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Autore: chiara05    26/05/2013    2 recensioni
storia Klaroline ambientata nel 1862 a Mystic Falls. Caroline una ragazza umana di 17 anni ha una missione nella vita, uccidere il vampiro Klaus. Ma presto tra i due scoppierà una passione che renderà molto difficile il suo compito.
Dal 2 capitolo:
"Dopo qualche attimo di sgomento la ragazza tentò di colpirlo ma lui, con un movimento fulmineo, si portò dietro di lei e la bloccò con le sue braccia.
«Non hai speranze contro di me, amore» le sussurrò all'orecchio stringendola più forte. Il cuore di lei batteva all'impazzata e aveva il fiato corto come se avesse corso una maratona.
«Scoprirai che sono piena di sorprese» gli disse tentando di tirarli un calcio che lui schivò. A causa di questo movimento lo spacco della gonna aveva messo in mostra la sua gamba soda e Klaus, senza riuscire a controllarsi, aveva cominciato a disegnare cerchi immaginari su quella parte di pelle morbida e nuda con le dita. Adesso anche lui aveva il fiato corto. Caroline si sentiva in paradiso e all'inferno contemporaneamente. Da una parte voleva che la accarezzasse per sempre, dall'altra desiderava che la lasciasse per poter adempiere al suo compito"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline, Forbes, Damon, Salvatore, Klaus, Stefan, Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FRAGOLE

 

«Sei in grado di farlo?» domandò Caroline a Jane sotto lo sguardo attento di Rebekah.

La vampira le aveva condotte nella biblioteca per poter spiegare alla giovane strega la sua teoria sulla continuità di sangue. La sua discendenza diretta con Emily le avrebbe permesso di spezzare l'incantesimo lanciato da sua nonna per legare la sua anima al Grimorio.

Jane non rispose subito. Non era ancora sicura di cosa provasse nei confronti di quel piano. Non voleva uccidere sua nonna, l'unico parente che le era rimasto in vita, ma non poteva nemmeno lasciarle compiere un massacro per la sua malsana sete di vendetta. Inoltre desiderava veder realizzata la promessa che la cacciatrice le aveva fatto il giorno del concerto. Aiutare i Mikaelson e poi essere libera, libera di fuggire, cambiare nome e allontanarsi per sempre dal mondo sovrannaturale. Ma poteva sacrificare Emily per i suoi desideri egoistici di libertà? In quel caso sarebbe stata diversa da colei che cercavano di fermare in tutti i modi? Si, si disse. Lo sarebbe stata perchè il suo volere non avrebbe causato la morte di poveri innocenti.

«Credo di si» affermò infine «Dovrò allenarmi un po' ma si. Posso riuscirci»

«Perfetto» Caroline battè le mani gioiosa, come era solita fare quando era piccola. Ma subito dopo si rabbuiò. Non conosceva molto della magia, nonostante ciò sapeva che praticare un incantesimo di quel livello era molto pericoloso, poteva costare la vita.

«Non devi preoccuparti» la rassicurò Rebekah captando il suo stato d'animo. Ormai la conosceva abbastanza bene da saper riconoscere le sue emozioni con un solo sguardo «Penserò io a lei. Mia madre era una strega potente ed ho imparato qualche trucco. Non potrò praticare la magia ma posso insegnarla»

«E lo farai egregiamente» Klaus entrò nella stanza di soppiatto facendo sussultare le umane. Sua sorella si girò verso di lui impassibile.

«Come faccio tutto il resto d'altronde» replicò con un sorriso serafico.

«Permettimi di dissentire. Con tutti i secoli che abbiamo passato insieme conosco perfettamente le tue mancanze» la stuzziccò lui.

«Che sono sempre meno delle tue, Nik» disse lei piccata. L'ibrido alzò gli occhi al cielo con un sorriso indolente ma non la smentì.

«Fanno sempre così?» sussurrò Jane a Caroline «Me li sono sempre immaginata, non so, più...» si interruppe cercando le parole adatte.

«Mostruosi?» finì per lei la bionda.

«Inumani» la corresse «A vederli così sembrerebbero una classica famiglia» la strega si era aspettata tante cose dai mitici Originali, ma sicuramente non quell'atteggiamento fraterno e di affetto. Capiva come avesse fatto la sua amica ad affezionarsi a loro, anche se non lo condivideva.

