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Autore: sherry21    26/05/2013    6 recensioni
Eri riaprì pian piano gli occhi incrociandoli con due iridi nere magnetiche, voleva ringraziare il giovane per l’aiuto ma le parole non le uscirono dalla bocca...
Una storia d'amore tra un agente segreto della marina e un pirata, potrà mai avere un lieto fine?
(Sto effettuando delle correzioni, non appena finisco torno ad aggiornare ;3).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5:

Il morettino se ne stava su uno sgabello in mezzo al bagno, circondato da Eri e Jessy che gli fissavano i bigodini sui capelli bagnati.
-Ma guarda un po’ te. Io, Portgas D. Ace soprannominato “Pugno di fuoco”, sono seduto su uno sgabello con dei bigodini in testa. Chi me li sta mettendo per giunta? Una zitellona incallita e una crocerossina incapace! … robe dell’altro mondo! -.
Entrambe le ragazze si guardarono negli occhi ghignando malignamente e in contemporanea gli tirarono una ciocca di capelli.
Il povero piratuncolo saltò sul posto con i lacrimoni agli occhi, ma non urlò. Lui era un uomo tutto di un pezzo e non si sarebbe mai abbassato ai loro livelli.
-Non essere così tragico! Pensa positivo, il tuo corpo attira pure il genere maschile.- ridacchiò Jessy.
Eri la guardò male e storse il naso con un’espressione di disappunto. Perché sua sorella apriva la bocca a sproposito?
Inoltre, non poté ignorare l’insolita rigidità corporea del ragazzo dinanzi a quell’affermazione, che sparì non appena un di brivido di ribrezzo lo fece percuotere tutto.
-Ace, tutto ok?-
Povero ragazzo … era ancora sottoshock per quello che aveva passato la notte scorsa.
D’impulso si alzò, si sbottonò la camicia viola che aveva indossato su consiglio di Eri e iniziò a grattarsi il petto. Gli parve di sentire ancora le mani del pervertito che gli percorrevano il corpo.
Le ragazze si guardarono incuriosite e stupite dallo strano scatto del ragazzo, ma la bionda non riuscì a trattenere una domanda: - Ace, per caso ti ha messo le mani addosso?-.
Il moro sbarrò gli occhi e la guardò attonito.
Quella scema di Jessy, con quella domanda stava per far saltare in aria il suo onore da pirata.
Nessuno doveva sapere che cosa gli era capitato!
-Ahahahah, ma non mi dire! … - sghignazzò la zitellona divertita - … chissà che faccia avrai fatto! Avrei tanto voluto vederti!-
-Jessy! Certo che sei un’impicciona di prima categoria. Se non ci vuole dire niente al riguardo, lascialo stare ti pare? -.
Ace la guardò con occhi pieni d’ammirazione, l’avrebbe abbracciata e baciata fino allo sfinimento ... se non ci fosse stata Jessy, come sempre.
-Eri, non te la prendere … - disse il ragazzo risedendosi sullo sgabello in tutta la sua compostezza - … ma non me la sento di fingermi te questa notte. Io sono Ace pugno di fuoco! Ho un certo orgoglio da difendere e non posso spacciarmi per una donna. -.
Non appena Jessy vide un tentennamento da parte della sorella, s’intromise e brontolò:-No, no e no! Siamo chiuse da due ore in bagno a metterti questi bigodini e tu ora non la passerai liscia flirtando con lei!-
-Chi ti ha interpellato? Ogni giorno che passa, comprendo sempre più il motivo per il quale nessuno ti vuole affianco! Sei veramente isterica! Comunque io non ho intenzione di farmi passare per una donna! Ripeto … sono un uomo! Mi dispiace Eri, l’unica cosa che posso promettere è che ti coprirò le spalle! E per l’appuntamento combinerò un altro giorno- terminò furibondo.
Eri si piegò su di lui e sorrise teneramente: -Ti rannicchierai e lascerai sbucare da sotto le lenzuola qualche riccio. Basta così, ti va di aiutarmi?-
Il ragazzo sorrise e prima che la mora si rialzasse, la afferrò per un braccio, invitandola a rimanere piegata: -Lo sai che oggi sei bellissima con quella maglia blu elettrico?-
-Grazie …-
La ragazza rimase leggermente confusa, non la stava fissando negli occhi come al solito … guardò la maglia che aveva addosso. Era una semplice canottiera blu con un collo a ciambella largo e morbido, che adorava strusciarselo sul viso quando aveva qualche cruccio da risolvere.  
Jessy si rimise in mezzo ai due e tirò un pugno in testa al fiammiferino: - Tonta, si stava riferendo alla tua scollatura.-
La mora si alzò di scatto coprendosi il petto, ma poco dopo sorrise.
Quel ragazzo era veramente imprevedibile.  
Ace, massaggiandosi la testa, sbuffò: -Oltre a essere una zitellona incallita, sei anche una guastafeste. – e con quell’affermazione si guadagnò un altro pugno.
-Non è che alla fine sei tu il pervertito che la spia?-
-Figurati, non farei mai una cosa del genere a Eri. -.
Eri analizzò la situazione, l’unico modo per far cedere Ace era il ricatto emotivo: -Dai Ace, se tu mi fai questo piacere, ti prometto che potrai guardare la mia scollatura quanto vuoi.- gli ammiccò.
Entrambi la fissarono allucinati e sorpresi, inutile soffermarsi a descrivere l’espressione soddisfatta del ragazzo, che rispose: -Se proprio insisti e hai paura di affrontare da sola il maniaco, non posso fare altro che aiutarti … in qualche maniera … - sospirò serio senza demordere.
-Ma guarda un po’ te questo scemo … - disse Jessy tirandogli uno scappellotto e scuotendo la testa rassegnata - … Eri, mi meravigli!-.
La mora le ammiccò e si piegò nuovamente sul morettino. Gli riabbottonò la camicia e risistemò il colletto con tanto di occhi supplichevoli da cerbiatto: - Cosa mi dici?- domandò sfiorandogli le labbra con le sue.
Gli occhi del ragazzo caddero nuovamente sul suo decolté, chiuse le palpebre e annuì: -Accetto i termini della condizione. -
- … guarda questo qui … non gli avevo mai visto fare un’espressione così seria fino ad ora … Eri, non ti credevo così … -.
La mora ridacchiò e le sussurrò: -Jessy, tutte le donne sanno che gli uomini ragionano con il cervello opposto … - la bionda la fissò un po’ male, non sapeva che cosa volesse intendere - … quello anatomicamente opposto rispetto all’originario. – aggiunse ridacchiando.
-Ora ti riconosco. - e batterono il cinque.
-Voi due, che cosa state confabulando?- domandò Ace, con la testa completamente assorta sulla sua ricompensa.
-Niente, stavo solo dicendo che hai un bel capello!- rispose Eri accarezzandogli alcune ciocche ribelli.
Jessy guardò l’espressione della sorella durante le sue effusioni d’affetto verso il ragazzo. Non aveva dubbi, Ace la stava cambiando, non era più la ragazza chiusa di un tempo. Finalmente stava imparando a esternare le sue emozioni e i suoi sentimenti.
 
