa fare con tua sorella!” Draco si passò una mano sul viso, stanco di quei continui litigi.
“E’ una ragazzina, ha delle esigenze. Tra cui quella di avere degli amici che le vogliano bene” sorrise il figlio. Per i suoi 13 anni era molto intelligente ed Hogwarts aveva modellato il suo carattere rendendolo più comprensivo e docile verso la sorella minore.
“Vado a parlarle” aggiunse prendendo una bottiglietta di tè alla pesca dal frigorifero.
Daphne era accucciata in un angolo della casetta sull’albero che il padre aveva costruito per lei anni addietro. Passava le dita sottili sulla fotografia della madre che lei non aveva mai conosciuto, come faceva spesso.
“Nonna ha detto che è colpa mia se è morta. Che ci ho impiegato troppo a venire al mondo e l’ho fatta stancare” borbottò asciugandosi le lacrime quando sentì i passi del fratello sulla scaletta di legno.
“Sbaglia, tu non hai nessuna colpa. Mamma era malata da tempo e, quando sei nata, la malattia l’ha sfinita. Me l’ha detto papà quando eri ancora piccola” Scorpius le coprì le spalle con un braccio e la strinse forte a sé. Lei si lasciò andare, affondando il volto nel petto del fratello
"Papà non mi vuole bene però, è sempre arrabbiato con me, non mi permette di vedere i miei amici e non mi abbraccia mai"
Il ragazzo sospirò cercando le parole giuste. "Ti vuole bene e lo sai. Solo che sta imparando a vivere questa vita con noi giorno dopo giorno ed il tuo modo di pensare fuori dagli schemi gli fa paura. Lui pensa che dovremmo pensare tutti nello stesso modo"
“Dicono che sono la pecora nera della famiglia” si lamentò ancora, la voce rotta dal pianto arrivò lieve alle orecchie di Scorpius.
“Solo perché non sei come noi. Tu sei diversa, sei migliore!” le diede un buffetto, tentando di farla ridere, ma senza gran beneficio.

