La mia vita è cambiata radicalmente
quasi cinque anni
dopo.
Ricordo benissimo quanto mi sentissi solo quando non
conoscevo ancora mia moglie e mi consideravo l'unico erede dei Masen.
È
incredibile ora avere una famiglia numerosa: dei genitori amorevoli e
dei
fratelli, così come una moglie e un figlio. Facciamo due.
Bella era incinta, cinque anni fa. Il suo ritardo non
era dipeso dallo stress ma perché era incinta. Non poteva
esserci notizia
migliore di questa.
Mio figlio Garrett è nato sette mesi dopo quella
scoperta, nascendo prematuro. Ero un po' spaventato dalla cosa ma non
c'era
nulla di cui preoccuparsi. Il bambino era la copia sputata di sua
madre: sempre
affamato e sempre a parlare. Che emettesse quegli adorabili grugniti
tipici dei
bambini o mi facesse dei veri e propri discorsi che comunque capiva
soltanto lui,
parlava sempre. E io gli sorridevo come uno scemo.
Bella era partita per la tangenziale.
Se non fosse stato mio figlio, con molta probabilità
sarei stato geloso di quel bambino dalle adorabili fossette, gli occhi
marroni
e i capelli bronzei come i miei. Era l'unica cosa che ha preso da me.
Ma io ero
così orgoglioso quando dicevano, testuali parole:
"è la tua copia sputata,
Bella". Lei arrossiva, io sorridevo mostrando tutti i miei denti, quasi.
La cosa negativa, l'unica, era che quel bambino è
stato viziato. Sempre in braccio a qualcuno, sempre pieno di regali da
parte di
chiunque, sempre al centro dell'attenzione.
Una parte di me si odiava, l'altra non riusciva a
resistere al pianto disperato di mio figlio. E Bella ha sempre detto
d'altronde
che i suoi figli sarebbero stati viziati. Nemmeno lei riusciva a
rifiutargli
qualcosa.
Sapevamo che era una brutta cosa ma fino a quando
sarebbe stato piccolo, non c'erano problemi. Adesso che ha cinque anni,
le cose
iniziano a cambiare. Anche se il pianto di un'ora di Garrett mi strazia
l'anima. Alla fine è per il suo bene.
L'unica cosa su cui non ho mai cambiato idea è il
farlo dormire nel nostro letto. Poteva certamente dormire nella nostra
camera
da letto ma nel suo lettino. Qualche volta ho ceduto solo per Bella,
perché lei
lo voleva vicino. Ho già detto che lei ha sempre saputo che
i suoi figli
sarebbero stati viziati?
La verità è che non potevo certamente lamentarmi,
e
neanche volevo.
Le cose con i miei veri genitori e i miei fratelli
andavano sempre meglio. Era stato difficile riuscire a vedere altre
figure come
mamma e papà quando avevi pianto e soffrivi ancora dentro
per la morte di
coloro che hai sempre considerato tali, ma con l'aiuto di Bella le cose
sono
migliorate.
Sono stato sincero quando le ho rivelato che non le
avevo detto nulla per non farla preoccupare di quelli che io
consideravo
semplici sospetti, ma a ben pensarci, se potessi ritornare indietro, le
direi
tutto.
Avevo bisogno di lei, solo non volevo che non dormisse
la notte come facevo io. Non ho pensato invece che è
successo l'esatto opposto
di quello che volevo perché senza saperlo la facevo
soffrire.
Avevo poi sempre affrontato qualsiasi problema da
solo, senza l'aiuto di nessuno. Non ero ancora capace di dividere pesi
e
pensieri con una figura al mio fianco, anche se mia moglie.
Sono stato un'idiota ma mia moglie ha capito che l'ho
fatto innocentemente e mi ha perdonato. Alle volte penso sia troppo
buona, ma
alla fine l'amo anche per questo.
Salto sul sedile quando giungiamo a destinazione. «Va
bene, si fermi qui» ordino al tassista. Prendo dalla tasca
dei pantaloni tre
banconote e senza nemmeno vedere quanti soldi sono glieli lancio.
«Tenga il resto» urlo uscendo dal taxi mentre l'eco
dei suoi "grazie" urlati a gran voce mi accompagnano dentro
l'ospedale. Devo avergli dato parecchio ma al momento non me ne frega
nulla.