«In ogni caso, perchè sei qui fratello?» gli chiese la vampira.

«Caroline» la sua non era un'affermazione, ma un invito. Mentre pronunciava il suo nome tese la mano verso di lei guardandola con i suoi splendidi occhi blu maliziosi. Aveva qualcosa in mente e la ragazza era decisa a scoprire di cosa si trattasse. Posò la mano in quella di lui e si lasciò trasportare fuori dalla stanza.

 

* * *

 

L'aveva bendata. Appena usciti dalla biblioteca si era portato alle sue spalle, si era slegato la cravatta e l'aveva legata dietro la sua nuca, sui suoi occhi. Le passò la mano davanti al viso un paio di volte per assicurarsi che non vedesse, poi le poggiò le mani sui fianchi e la guidò fuori dalla casa.

«Dove stiamo andando?» gli chiese quando sentì l'erba soffice del giardino sotto la sua scarpetta blu in tinta con l'abito.

«Non posso dirtelo è una sorpresa» questa risposta infiammò ancora di più la sua già cocente curiosità.

«E perchè mi hai bendata? Almeno questo puoi dirmelo?» continuò incapace di trattenersi. Non si sentiva così impaziente dalla notte del ballo in maschera, quando Klaus la bruciava con il suo sguardo penetrante. Solo lui era in grado di farle provare emozioni così intense da farle tremare le ginocchia e mancare il fiato.

«Dovrai pazientare ancora un po', amore» ridacchiò lui davanti alla sua palese agitazione.

Il piacere della curiosità presto si trasformò in inquietudine. Cosa stavano facendo? Avevano un'emergenza strega impazzita di cui occuparsi. E per quale motivo faceva il misterioso? C'era qualcosa che non andava?

«Tesoro apprezzo molto il tuo gesto, ma non abbiamo tempo per questo. Dobbiamo occuparci di Emily» gli disse sull'onda delle sue congetture.

«Ti sbagli. Noi non possiamo fare niente per il momento, quindi lasciamo la situazione in mano alle streghe e godiamoci un po' di tranquillità» la notte precedente si era ripromesso di riconquistarla per farle dimenticare il massacro di quel villaggio. Lei diceva di averlo perdonato, ma Klaus sapeva che, in fondo al suo cuore, stava ancora elaborando la situazione ed era deciso a forzare un po' la mano per velocizzare il processo.

«Questo non spiega la benda. Non fraintendere, mi piacciono le sorprese e il mistero ma il tuo è un comportamento insolito» continuò lei palesandogli i suoi pensieri.

«Ti sto corteggiando» ammise lui stringendo di più i suoi fianchi per guidarla nella giusta direzione.

«Ma io ho già perso la testa per te. Non ne hai bisogno» adesso era ancora più confusa.

«Lo so» sorrise e le baciò una guancia rosata «Ma voglio riconquistare la tua fiducia» lei, capendo a cosa si riferiva, si girò e rispose a quel bacio innocente posando le sue labbra su quelle di lui. Lui approfondì il bacio esplorandola con la lingua e lei gli circondò il collo con le braccia lasciandosi andare contro il suo petto solido.

«Sta andando meglio di quanto sperassi» esclamò lui sulla sua bocca. Lei rise scaldandogli il cuore.

Percorsero un altro paio di metri in silenzio, godendosi quell'atmosfera serena che avevano creato e di cui, nell'ultimo periodo, avevano sentito la mancanza.

Quando si fermarono e le tolse la benda, il cuore di Caroline mancò un battito. Ai suoi piedi c'era una tovaglia imbandita con ogni tipo di frutto e dolcetti. L'aveva portata a fare un picnic sulla sponda del lago in cui l'aveva gettata dopo la prima notte in cui avevano dormito insieme.

«Ti piace?» le domandò lui accarezzandole le braccia scoperte grazie alla manica corta del vestito. Lei annuì momentaneamente incapace di parlare.

Soddisfatto della reazione della ragazza l'ibrido la fece sedere e si posizionò vicino a lei, molto vicino.

«Chiudi gli occhi» disse piano con la voce calda e roca che mise in allarme ogni terminazione nervosa della bionda. Obbedì incantata ed ammaliata.

