Day 2
Freedom
Jellal
inspirò l’aria fredda e immobile del sotterraneo,
rabbrividendo di sollievo
quando la fredda pietra entrò in contatto con le ferite
ancora arrossate.
Ingoiò a vuoto, cercando inutilmente di schiarire la gola
secca, e di ignorare
i crampi allo stomaco dovuti alla mancanza di cibo.
Quella volta i suoi aguzzini si erano davvero impegnati; non avrebbe
mai
immaginato che i metodi di tortura fossero diventati così
avanzati, in un regno
pacifico come quello.
Sono evidentemente riservati a casi speciali come il mio
Pensò tra sé e sé sorridendo
amaramente, quasi come se la cosa non lo toccasse.
Gli avevano assicurato che se non avesse rivelato la posizione dei suoi
complici, allora entro l’indomani lo avrebbero giustiziato.
Jellal sapeva che l’avrebbero fatto. Era sempre
così; se un prigioniero non
parla, nonostante tutte le torture fisiche e psicologiche a cui
è sottoposto,
allora non rimane altra scelta che dare un ultimatum e sperare per il
meglio.
Lui, però, non avrebbe mai rivelato la posizione di Ultear e
Meredy, né di
tutti gli altri maghi che si erano uniti alla loro gilda in quei lunghi
anni. Gli
dispiaceva per loro, ma, alla fine, andava bene così.
Questo era ciò che si meritava, in fondo.
Un’esecuzione pubblica, dopo settimane di tortura intensiva,
sarebbe forse
stata sufficiente per espiare i suoi peccati.
L’unica cosa che rimpiangeva era il non aver potuto avere
un’occasione per
scusarsi come avrebbe dovuto con una certa persona, alla quale doveva
tutto.
Sperava che non avrebbe sofferto troppo.
Perché in fondo non succedeva niente di così
speciale, era solo un criminale
che faceva finalmente la fine che meritava.
Lasciò vagare lo sguardo lungo le ferite profonde che gli
avevano procurato,
senza peraltro ottenere neanche un singolo lamento; osservò
con sguardo quasi
indifferente i polsi, legati e scorticati da pesanti catene, la mente
da
tutt’altra parte, rivolta solo e unicamente ad una persona.
Mi
dispiace, Erza.
Mi
sono fatto catturare di nuovo.
Erza si
svegliò di soprassalto, sopprimendo un grido, la tenue luce
del mattino che
illuminava il viso imperlato dal sudore, mentre calde e pungenti
lacrime le
rigavano le guance.
Si voltò d’istinto, mentre subito il panico
l’afferrava non appena trovato il
vuoto al posto di un corpo caldo affianco a sé.
Scese tremante dal letto, e quasi corse per lo stretto corridoio, senza
sapere
neanche lei l’oggetto della sua ricerca.
Ma andò a sbattere contro qualcosa.
O, per essere più precisi, contro qualcuno.
Quel qualcuno l’avvicinò a sé e la
circondò con muscolose braccia, facendole
poggiare la testa sul petto e iniziando ad accarezzarle gentilmente i
capelli.
L’uomo aveva sentito dalla cucina una sorta di grido
soffocato, tipico di
quando sua moglie aveva un incubo; per questo, preoccupato, si stava
dirigendo
verso la camera da letto.
Lasciò singhiozzare Erza contro di lui, aspettando che si
calmasse, cercando di
cullarla e confortarla nel suo calore. Quando ebbe finalmente ripreso
il
controllo di sé si chinò per asciugarle le
lacrime e lasciarle un tenero bacio
a fior di labbra, per poi prenderla per mano e portarla fino al divano
del
salotto, dove la lasciò sedere, lasciando che si appoggiasse
a lui.
Non le chiese niente; aveva già capito tutto quando
l’aveva stretta a sé, e se
lei avesse voluto parlare sapeva che era lì per lei; e
intanto lasciava vagare
lo sguardo lungo i lineamenti morbidi del suo viso, e sui riflessi che
la luce
del sole appena sorto provocava sui capelli scarlatti. Passò
qualche altro
minuto, poi finalmente Erza disse:”Ho sognato che ti avevano
di nuovo buttato
in prigione.
Che ti avevano torturato.
E che presto saresti stato giustiziato.
E io voglio che tu stia con me, Jellal.”.