Non quando mia moglie sta per partorire in questo preciso momento.
Maledetto, fottutissimo traffico del lunedì mattina
newyorkese.
Non prendo nemmeno l'ascensore. So che con questo
arriverei prima, ma attendere mentre quella luce illumina quei numeri
senza
fare nulla mi farebbe pensare di aver rallentato. Corro per le scale
invece.
Questo mi aiuta.
Quando noto tutta la mia famiglia, la mia e quella di
Bella, nella sala d'attesa, corro verso di loro.
«Dov'è?» chiedo a Jessica, la
prima che mi nota.
«Dentro, mancavi solo tu» mi dice alla svelta.
Noto che in braccio tiene mio figlio ma non mi
soffermo per baciarlo. Lo farò con grande calma dopo. In
questo momento voglio
solo vedere mia moglie.
Soffre.
È questo il primo pensiero che faccio quando la sento
urlare. E poi corro. Nella sua direzione, indossando in fretta e furia
una
mascherina e il camice che mi danno. E quando la raggiungo, sento che
quello è
il mio posto. Al suo fianco.
«Amore.» Voglio che sappia che sono con lei.
Non risponde; prende solamente la mia mano e stringe
forte, troppo forte, quasi a rompermela. Ma nemmeno questo importa.
L'ha fatto
una volta e mi ha regalato Garrett. Lo potrà fare altre
mille volte.
«Ancora, Bella. Spingi ancora» la incita il medico.
Vedo mia moglie scuotere la testa. Il suo viso è rosso
e bagnato dalle lacrime, i capelli bagnati di sudore. «Non
posso...»
Le stringo la mano cercando di infonderle tutto
l'amore che provo per lei. «Ci riesci, amore mio. Mi senti?
Ce la fai. Sei la
donna più in gamba che abbia mai conosciuto, sei la donna di
cui mi sono
innamorato. Se sei riuscita a sopportare per sei anni me, riuscirai a
sopportare per un po' questo dolore» mormoro cercando di
farla sorridere
intendendole che sono un rompiscatole.
Cosa impossibile ma non importa. Questo sembra
convincerla.
«Vedo la testa. Ancora un piccolo sforzo, su!»
Bella non è l'unica ad essere sudata o a piangere.
Soprattutto quando sento per la seconda volta quel pianto, il primo di
tanti
altri che seguiranno negli anni a venire. Mai suono è stato
così bello.
«È stupenda» mormora il dottore
sorridendoci.
Stupenda? Oh mio Dio, penso sorridendo e piangendo
allo stesso tempo.
«È una bambina» osserva emozionata
Bella, sfinita ma
felice.
La sua mano stringe ancora la mia e la mia testa è
attaccata alla sua.
«È bellissima, come te» le dico con la
voce rotta.
Ed è vero. Perché nonostante sia così
stanca, con i
capelli sudati e il viso stravolto, la luce che brilla nei suoi occhi
la rende
la donna più bella che io abbia mai visto. Come sempre
d'altronde.
Un moto d'amore, d'orgoglio e di felicità mi pervade
dentro quando Bella prende in braccio la bambina.
«Amore...» sussurra mia moglie, del tutto presa
dalla
nostra bambina.
Come darle torto? È semplicemente stupenda, tutta
piccina e piangente fra le braccia di sua madre. La mia principessa, la
mia
regina... entrambe mie.
«Ti amo» bisbiglio baciando Bella sulla fronte.
«Ti
amo, ti amo, ti amo!» ripeto con sempre più forza.
Non è mai troppo presto o tardi per ricordarglielo.
Il sorriso che mi rivolge è il più bello di
sempre.
«Ti amo anche io. Mi hai reso così
felice!»
E si sbaglia. È stata lei a rendere felice me. Lei e i
nostri due bambini.
Sta riposando, adesso. Io non riesco a chiudere gli
occhi nemmeno se volessi. Ammiro estasiato la mia bambina fra le mie
braccia
mentre anche i suoi occhi sono come sgranati sulla mia figura. L'ammiro
e
memorizzo ogni singolo particolare del suo viso paffuto sentendo quasi
dolore
per la troppa felicità.
