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Autore: Olly Polly Lolly    23/05/2013    5 recensioni
Rose non ha mai voluto diventare Caposcuola e invece si ritrova a condividere il dormitorio, niente di meno che con Scorpius Malfoy, la persona che detesta più di tutte.
Albus continua a sognare Lorcan e ad innamorarsene ancora di più giorno dopo giorno con la paura di non essere ricambiato.
Lorcan pensa che Albus lo odi perché ogni volta che è nei paraggi arrossisce, balbetta o cerca di ignorarlo.
Ellie è preoccupata per il suo futuro e nasconde un segreto sia a Rose che a Lorcan che la fa vergognare di se stessa.
Matt sembra all'occorrenza il tipico ragazzo pacato e tranquillo, il braciere di pace tra Scorpius e Al.
Scorpius infine prende la vita come viene e non vede l'ora di rovinare proprio quella della Weasley, ignaro della guerra che sta per scatenare.
Tra faide, drammi e figuracce l'ultimo anno dei ragazzi non si rivelerà semplice come preventivato. Perché la sfiga è sempre dietro l'angolo.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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The Beginning



-Albus Severus Potter! Alzati immediatamente da quel letto o arriveremo in ritardo anche oggi!-
I soavi toni di Ginevra Weasley in Potter arrivarono fino al piano superiore dell’accogliente villetta situata a Godric’s Hollow, la mattina del 1° Settembre 2023.
Svegliato dalle urla amorevoli di sua madre, Albus aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto della propria stanza con sguardo assonnato.

Ancora 5 minuti…

Richiuse le palpebre e si girò su un fianco, abbracciando il cuscino. Non era esattamente il perfetto esempio di puntualità: amava dormire, e svegliarsi presto la mattina era sempre stato un trauma per lui. Intrecciò i piedi tra loro sotto le coperte e si lasciò cullare di nuovo verso il dolce nulla, finché un colpo alla porta della sua camera lo fece ritornare bruscamente alla realtà.
-Albus!- ruggì sua madre infuriata dall’altra parte.
Il ragazzo sgranò debolmente gli occhi, ancora lucidi di sonno, per poi alzarsi sospirando.

O il sonno perso o la morte… a te la scelta, Al. Non penso sia difficile…

Barcollò fino alla porta e l’aprì con estrema lentezza; dall’altra parte sua madre lo fissava con gli occhi che mandavano lampi di fuoco.
-Alla buon’ora! Muoviti, manchi solo tu e siamo già in ritardo!- lo fulminò un’ultima volta, prima di dargli le spalle e riscendere le scale verso la cucina. In tutto questo, Albus era rimasto impalato sulla porta, con le palpebre pesanti e la bocca semi aperta, senza poter neanche ribattere, visto che il cervello ancora non collaborava.

Odio essere così lento la mattina… stupida mattina.

Guardò l’orologio che aveva al polso e strabuzzò gli occhi quando vide che erano solo le 8.

Tardi un accidente! Maledetta ingannatrice… e ti consideri anche mia madre! Come puoi fare questo a tuo figlio?!

Ormai totalmente sveglio e di umore nero per aver scoperto di non essere affatto in ritardo, Al si diresse come poco prima aveva fatto Ginny verso le scale; incontrò suo fratello che, ancora in pigiama, risaliva tranquillamente i gradini.
-Ehi, fratellino- sogghignò quello con aria allegra -Pronto per l’ultimo anno? Mi piacerebbe molto accompagnarvi a King’s Cross, credimi, ma ho un appuntamento con il letto che non posso assolutamente mancare. Mi spiace davvero!-  gli disse, facendogli capire che non gli dispiaceva per nulla e che ora che aveva finito scuola avrebbe poltrito fino all’inizio dei corsi all’Accademia Auror.

Brutto stronzo, ti diverti a prendermi per il culo, eh?

Gli scoccò un’occhiata di sufficienza e senza neanche rispondergli scese le scale, premurandosi di dimostrargli tutto il suo amore con una spallata.
-James! Preparati, oggi andiamo a trovare tua zia Petunia all’ospedale.- La voce di Ginny, proveniente dalla cucina, risuonò nuovamente, ma stavolta era indirizzata all’altro Potter.
Il ragazzo rimase fermo sulle scale, come paralizzato; fissò il fratello appena arrivato al piano terra con uno sguardo terrorizzato. Stavolta fu Albus a sogghignare apertamente.

Volevi poltrire, eh? Ben ti sta!

Diede le spalle a James e trotterellò in cucina, improvvisamente allegro.