Le fece assaggiare una fragola continuando a mormorare con quel tono che avrebbe fuso una distesa di ghiaccio «Senti il sapore sulla lingua. Assaporalo».

Percepirlo così vicino da sfiorarla con il suo corpo e le sue parole seducenti le fece girare la testa. Nonostante ci fosse un piacevole venticello aveva caldo.

«Voglio sentirlo anch'io» catturò la sua bocca e la sua lingua gustando quello che lei aveva da offrirgli «Sai di fragola» sussurrò nel suo orecchio sfiorandole il collo con la punta del naso.

Caroline aprì gli occhi con il respiro corto. Aveva fame, ma non di cibo.

«Non ti ho detto di riaprirli» la ammonì lui con un dito. Lei li richiuse immediatamente. Quel gioco era assolutamente delizioso e aveva intenzione di rispettare le sue regole.

Questa volta le fece mordere una fragola ricoperta di cioccolato.

«Questa è una mia invenzione» le spiegò orgoglioso «Ho preso il cacao di una mia piantagione e ne ho fatto una crema, poi l'ho unita alla frutta»

«È deliziosa» esclamò lei trattenendo un mugolio di piacere per quella pietanza insolita.

«Ne vuoi ancora?» domandò lui incantato dall'espressione di pura soddisfazione della giovane.

Lei annuì distrattamente, troppo annebbiata dalla sua presenza per pensare lucidamente.

Gliene fece mangiare un'altra e le si macchiarono le labbra di cioccolato. Di fronte a quell'invitante visione Klaus non poté fare altro che carezzare il suo labbro inferiore con la punta della lingua pulendola.

«Klaus» mormorò lei con il fiato corto aprendo gli occhi e fissandoli in quelli di lui «Ti voglio»

L'Originale dovette usare tutta la sua forza per non accontentarla subito. Il suo piano di un lungo e lento pomeriggio si stava rivelando più difficile del previsto.

«Non ancora. Non hai finito di assaggiare» le rispose trattenendo una risata davanti all'evidente frustrazione che la colpì.

«Pensavo che il tuo scopo fosse sedurmi. Ci sei riuscito, perchè non porti a compimento l'opera?» Klaus rise soddisfatto.

«Ho detto che voglio corteggiarti non sedurti» precisò, nonostante il suo intento ultimo fosse quello.

Senza permetterle di aggiungere altro le fece mangiare un altro dolcetto seguito da un languido bacio per sentirne il gusto dalle sue labbra. Andò avanti così per un po', per ogni assaggio.

«Klaus, così mi farai impazzire» scoppiò Caroline dopo l'ennesimo ed intenso bacio.

«È quello che desidero» le disse bruciante di passione «Farti capire cosa provo ogni volta che ti vedo, che ti sento» accarezzò il suo profilo dalla tempia al ginocchio ripiegato di lato «Che ti tocco»

La ragazza in preda ad un impulso febbrile si protese verso di lui, gli catturò il viso con le mani e si fiondò sulla sua bocca costringendolo a rispondere al suo assalto. Lui avrebbe voluto resisterle, prolungare la dolce tortura che le stava infliggendo ma non ce la fece. In un secondo se la portò sul grembo stringendola contro il suo corpo. Le sfiorò il viso, il bacino e poi risalì verso il seno senza mai smettere di baciarla. Le dita dell'altra mano andarono sotto le sue gonne accarezzandole la coscia liscia a soda, quando arrivarono alla sua intimità lei gemette. Il suono del piacere che le procurava aumentò la bramosia già smisurata che provava continuamente per lei.

Caroline cominciò a sbottonargli la camicia che le impediva di toccare la pelle nuda di lui. Non appena Klaus capì che la ragazza voleva andare fino in fondo spogliò entrambi a velocità sovrannaturale e si sdraiò sopra di lei. Le ricoprì il collo di baci lambendo ogni centimetro di quel corpo che si adattava perfettamente al suo. Lei si aggrappò alle sue spalle graffiandolo con le unghie in preda a quell'impazienza che provava solo con lui.

Stava per penetrarla quando sentì il corpo di lei vibrare.

«Stai tremando» mormorò allibito fermandosi. La stava forse forzando? Era possibile che in preda al suo desiderio avesse frainteso quello di lei?

«Ti prego» disse lei così piano che lui riuscì a sentirla soltanto grazie al suo udito potenziato.