-Porca miseriaccia, mi sono fatto fregare un’altra volta da lei … - bofonchiò Ace raggomitolandosi nel letto di Eri.
Jessy era riuscita a fargli indossare una camicia da notte rosa, con tanto di pizzetto bianco attorno al collo e alle maniche.
Assomigliava a una bambola di porcellana, se non fosse stato per il suo broncio furioso e per la sua altezza.
Si era opposto diverse volte all’idea malsana di Jessy, ma la bionda l’aveva raggirato dicendogli “Lo sai che se questa sera non sarai credibile, Eri non manterrà la promessa che ti aveva fatto, vero?”.
A lui non interessava più di tanto della promessa che la sua infermiera buffa gli aveva fatto.
La cosa più importante era non deluderla.
Quello che lo lasciava impensierito, era l’insistenza di Eri per quella messa in scena.
Il tutto voleva  dire una cosa sola, la sua infermiera buffa aveva paura.
All’inizio si era dimostrata indifferente alle foto e alla lettera, ma era più che sicuro che nel profondo del suo animo, Eri stesse tremando come un povero cagnolino indifeso.
Gli stava a cuore la sua incolumità e la sua felicità. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche se avrebbe preferito sacrificare la sua stessa vita anziché infangare il suo onore di pirata a vita.
Tutti quei pensieri svanirono non appena si accorse che le coperte avevano il suo profumo di thè verde. Strusciò la faccia su un cuscino e cerco di rilassarsi. Prima o poi quell’incubo sarebbe finito.
-Ace. - si sentì chiamare.
Il ragazzo si voltò, incrociando il volto preoccupato di Eri, illuminato dalla luce soffusa del corridoio. Stava cercando di nascondere i suoi timori con un sorriso, ma i suoi occhi color dell’oceano stavano mentendo spudoratamente. Abbassò lo sguardo, sapeva che con lui le bugie non funzionavano: -Stai attento per piacere. -.
Il moro si rigirò nel letto per guardarla meglio e ridacchiò: -Ti stai preoccupando per me, ragazzina buffa? Non credevo che mi volessi così bene. -
- … non fare l’idiota, certo che ti voglio bene. Forse anche troppo.- aggiunse con un filo di voce.
-Eri, io sono il famoso Ace pugno di fuoco. Lo sai meglio di me che non hai nulla da temere.- .
I suoi occhi erano coperti da un velo di preoccupazione: -Non ho paura, quello che mi da fastidio è che stai prendendo il mio posto … mi sento in colpa ad averti costretto a fare questo.-
-Ragazzina buffa, mi sbaglio o sei un tipetto alquanto insicuro e volubile? … - domandò lui ridendo - … stai tranquilla, lo faccio solo per te. – le ammiccò.
Eri si piegò su di lui sorridendogli e rispose: -Grazie, mi sdebiterò. –
-Ci conto! -.
Vedendola avvicinarsi sempre più, il fiammiferino trattenne il fiato.
Eri appoggiò una mano sulla sua guancia e gli baciò la fronte.
-Vado a prepararmi della camomilla, tu riposa che torno subito a coprirti le spalle … - .
Non l’aveva ascoltata, con un dito percorse i contorni delle sue labbra e scese ad accarezzarle il mento. Vedendola incerta sul da farsi, fece uno dei suoi sorrisi sornioni e le prese il volto fra le mani, invitandola ad avvicinarsi.
Eri gli si aggrappò a una spalla e si sporse su di lui, ciò che la metteva a disagio era la presenza del letto. Sentì le guance avvampare e notò un insolito ghigno divertito sulle labbra del suo pirata preferito.
-Anche se siamo sul tuo letto, non significa che bisogna per forza andare oltre.- disse.
-Non stavo pensando a quello … - e con questa bugia, la sua temperatura corporea s’innalzò ancora di più e il cuore iniziò a correre all’impazzata. Le leggeva nel pensiero?
-Non sai mentire.- la prese per le spalle e la fece distendere al suo fianco, invertendo le posizioni.
La ragazza lo guardò dritto negli occhi.
Le sue iridi scure percorsero i contorni del suo viso, del suo collo e scesero fino ai suoi fianchi.
Dopo averla scrutata dalla testa ai piedi, si sporse sulle sue labbra, poggiando la fronte con la sua.
Eri aspettò la sua mossa con ansia, per la prima volta tutto sembrare filare liscio. Ace si avvicinò varie volte fino a sfiorarle il labbro inferiore, per poi baciarle dispettosamente la punta del naso. Eri non fu da meno. Quando lui si avvicinava seriamente, lei gli baciava una guancia.
Quelle torture infantili durarono per diversi minuti, finché il moro non si alzò da lei poggiando i gomiti sul materasso -Mi sbaglio o ti stai vendicando?- ridacchiò.
-Non so … tu che dici? -.
La guardò teneramente e rispose:-Direi di fare le cose seriamente. -.
Come segno d’assenso, Eri gli cinse il collo con le braccia e lo strinse nuovamente a sé.
Il ragazzo guardò la porta un po’ titubante, per poi tornare a guardare la sua infermiera buffa.
-C’è qualcosa che non va?- gli domandò.
-È solo che tutto sta filando troppo liscio.- rispose un po’ scettico.
-Come?-
-Tua sorella, di solito interviene in momenti come questi.- e tornò a guardarsi in giro.
Eri sospirò impaziente e rispose: -Dai, se perdi tempo in questo modo certo che lei … -.
-Eri, sei qui dentro? – domandò Jessy entrando nella stanza senza alcun preavviso.
Entrambi rimasero fermi a fissare la bionda, che li guardava alternatamente a bocca aperta.
-Io … - indicò velocemente la sua stanza e corse a rinchiudersi dentro, senza aggiungere altro.
Eri sbuffò e rispose: -Notte caro, vado a prepararmi una bella tisana.-
-Non dovevi prendere una camomilla?-.
La ragazza scosse la testa e ribatté: -Voglio qualcosa di strong. A dopo piratessa Ace. - si schernì di lui sgusciando dal letto con un colpo di reni.
Il moro la osservò allontanarsi, per poi ammirarsi allo specchio: -Almeno non ha notato la camicia da notte … sei veramente caduto in basso Ace. - piagnucolò.
 