***



La stazione di King’s Cross era affollata come sempre. Albus spingeva il carrello senza neanche più far caso alle buffe facce della gente che, girandosi, notava una gabbia con un furetto dentro. Aveva comprato Paul prima dell’inizio del suo primo anno ad Hogwarts e nonostante fosse sempre stato costretto a dover usare i gufi della scuola – James non gli aveva mai prestato il suo e Lily aveva un gatto – non aveva mai rimpianto quella scelta.
Dietro di lui sua sorella Lily e sua madre camminavano vicine, mentre suo padre spingeva il baule della più piccola di casa; uno dopo l’altro attraversarono la barriera tra i binari 9 e 10 e la locomotiva scarlatta fece la sua apparizione  in mezzo al fumo e alle persone che affollavano la banchina.
Un sorriso si aprì spontaneamente sulle sue labbra quando realizzò che stava tornando ad Hogwarts; si riscosse rapidamente da quel pensiero e, insieme ai genitori, cominciò a cercare i suoi zii, che sapeva trovarsi in giro.
Li trovarono poco dopo, intenti a caricare il baule di Hugo; Al salutò tutti e si guardò intorno, alla ricerca di Rose, che  però non c’era.
-Ehi, Hugs!- salutò sua sorella Lily, mentre caricava il suo baule e prendeva successivamente la gabbietta di Primula dal carrello.
-Ehi, Lils!- rispose quello all’indirizzo della cugina, per poi dare una pacca sulla spalla di Albus.
Prima ancora che potesse rispondere, due mani gli andarono a coprire gli occhi e il ragazzo sorrise d’istinto.
-Indovina chi è?- domandò una voce dietro di lui.
-Ciao, Rosie.- Si voltò all’indirizzo della cugina con aria felice; erano due settimane che non si vedevano e gli era mancata tantissimo.
-Uffa, potresti almeno far finta di cascarci ogni tanto!- disse quella mettendo il broncio. Albus per tutta risposta scoppiò a ridere. Gli aveva fatto quel giochino così tante volte che oramai era di routine per lui.
Rose gli fece una linguaccia prima di andare a salutare i suoi zii e sua cugina; successivamente caricò il baule e si voltò nuovamente verso di lui.
-Allora cos’hai fatto durante queste due settimane, mentre la mia assenza ti logorava l’anima nel profondo?-
Il ragazzo scosse la testa; la cugina sapeva essere melodrammatica al massimo quando voleva.
-Devo ammetterlo, sono state le due settimane più dure della mia vita. Insomma, non averti tra i piedi sempre è stata più dura di quanto pensassi. Tanto che sono dovuto uscire tutte le sere per dimenticare il dolore- rispose scherzando e ricambiando la precedente linguaccia.
Rose per tutta risposta gli diede un pugno giocoso sulla spalla e poi gli cinse la vita con le braccia.
-Mi sei mancato, Parigi non era la stessa senza di te. Ho dovuto prendere in giro i baguettinari insieme a Hugo!-
Albus emise una buffa risata, mentre ricambiava l’abbraccio.
-Mi sei mancata anche tu. Ti sei persa l’incredibile scherzo di fine estate di zio George a zio Percy, per la cronaca. Ah, e la conseguente sfuriata di zia Angie. Non l’ho mai vista così incazzata in vita mia, giuro- la informò poi con aria saccente. Sua cugina scoppiò a ridere e Albus per un momento si chiese se avrebbe visto apparire presto la persona che aspettava realmente. In fondo dove c’era Rose, dopo poco appariva anche…
-Ross!- una voce distrasse i due ragazzi.
Sua cugina smise di ridere e sciolse l’abbraccio, mentre girava la testa all’indietro verso il ragazzo che l’aveva chiamata.
-Lor!- Rose prese il via e corse tra le braccia del suo migliore amico, mentre Albus prendeva un respiro profondo. Aveva aspettato un’estate per rivederlo e non poteva neanche correre tra le sue braccia come aveva fatto la ragazza prima di lui.

Non che io, ovviamente, lo farei mai…

Si fermò ad osservare tutti i dettagli del suo viso: i capelli castani, gli occhi azzurri, il naso leggermente aquilino e la bocca carnosa; memorizzò di nuovo ogni particolare alla ricerca di qualche cosa di nuovo, ma le vacanze non sembravano aver apportato grandi cambiamenti nel suo fisico.
Con estrema calma si prese un momento per sé, chiudendo gli occhi e imponendosi di non arrossire quando si sarebbe avvicinato ai due; poi, sempre lentamente, lasciò indietro sua sorella, suo cugino e tutta la sua famiglia per dirigersi verso i due ragazzi, che ora parlavano animatamente.
-… Non ci credo!-

Non arrossire, non arrossire, non arrossire…

-Purtroppo è così! Non sono io l’altro Caposcuola, Ross, mi spiace!-

Non arrossire, non arrossire, non arrossire…

-Ma… non è giusto! Insomma, tu l’avresti meritato ancora più di me! Per le mutande di Merlino!-

Non arrossire, non arrossire, non arrossire, non arross-

-Oh, ciao Al!- Lorcan si voltò verso di lui, ignorando l’ultima frase di Rose e sorridendogli, prima di aggrottare le sopracciglia. -Tutto bene?-
Albus si riscosse in quel momento dalla contemplazione del sorriso di Lorcan, scuotendo la testa e mugugnando un vago: -Eh?-
Rose, nel frattempo, a conoscenza della secolare cotta del cugino per il suo migliore amico dal momento stesso in cui aveva scoperto di essere gay, sorrideva apertamente guardandosi in giro.
-No, è che sei tutto rosso. Stai bene?- continuò quell’altro, incalzando la sua precedente domanda.

VAFFANCULO A ME E ALLE MIE REAZIONI!

Facendo finta di niente, cercò d’inventarsi una scusa su due piedi.
-Ehm… s-sì, tutto ok! Solo che… oggi fa un caldo! Non lo sentite anche voi, ragazzi?- condì il tutto con un bel sorriso e portò una mano a sventolarsi il viso con nonchalance.
-Veramente ci sono 15 gradi- puntualizzò sua cugina.

Vaffanculo pure a te, Rosie.

Al fulminò Rose con un’occhiataccia, per poi avvertire il fischio del treno e guardare l’orologio appeso al muro. Le 10:55.
-Farò meglio ad andare a salutare i miei, Ross. Ci vediamo sul treno. Ciao, Al.- Lorcan sorrise a Rose, le depositò un bacio sulla fronte e alzò una mano in forma di saluto verso Albus, prima di sparire nella cortina di fumo che si andava addensando.
Rose sorrise intenerita alla visione abbattuta di  suo cugino; gli si avvicinò e intrecciò la sua mano con quella del ragazzo.
-Faremo meglio ad andare a salutare i nostri genitori anche noi. Ultimo anno, stiamo arrivando!- cercò di tirargli su il morale la ragazza.
Albus sbuffò qualcosa d’indecifrabile e poi si fece trascinare via dalla cugina.

Sei proprio un coglione, Albie.

La voce di suo fratello, con quell’orribile nomignolo che gli aveva affibbiato a 5 anni, era l’unica cosa che al momento risuonava nella sua testa.