“In che senso?” gli chiese la sorella, asciugandosi il viso con un lembo della canottiera.
Ad Hogwarts, il primogenito dei Malfoy era adorato come una divinità dai suoi compagni Serpeverde ed aveva visto cosa erano capaci di fare quegli individui senza cuore. Si divertivano a torturare i ragazzini indifesi ed emarginati, si credevano i padroni della scuola ed agivano di conseguenza.
“Tu non sei cattiva, hai diritto ad un po’ di felicità”.
“Neanche tu sei cattivo. Sei il fratello più buono del mondo” Daphne lo guardò con i suoi grandi occhi blu, riempiendogli il cuore di dolcezza e amore con quella frase da bambina.
“Sono tuo fratello maggiore ed è mio compito proteggerti. E poi l'ho promesso alla mamma taaaanto tempo fa. Ma non sono poi così buono come pensi” sussurrò, staccandosi dalla sorella.
Era stata lei a migliorarlo. Ma lei a scuola non c'era, non poteva addolcirlo con uno sguardo amorevole o confortarlo dopo una punizione, quindi lui si sfogava sui più deboli.
Sapeva che, quando fosse arrivato il suo turno di cominciare Hogwarts, avrebbe dovuto proteggerla non solo dalla famiglia, ma anche dal mondo fuori dai confini del Manor. Doveva essere forte per lei, così gentile e fragile, come aveva promesso alla madre.
Se non fosse stato per Daphne, Scorpius sarebbe diventato identico a Draco, senza riuscire ad apprezzare la semplicità del mondo e le vere amicizie.
“Oggi mi è arrivata la lettera per Hogwarts” disse la ragazzina, frugando sotto al tappeto della casetta sull’albero.
“L’hai detto a papà?” chiese Scorpius.
“No. Non me ne ha lasciato il tempo”
Prese la pergamena e la porse al fratello che la riconobbe immediatamente.
“Papà urla con te perché è preoccupato. Ti vede debole e ha paura che ti possa succedere qualcosa” disse Scorpius, ripiegando la lettera
“Andiamo, è ora di cena”
Draco era già a tavola e con lui, come la maggior parte delle volte, erano presenti i coniugi Malfoy e due colleghi della clinica privata.
Scorpius nascose la sorella mentre le diceva di andare a cambiarsi e lei, controvoglia, salì le scale di corsa, senza finezza o leggerezza. Buttò in un angolo la tuta sporca di fango e terra ed indossò un lungo abito blu, allacciando il fiocco dietro la schiena. Pettinò alla meglio i capelli e li lasciò sciolti sulle spalle. Ebbe particolare riguardo mentre indossava la collana della madre, facendo attenzione a non rompere il gancino.
Prima di scendere lasciò la lettera di ammissione sul letto del padre, poi si catapultò in sala da pranzo dimenticandosi completamente delle scarpe.
I signori Malfoy la squadrarono mentre Scorpius la aiutava ad accomodarsi accanto a sé, porgendole un bicchiere d’acqua.
“Stavamo dicendo, Malfoy, l’intervento sulla signorina McCoin è andato perfettamente e ti ha procurato una fama ancora maggiore” disse il signore moro seduto vicino a Draco.
“O si e la signora Peeterson ha già prenotato l’intervento di sua figlia, per settimana prossima, chiedendo espressamente di te” esclamò con voce roca e bassa l’altro uomo.
Parole vuote, elogi inutili e frasi senza senso. Era questo che Daphne sentiva mentre, stanca e ancora triste, cercava di rimanere composta e comportarsi da principessina nonostante sentisse la testa scoppiarle ed un gran sonno si faceva strada attraverso il suo corpo. Cercò di mangiare come se nulla fosse, sorrise davanti agli sguardi compiaciuti dei nonni che la osservavano più del solito, con un’espressione stupita sul volto, rideva alle battute senza senso dei due dottori.
Nuovole nere e pesanti cominciarono a coprire velocemente il cielo azzurro ed il sole caldo di inizio estate venne cancellato dalle prime gocce di pioggia. Nel giro di qualche minuto un temporale estivo di tutto rispetto si abbatté sui territori di villa Malfoy.
Un cambiamento bizzarro per una così bella giornata estiva, ma per nulla raro a Londra.
Tutti si diressero verso la finestra, incuriositi dal tempo. Piccoli chicchi di grandine colpivano ora i vetri ed i fiori e rimbalzavano sull’erba appena tagliata.
Daphne sentiva la testa dolere ed il mondo intorno a lei girare, teneva le mani appiccicate al vetro fresco in cerca di un po’ di sollievo. Si sentiva accaldata e pesante e fece appena in tempo ad attaccarsi alla maglia di suo fratello prima di perdere i sensi.
“Daf! Daf!” lo sentì urlare, ma presto il buio ed il vuoto si impossessarono di tutti i suoi sensi.
Scorpius la prese in braccio e la adagiò delicatamente sul divano, dove i tre dottori in sala provarono a visitarla, ma ognuno di essi prese la scossa e dovette allontanarsi.
“Tu non hai preso la scossa?” chiese Draco al figlio, incuriosito.
“No, perché?”
“Alzala, le do una pastiglia per abbassare la febbre” ordinò.
Richiamò un bicchiere d’acqua dal tavolo, scartò una compressa dal blister e la ficcò velocemente nella bocca della figlia, costringendola ad ingerirla insieme all’acqua.
Poco a poco anche Draco poté toccare Daphne, la prese in braccio e la portò a letto, scusandosi con i colleghi che furono costretti ad uscire sotto la pioggia scrosciante.
Nello stesso momento in cui la ragazzina si riprese, il cielo tornò azzurro e la luce del sole tornò ad illuminare la stanza attraverso i vetri colorati delle finestre.
La prima cosa che lei vide fu una mano grande che passava sopra il suo viso. Poi collegò che si trattava del padre, intento ad adagiarle delicatamente degli stracci freddi sulla fronte.
Quando lui la sentì muovere le toccò il polso e le provò la pressione, trovando tutto nella norma.
“Voglio alzarmi” biascicò Daphne, alzandosi sui gomiti.
Si accorse di stringere qualcosa di morbido e peloso: il primo peluche che le era stato regalato, primo ed unico a dire il vero. Le scivolò dal letto nello stesso momento in cui la grande mano di Draco la trattenne.
“Devi riposare, hai avuto la febbre e sei debole” disse, in tono piatto.
“Io non sono debole” si difese lei ed un’altra scarica elettrica attraversò la sua mano fino a riversarsi nelle dita dell’uomo, che si allontanò di scatto.
“Ma che diavolo... Per Salazar, come fai?” 
“Come faccio cosa?” ribatté in tono acido la figlia.
“A trasmettere la corrente” Draco si trattenne dal tirarle uno schiaffo, sapeva che certe risposte velenose arrivavano nei momenti in cui era più spaventata e confusa.
“E’ normale che il mio corpo si protegga. Sono una strega!” sbuffò 
Draco non si aspettava una risposta del genere e ne rimase per un momento scioccato. Poi riuscì a comprenderne il significato ed il suo cuore sembrò liberarsi da una paura oramai radicata da tempo.
“E da quando…” cercò di chiedere, ma la sua domanda restò sospesa nell’aria, sostituita dalla consapevolezza che lui, che era suo padre, non si era mai accorto di nulla, di nessun segno di magia in lei. Che pessimo padre doveva essere agli occhi di Daphne!
“Da quando ho 5 anni, papà" alzò gli occhi al cielo
Quando la figlia spiegava o raccontava qualcosa Draco riusciva a percepire lo stesso tono che usava la moglie quando gli rimproverava un difetto e gli sembrava  persino di averla davanti intenta ad elencargli i suoi errori.
Dopo qualche minuto di riflessione, l'uomo si sciolse in un sorriso “Mi dispiace di non averti seguita, ma sono un padre solo, prova a capirmi, ci sto provando con tutto me stesso. Cercherò di stare più attento e starti più vicino, se me lo permetti” Abbracciò quel corpo esile e scosso dai brividi.
“Non fa niente papà, lo so che non è facile… che non sono facile” lei sorrise e la tensione che si era creata sembrò sciogliersi “La lettera è sul tuo letto” sussurrò prima di chiudere gli occhi.
Sorrise ancora, le rimboccò le coperte e sussurrò al suo orecchio “Sono orgoglioso di te, Duffy Duck, lo sono sempre anche se non te lo dico mai!” baciò la fronte ancora calda della figlia ed uscì dalla stanza.
Si, era proprio un padre fortunato!

 

*****
Ok, fa un po' schifo, ne sono consapevole. Ma, come quella di Daphne, anche la mia testa sta scoppiando (peccato solo che il mio corpo non sia in grado di proteggermi magicamente). Se avete consigli posso modificare la storia =) Aspetto recensioni! =)

  
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