Erano le due di notte.
Ace ormai dormiva beatamente nel letto di Eri, mentre la ragazza era appostata dietro la porta della camera di Jessy a controllare la situazione.
All’improvviso vide un’ombra scura salire le scale e si mise sull’attenti.
Come aveva fatto a entrare? Non aveva sentito alcun rumore anomalo, proprio come la sera precedente.
La sera dell’intrusione, prima di andare a dormire aveva controllato le serrature delle porte e delle finestre, erano tutte chiuse. Ovviamente le riesaminò anche dopo il misfatto, costatando che nessuna era stata forzata.
Per un secondo distolse lo sguardo dalla sagoma e vagliò diverse ipotesi …
Che avesse un doppione delle chiavi? Avrebbe spiegato tutto … ma come faceva ad avercele? …
Guardò la sorella, che si era addormentata sulla poltrona come un angioletto, voleva partecipare pure lei alla caccia ma il sonno ebbe il sopravvento.
Adesso che aveva capito l’identità del colpevole, non gliela avrebbe fatta passare liscia. Si rigirò verso la porta ma non vide più il mascalzone.
-Ops … - sussurrò, sbarrando gli occhi e posando una mano sulle labbra.
Stava entrando nella sua stanza, giusto in tempo per sentir urlare Ace: -Eh no eh! Questa volta t’inculi!-.
 