***


-Stai attenta.-
-Sì, mamma.-
-E sorveglia tuo fratello.-
-Sì, mamma.-
-E studia.-
-Sì, mamma.-
-E…-
-Hermione, non credi di star esagerando un pochino?-
-Taci, Ronald!-
Rose roteò gli occhi, ma non poté far a meno di trattenere una risata al broncio infantile che aveva messo suo padre.
Ogni anno, appena prima che salisse sul treno, si ripeteva sempre la stessa storia: sua madre la riempiva di avvertimenti  e suo padre cercava di alleggerire il carico… senza successo.
Il treno fischiò di nuovo e Rose si accorse che mancava solo un minuto alla partenza; prese la gabbietta di Matisse dalle mani di sua madre e poi abbracciò entrambi i genitori.
-Andrà tutto bene. Ci vediamo a Natale.-
-Fa attenzione e rispetta le regole, adesso sei anche Caposcuola.-
Suo padre scosse la testa alle parole della moglie e appena prima che salisse sul treno le sussurrò all’orecchio: -Non darle retta, cacciati in qualche guaio.- Le fece un occhiolino e Rose sorrise divertita, prima di avventurarsi nel corridoio e dirigersi al primo vagone.
Il treno nel frattempo era partito e stava lasciando la stazione. Le case e i palazzi scorrevano sotto il suo sguardo, mentre camminava verso lo scompartimento dove generalmente si riunivano Prefetti e Capiscuola. Si fermò e prese un respiro profondo, prima di tirare la maniglia verso il basso e far scorrere la porta in legno.
Rimase sorpresa quando vide che al suo interno non c’era ancora nessuno; entrò quindi cautamente e si guardò intorno. Non era la prima volta che ci veniva, c’era già stata per le riunioni dei Prefetti d’inizio anno, ma non si era mai soffermata a notare quanto grande quel posto fosse:  un tavolo in legno stava al centro della sala, contornato da sedie, mentre accanto ad ogni finestra, due per lato, c’erano delle poltrone dall’aria piuttosto comoda.
Poggiò la gabbietta di Matisse su una delle poltrone e si sedette a sua volta, prima di notare un grande cesto di frutta all’altro lato del vagone.

Un cesto di frutta? Ok, quello sono sicura non ci fosse gli anni scorsi… o forse se l’erano già mangiato prima della riunione?

Si mise più comoda e attese che il suo compagno d’avventure si facesse vivo, sempre nella speranza che non fosse quell’idiota di…
-Ehilà, Weasley.-
Rose sgranò gli occhi, prima di spostare lo sguardo dal paesaggio fuori il finestrino, dove la campagna aveva ormai preso il sopravvento, alla porta, ora di nuovo aperta, dove un ragazzo la fissava ghignando.

Merlino, no.

Scorpius Malfoy, un metro e ottanta di puro egocentrismo e stupidità, era l’essere più odioso di tutta Hogwarts… almeno per lei. Si comportava come se tutto gli fosse dovuto, ed era estremamente vanitoso; secondo Rose, era talmente pieno di sé da credere che con i lineamenti eleganti, gli occhi azzurri e i corti capelli biondi gli bastasse sbattere le ciglia o semplicemente muoversi affinché le ragazze cadessero ai suoi piedi. Malfoy era borioso e troppo occupato a pensare a se stesso per accorgersi del mondo circostante. Rose ancora si chiedeva come Al potesse essere amico di un tipo del genere o ancora come la Sprite l’avesse potuto ritenere abbastanza intelligente e responsabile da farlo diventare un Prefetto: quel ragazzo, per lei, era un insulto all’umanità.
Decisa a sconfiggere l’infausto Destino, Rose decise di tentare il tutto per tutto.
-Malfoy, questo è il vagone Capiscuola, se non l’hai notato. Quello per gli stupidi è dall’altra parte del treno- dichiarò con aria di sufficienza, squadrandolo da capo a piedi. Il ragazzo di fronte a lei sorrise divertito e camminò all’interno della stanza con estrema lentezza, giusto per farla innervosire di più.
-Weasley, mi spiace deludere le tue aspettative, ma a quanto pare sono nel posto giusto- indicò con il dito una piccola spilla appuntata sulla divisa già indossata.

Ditemi che è uno scherzo!

Rose chiuse gli occhi, sospirando con rassegnazione, mentre Scorpius, sempre più allegro, faceva vagare lo sguardo per la stanza. Le si accostò prima di abbassarsi verso di lei, gli occhi che tuttavia ancora non la guardavano ma si posavano su ogni singolo oggetto nella sala.
-Cosa c’è, non sei contenta di… oh, frutta!- esclamò, lasciando perdere totalmente la frase precedente e correndo verso il centro del vagone. Rose rimase al proprio posto, sconcertata per il cambio repentino di discorso, e guardò Scorpius mordere una mela come se non mangiasse da secoli per tossire subito dopo sputacchiando il tutto.

Vi prego, aiutatemi…

***



Lorcan aprì la porta dello scompartimento che condivideva con Ellie ed entrò sospirando. Finalmente la riunione dei Prefetti era finita. Rose e Scorpius non avevano fatto altro che litigare e darsi contro su ogni singola cosa non venendo a capo di nulla, tanto che neanche i turni per le ronde erano stati ancora decisi.

Un anno intero da passare in questa gabbia di matti? No, grazie.

Era ovvio che andava trovata una soluzione. Ma come far collaborare due persone che non si sopportavano tra loro? Lorcan non sapeva proprio che pesci prendere in quel caso.
-Lor? Ehy, Lor, ci sei?- La mano che qualcuno gli sventolò sotto il naso lo riportò alla realtà.
-Eh? S-sì, scusa Ellie… ero pensieroso.- Scosse la testa, mentre alzava lo sguardo su due occhi castani, allegri e sorridenti.
-Riunione difficile? Allora chi è il misterioso “altro” Caposcuola? Rose mi ha bombardato di lettere negli ultimi dieci giorni- chiese la ragazza, mettendo da parte il libro che stava leggendo.
-Oh, non c’è bisogno che io te lo dica. Sappiamo entrambi che Rose arriverà qui tra poco come un furia, perché sappiamo già entrambi chi è- rispose sconsolato il ragazzo, portandosi due dita al setto nasale e chiudendo gli occhi.
-È andata veramente così male?-
Purtroppo Lorcan non fece in tempo a rispondere, perché qualcun altro in quel momento aveva aperto la porta dello scompartimento. I due ragazzi si girarono all’unisono verso la figura dai capelli rossi, che sostava immobile, gli occhi castani sgranati e la bocca leggermente aperta. Scese un silenzio più che significativo all’interno del piccolo luogo, finché Rose non mosse un passo all’interno e non rilasciò un grido esasperato, accasciandosi su uno dei sedili.
-IO. LO. ODIO.- esclamò, colma d’ira.
Lorcan ed Ellie sospirarono all’unisono.