«Fai l'amore con me» aggiunse notando che lui non aveva capito «Ho bisogno di sentirti dentro di me, di unirmi con te»

«È lo stesso bisogno che divora anche me, amore» rispose quasi con disperazione. Intrecciò le dita a quelle di lei portandole all'altezza della sua testa e la fece sua. Ondeggiarono insieme senza mai staccare le mani e gli occhi l'uno dall'altra ed esplosero contemporaneamente in un'estasi violenta e totale.

Klaus crollò sopra di lei seppellendo il viso tra i suoi capelli. Caroline sentì la carotide di lui pulsare al ritmo del suo cuore accelerato e fu colta da un desiderio che non aveva mai provato prima. Voleva fondersi con lui in ogni modo possibile, così, quando sarebbero stati costretti a lasciarsi, una parte di lui sarebbe sempre stata con lei. Istintivamente portò le labbra sul punto in cui il sangue scorreva copiosamente e morse con tutta la forza che aveva lacerando la pelle.

L'ibrido fu scosso da un sussulto di sorpresa e lieve dolore mentre la ragazza beveva nutrendosi di lui. Ben presto fu trasportato in una spirale di piacere e si girò sulla schiena portandola con sé in modo da darle un miglior accesso al suo collo. Quando lei fu sazia lo guardò negli occhi stupita dal suo stesso gesto. Non era la prima volta che scambiava il sangue con Klaus, ma prima non aveva mai sentito una tale bramosia per quel liquido vermiglio. Senza pensarci oltre scostò i capelli da un lato per permettere anche all'Originale di unirsi a lei nel modo dei vampiri. L'uomo si alzò fino a trovarsi seduto con la ragazza in grembo, le baciò il collo e poi morse. Bevve con dolcezza e avidità senza tuttavia riuscire a saziarsi. Non ne aveva mai a bastanza di lei. Fortunatamente, pensò, ho tutta l'eternità per provarci.

 

* * *

 

Per quanto Emily detestasse farlo non aveva scelta. Doveva allearsi con Giuseppe Salvatore. Quella mattina, trovando il letto di sua nipote vuoto, aveva capito che quella piccola mocciosa si era piegata davanti ai sensi di colpa ed era passata dalla parte del nemico. Avrebbe avuto tempo, una volta distrutto Nikalus Mikaelson, per farle comprendere l'idiozia di quell'azione.

«Megan Fell. Qual buon vento vi porta qui? O meglio, cattivo vento» disse Giuseppe quando la vide entrare nel suo studio. Aveva sempre considerato la signora Fell una donnina insipida e senza alcun gusto. Come avrebbe fatto altrimenti ad indossare perennemente quei vestiti gialli che la facevano somigliare ad una grossa meringa glassata?

«Siete sempre l'emblema del gentiluomo vedo» replicò Emily con aperto disgusto. Se avesse saputo chi era realmente non le avrebbe mai parlato in quel modo. Cominciava ad essere stanca di possedere il corpo di Megan. Nessuno le portava il rispetto che una donna del suo rango meritava e quel guardaroba giallo le dava alla testa.

«Cosa volete donna?» Salvatore, se possibile, fu ancora più scortese di prima. Si sentiva criticato, e non gli piaceva per niente.

«La vera domanda è cosa volete voi e cosa posso fare io per aiutarvi ad ottenerlo» porre la questione come se fosse lui quello che aveva il comando la divertiva. Pregustava già la faccia che avrebbe fatto una volta scoperto che era stato solo una pedina del suo piano.

«Di cosa state parlando?» c'era qualcosa di strano in lei. Sembrava più arguta, malvagia.

«Voi desiderate eliminare i Mikaelson per ripulire il vostro nome dall'alleanza che il vostro antenato, Lorenzo Salvatore, fece con gli Originali. Ebbene io posso aiutarvi» si, c'era decisamente qualcosa di insolito. La solita e spaventata Megan Fell non gli avrebbe mai fatto una proposta del genere.

«Come potrebbe tornarmi utile una signora debole e sciocca come voi?» chiese bruscamente, sulla difensiva.

«Non sapete chi avete davanti» e non appena lo avesse saputo avrebbe immediatamente cambiato atteggiamento nei suoi confronti, o lo avrebbe costretto a farlo.