«Quanto ti amo, amore mio» sussurro per non
rischiare
di svegliare mia moglie.
Accarezzo con l'indice la sua manina che subito si
richiude attorno al mio dito stringendo con forza. I suoi occhi sono
ancora su
di me e io mi sento quasi cadere per terra. Non riesco nemmeno a capire
da me
come mi sento. Avrei voglia di soffocarla di baci ma allo stesso tempo
ho paura
di farle del male. Sembra scomparire fra le mie braccia.
«È permesso?»
Mi volto quasi infastidito che qualcuno abbia
interrotto questo momento solo mio e della mia bambina ma sorrido
quando vedo
una Jessica raggiante con in braccio mio figlio. E dietro di lei le
nostre
famiglie.
«Venite» li invito.
Si dirigono tutti verso di me, guardando estasiati la
bambina.
«Ah, guardala. Edward, so che è presto per parlare
ma
assomiglia tantissimo a te» mormora mia sorella.
È strano chiamarla così, com'è strano
ritrovarmi a
pensare ai miei genitori con i volti di ben quattro persone –
perché per me i
miei veri genitori sono anche coloro che ho considerato sempre tali. O
avere un
fratello come migliore amico. Emmett è stato grande, mi ha
aiutato moltissimo.
Perché se Alice, Carlisle e Esme cercavano di farmi trovare
a mio agio già
subito come una famiglia, Emmett prima ha cominciato a comportarsi da
amico. Il
resto è venuto da sé.
«Io spero per quella bambina che abbia preso tutto
dalla madre. Guardala, Eddy: è stanca morta ma è
uno splendore, tu fai schifo!»
esclama l'amico in questione.
Gli rivolgo un finto sorriso. «Come sei dolce.»
«Come ti senti?» sento chiedere a Rosalie, mia
cognata.
«Sto bene.»
Mi volto sorpreso quando sento la voce stanca di mia
moglie. Pensavo dormisse e invece no. Rosalie è vicino a
lei. Anche loro due
hanno legato tantissimo, soprattutto perché Rosalie
è già madre e Isabella ha
potuto confidarsi spesso con lei durante la sua prima gravidanza,
esporle i
suoi timori, chiederle qualunque cosa sui suoi dubbi.
Mentre compio quei tre passi per posizionarmi al suo
fianco, gli occhi di Bella vengono catturati dalla bambina mentre un
radioso
sorriso compare sul suo volto.
Stando bene attento a non fare del male a lei e a non
disturbare mia figlia, gliela passo con molta delicatezza. Ho tanta
voglia di
fare una foto e di portarla sempre con me. Mamma e figlia insieme,
mentre si
guardano come se fossero all'interno di una bolla indistruttibile.
Commosso, mi volto verso Jessica prendendo in braccio
Garrett. È stato buonissimo nel non voler attirare
l'attenzione. «Amore»
sussurro mentre si stringe a me stile koala.
Non risponde. Preferisce affondare il suo volto
nell'incavo del mio collo e stringere le sue piccole braccia intorno ad
esso.
Lo stringo forte, riuscendo a stento a controllarmi, mentre un moto
d'amore si
fa strada in me verso la mia famiglia, quella vera.
Quella che si chiude
all'interno di casa mia la sera.
E mentre osservo come incantato gli altri parlare con
una Bella sorridente e felice, mi sento completo e appagato.
Perché a renderla
felice sono stato io, nessun'altro. Non credevo che avrei fatto
qualcosa di
buono dopo aver perso il mio punto di riferimento, i miei genitori. Mi
ero
concentrato sul lavoro, solo su questo. Non pensavo che avrei mai
potuto
raggiungere questa felicità: una moglie, due bambini... una
famiglia numerosa. La
mia vita non è stata un fallimento, dopotutto.
Spazio autrice
Ed eccoci qui, alla fine. Devo dire che non avrei
mai
pensato di poter concludere anche questa storia. Alla fine, sono felice
di
averlo fatto. Spero vi sia piaciuto leggerla, anche se gli
aggiornamenti non
sono stati proprio costanti, perché alla fine è
soprattutto per voi che l’ho
ripubblicata c:
vi ringrazio dal più profondo del
cuore, un bacione a
tutti <3