Eccola che riparte.

-Dai, tesoro, non può essere così pessimo come lo descrivi. Alla fine non lo conosci, non gli hai mai dato una chance e...- Il monologo di perbenismo di Ellie venne interrotto dalla rabbia di Rose.
-Non lo conosco? NON LO CONOSCO?! Ma dico, stiamo scherzando?!? Certo che lo conosco: lui è il ragazzo borioso che se ne va in giro urlando al mondo “ehy, guardate qui quanto sono figo”, si atteggia in modo improponibile ed è così impegnato ad ammirarsi che non si accorgerebbe neanche dello scoppio di una Terza Guerra Magica. Insomma, persino il legno della sua bacchetta è snob!- rimbrottò Rose, incrociando le braccia sotto il seno e mettendo su il broncio.
-Veramente è solo una futile leggenda quella legata all’Olmo. Solo perché è  un legno che si sposa bene con maghi di carisma, destrezza e innata nobiltà, non significa che solo i Purosangue possano maneggiare una bacchetta del genere- intervenne Lorcan, precisando puntiglioso la stupidità di quella credenza popolare. Ellie annuì in assenso.
-Sì, sì, come ti pare… sono solo futili dettagli. Ciò non toglie che Malfoy sia un pallone gonfiato-
rispose la ragazza dai capelli rossi, affranta. -Io non so come gestirla, va bene? Non volevo diventare Caposcuola e adesso mi ritrovo a condividere la carica con l’ultima persona con cui desidererei farlo e, ancora peggio, a viverci in pratica per un intero anno. Oddio, non ne uscirò viva, me lo sento.- Rose si portò le mani alla faccia, crollando all’indietro sui sedili ed emettendo un flebile gemito.
Lorcan ed Ellie si scambiarono uno sguardo d’intesa, prima di buttarsi addosso alla ragazza facendole il solletico. Neanche due minuti dopo i tre ridevano di gusto e Rose ed Ellie avevano cominciato a parlare delle vacanze estive.
La crisi era passata… per il momento.
Lorcan alzò le spalle, ignorando il repentino cambio di argomento e unendosi alla conversazione, nonostante fosse certo del fatto che non sarebbe finita lì.

Ne vedremo delle belle quest’anno.

***



Scorpius aprì la porta dello scompartimento allegro come non mai. Certo, litigare con la Weasley era pesante, ma vederla a corto di parole o esasperata lo metteva sempre infinitamente di buonumore. Si sedette su uno dei sedili e incrociò le braccia dietro la testa, mentre Albus e Matt lo guardavano entrambi con un sopracciglio inarcato.
-Ehy, ragazzi! Bella giornata oggi, no?- chiese, volgendo lo sguardo al finestrino, dove la campagna scorreva inesorabile.
-Ma perché sei così felice?- domandò Matt continuando a non capire.
-Sapete, comincio a trovare il compito di Caposcuola estremamente interessante- buttò lì Scorpius con nonchalance, guardando verso Albus.
-Lascialo perdere Matt, ha scoperto che l’altro Caposcuola è Rose.- Al sbuffò e tornò a volgere la sua attenzione alle Cioccorane che aveva preso dal carrello.
Matt lasciò vagare lo sguardo tra i due, vagamente preoccupato. Scorpius continuava a mantenere un’aria allegra e spensierata, ma quando alzava lo sguardo verso Al nei suoi occhi compariva un senso di tradimento. Albus invece evitava proprio di creare un contatto visivo con l’altro ragazzo.
-Ok, qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo qui?- chiese infine.
Scorpius si mise seduto compostamente e fissò il suo sguardo su Albus.
-Chiariamoci, sono contentissimo che l’altro Caposcuola sia la Weasley, Merlino solo sa quanto mi divertirò a rovinarle la vita quest’anno. Però potrei sapere perché non mi hai detto che era Rose? Ho sprecato 10 giorni ad uccidermi di seghe mentali senza venirne a capo- frecciò il ragazzo all’indirizzo del moro.

No, scusate. Tutta questa tensione per via di Rose? Ma scherziamo o cosa?

-Perché io sono come la Svizzera, Scorpius. Resto e resterò sempre neutrale in questo “epico scontro” tra te e mia cugina. Vuoi romperle le pluffe? Fai pure, ma non chiedermi aiuto perché sai che non te lo darò, come non lo darei a lei. Non sarò la parte in causa della rovina di uno dei due- rispose Al, alzando finalmente lo sguardo verso il biondo.
Scorpius sorrise. Non si aspettava l’aiuto di Albus, sapeva che non l’avrebbe mai ottenuto, ma almeno aveva avuto il chiarimento che voleva.
-Ehy, quelle sono bolle bollenti?- domandò Scorpius all’indirizzo di Matt, che per tutto quel tempo era rimasto immobile e alquanto perplesso.
-S-sì, ne vuoi una?-
-Mi sembra ovvio, amico!- Scorpius prese il pacchetto dalle mani del ragazzo e si portò alla bocca la gomma.

Ragazzi, vi voglio bene… ma fatevelo dire: siete delle persone strane.

-Quindi… come avete passato le vacanze?-  buttò lì Matt, facendo da mediatore, come sempre, tra Al e Scorpius.
-È stato bello riabbracciare il mio letto e non dover convivere con l’odore dei calzini di Scorpius nella stanza– rispose Albus tranquillamente, per poi beccarsi un cazzotto sulla spalla dal ragazzo biondo.
-Ahio!-
-Stà zitta, Albina.-

Proprio come ogni anno. Cara vecchia Hogwarts, stiamo arrivando.

