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Autore: Rory e Dedy    10/12/2007    9 recensioni
Cullato da queste considerazioni e accompagnato da un repentino cambio di posizione finalizzato alla ricerca di una posizione abbastanza comoda, il ragazzo s’addormentò quasi senza accorgersene.
Il nostro primo lavoro assieme...firmato Dena e DarkSelene. ^^
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Iori Hida/Cody
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Un viaggio per conoscersi

Un viaggio per conoscersi

 

Salveee!! Siamo DarkSelene89Noemi e DenaDena, rispettivamente diventate Rory e Dedy! Si tratta della prima collaborazione per una storia, quindi non garantiamo alcunché su quanto ne uscirà! Abbiamo scelto Iori come protagonista perché a nostro parere esistono troppi scrittori che lo ignorano, e questo non ci sembra corretto! Pertanto, ecco che arriviamo noi a rendere giustizia a questo personaggio! XD

Ora, poiché abbiamo parlato fin troppo, vi lasciamo alla lettura, sperando che quanto abbiamo progettato e scritto vi piaccia!

Appuntamento al secondo capitolo... buona lettura!

Rory e Dedy

 

***

 

Capitolo primo: Nantes

 

Iori Hida non avrebbe mai creduto di ritrovarsi lì, nella sua posizione, solo per assecondare il proprio superiore. Quel dannato del suo principale, era solito pensare il giovane ventitreenne riferendosi all’uomo. Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi lì, su quel volo Pechino-Nantes, per quell’assurdo lavoro!

E invece, a conti fatti, non si trovava in una felice posizione. Era stato incaricato di intervistare persone a lui semi-sconosciute, alti esponenti di varie professioni, solo per un quasi folle progetto del suo direttore. Di cui tra l’altro a lui non interessava nulla.

E per di più era dovuto partire il giorno dopo il suo compleanno... e si era dovuto preparare tutto velocemente quella stessa mattina! Questo era ciò che maggiormente lo aveva irritato.

Perlomeno, era stipendiato profumatamente dal suo capo.

Cullato da queste considerazioni e accompagnato da un repentino cambio di posizione finalizzato alla ricerca di una posizione abbastanza comoda, il ragazzo s’addormentò quasi senza accorgersene.

Interruppe il proprio sonno solo quando il rumore provocato dall’aero in fase d’atterraggio lo destò. Il sogno che aveva interrotto aveva come protagonista il responsabile del suo giornale nel momento in cui gli aveva affidato quello che lui ancora reputava un “noioso incarico”.

Ma tra tanta gente proprio lui doveva viaggiare?, si chiedeva continuamente il giovane Hida, non troppo entusiasta di adoperare la sua conoscenza in Paesi esteri per intervistare persone mai sentite nominare.

In parole povere, se ne avesse avuta la possibilità, Iori Hida sarebbe volentieri rientrato a Pechino in quel medesimo istante in cui quel pensiero si faceva, per l’ennesima volta, largo nella sua mente.

Eppure, la realtà era che in quel momento le suole delle sue scarpe stavano calpestando il suo dell’aeroporto di Nantes. Pertanto, volente o nolente, arrivato a quel punto doveva per forza adempire al proprio dovere.

E per fare ciò doveva sbrigarsi ad intervistare quel tale cestista Takeru Takaishi, di cui tra l’altro non aveva mai sentito parlare, in modo tale da poter lasciare il prima possibile la Francia, e accelerare in quel mondo i tempi di svolgimento del suo incarico.

Ora occorreva recarsi in albergo e mettersi in contatto con la squadra della star, che era già stava avvertita anzitempo dell’arrivo del giovane giornalista.

Era il 22 ottobre, e arrivare di sera era stata un’ottima idea, così ci avrebbe perso un giorno in meno, in quella nazione che non aveva mai particolarmente amato.

 

***

 

Quando Takeru Takaishi aprì gli occhi, si maledì silenziosamente per non aver chiuso la persiana del balcone nella sua camera la sera precedente.

Entrava troppo sole, infatti, e la luce non gli aveva mai permesso di dormire bene.

Per questa ragione, quindi, non gli rimaneva altro da fare che abbandonare definitivamente il caldo del suo letto.

Si diresse quindi verso la causa del suo risveglio, spalancando quel balcone che fino a un attimo prima aveva odiato, ma che ora gli permetteva di ammirare il parco della sua villa che si ergeva maestoso anche in quel sorgere del 23 ottobre.

Viveva da solo da quando suo fratello aveva deciso di andare a studiare in Italia. Nonostante il suo cognome giapponese, il giovane dagli occhi chiari aveva anche parenti francesi, che gli avevano permesso di crescere a Nantes. Una fortuna, considerato che grazie a quest’opportunità adesso parlava perfettamente tre lingue:il francese, l’inglese, e ovviamente il giapponese, la sua lingua madre.