Il ragazzo stava dormendo beatamente, quando sentì nuovamente qualcuno distendersi al suo fianco e palpargli il fondo schiena.
Si svegliò, sbarrò gli occhi incavolato con se stesso per essersi addormentato e per non aver bloccato in tempo le mani di quel polipo. Scattò giù dal letto e urlò: -Eh no eh! Questa volta t’inculi! -.
-O mio Dio! Mi sono invaghito di un travestito?!- urlò l’uomo tra il disperato e il disgustato.
Eri entrò con calma ed esclamò: -Signor capo di Jessy, il cui nome mi sfugge, come si sente questa sera?- e accese la luce guardandolo con uno fare severo.
-Eri, tesoro cara … non è come credi?- disse l’uomo.
-Prego? … - domandò la ragazza - … come mi hai chiamata? Ti ho rifiutato diverse volte, che cosa ti passa per quella testa bacata? Devi solo ringraziare il signore se non ti ho ancora denunciato per tutte quelle volte che hai tentato di allungarmi le mani!-
-No, cara. Adesso ti spiego … -.
Ace lo prese per il colletto e lo tirò a sé: -Tu, lurido verme, non chiamarla più né con il suo nome né con quei soprannomi. Non ne sei degno, chiaro?-
- Tu sì? trans che non sei altro?!- domandò l’uomo guardandolo dall’alto in basso con aria di sufficienza.
Il moro lo lanciò per terra, mentre Eri lo continuava a fissare impassibile.
-Cara … - il capo della sorella si rialzò in piedi e le corse incontro per abbracciarla.
La ragazza aspettò il momento opportuno per assestargli una ginocchiata nello stomaco, seguito da un colpo di tacco all’alluce e infine un bel cazzotto sotto il mento, che lo fece volare a pancia all’aria.
-Vergogna! Il portachiavi di mia sorella oltre ad avere la chiave del suo ufficio, aveva anche quella di casa. Le aveva assieme perché se prendeva un mazzo, dimenticava l’altro. Jessy e io non ci eravamo poste il problema che qualcuno glielo avesse rubato, è solita a dimenticare le cose in giro … non si tratta così nessun essere umano. Se una donna ti rifiuta, accetta la sconfitta con stile e cambia aria. -.
L’uomo alzò la testa leggermente stordito, guardò Eri in volto e avvicinò la mano alla sua caviglia.
Quel verme non voleva demordere. Sentendosi ribollire il sangue nelle vene, Ace lo prese per la camicia e lo scaraventò fuori dalla finestra senza aprirla. Vi si affacciò e gli urlò – Se ti ripesco ancora da queste parti, ti farò diventare poltiglia di polpo condito con tanto di salsa di soia! … inoltre, per colpa tua devo sopportare Jessy per tutto il giorno visto che l’hai licenziata!-.
L’uomo si era aggrappato al ramo di un albero che stava di fronte, svelando un altro mistero: -Quella deve essere la via di fuga di ieri … deve aver progettato da diverso tempo il tutto.- dedusse Eri un po’ sorpresa e infine prestò attenzione all’abbigliamento del fiammifero.
Ace, sentendosi osservato, si girò verso Eri. La ragazza si stava trattenendo a stento dal ridere e gli domandò: -Ma come ti sei conciato? Con il buio di prima non avevo visto la vestaglia.-
- … è colpa di tua sorella … ora posso mettermi in pigiama.-
Lo fermò poggiando una mano sul suo petto e ridacchiando domandò:-Perché non ti sei opposto? -.
Da dietro arrivò Jessy e ribatté: -gli ho detto che non avresti mantenuto la tua promessa. -.
L’infermiera diventò bordò e domandò: -Hai fatto questo solo per la mia promessa? Mi sembra un po’ esagerato. –
Ace fulminò la bionda e bofonchiò: -La questione non è questa … - e arrossì a sua volta.
La bionda capì che in quel momento era di troppo e si allontanò dicendo: -Vado a prepararmi una camomilla. -.
Eri tornò a fissare Ace e domandò: -Se non è per la promessa che ti ho fatto, allora per quale motivo hai accettato?-
- Perché ci tengo alla tua incolumità, inoltre sono più che sicuro che tu abbia avuto paura. Certo, hai riso e sdrammatizzato la situazione per tutto il tempo, ma io ti conosco più di quanto tu non creda.- e voltò il capo imbarazzato grattandosi la nuca.
In quel preciso istante, le guance di entrambi i ragazzi sembravano dei peperoni rossi alla griglia.
Era proprio vero, lui la conosceva alla perfezione. Paradossale, forse neanche lei stessa si capiva così bene.
-Asso? Siamo sicuri che mi hai spiato per soli quattro mesi? Sembra che tu mi conosca da una vita …- quella domanda se la era sempre posta.
Negli ultimi mesi Ace aveva assunto degli atteggiamenti che non le sembravano per nulla nuovi e le davano l’impressione di averlo già incontrato tempo addietro. Che fosse solo una sua suggestione?
- … mese più, mese meno … è importante per caso?- bofonchiò grattandosi una guancia.
-Vuoi che sia sincera? … - lo scrutò seria per poi rispondere con un enorme sorriso: - … no, l’importante è che io stia bene con te e che tu mi rispetti come hai fatto fino ad adesso.-
-Eri … - ridacchiò - … questo tuo lato dolce lo adoro da morire. -.
La fece arrossire ancor di più e iniziò a balbettare a testa bassa: - F- forse è meglio andare a dormire … b-buonanotte Ace. - e scappò fuori dalla sua stanza.
Il morettino ghignò e incrociò le braccia al petto pregustandosi la scenetta che sarebbe avvenuta da lì a poco.
Eri rientrò in camera, sempre con il volto basso, si tolse il soprabito lanciandolo su una sedia e si accomodò sotto le coperte.
-Tutto qui?- ridacchiò lui.
- … mi ero dimenticata che ero già a destinazione, se vuoi puoi dormire sulla poltrona letto che sta affianco a me. Buona notte Ace. –
-Perché la scorsa notte mi hai fatto dormire nel tuo letto e questa sera sulla poltrona?- domandò deluso.
La ragazza sbadigliò: -Semplice, l’altra sera io era seduta sulla poltrona a leggere e non avevo intenzione di dormire. Ri-buonanotte!-
Il fiammiferino si tolse la camicia da notte rosa e la lanciò sulla testa di Eri.
-Ma che combini?... – domandò infastidita, ma, non appena si alzò per rimproverarlo, tacque e rimase a fissarlo in silenzio.
Ace era in piedi davanti a lei con il petto scoperto e con solo i boxer addosso.
Deglutì a fatica, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi addominali ma era troppo perfetto, sembrava una statua greca.
- … ragazzina buffa? Tutto ok?- .
Rialzò lo sguardo dal suo corpo impeccabile e sbarrò gli occhi, cercando di ritornare con i piedi per terra. La stava guardando un po’ preoccupato.
-Ti senti bene? … - aguzzò la vista.
Sorrise forzatamente e rispose: -Buonanotte bei addo … ehm Asso. - e si rituffò sotto le sue coperte.
-Trovo più carino “succo di frutta” … se non ti dispiace, prima vado a bagnarmi i capelli per togliere questi riccioli obbrobriosi … -
-Fai pure … -.
Il ragazzo usci dalla stanza e spense la luce.
Nel frattempo, Eri ripensò al suo corpo muscoloso e perfetto, iniziando a fantasticare come mai aveva fatto prima … di scatto, si rimise seduta e portò le mani al volto ormai fiammeggiante. Quel fiammiferino la stava rendendo un’altra persona, la sua testolina non aveva mai varcato la dimensione di QUEI pensieri proibiti.
Si portò una mano al petto e ascoltò i suoi battiti. Si doveva dare una calmata o le sarebbe venuto un arresto cardiaco … alzò la testa e vide entrare l’oggetto dei suoi pensieri in tutto il suo splendore. Rimasero fermi a guardarsi, finché il moro non riaccese la luce.
-Hai voglia di dormire sì o no? Sei strana questa sera … - e inclinò la testa per studiarla meglio.
La povera ragazza arrossì e annuì con il capo.
Lui si avvicinò, sempre a torso nudo e domandò: -Sicura? Perché non parli?-
Fece un altro passo in sua direzione e poi un altro, per seguirne un altro ancora …
-Hai i capelli già asciutti?- esordì per bloccare la sua avanzata.
-Già … - sorrise compiaciuto - … è il vantaggio del mio frutto.-
-Wow … - lo studiò un’ultima volta e sorridendo si rimise sotto le coperte - … buonanotte, succo di frutta.-
-Grazie ragazzina buffa, buonanotte anche a te. -.
 