Il resto del viaggio lo passarono a chiacchierare tranquilli e a ridere. Albus batté due volte Matt agli scacchi magici  e Scorpius lo prese in giro come sempre, prima di essere schiacciato dalla bravura di Al a sua volta e mettere il muso.
Prima ancora di quanto pensassero, l’immagine di Hogwarts si era stagliata all’orizzonte.

***



-Primo anno, seguitemi prego!-
Lilian Potter cercò d’imporsi in tutto il suo metro e cinquantacinque nel caos del dopocena in Sala Grande, cercando invano di radunare i primini Grifondoro.
Pochi diedero segno di averla udita… o vista.

Accidenti, ma l’altezza la dovevo proprio riprendere da nonna Molly, io?

Poco più in là, Hugo rideva con i suoi amici e non sembrava avere la minima intenzione di aiutarla.

Che meraviglia essere Prefetto insieme al proprio cugino. “Ci divertiremo” aveva detto…

La Sala andava svuotandosi, ma Lily si accorse che gli altri Prefetti avevano la sua stessa difficoltà nel radunare i primini, eccitati e terrorizzati al tempo stesso.

Oh beh, almeno non sono l’unica… diamoci un taglio però, eh.

-Hugo! Hugo?! HUGO!- chiamò a gran voce il cugino, che solo al terzo richiamo, nonostante fosse lontano da lei pochi metri, si girò nel mare di gente.
-Ehy, Lils!-
-“Ehy, Lils” un corno. Vieni ad aiutarmi visto che sei un Prefetto anche tu!- sbuffò scocciata.
Hugo borbottò qualcosa d’incomprensibile, prima di salutare i suoi amici e raggiungere la cugina. Il contrasto d’altezza si fece ancora più marcato.

Tu e Rose che avete ripreso da zio Ron. Vi odio.

-Allora, che dobbiamo fare?- chiese quello sfregandosi le mani.

Oh per le consunte mutande di Merlino, perché a me?!

-Secondo te, genio del male?- replicò, indicando loro stessi e poi il resto della gente che si accalcava alla porta d’Ingresso, mentre il gruppetto di studenti del primo anno di Corvonero lasciava la sala.
-Oh, sì! Giusto!- Hugo portò due dita alla bocca e fischiò all’indirizzo del tavolo di Grifondoro, facendo girare i presenti. -Tutti i nanerottoli del primo anno qui, per favore!-

Mi sento ufficialmente offesa per il nanerottolo… però devo ammettere che almeno il suo metodo funziona.

I primini avevano infatti cominciato a radunarsi di fronte a loro e Lily notò come una delle ragazzine fosse solo poco più bassa di lei.

Però, che seratona per la mia autostima.

Quando anche l’ultimo ragazzo si fu accodato, Lily parlò nuovamente cercando di sovrastare il chiasso, ora meno potente, e soprattutto cercando di farsi notare.
-Rimanete tutti in fila. Stiamo per uscire dalla Sala Grande e dirigerci verso la Sala Comune di Grifondoro. Io sono Lily Potter – a seguito del nome ci furono alcuni brusii – e lui è Hugo Weasley – altri brusii – e siamo due dei sei Prefetti della casata Grifondoro. Fate attenzione alla strada che faremo e alle cose che vi diremo lungo il tragitto, perché sarà fondamentale per ritrovare la via per i Dormitori. Bene, penso di aver detto tutto. Se non avete domande, disponetevi in file di due, per favore.-
Nessuno sembrò avere questioni urgenti da sottoporre ai due ragazzi; così, come il resto degli altri gruppi avevano ormai fatto, anche loro si accodarono agli altri per uscire dalla Sala Grande.
Una mano saettò in aria, mentre aspettavano il loro turno per passare, e Hugo accorgendosene sbuffò.
-Sì, coso?-
Il bambino sembrò abbastanza stizzito per essere stato chiamato in quel modo, a giudicare dall’aria che assunse.
-Non mi chiamo “coso”, ma Benjamin Davies – e qui marcò bene il nome e il cognome – e pretendo…-
-Sì, come ti pare. Vuoi fare una domanda o no?- Hugo non si premurò neanche di farlo finire di parlare, e il ragazzino, notando che tutti si erano voltati a guardarlo, assunse un’intensa sfumatura cremisi.
-S-sì… perché quei due litigano, laggiù?-
Gli sguardi di tutti i primini più quelli di Lily e Hugo si puntarono su una coppia, una ragazza e un ragazzo, che discutevano animatamente poco più in là. La ragazza sembrava essere sul punto di affatturare il ragazzo.

Oddio no, ci risiamo…

Lily si stampò una mano in faccia, mentre Rose e Scorpius battibeccavano su chi dovesse fare l’ultimo turno di ronda e Hugo cercava di trovare le parole giuste per descrivere la deficienza della sorella e di Malfoy.
-Ehm, vedi – cominciò – non fare caso a loro due, ti abituerai. Ma se li incontri per qualche corridoio nasconditi o potresti finire in Infermeria prima di avere il tempo di dire anche solo “Aiuto”… per il resto sono due cretini, nonché i due nuovi Capiscuola.-
Soddisfatto della sua spiegazione, Hugo si voltò di nuovo verso la folla di gente, ora molto diminuita, pensando di aver risposto più che esaustivamente alla domanda del piccoletto. Non si era però accorto che ora tutti i primini fissavano inquietati Rose e Scorpius, che discutevano in modo sempre più acceso, spaventati dal fatto che potessero finire veramente in Infermeria tutti quanti. Quando i due ragazzi passarono loro accanto e Scorpius sfiorò con il mantello una delle ragazzine in fila, questa gettò un urletto e si aggrappò a Benjamin, ora di nuovo paonazzo. Scorpius e Rose si fermarono per un momento per fissare la bambina stupiti, poi semplicemente ripresero la loro marcia verso l’esterno, ricominciando a litigare da dove si erano interrotti.
Tutta la schiera di Grifondoro rilasciò un sospiro di sollievo e Lily sentì distintamente una bambina con le treccioline borbottare un -...però il Prefetto è carino! Lei invece mi sembra antipatica, e poi dai, è bassissima!-
Oh gioia divina, quanto amo questo incarico.
Più immusonita che mai la ragazza varcò la porta insieme al cugino e condusse i primini alla Torre, non prima di aver ripreso per due volte, e apparentemente senza motivo diceva lei, la bambina bionda.