«Oh si, lo so. Adesso perchè non vi rinchiudete nella vostra casa cercando di dimenticare che vostro marito vi ha lasciata scappando il più lontano possibile da voi?» Giuseppe era sicuro che una donna che veniva evitata persino dal suo stesso marito non lo avrebbe mai potuto aiutare in nessun modo.

«Povero illuso borioso, vi credete tanto intelligente quando siete solo un povero sciocco» disse Emily scoppiando a ridere. Pensava che avrebbe ferito Megan parlando in quel modo? Lei era l'unica a sapere che per la sua vecchia amica, di cui possedeva il corpo, la separazione da suo marito e dalla sua cinghia era stata una liberazione.

«Non vi permetto di insultarmi nella mia casa» le narici gli vibravano in un eccesso di collera.

«Ho semplicemente detto la verità Mr. Salvatore» quella che stava avvenendo era una prova di forza. Lui non sapeva come ferire lei, ma lei sapeva quali tasti toccare per ferire lui «Guardatevi. Guardate il frutto del vostro duro lavoro. Un figlio che ha viaggiato per i bordelli di mezza Europa per due anni, l'altro che è più interessato alle bionde che alla caccia. E poi, c'è lei. Il vostro fallimento più grande. L'avete cresciuta come una figlia e la signorina Forbes alla prima occasione si è gettata tra le braccia del vostro peggior nemico»

«Uscite da qui. Immediatamente» Salvatore si alzò in piedi ed indicò furiosamente la porta dello studio. Emily aveva vinto.

«Calmatevi Giuseppe. Siamo dalla stessa parte» spiegò ridendo di nuovo «Sapete, prima desideravo uccidere anche voi e il resto delle Famiglie Fondatrici, ma adesso mi basta eliminare Niklaus Mikaelson. Tra tutti è quello che odio di più»

«Emily Bennett» esclamò lui allibito mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle. Ora capiva cosa ci fosse di tanto diverso in lei. Non era l'anonima Fell, ma la brutale strega Bennett.

«Allora non siete così sciocco come pensavo» inclinò la testa di lato conferendo un'amara dolcezza alle sue parole.

«Come avete fatto? Voi eravate morta» non riusciva a capacitarsene. Il fatto che fosse deceduta mettendo fine all'esistenza di Finn Mikaelson aveva risolto due problemi in una volta sola, sapere che era riuscita a sopravvivere era una disdetta.

«Ogni strega ha il suo piccolo trucchetto» pensava davvero che gli avrebbe rivelato il suo segreto? In dieci anni non era cambiato per niente. Era rimasto il solito illuso convinto che gli bastasse alzare la voce per ottenere quello che voleva.

«Raccontatemi tutto» ordinò duramente.

Emily non gli rivelò che la sua anima era legata al Grimorio e che per ucciderla una strega Bennett doveva sciogliere l'incantesimo, ma gli spiegò il suo piano per eliminare Niklaus senza usare il Nectunt. Senza Jane e quell'incantesimo non avrebbero potuto sbarazzarsi anche di tutti gli altri Originali, ma per il momento andava bene così. Era sicura di poter riportare sua nipote dalla sua parte, avrebbero avuto tempo per completare l'opera.

«È vero quello che si dice allora. Non esiste inferno peggiore di una donna rifiutata» esclamò l'uomo quando lei ebbe finito di raccontargli come liberare la terra dalla presenza dell'ibrido.

«Non sapete di cosa parlate» lo aggredì. Adesso che conosceva la sua vera identità anche lui sapeva quali punti toccare per ferirla. Erano tornati a giocare ad armi pari.

«Adesso siete voi la sciocca. Credete che non conosca il motivo per cui desiderate uccidere Niklaus Mikaelson con tale bramosia? Eravate innamorata di lui ma lui vi non vi ha mai voluta» a lui piacciono le bionde, riflettè con disgusto. Ogni volta che pensava a Caroline con quel mostro sentiva di aver fallito ed odiava quella sensazione.

«E pagherà per questo» gli assicurò lei pregustando quel momento. Forse prima avrebbe assassinato la ragazza Forbes davanti agli occhi dell'Originale. Gli avrebbe mostrato cosa significava perdere la persona amata.

«Sarete in grado di fare il necessario quando sarà il momento? O il vostro cuore vi farà desistere mandando il piano all'aria?» adesso che si sentiva vicino alla meta non avrebbe sopportato l'idea di fallire un'altra volta.