Durante la notte scoppiò il diluvio universale.
Tuoni, lampi, fulmini e saette dominavano incontrastati nel cielo notturno, rompendo il silenzio che regnava sull’isola.
Eri non si era ancora addormentata. L’avventura che aveva vissuto fino a un’ora prima le aveva fatto perdere il sonno per la seconda serata di fila.
A ogni frastuono si rannicchiava su se stessa. Odiava quei rombi che seguivano a ogni lampo, rimbombando nelle sue povere orecchie, spaventandola da morire.
Per non parlare del freddo che entrava nella stanza, detestava anche quello. Molto silenziosamente, per non svegliare il suo succo di frutta, aveva provato a mettere un lenzuolo davanti all’ex-finestra fissandolo con del nastro isolante, ma il freddo entrava lo stesso.
Sbuffò e diede uno sguardo a Ace prima di coricarsi sull’altro fianco. Dormiva come un angioletto nella sua postazione.
Sorrise e si voltò in direzione dello squarcio che sostituiva la finestra, rimanendo incantata dal gonfiarsi e sgonfiarsi del lenzuolo che lo ricopriva.
Un lampo illuminò la stanza e seguì un potente boato. Si strinse nelle coperte per tapparsi le orecchie e sospirò infastidita.
Da piccola aveva sempre desiderato ricevere un abbraccio d’incoraggiamento o di protezione da parte di suo padre in momenti come quelli, ma niente, tutto quello le era sempre stato negato.
Una lacrimuccia silenziosa scesa sulla sua guancia, prontamente asciugata prima che cadesse sul cuscino per inumidirlo. Chiuse gli occhi nella speranza di potersi rilassare, ma un altro frastuono la fece sussultare.
-Non avere paura, ci sarò io con te… - sentì le sue braccia calde e possenti stringerla per le spalle - … ora ti sto riscaldando? -.
Gli occhi le iniziarono a pizzicare dalla commozione, prese una sua mano e gliela strinse dicendo: -Sì, grazie. -.
Si addormentò fra le braccia del suo giovane pirata, che la stava riscaldando e proteggendo allo stesso tempo. Era quello che le serviva, ora la sua vita stava avendo un senso … qualcuno le voleva veramente bene e stava facendo di tutto per non lasciarsela scappare.
 
Riaprì gli occhi, ora era molto più rilassata.
Solo un timore le faceva perdere dei battiti per lo sconforto … quando Ace sarebbe riuscito a portare a termine la sua missione, l’avrebbe abbandonata?
 