Benvenuta ad Hogwarts, stronzetta.

***



-Io ho il Quidditch, Weasley! Non posso fare l’ultimo turno di ronda, mi distruggerebbe! -
-Povero Scorpy! Boo-hoo poi come faresti? Non potresti più godere di tutte quelle ore per il tuo sonno di bellezza.- Rose portò molto melodrammaticamente una mano al cuore, fissando il ragazzo oltraggiata, e Scorpius sbuffò.
Era da circa mezz’ora che litigavano su chi avrebbe dovuto fare l’ultimo turno di ronda di tutta la settimana, compito che spettava esclusivamente ai Capiscuola. Suddetta ronda si svolgeva tra l’una e le due di notte, e nessuno dei due ragazzi aveva l’intenzione di abbandonare il proprio letto per pattugliare i corridoi, alla ricerca di qualche trasgressore del coprifuoco.
-Molto spiritosa, davvero- disse Scorpius, salendo gli ultimi gradini e lasciando indietro Rose.
-Puoi sempre lasciarlo il Quidditch!- buttò lì la ragazza, raggiungendolo e riaffiancandolo; non fece caso però al fatto che il ragazzo si era ora fermato e la fissava scioccato due metri dietro di lei. Rose si voltò.
-Che c’è?- domandò, inarcando un sopracciglio.
-Non l’hai veramente detto. Non mi hai veramente chiesto di lasciare il Quidditch. Weasley, sei impazzita o cosa?- L’aria offesa di Scorpius fece capire a Rose che forse aveva esagerato.
-Va bene, va bene, niente Quidditch. Ma io quel turno non lo faccio!-
-Ma perché? In fondo tu non fai parte di nessuna squadra.-
I due ragazzi, ora fermi nel corridoio, si fronteggiavano entrambi a braccia conserte. Nessuno dei due, probabilmente, avrebbe abbandonato le proprie posizioni.
-Perché io faccio già il turno prima, Malfoy! Mi sembra ovvio che quello dopo tocchi a te.- Rose allargò le braccia, come a voler evidenziare la logicità del suo discorso.
Scorpius, a quel punto, si portò due dita alle tempie.
-Senti – iniziò – come devo chiedertelo? In runico?-
-Forse.- Rose alzò le spalle, incrociando nuovamente le braccia sotto al seno, ma quando si rese conto che Scorpius stava veramente provando a chiederle di fare quel turno di ronda in runico, ogni proposito di rimanere seria svanì.
-Malfoy, non lo farò quel turno di ronda, inutile che sforzi tanto il tuo cervellino – gli comunicò, scossa dalle risa.
-Buonasera, ragazzi.-
Una voce interruppe le risate di Rose e riportò entrambi alla realtà. Si girarono entrambi in direzione di Pomona Sprite e assunsero l’aria più mortificata che avessero mai avuto.
La Preside lì guardò dall’alto in basso, con un ampio sorriso e una calma serafica. Rimasero in quel silenzio, imbarazzante per Rose e Scorpius, per circa due minuti, poi finalmente la donna parlò di nuovo.
-Non arrivavate nel mio studio e mi sono preoccupata. Qualche problema?-
Rose divenne paonazza e Scorpius fece come per rispondere, ma poi optò per rimanere con la bocca aperta a disegnare una o. Teoricamente, prima di fermarsi per il corridoio a discutere, i due erano diretti all’ufficio della Preside, la quale doveva poi condurli ai loro Dormitori.
Quando Pomona capì che una risposta non sarebbe arrivata, sospirò.
-Bene, seguitemi- disse loro, prendendo a camminare e a salire le scale. I due ragazzi si affrettarono dietro di lei.
- Immagino avrete già stabilito i turni per le ronde di questo mese, no?- chiese ancora la donna, arrivando sul corridoio del settimo piano. Rose e Scorpius si guardarono, ora più imbarazzati che mai.
-Ehm, veramente noi…- cominciò la ragazza, senza sapere bene cosa dire.
-Glieli porteremo domani! Promesso!- la interruppe Scorpius, pensando bene di allegare alla sua promessa un bel sorriso sornione e veramente poco adulante.
Rose guardò Scorpius, poi rivolse lo sguardo alla donna davanti a loro che, senza nemmeno voltarsi, si era limitata a sospirare. Capendo che magari sarebbe stato meglio non umiliarsi oltre, i due ragazzi seguirono Pomona a testa bassa e in silenzio, fino ad arrivare ad un grande quadro, rappresentante un cavaliere sul suo destriero.
-Buonasera, Sir Johnson- esordì la Preside con tono accondiscendente e cordiale.
Rose guardò attentamente il cavaliere: era scuro di pelle e molto robusto fisicamente. Il suo portamento fiero e sicuro di sé le ricordava quello di sua zia Angelina, e il fatto che i due condividessero lo stesso cognome le fece pensare ad un antenato. Chissà se era veramente così…
-Buonasera a lei, signora Preside.-  Il cavaliere scese da cavallo e fece un rigoroso inchino alla donna.
Pomona rise e i due ragazzi accennarono entrambi un buffo sorriso, prima che la figura di Sir Johnson incontrasse le loro persone.
-Mmh, devono essere loro, suppongo- domandò retoricamente all’indirizzo di Rose e Scorpius.
-Esatto! Rosalie Maeve Weasley e Scorpius Hyperion Malfoy, i due nuovi Capiscuola- presentò Pomona.
Scorpius si chiese perché avesse dovuto presentarli con il loro nome per intero.