Sussurrate queste ultime parole, la voce della maga si ruppe
nuovamente, mentre
l’altro la stringeva forte a sé, dispiaciuto, ma
anche quasi divertito dalle
reazioni infantili che Erza aveva in quei momenti.
Cercò quindi di rassicurarla, sussurrandole
dolcemente:”Ma io sono qui, no?
Sono libero, e faccio parte di una gilda di malati mentali, ma ho la
moglie più
bella e invidiata al mondo, e due meravigliosi
angioletti…Che si sveglieranno,
se continui a fare tutto questo rumore.”.
La maga sorrise a quelle parole, voltando lo sguardo verso la stanza di
Emma e
Simon.
“E Reika?”
”Sai com’è fatta, potrebbe venire
persino Acnologia, ma lei continuerebbe a
dormire come un ghiro.”.
Titania ridacchiò un poco, pensando con affetto alla
maggiore dei loro figli.
Tutto quello che aveva detto era vero, ma era ancora nello stato in cui
la mente
non riesce a distinguere bene la differenza tra sogno e
realtà.
“E se questo fosse tutto un sogno, e in
realtà tu stessi per essere
giustiziato?”
Jellal non rispose; sospirò, poi preferì
abbassarsi per catturare le sue labbra
in un breve ma intenso bacio, che riuscì comunque a
lasciarla senza fiato.
Il mago sorrise nel vedere le sue gote arrossarsi ancora, nonostante
fossero
passati tutti quegli anni.
“Non so…secondo te questo
è frutto della tua immaginazione?” Le
soffiò
contro l’orecchio.
Le labbra di lei s’incurvarono automaticamente
all’insù, mentre ogni dubbio e
ogni preoccupazione l’abbandonavano: ”Direi di
no.”.
Lui sorrise soddisfatto, sciogliendo l’abbraccio e
dirigendosi verso
Indovina cosa c’è per colazione?”
Solo in quel momento Erza si accorse del profumo che si spandeva dalla
cucina
nel salotto, ed esclamò felice, mentre i suoi occhi si
illuminavano: ”Torta
alle fragole!”
Ancora una volta invece di parole ricevette in risposta una risatina
divertita;
vedere un Jellal che avanzava verso di lei con un caldo sorriso sul
volto e due
piattini di torta nelle mani valeva più di mille parole.
La maga si fiondò letteralmente su di lui, strappandogli di
mano il piatto e
affondando la forchetta nella panna Un mugolio di approvazione si
levò da lei,
quando il sapore delle fragole fresche le invase la bocca.
Lui invece continuava a ridacchiare, lasciandosi cadere nuovamente sul
divano.
Vedere l’espressione di puro piacere che sua moglie faceva
quando mangiava
quella torta valeva la pena di alzarsi all’alba e perdere
qualche ora di sonno.
“Devi ancora spiegarmi come fai ad essere così
bravo.”. Disse lei, non appena
ebbe ingoiato il primo boccone.
“Non sono così bravo.” Fu la risposta
semplice dell’altro, per nulla
consapevole di essere probabilmente uno dei più bravi cuochi
di Fiore (non per
niente era sempre lui a cucinare, durante il periodo di latitanza con
Ultear e
Meredy), e che Erza considerava la sua torta alle fragole la migliore
al mondo.
“Sinceramente volevo tirarla fuori a pranzo,
ma…-”
“No, no, va benisshimo coshì.” Lo
interruppe lei, questa volta senza neanche
darsi tempo e pena di ingoiare.
Decisamente, non c’era modo migliore per tirarla su che una
fetta di torta alle
fragole.
E il calore delle labbra di
Jellal.
Angolino di
Mokona_
Buonsalve
di nuovo! Ho aggiornato poco dopo mezzanotte, perché mi
andava di
fare così.
Parlando
della shot di oggi….ecco….non rispetta quasi per
niente il prompt, me
ne rendo conto. Però è uscita così, e
non ho intenzione di riscriverla…non so
se si è capito, volevo dire che hanno raggiunto la loro
libertà, e possono
vivere felici. Inizialmente volevo fare qualcosa di deprimente, ma non
mi andava,
ed è uscito fuori questo. Spero che vi sia piaciuto comunque
^^
Ci
vediamo per il day 3
Stay
tuned !
Kiss
Mokona_