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Autore: Nyssa    12/12/2007    11 recensioni
I guai non arrivano mai da soli... Draco Malfoy se ne accorge la mattina in cui si ritrova con Pansy innamorata (e non di lui stranamente!), Goyle pescato a mettere petardi incendiari e un imminente coloquio con la McGranitt sul suo calo scolastico
Ovviamente niente potrebbe essere peggio, ma deve presto ricredersi, il collegio decide di assegnargli un tutor per recuperare nelle materie e chi meglio di Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts? Va bene, questo può anche andare a suo vantaggio, ma cosa succederebbe se oltre ai suoi voti Hermione cambiasse anche lui? E cosa ci fa un bambino in giro per la scuola?
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Quando ti conobbi, eravamo poco più che bambini

Quando ti conobbi, eravamo poco più che bambini.

Eppure, entrambi guardavamo il mondo disillusi, più di quanto potesse fare un adulto.

Vivevamo soli, lontani dagli altri e ammantati di un’aura di tristezza e solitudine che non faceva che acuire la nostra sensibilità, già provata da quanto ci circondava.

 

Venivo da una famiglia che avrei volentieri dato via, tu, invece, rivolevi indietro la tua.

 

Odiavo mio padre e mia madre, che mi avevano costretto a questa condizione di mezzosangue che non accettavo e li detestavo per la vita “metà e metà” in cui mi avevano oppresso, ma, più di tutti, odiavo mio fratello. Era falso e bugiardo, una persona mediocre e insignificante che, però, sapeva vendersi bene e propagandava se stesso al punto da sembrare davvero un eroe.

Cominciai a sognare Hogwarts come il mondo delle fiabe, dove sfuggire ad una realtà squallida e tetra, pullulante di piccole catastrofi che mi stavano segnando sempre più.

 

Conobbi Lily Evans quando eravamo ancora bambini, ma ci dovemmo separare in fretta a causa della mia famiglia: la rincontrai solamente sull’Espresso di Hogwarts il primo giorno di scuola… ed era esattamente come la ricordavo.

Amavo Lily da quando avevamo cinque anni perché tra tutti era l’unica che non mi guardasse in cagnesco e non si allontanasse se io invece mi avvicinavo.

La amavo profondamente di un amore puro e infantile e cullavo dentro di me il sogno che, un giorno, forse, saremmo potuti vivere insieme e sposarci.

Ma si sa, assieme alle cose belle, arrivano anche quelle brutte.

Fu su quello stesso treno che incontrai per la prima volta James Potter e Sirius Black.

Odiare Sirius era facile, con i suoi modi bruschi e il suo fare come se tutto gli fosse dovuto.

Detestare Potter era diverso perché c’era qualcosa in lui che mi ricordava tremendamente mio fratello e lo odiavo per riflesso incondizionato.

Fu questione di uno sguardo e mentre tra noi si instaurava una rivalità che sarebbe durata per tutti i sette anni di scuola, altri due paia di occhi si incrociavano, quelli di Lily e di James Potter e lessi chiaramente nelle iridi azzurre di lui, qualcosa che mi fece tremendamente male.

Ero arrivato nel mondo magico pieno di speranze, ma le disfatte cominciarono fin dal primo giorno.

 

Quando il Cappello Parlante mi smistò tra i Serpeverde, ne fui in parte orgoglioso e in parte rivoltato: tra le fila della Casa di Salazar militavano menti brillanti, ma non ci si poteva fidare di nessuno e non era consigliabile svegliarsi la mattina e mettersi le scarpe senza prima aver controllato perbene che nessun buontempone ti avesse fatto uno scherzetto di pessimo gusto che avrebbe avuto conseguenze molto gravi.

Fui grato al Cielo che almeno lei, Lily, non mi avesse abbandonato, ma la Torre offriva senz’altro una compagnia migliore e più stimolante di quella di un ragazzino introverso e taciturno e fu con rammarico che la vidi allontanarsi sempre più.

In compenso, il neonato gruppo dei “Malandrini” capeggiato nientemeno che da Potter, mi stava fin troppo sul collo.

Se fossi stato sincero avrei detto di volervi entrare a mia volta, ma sincero non lo ero mai stato e la rivalità tra me e due dei suoi membri mi impedivano sia di ammettere un simile desiderio, sia di metterlo in pratica.

 

Cercai di allontanarmi da loro e di rendermi invisibile al mondo, ma la passione che mi spingeva verso la magia aveva sempre il sopravvento su di me e troppo spesso il mio nome spiccava sugli altri nelle graduatorie scolastiche, rendendomi la mira preferita dei miei torturatori.

Nell’aprile del primo anno, conobbi Zachariah Black.

Era il Caposcuola ed era a Grifondoro.

Frequentava l’ultimo anno di scuola ed era tra gli studenti migliori del suo corso.

Quando lo guardai per la prima volta in faccia, trovai in lui una paurosa somiglianza con Sirius Black e me ne discostai più che potei, terrorizzato che anche lui potesse essere in combutta coi Malandrini per qualche tiro mancino ai miei danni.