«Non temete Salvatore. So quello che devo fare»

 

* * *

 

Stare sdraiata sul petto di Klaus, felice e appagata, in riva al lago era il paradiso. Di questo Caroline era sicura. Sarebbero dovuti andare dagli altri, controllare che Jane stesse bene e che Elijah e Rose non litigassero continuamente. Da quando il maggiore dei Mikaelson le aveva confessato i motivi che lo avevano spinto a lasciarla quattro secoli prima, il rapporto tra loro si era complicato. La ragazza sospettava che entrambi si amassero ancora. Era sicura che, se Rose avesse abbandonato l'orgoglio ed Elijah la prudenza, avrebbero recuperato tutti quegli anni perduti vivendone altri meravigliosi e felici.

«Dovremmo fare dei picnic più frequentemente» Klaus interruppe i suoi pensieri facendola ridere. Alzò il viso verso di lui e gli diede tanti, piccoli e delicati baci.

«È così che solitamente corteggi le donne? Facendole impazzire di desiderio fino a quando non cadono ai tuoi piedi?» gli chiese con tono malizioso e spensierato. La sua leggerezza tuttavia nascondeva una viva curiosità. Sapeva poco del suo passato amoroso, ed immaginava che con tutti quegli anni di vita ci fosse tanto da raccontare.

«Con te è tutto diverso. Non ho mai amato nessuna donna prima di te» rispose lui con naturalezza. La facilità con cui le esprimeva i suoi sentimenti aveva smesso di sorprenderlo.

«Non mi stanco mai di sentirtelo dire» esclamò lei con un sorriso che avrebbe illuminato persino la più cupa delle notti. Improvvisamente non le importava più di tutte le amanti del suo passato.

«Cosa? Che non mi importava niente delle donne con cui andavo a letto?» Caroline scosse la testa.

«Che mi ami» gli disse accarezzandogli una guancia. Adorava sentire il principio della barba sotto i polpastrelli.

«Ti amo. Sei e sarai per sempre l'unica donna della mia vita» era una promessa, una confessione, la verità.

«Mi basta esserlo fino a quando ci sarò» al pensiero che avrebbe dovuto lasciarlo si sentì morire, ma non permise a questa triste riflessione di rovinare quei preziosi momenti.

«Cosa intendi?» Klaus si sollevò sul gomito sinistro per osservarla meglio. Lui non sembrava essere del suo stesso avviso.

«Stefan aveva ragione, tesoro. La nostra storia è destinata a finire. E non passerai il resto della tua vita a tormentarti pensando a me. Andrai avanti, com'è giusto che sia» una parte di lei rabbrividiva al pensiero che lui potesse solo guardare un'altra donna nel modo in cui guardava lei, ma l'altra parte, quella generosa e altruista, non voleva vederlo soffrire per l'eternità pensando all'amore che aveva perso. Sarebbe dovuto andare avanti.

«Aveva ragione? Hai intenzione di lasciarmi?» se non fosse stato così arrabbiato il suo tono avrebbe mostrato la disperazione che quelle parole avevano fatto nascere.

«Non voglio lasciarti, ma non desidero diventare un vampiro. È difficile passare l'eternità insieme quando uno di noi è mortale» gli spiegò lei temendo che si sentisse tradito, abbandonato.

«Risolviamo il problema allora. Lascia che ti trasformi» inconsciamente aveva sempre voluto farlo, fin dalla prima volta che l'aveva vista al ballo di Mr Tompson.

«Non è quello che desidero. Ti prego non voglio discutere, cambiamo discorso» se avessero continuato a parlarne avrebbero rovinato quel momento, tutti i momenti che avrebbero potuto passare armoniosamente.

«Non possiamo cambiare discorso» come poteva pensare che lui avrebbe accettato l'assurda idea di lasciarla morire in futuro senza fare niente? Di vivere senza di lei? Come poteva stare con lui se non lo voleva per sempre? «Che senso ha tutto questo se tra qualche anno ci lasceremo? Che senso abbiamo noi?»

«Ti amo, ed è mia intenzione rubare ogni istante che mi sarà possibile per passarlo con te» e una volta che lui se ne sarebbe andato, avrebbe vissuto dei ricordi di quei momenti.