 
-Ace! Sono pronta andiamo?- domandò Eri scendendo le scale.
Per l’appuntamento aveva deciso di mettersi un vestito viola in stile impero con un semplice paio di ballerine abbinate.
Giunse davanti alla porta e l’occhio le cadde su un ragno che zampettava indisturbato sul pavimento.
Un urlo inquietante animò la casa, riuscendo persino a svegliare il giovane pirata che era stato colto da un attacco di narcolessia davanti a un documentario sulle scimmie africane.
Ace si alzò, si stiracchiò e si stropicciò gli occhi: -Che succede?-
- Un ragno, fallo fuori per piacere!- piagnucolò la sua adorata.
Il moro si avvicinò e guardò il pavimento: -Dove lo vedi?- domandò scettico.
-Lì, guarda bene.- e lo indicò con la punta del piede.
Il povero piratuncolo dovette inginocchiarsi a studiare meglio la zona indicata dalla punta del piede di Eri.
-Ehi, infermiera buffa. È piccolissimo, che male vuoi che ti faccia?- ridacchiò.
-Brucialo! È così schifoso.- e si portò alle sue spalle aggrappandosi alla camicia blu.
Ace si rialzò e incamminandosi verso il divano, sbuffò: -Non mi aspettavo una cosa del genere da te, comunque non mi sporco le mani per un essere indifeso come lui.-
-Se non lo fai tu, allora lo farò io … - rispose la ragazza iniziando a pestare il pavimento con un piede.
La casa iniziò a tremare, il moro sbarrò gli occhi terrorizzato e mormorò: -Un maremoto?- dal nulla sbucò Jessy urlando a braccia alzate: -Pirla, siamo sulla terra ferma, è un terremoto … - si soffermò a guardare Eri e la strattonò per un braccio dicendole: -Cosa stai facendo?!-.
Appena la ragazza smise di pestare il pavimento, la mossa sismica cessò.
- Ops … non ci avevo pensato. Scusami! – ridacchiò agitata.
Il moro era rimasto fermo al centro del soggiorno, continuando a guardarsi attorno con fare sospettoso: -Qualcuno mi sa dire che cosa diavolo è successo qui dentro?!-
-È colpa di E … - Eri tappò la bocca alla sorella e bisbigliò: -Lui non sa niente di quella faccenda.-
-Ma non gli avevi confessato tutto?- sussurrò l’altra.
-Non proprio … ma quelli sono dettagli, ci vuole un po’ di calma. Gli ho solo confessato il peggio … -
Mentre le due chiacchieravano, il moro si avvicinò per origliare meglio e domandò: -Che cosa dovrei sapere?-.
Entrambe le ragazze sussultarono e Jessy rispose: -Niente di così importante … eh-eh-eh. –
Ace squadrò entrambe con fare sospettoso e sospirò: -Ok, tanto Eri prima o poi confessa sempre tutto. È un sacco facile da far svuotare.-
La ragazza arrossì violentemente non potendolo contraddire, era la pura e semplice verità.
La bionda la guardò di sottecchi e ridacchiò: -Non posso darti torto … comunque Eri, cosa cavolo stavi facendo?  Perché pestavi il pavimento a occhi chiusi?-
-Doveva elidere dalla faccia della terra un piccolo ragnetto indifeso.- sghignazzò il pirata portandosi le braccia dietro la nuca.
La mora sbarrò gli occhi, come se si fosse appena ricordata di una cosa importante e puntò lo sguardo sul pavimento: -È ancora lì quell’essere insulso!- caricò un’altra pedata, ma fra lei e la bestiola si mise di mezzo il povero fondoschiena di Jessy -ma dove lo … - il calcio di Eri era già partito, colpì la sorella e la fece volare fuori dalla porta sfondandola.
Per poco Ace non si slogò la mascella rimanendo allibito da quello che aveva appena assistito. Lasciò cadere lo sguardo sul pavimento e lo vide segnato dalle zampate di Eri. Era così impegnato a origliare le ragazze che non se n’era accorto del macello che la ragazza aveva combinato.
 Eri corse da Jessy per soccorrerla, ma fu allontanata con una serie di bracciate della sorella: -Vai a prendere un tappeto nel gazebo … di nuovo. -.
Intuendo il motivo di quell’arredamento così bizzarro, silenziosamente il moro si avvicinò alle scale e provò ad alzare la moquette che le ricopriva.
Il povero cuoricino del pirata si arrestò per un secondo … era pieno delle impronte di piedi di Eri.
-Ace, cosa stai facendo?!  Corri da Eri che ti sta aspettando! – ringhiò la bionda piegata in due con una mano sulla schiena.
- S- subito. -.
 