Hyperion… HYPERION! Ma che avevano bevuto i miei?

Rose, al contrario, arrossì leggermente; non era abituata a sentir chiamare il suo nome per intero. E dire che Maeve le piaceva anche molto!
Entrambi i ragazzi fecero un leggero cenno al quadro, mentre il cavaliere li squadrava da capo a piedi.
-Non mi piacciono- decretò infine con aria altezzosa.
A Rose cadde la mascella; e dire che lei ne aveva anche elogiato il portamento fiero.

Andiamo bene…

Pomona diede un leggero risolino.
-Mi spiace per lei, Sir Johnson, ma dovrà conviverci per tutto l’anno.- Il cavaliere sbuffò leggermente per poi rimontare in sella. La Preside fece un cenno di assenso e pronunciò a bassa voce, ma comunque chiaramente: - “Collaborazione”-
Sir Johnson partì immediatamente al galoppo e il quadro, staccandosi dalla parete, lasciò il posto ad un passaggio sotto un arco in pietra.
La donna si voltò verso i due ragazzi.
-Questo sarà il vostro alloggio per l’intero anno. Siate rispettosi di ciò che avete, quello del Caposcuola è un ruolo di grande importanza e prestigio.-
Sia Rose che Scorpius annuirono, poi restarono a fissare Pomona, in attesa. La Preside sospirò e chiuse gli occhi per un attimo, riportando successivamente le iridi castane, incorniciate dalla folta chioma riccia e grigia, sui due.
-So che non dev’essere facile per voi due. So dei vostri rapporti, e nonostante questo ho deciso comunque di affidarvi questo compito, alle volte lo ammetto, ingrato. Siete due studenti entrambi brillanti e con ottime medie scolastiche, eravate già Prefetti negli anni scorsi e avete svolto con dovere il vostro lavoro. Vi chiedo di andare al di là dei vostri cognomi e dei vostri litigi e di cercare di collaborare in nome del compito che avete e della spilla che indossate. Io vi ho dato fiducia, quando tutto il corpo docenti pensava avreste distrutto la scuola. Non fatemi pentire di questa scelta.- Detto questo la donna, dopo uno sbrigativo “buonanotte”, voltò le spalle a Rose e Scorpius e sparì nel buio del corridoio, lasciando i due ragazzi impalati e a bocca aperta a fissare il nulla.
Fu Rose la prima dei due a ridestarsi dai suoi pensieri e ad esprimerli verbalmente.
-Qualcosa mi dice che “Collaborazione” non è una parola d’ordine scelta a caso- sussurrò, forse più a se stessa che a Scorpius.
Il ragazzo la guardò come se fosse stupida.
-Hai ragione, sai? Sei proprio un genio, mi chiedo perché non ci sia arrivato io- la provocò con un sorrisino beffardo.
Ci fu un lampo di luce, che illuminò per un momento la chiara superficie dei muri, e poi, mentre una Rose sorridente entrava nella sua nuova Sala Comune, si poté chiaramente distinguere la risata di un quadro.
Sir Johnson guardava uno Scorpius schiantato con fare irrisorio e volgendo poi lo sguardo al passaggio di pietra sbuffò un: -La ragazza però non è malaccio.-

***



Wow!

Rose non seppe cos’altro dire o pensare quando mise piede nella Sala Comune.
Un accogliente camino in pietra, già acceso, prendeva posto sul muro alla sua destra, mentre due comode poltrone e un imponente divano sostavano davanti ad esso.
Un’enorme biblioteca, piena zeppa di libri, e due tavoli in mogano scuro erano a ridosso di due grandi finestre che salivano fino al soffitto e che mostravano una perfetta visuale della Foresta Proibita e del Lago Nero. Altri due divani e un tavolino erano poi alla fine della stanza, proprio vicino ad una delle finestre, di modo da usufruire tranquillamente della magnifica vista.
Rose sospirò; non si sarebbe mai immaginata una stanza magnifica come quella.
Altri mobili erano poi sparsi qua e là per la Sala Comune, ed una scala, posta sulla sinistra e proprio di fronte all’entrata, portava ad un semi balconcino e a due porte una di fronte all’altra.

Devono essere le camere.

Ignorando uno Scorpius ancora semi svenuto fuori dalla Sala Comune, Rose si avviò tranquillamente su per la scala e per il corridoio in pietra. Una volta arrivata sul semi balconcino, come un soppalco della stanza, si fermò un attimo.

E ora? Quale sarà la mia porta?

Rose si voltò in entrambe le direzioni e, dopo un momento di incertezza, decise di aprire prima una e poi l’altra porta, se la prima non fosse stata la sua stanza; quello che però si trovò davanti, non appena girò il pomello della prima, la spiazzò completamente.

Bianco… ma che cavolo?