«Pensavo che accettando quello che sono avessi programmato una tua futura trasformazione» ammise lui. Sul suo volto la rabbia e la delusione vennero sostituite da una ferma determinazione.

«Ma non importa» aggiunse, come se fosse un avvertimento «Ti farò cambiare idea»

Caroline avrebbe voluto ribadire la sua posizione, non voleva che lui si illudesse e programmasse un futuro che non avrebbero potuto condividere, ma non lo fece.

«Ho già in mente un piano» le disse lui con lo sguardo illuminato da una nuova consapevolezza. Aveva il potere di farle cambiare idea.

«Ah si? E quale sarebbe?»

«Ti mostrerò tutte le cose che ti perderesti decidendo di non passare l'eternità con me» con un balzo fulmineo si portò sopra di lei appoggiandosi ai gomiti per non schiacciarla con il suo peso. Lei gli fissò immediatamente le labbra.

Lui le baciò il collo, la guancia e la spalla poi nel suo orecchio sussurrò «A partire da questo». Finalmente si riappropriò della bocca di lei e si unirono nuovamente nella danza più antica del mondo.

 

* * *

 

Emily e Giuseppe bussarono alla porta della casa di Rosemary Porter fino a quando un ragazzo dai lunghi capelli castani non aprì.

«Buon giorno, voi dovete essere Trevor» gli disse melliflua la strega «Mi chiamo Megan Fell e sono un'amica di Rose»

«Oh» esclamò poco elegantemente il giovane «Entrate». Li fece accomodare nel salotto, non si fidava molto dell'uomo alto e austero ma la donna vestita di giallo non sembrava una minaccia.

«Cosa posso fare per voi? Desiderate che lasci un messaggio alla signora Porter?» domandò rigidamente. Sapeva che la sua mentore era sana e salva a casa dei Mikaelson, Damon Salvatore glielo aveva comunicato qualche giorno prima. Tuttavia il suo istinto di lupo gli diceva che qualcosa non andava.

«Volevamo solo farvi visita. Dovete essere un giovanotto estremamente interessante per essere un così caro amico di Rose» continuò Emily. Giuseppe rimase in silenzio scrutando l'ambiente circostante.

Rose gli aveva parlato di lui? Trevor non riusciva a crederci. La donna era sempre stata molto protettiva nei suoi confronti e rivelava la sua esistenza solo alle persone di cui si fidava ciecamente. La signora in giallo e il suo inquietante accompagnatore non sembravano tra questi.

«Chi è l'uomo con voi che sta osservando la mia dimora come se si trattasse di un campo di battaglia irto di pericoli?» Megan sorrise e il sangue del ragazzo gli si gelò nelle vene. Aveva commesso un errore prima, non era l'uomo quello pericoloso , ma lei.

«Il mio nome è Giuseppe Salvatore» rispose infine con aria di superiorità.

Il cervello di Trevor impiegò una frazione di secondo per comprendere che si trovava nei guai. Aveva parlato poco con Damon ma aveva capito una cosa, doveva stare alla larga da suo padre.

Emily capì subito che il ragazzo presto sarebbe fuggito. Era sveglio. Questo avrebbe solo reso le cose più interessanti. Fece un cenno con la testa a Giuseppe che, fulmineo, si alzò dal divano e lo colpì con una spranga di legno così forte da fargli perdere i sensi. La strega lo legò incantando la corda ed osservò il frutto del suo lavoro soddisfatta.

«Adesso volete dirmi perchè abbiamo catturato questo ragazzo? Non mi sembra una minaccia» le chiese l'uomo.

«È un licantropo Mr Salvatore» era sorprendete quante informazioni avessero i servi e quanto fossero ben disposti e divulgarle sotto la promessa di pochi spiccioli.

«A cosa ci serve un licantropo?» Giuseppe continuava a non capire. Dovevano uccidere dei vampiri, non dei lupi.

«Un licantropo è quello che ci serve per uccidere il nostro potenziale ibrido»





Ed ecco il 15 capitolo. Vi è piaciuto? ci stiamo lentamente avviando verso la fine, cosa ne pensate? Come sempre ringrazio tutte le persone che leggono la mia storiami rendete immensamente felice XD. 

Spero che commenterete in tanti per condividere con me le vostre impressioni. Un bacio a presto ;D

  
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