Rimasero fuori dalla “porta” di casa a fissarsi negli occhi.
Lui la studiava con sguardo serio e indagatore, mentre lei lo ricambiava con una serie di fulminate scocciate.
-Che cosa è successo poco fa? –
-Niente di che … tu cosa hai visto?- domandò con tono sarcastico.
-Mi stai nascondendo dell’altro?-.
Eri guardò il cielo stellato e tornò a fissare Ace. Era nervosa, quello che stava per affrontare era un argomento molto delicato e troppo doloroso per lei.
-Ace, scusa se mi permetto di dirti questo, ma ci sono certe cose che richiedono tempo … non credo che sia il momento adatto.- e abbassò il capo ammirando le schegge della porta che pestava sotto i suoi piedi.
- Uffa! … Sono quattro mesi che ci frequentiamo, possibile che tu non abbia mai avuto tempo di confessarmi tutto?! –.
La ragazza lo fulminò.
-Confessare tutto?! Senti un po’ da chi parte la predica! Chi è che mi ha spiato da diverso tempo e non si è ancora deciso a dichiararmi tutta la verità?! Sono più che sicura che noi ci siamo già conosciuti tempo fa, altrimenti come faresti a conoscermi così bene?! Inoltre …- si morse il labbro e lo fulminò furibonda. Si era ripromessa che il passato non avrebbe più influenzato il suo presente ma non era più possibile.
-Inoltre cosa?! Sono proprio curioso di sentire il seguito!- alzò ulteriormente la voce per non essere da meno.
La ragazza gonfiò le guance e strinse i pugni, voleva urlargli qualcosa, ma neanche lei sapeva cosa. Sbuffò e gli occhi si gonfiarono di lacrime - … credi di essere l’unico che abbia avuto un passato difficile?! … - iniziò a tremare come una foglia e gli diede le spalle per non mostrare alcuna debolezza - … dirti tutto quello che mi è successo, vorrebbe dire soffrire un’altra volta e io non ho voglia … cosa ti costa aspettare un giorno in più? È acqua passata ormai … - domandò con voce incline al pianto.
Stava temporeggiando e lo stava supplicando, aveva veramente bisogno di tempo prima di dirgli tutta la verità.
In quel momento il pensiero di Ace tornò alla sera in cui Jessy gli aveva accennato qualcosa al passato difficile di Eri, ma gli rimase impressa una frase in particolare “tutt’ora mi chiedo come faccia a dormire la notte” . Era stato messo in guardia, ma lui aveva sorvolato questo dettaglio evidentemente importante.
Si batté una mano sulla fronte per poi scompigliarsi i capelli, era furibondo e offeso ma non poteva negare che si era comportato da bravo egoista giacché non si era interessato alle sofferenze della ragazza.
- … perdonami, ma non mi sento ancora pronta … se non ti vuoi più fidare di me, puoi andare … ti posso capire … – si preparò a un altro abbandono e di sicuro avrebbe sofferto come non mai, ma anche volendo, in quel momento non sarebbe riuscita a proferire alcuna parola. Le riaffiorarono ricordi dolorosi e l’angoscia iniziò a regnare sovrana in ogni sua fibra muscolare.
Attorno a lei tutto si fece nero, finché non lo sentì sospirare e si preparò al colpo che le sarebbe stato inflitto -Questo mai! Troppo semplice mollare tutto così … -.
Non appena Ace pronunciò quelle parole, a Eri parve di ricevere la tipica scossa del dormiveglia. Le sue orecchie udirono una risposta che non si sarebbe mai aspettata.
Gli stava nascondendo un altro fatto importante della sua vita, ma lui continuava a fidarsi di lei. - … posso rispettare questo tuo silenzio ma concedimi solo una domanda. Tutto questo ha a che fare con il tuo disagio di questi ultimi giorni? -.
Non poteva vederla in faccia e l’unica domanda che si pose era “sta piangendo per colpa mia?”.
-No … - si voltò lentamente, i suoi occhi luccicavano ma il trucco era rimasto intatto. Non c’era alcun segno di sbavatura, probabilmente si stava trattenendo - … in questi ultimi giorni ti ho visto serio. Tu mi dici sempre che sei qui per una missione e non posso fare a meno di chiedermi che cosa ne sarà di noi dopo che tu avrai finito. – si guardò i piedi e si portò una mano sulle labbra per nascondere dei tremolii che sfuggevano al suo controllo.
Lui non poté fare a meno di sorridere intenerito, anche il suo silenzio stava ferendo qualcuno da quanto poteva vedere. Si era ripromesso che le avrebbe rivelato tutto, ma non ne trovava ancora il coraggio.
Entrambi erano sulla stessa barca.
In fondo nessuno dei due stava mentendo, stavano solo temporeggiando e se fosse stato qualcosa di veramente importante, era più che sicuro che Eri non sarebbe rimasta così calma per tutto quel tempo. Per rassicurarlo, gli bastava come esempio la sua confessione sul suo vero mestiere.
Si portò vicino a lei, la prese per le braccia e poggiò delicatamente la fronte sulla sua.
-Scusami … -.
La ragazza scosse il capo e rispose: -No, io mi devo scusare. –
- … diciamo che entrambi ci dobbiamo delle scuse, ok?-
-Ok … -ridacchiò sospirando.
-Eri … per quanto riguarda la missione, fidati di me … - la ragazza portò lo sguardo sui suoi occhi e aspettò con ansia il seguito della frase - … non avrebbe avuto alcun senso conoscerti per poi scappare via per sempre. Sei la cosa più bella che mi sia capitata … - .
In quel momento uscì Jessy con scopa e paletta in mano, ma vedendo i due piccioncini fece dietro front alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa di incomprensibile.
- … eccezion fatta per tua sorella.- continuò.
Risero entrambi e si abbracciarono.
Era la prima volta che il loro abbraccio era così forte e tanto caloroso, si sentirono completi e capirono che non si sarebbero separati tanto facilmente.
-Ti racconterò tutto, te lo prometto ma dammi del tempo per piacere.- disse Eri con voce tremante.
Sentendo quel tremolio incensante percuoterle tutto il corpo, le braccia di Ace non poterono trattenersi dal stringerla più forte per rassicurarla.
 Con una mano le accarezzò i capelli, mentre con l’altra la schiena.
Avvicinò il naso all’incavo del suo collo e respirò a fondo il profumo di alcune ciocche dei suoi capelli corvini.
-Non piangere Eri.-
-N – non sto piangendo. – e tirò su il naso.
Ace ridacchiò e rispose: -Dimmi quando sei presentabile.-
-Scemo … - ridacchiò Eri - … sei il mio scemo preferito. – lo strinse più forte.
 