Era lo scrutare l’orizzonte a portargli alla mente suo fratello. Figura importantissima nella vita del giovane cestista, purtroppo non faceva più parte della sua quotidianità. Da quando viveva in Italia, infatti, Yamato si era sentito pochissime volte, sebbene non mancassero le e-mail e le lunghe chiacchierate che numerosi programmi di messaggistica istantanea rendevano possibili.

Tuttavia, non era la stessa cosa dell’averlo al suo fianco, e questo Takeru lo sapeva bene.

Non potendo cambiare la situazione, però, era anche inutile continuare a pensarci rendendola ancor più difficile di quanto fosse, pertanto il ragazzo rientrò in camera, chiudendo quella porta di quel balcone che affacciava su troppi suoi ricordi.

 

***

 

Domenica 23 ottobre 2016, pomeriggio.

Iori Hida aveva sbrigato tutte le faccende burocratiche che il suo lavoro imponeva. Il giorno dopo durante un allenamento avrebbe avuto modo di intervistare quel tale Takeru in tempo per prendere l’aereo delle 15 che lo avrebbe portato a Berlino dove avrebbe dovuto intervistare un famosissimo programmatore. Tanto importante che la sua nomea era giunta persino in Cina.

Ora si stava recando a pranzo presso un grazioso ristorante che aveva adocchiato la sera precedente mentre raggiungeva il suo albergo. Solo sperava fortemente che fosse aperto anche a pranzo.

Il ventitreenne si ritenne molto fortunato quando riuscì a sedersi al tavolo di quel ristorante, ma ancora non sapeva che con lui, quel giorno, il destino ancora non aveva chiuso la sua partita.

Poco dopo, infatti, in quel locale entrò un biondo dagli occhi azzurri che Iori conosceva. O meglio, di cui aveva sentito parlare, poiché era a lui che avrebbe dovuto fare un’intervista il giorno successivo.

E, guarda caso, l’unico posto disponibile in tutto il locale era al suo tavolo.

In poche parole, per uno strano scherzo del destino, Iori Hida, in quella domenica 23 ottobre, si trovò a pranzare allo stesso tavolo di Takeru Takaishi, per lui non una star mondiale ma semplicemente un perfetto sconosciuto.

 

***

 

“Takeru Takaishi... giusto?”

Il biondo alzò gli occhi dal proprio menù, stupito dalla titubanza con la quale le era stata posta quella domanda. Possibile che nel mondo esistesse ancora qualcuno con dei dubbi sulla sua identità o che faticava a riconoscerlo? Impossibile... il mondo stava proprio andando a rotoli.

“Sì? In cosa posso esserle utile?” chiese gentilmente allo sconosciuto con il quale condivideva il tavolo.

“Sono Hida Iori.” ripose semplicemente il suo interlocutore.

A Takeru quel nome sembrava familiare... sicuramente l’aveva già sentito, ma dove? Poi, ricordò tutto: era il giornalista che il giorno dopo l’avrebbe dovuto intervistare.

In realtà, Takeru non era stato mai troppo entusiasta di questa cosa, e ritrovarselo davanti prima del tempo non lo garbava affatto.

Aveva dipinto il giovane come uno dei tantissimi noiosi giornalisti che voleva intervistarlo quotidianamente, senza neppure conoscerlo.

L’età ancora non gli aveva insegnato che non si giudica senza sapere.

“L’intervista è domani.”

Furono queste quattro parole il frutto dei ragionamenti di Takeru.

 

***

 

“Tuo fratello gioca a basket, vero Yamato?”

Un ragazzo ventottenne, appena interpellato, si voltò verso colui che aveva formulato quella domanda.

“Sì... come mai me lo chiedi Alessandra? E poi te l’avrò detto miliardi di volte!”

La ragazza, di qualche anno più piccola del giovane Ishida, si lasciò sfuggire un sorriso.

“Sì, questo lo so. Semplicemente non deve essere semplice sentirlo spesso... vero?”

Yamato evitò di risponderle. Sapeva bene che quello della sua ragazza era un modo di attirare la sua attenzione, e tra l’altro pure odiato dal giovane cantante.

Nessuno sarebbe riuscito a gettare fango sul rapporto con suo fratello...

 

***

 

Magari non era stato eccessivamente carino, di questo era consapevole. Eppure era stufissimo di tutti quegli stolti giornalisti con cui aveva quotidianamente a che fare.

Sebbene l’espressione del ragazzo che aveva di fronte non fosse delle più gaie, Takeru iniziò a pranzare, considerato che il cameriere aveva appena servito loro quanto avevano ordinato.