Era di fronte ad una stanza completamente bianca e vuota. Non c’era nulla, né un singolo mobile né un singolo colore o stemma che potessero far solo intendere chi ne fosse il proprietario. Rose non sapeva cosa fare: una parte di sé le diceva di entrare, l’altra di sincerarsi che non fosse completamente ammattita ed andare a controllare anche dietro la seconda porta. Alla fine, però, decise di fare un passo nella stanza.
-Per Merlino!- non si trattenne dal dire la ragazza, quando al posto del bianco e proprio da sotto al suo piede due righe, una bronzo e una blu, cominciarono a vagare per tutta la camera, avvolgendola con i colori della sua casata. Pian piano la sua stanza stava prendendo forma, plasmata proprio su di lei: un bellissimo letto a baldacchino con delle tende blu e bronzo si addossò ad una delle pareti, e accanto a questo, da tutti e due i lati, si crearono due buchi che si incastrarono con due bellissime finestre dai vetri leggermente smerigliati. Le pareti ora erano dei colori della sua casata e lo stemma di Corvonero era apposto sopra un camino in pietra dalla parte opposta della porta e proprio di fronte a lei. Un’altra porta, che Rose suppose fosse il bagno, si autocreò sulla parete alla sua sinistra; inoltre presero posto nella stanza anche due comodini, un imponente armadio in quercia, una cassettiera, un’altra piccola libreria – anche questa già piena di libri – e una scrivania. Comparvero anche, a seguito di un leggero “ pop”, i suoi bagagli; il miagolio di Matisse – ancora chiuso nella sua gabbietta – la riportò alla realtà e la strappò dall’iniziale stupore. Di tutte le magie a cui aveva assistito in quei sette anni, quella era di gran lunga una delle migliori.
Con un sorriso a trentadue denti la ragazza si diresse verso la gabbietta del suo micio e tirò fuori quella palla di pelo rossa che era il suo famiglio; Matisse miagolò, finalmente contento di essere tra le braccia della padrona. Subito dopo il gatto saltò giù dalle braccia di Rose e cominciò a vagare nella stanza, esplorandone ogni suo punto e angolo recondito. Mentre Rose osservava Matisse grattare sulla superficie della porta del bagno, per capire se potesse entrare o meno, sentì un sospiro di stupore provenire dalla Sala Comune; probabilmente Scorpius si era ripreso ed era entrato nel Dormitorio.
Matisse si avvicinò alla porta che dava sull’esterno della stanza e, quasi a chiederne il permesso, si fermò, miagolando e voltandosi leggermente verso Rose; la ragazza annuì ancora sorridente e il gatto trotterellò via felice, all’avventura.
Rose non aveva nessun problema con il fatto che Matisse scendesse da solo nella Sala Comune; lo lasciava tranquillamente libero nella Torre di Corvonero e il gatto non aveva mai creato problemi a nessuno. Lasciato perciò il persiano alla sua esplorazione e ancora sorridente e felice per la sua camera, cominciò a disfare il baule; stanca della divisa si mise comoda con un pigiama – una tutina decorata con il disegno di una ragazza che mangiava una frittella e la scritta “ Mangiare è figo” – e partì anche lei alla scoperta della sua stanza, finché un urlo molto poco virile, proveniente dalla Sala Comune, non la distolse dalla sua occupazione.
Credendo fosse successo qualcosa di grave, dal tono allarmato della voce, scese gli scalini di corsa e si fermò proprio al centro della stanza. Di fronte al divano vicino al camino sostava Scorpius, indicante qualcosa d’indefinito e con una faccia stranita. Rose alzò un sopracciglio, perplessa.
-Cos’è successo?- domandò.
-Che… che cos’è quella cosa?- sputò fuori il ragazzo, ignorando bellamente la precedente domanda e ponendone invece una lui stesso.
-Quello cosa?- Rose, dal punto in cui si trovava, non aveva la visuale di Scorpius, e quindi non poteva vedere cosa ci fosse di tanto orribile sul divano.
-QUELLA COSA!- indicò ancora il ragazzo animatamente.
Rose si spostò e, curiosa di scoprire di cosa avesse paura Scorpius, si portò accanto a lui; tutto ciò che poté notare fu un qualcosa di rosso arrotolato su se stesso, su uno dei cuscini del divano.
-Matisse!- esclamò incredula, scoccando un’occhiata arcigna al biondo per aver chiamato il suo gatto “quella cosa”.
Scorpius si voltò a guardarla, incredulo, e spostò più volte lo sguardo dal divano a Rose.
-Mi stai dicendo che questa roba è tua?- domandò retoricamente.
-È un gatto, Malfoy. Un gatto! Ripeti con me: G-A-T-T-O.- La ragazza fece lo spelling della parola, come se ripeterla lentamente potesse facilitarne la sua comprensione al biondo.
Scorpius sbuffò.
-So benissimo cos’è, tante grazie! – ribatté piccato – Be’, fattelo dire Weasley, senza offesa ma è proprio brutto!- terminò con un sorriso maligno.
Rose lo fissò scioccata.
-Matisse non è brutto! – ci tenne a precisare – è un bellissimo persiano e tu sei un pezzo d’ignorante!-
-Ha anche un nome, quindi? Matisse? Ma che nome è?- Scorpius scoppiò a ridere, mentre Rose sempre più irata prendeva in braccio il gatto e rivolgeva al ragazzo un’occhiata tutt’altro che gentile.
-Matisse è il nome di un famosissimo pittore francese babbano, brutta capra! Lo sapresti anche tu, se invece di fare i disegnini sul quaderno fossi più attento a Babbanologia- sbottò.
Scorpius restò per un momento interdetto e Rose pensò di averla avuta vinta.
-Ma che razza di nomi danno i Babbani ai loro figli? Insomma, questo è veramente peggio di Hyperion!- disse dopo due minuti, buttandosi sul divano e tenendosi la pancia dalle risate.
Rose non ce la fece più; gettò un grido irato e, dopo aver avuto l’accortezza di tirargli un calcio, si diresse con il felino tra le braccia verso la sua stanza.
Scorpius la osservò andare via.
-Ehy, Weasley, lo sai che hai un bel culo?- urlò alla rossa intenta a salire la scale, giusto per infastidirla un po’ di più.
Tutto ciò che ricevette in risposta fu un chiaro invito a dirigersi a fanculo.
Scorpius incrociò le mani dietro la nuca e fissò lo sguardo sul fuoco scoppiettante.

Sarà un lungo anno…




 



Et voilà! 
 

Anche il primo capitolo è andato!
Cliccare il tasto " Aggiungi capitolo" è stata una cosa stranissima ed eccitante al tempo stesso, lo ammetto.
Un grazie enorme va come sempre alla bellissima, purissima, levissima beta :  
MeliChoco36

Ringrazio come sempre in anticipo tutti quelli che leggeranno e un ringraziamento speciale va a quelle persone che mi hanno messa tra le seguite, le preferite e che hanno recensito. Grazie mille! *^* Come già detto in precedenza il prossimo aggiornamento dovrebbe essere per il 4 giugno e spero con tutto il cuore di riuscire nell'intento. Nel frattempo vi lascio con un piccolo spoiler, il nome del prossimo capitolo: " The project".

Alla prossima,

Olly

  
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