-Eri … credo che sia ora di andare. – sbuffò il moro ridacchiando divertito, schiaffandosi una mano sulla fronte.
-No … solo un sorso e ho finito il mio boccale di birra … hic … -.
Ace scosse la testa e borbottò: -Non conoscevo questo tuo lato competitivo, se avessi saputo che prendi le provocazioni così seriamente …- continuò a scuotere il capo ridacchiando sempre più forte - … che ne dici di andare? Mi sembri un po’ ubriaca.-
-Non sono ubriaca … hic …-
-Ah, no? Perché hai le guance rosse e il singhiozzo? -.
La morettina alzò un indice e andò a sedersi vicino a lui … quella scena gli ricordava qualcosa.
Affianco a loro passò il cameriere del loro primo appuntamento. Appena li vide gli si gonfiarono gli occhi di lacrime e scappò via singhiozzando.
Povero ragazzo, Eri doveva aver arrecato qualche trauma al suo fragile “io”.
-Caro il mio piratuncolo timidone, ho la risposta per entrambe le questioni … hic … -
- Sentiamo un po’ … sono proprio curioso.-
-Allora … quando ho il singhiozzo, vuol dire che il mio stomaco è pieno … hic … le guance rosse, bhè … quello è colpa tua … ahahah … hic … - si accoccolò sulla sua spalla sospirando - ... certo che sei caldino.-.
Il morettino scoppiò a ridere e ribatté: -Da quello che ho appena sentito, posso dirti che sei brilla abbastanza per andare a dormire. -.
La prese a braccetto e uscirono dal bar.
-Ops … questo giubottino bianco è di Jessy.- sospirò la ragazza lasciando il braccio del moretto, che la cinse per le spalle per non farla sbandare.
-Avete il giubotto uguale?-
-Già … ho pure i suoi occhiali da riposo, non ho ancora capito perché li ha comprati visto che non li indossa mai.-
-Jessy con gli occhiali da riposo … - borbottò Ace guardando la montatura spessa che Eri teneva in mano e ricominciò a ridere - … mi immagino la vecchia zitella con quei cosi sul naso. Ahahah …- smise di ridere non appena vide le fulminate che Eri gli stava lanciando.
-Che c’è?-
-Tu prendi troppo in giro mia sorella … hic … non è che alla fine con me stai giocando per raggiungere lei? -.
Il morettino fece una faccia disgustata e rispose: -No e sai perché?-
-Perché?-
-Perché a Jessy non farei mai questo … - la abbracciò da dietro le spalle, attaccò le labbra al suo collo e iniziò a soffiare.
Eri scoppiò a ridere: -Daiii … ahahaha, mi fai il solletico.-
-È questo il mio obiettivo. - e continuò a torturarla.
-Eri, sei tu?- entrambi udirono una voce femminile alle loro spalle.
Ace guardò curioso la donna, mentre l’infermiera buffa indossò gli occhiali di Jessy e alzò il colletto del giubotto per coprirsi metà volto, bordò per l’alcool presente in un solo bicchiere di birra: -Come scusi? – cercò di rendere la sua voce gracchiante per non farsi riconoscere.
-Mi scusi signorina, ho sbagliato persona …- la donna si allontanò asciugandosi una lacrima che le rigò il volto.
Il ragazzo guardò Eri mentre si toglieva il travestimento e guardava la donna allontanarsi, aveva un’aria triste e rammaricata.
-Ace … c’è una cosa che mi sento di confessarti in questo momento del mio passato … – lo guardò dritto negli occhi e ridacchiando aggiunse: - … ero una brava ladra da piccola e lei era la mia maestra, oltre che mia zia. Divertente non trovi?-
Il morettino scosse la testa e fece un passo indietro per guardarla meglio: -Sei un’infermiera, sei un marine e una ladra? Certo che hai dei seri problemi ragazza mia.-
Eri arrossì e si torturò il lobo di un orecchio per calmarsi: - Avevo dodici anni quando andavo a rubacchiare in giro … questa è acqua passata. -.
Ace la cinse per le spalle e la strinse forte a sé: -Brava la mia Eri, sapevo che non mi avresti fatto annoiare! Mi racconterai le tue malefatte, vero?-
-Sì, tirerò fuori qualche articolo vecchio se lo trovo … che ne dici di tornare a casa? Jessy deve chiudere la porta e non andrà a dormire fino a quando non saprà che siamo tornati.-
-Uffa! Quella zitella è sempre fra i piedi, anche se non si trova qui con noi.- sbuffò il moro.
 
I due giovani si accingevano a tornare a casa.
Ace teneva Eri stretta per le spalle, mentre la ragazza lo stringeva per la vita. Non appena sentì allentare la presa del fiammiferino, alzò la testa e domandò: -Che succede?-
-C’è qualcuno sui gradini di casa tua … mica sarà il maniaco?! –
La ragazza aguzzò la vista e rise nervosa: -No, non è l’ex capo di Jessy … -.
Il morettino affrettò il passo per osservare da vicino il tipo losco e scattò in posizione di difesa: -Aokiji! Mi dispiace ma non la avrai facile con me. -.
L’ammiraglio alzò lo sguardo con fare svogliato e lo studiò dalla testa ai piedi: -E tu chi saresti? -.
Il ragazzo si pietrificò, mentre Eri cercò di consolarlo dandogli delle pacche sulla schiena: - Non abbatterti … a cosa devo la tua visita, zio? -.
 

Salve! =)
Non aggiorno da una vita, lo so … spero che non siate arrabbiati e vi chiedo scusa.
Purtroppo non ho passato molto tempo a casa ultimamente T.T
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e scusate la presenza di errori, di sicuro qualcosa è sfuggito al mio occhio XD
Grazie mille a tutti quelli che la seguono, che l’hanno messa tra le ricordate e tra le preferite … VI VOGLIO BENE  T.T
Ringrazio anche tutte le persone che hanno recensito fino ad adesso: Sunny Roronoa (alias Roro-chan! U.U ); MissyKawaii; Titty89;
Fjorleife Axul X3 … mi fate commuovere!!! T.T
Alla prossima!!!
Un bacione!!!

Sherry21.

I personaggi presenti in questa storia sono utilizzati senza scopri di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights.
 



 
  
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