“A quanto vedo neanche tu sei molto entusiasta di questo evento.”

Qualche volta basta una semplice frase posta in un determinato modo, a scatenare un’infinita curiosità anche nel più taciturno interlocutore.

“No, non mi allieta affatto. Anzi, trovo il tuo lavoro di una noia mortale e un inopportunità stratosferica.”

Tuttavia Takeru Takaishi non era quanto si potesse definire una persona cordiale.

“Anche io trovo i fondi spesi per le associazioni sportive una risorsa gettata al vento per motivi totalmente irrisori.”

E una persona non cordiale va ripagata con la stessa moneta. Iori era piccolo quando aveva appreso questo concetto.

“Almeno noi non modifichiamo la verità dando in pasto all’opinione pubblica notizie talvolta, anzi oserei insinuare spesso, prive di fondamento.

Forse il giovane Takeru non era cordiale, ma non era uno di quegli energumeni senza cervello di cui era ricco il suo settore lavorativo. Un minimo d’accortezza l’utilizzava anche lui. Abbastanza per aver capito il ruolo della stampa nel mondo.

Ma voi avete bisogno di noi, per raggiungere la vostra gloria. Per farvi conoscere dai vostri fan.”

E Iori era riuscito a incastrarlo. O almeno a intrigarlo.

“E voi avete bisogno di noi, per poter sfornare ogni giorno una notizia nuova da dare in pasto al vostro pubblico.

Anche Takeru, con un paragone molto inerente al luogo in cui si trovavano, era riuscito a controbattere.

Sì... quei due erano proprio nati per conoscersi.

 

***

 

“Andiamo Yamato... dimenticalo! Siete in due Stati completamente differenti per una moltitudine di cose! E poi lui di musica non capisce nulla, preso com’è da quell’insulso sport!”

Alessandra Cinibisco, ventisei anni, era ciò che comunemente veniva definito una ‘vipera’. Per lo meno Yamato era di questo parere, ed era la sua ragazza! Figuriamoci per un estraneo...

A volte Yamato aveva la tentazione, fortissima, di lasciarla... ma non poteva. Non avrebbe retto le conseguenze...

 

***

 

“Sembra che abbiamo trovato un accordo o mi sbaglio?”

Era stato Takeru Takaishi a formulare quella domanda, che riassumeva quanto si erano detti silenziosamente. La professione di entrambi, infatti, aveva bisogno di quella dell’altro.

Dunque, erano stati messi da parte inutili screzi precedenti o pregiudizi di una vita, con l’intenzione di unire le proprie forze verso la realizzazione di un obiettivo comune.

Quella maledetta intervista.

“È per istituzione che non mi lascerò intervistare.

Ecco che quando tutto sembra essersi risolto, l’eccessivo orgoglio di una star distrugge prontamente le cose e rimescola le carte in tavola.

Iori rimase allibito... ora come avrebbe fatto senza intervista? Con che coraggio avrebbe preso l’aereo per Berlino senza le dichiarazioni che doveva rilasciargli Takeru?

Mentre pensava ciò, non si accorse che qualcosa di fronte a lui stava cambiando.

Non appena si riscosse dalle sue riflessioni, si rese conto che Takeru Takaishi aveva lasciato il locale... senza aver saldato il proprio conto. Che strano elemento, quel biondino...! Una cosa era certa: semmai lo avesse rincontrato sulla propria strada, gli avrebbe fatto rimpiangere talmente quella giornata che per tutta la vita avrebbe ricordato cosa avesse fatto domenica 23 ottobre 2016, all’ora di pranzo.

Ma in quel momento l’unica soluzione per Iori fu quella di saldare il conto dicendo al cameriere che sapeva di dover offrire anche alla stella del basket. Mentre attendeva di venire a conoscenza dell’importo che avrebbe speso, il giornalista notò un foglio lasciato sul tavolo sicuramente da Takeru. Lo prese, deciso a portarlo con sé.

Non avendo amicizie o semplici conoscenze in quella città, il giovane Hida ritenne opportuno tornarsene in albergo.

 

***

 

L’aereo era appena decollato, e Iori Hida fu immensamente felice della cosa. Stringeva tra le mani la cartellina nella quale per il momento conservava il foglio lasciatogli da Takeru. Il ragazzo vi aveva scritto una breve sintesi del suo lavoro. Altezzoso, ma corretto. Fu così che in sintesi lo aveva definito Iori. E sarebbe anche diventato volentieri suo amico, se non avesse lasciato il ristorante senza pagare il conto.

Ora però non era più tempo di rimuginare su quanto era accaduto a Nantes: Berlino era vicina! E Iori sperava di cuore che gli riservasse un’accoglienza migliore rispetto a quella che la città francese gli aveva propinato.

  
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