Credevo che fosse suo fratello, ma quella volta mi sbagliavo e lo scoprii tristemente presto.

 

La Sala Comune di Serpeverde era ricca di pettegolezzi e ottenere qualche informazione circa questa o quella persona era un lavoro estremamente facile perfino per uno come me.

-          Chi, il Bastardo? – mi chiese un mio compagno scoppiando a ridere?

La verità che appresi fu che Zachariah era un Black come Sirius, ma nessuno conosceva i suoi genitori, anche se circolava la malevola voce che fosse il fratellastro di Felpato.

Rifiutai quei pettegolezzi e, tuttavia, più lo guardavo e più credevo di potermi fidare di lui.

Zachiariah non tradì la mia fiducia e, nonostante si stesse duramente preparando per i M.A.G.O. di fine anno, mi dedicò senz’altro più tempo di quanto avrei anche solo potuto sperare.

Lo sentii un po’ come il fratello maggiore che non avevo, o meglio, che non era come sognavo.

In un impeto di follia, una volta, gli raccontai della mia famiglia e lui mi disse qualcosa della sua.

Un mese dopo, m’invitò a trascorrere le vacanze da loro.

Rifiutai, sentendomi uno scroccone, ma lui mi disse allora che, in cambio del mio soggiorno, avrei potuto fare compagnia alla sua sorellina malata visto che, dopo il diploma, voleva entrare alla scuola per Auror.

Più che mai tentato, accettai.

 

Mai e poi mai avrei pensato che la ragazzina che avrei incontrato sarebbe stata quella che avrebbe cambiato la mia vita.

 

Quando ti vidi per la prima volta, mi domandai perché camminassi così piano e guardassi fisso di fronte a te, solo quando ti avvicinasti mi accorsi che i tuoi occhi non potevano vedere e provai un sentimento che, ancora adesso, a distanza di tanti anni, non riesco a classificare.

Mi sorridesti sincera, mentre tuo fratello faceva incontrare le nostre mani e io credo di essere arrossito, esattamente come avevo fatto quando, dopo tanto tempo, avevo rivisto Lily sul treno.

Rowena Amariah Black, ti ha presentato tuo fratello, poi ci ha lasciati a fare amicizia.

 

Parlare con te, all’inizio, era maledettamente difficile: non avevi i modi coinvolgenti e trascinanti di tuo fratello e il fatto che non vedessi non mi aiutava molto, non sapevo proprio cosa dire.

 

Sei stata tu a parlare per prima, mi hai chiesto di descriverti Hogwarts e, nonostante per me ci fossero tanti brutti ricordi, ti ho accontentata.

 

Tu e quello che non puoi vedere… non mi hai mai guardato in faccia, ma chissà come hai capito che ci soffrivo a parlare di scuola.

Tre giorni ed ero già in tuo potere: ti avevo raccontato dei Malandrini e delle loro stupidaggini, della vita, della mia famiglia, solo di una cosa non avevo ancora accennato ed era Lily.

Ma per ogni giorno che trascorrevo in tua compagnia, l’amore che provavo nei suoi confronti scemava come le tinte pastello dell’alba dei sonetti che componevo per lei.

Tu mi capivi e io lo sapevo, mi ascoltavi, non pretendevi di dirmi cosa era giusto e sbagliato, non giudicavi, non mentivi, non eri ipocrita.

Eri cieca.

E i tuoi occhi vivevano delle parole degli altri, delle sensazioni altrui, descritte o vissute.

Un giorno ho scoperto il tuo segreto, mentre stavi vivendo una vita parallela con la personalità di un Black qualsiasi o qualunque tuo altro parente di cui non hai mai voluto fare il nome.

Mi domandai perché non ti avessero chiamata a Scuola, mi chiesi che cosa tu sapessi fare esattamente.

Non mi hai risposto.

Non lo hai mai fatto.

Ma non mi sentivo di forzarti a dirmi qualcosa perché pure io ti avevo taciuto dei segreti.

 

Ti guardavo con ammirazione perché quella tua mancanza ti debilitava, ti distruggeva, ma tu non hai perso un attimo la gioia di vivere.

Eri triste e disillusa sul tuo futuro, sognavi Hogwarts, ma non potevi andarci, sognavi di essere babbana, ma neppure quello ti era concesso, rinchiusa, prigioniera in quella villa che tuo padre vi aveva donato come addio a tua madre.

In confronto, i miei problemi sembravano bazzecole, pure e semplici fisime di un ragazzino isolato, ma tu mi comprendevi ed era questo che io, più di tutto, amavo in te.

È stato quando ho creduto che tu non potessi più capirmi, che ti ho persa per sempre.

Ma ho scoperto che, se io avessi ricominciato ad avere fiducia in te, tu saresti tornata.

 

Potrei citare a menadito ogni singolo istante vissuto in tua compagnia.

Se era bel tempo, il grande parco era tutto per noi, ma il nostro angolo rimarrà per sempre la panchina sotto il grande salice di fronte alla serra.

Se il tempo era brutto, l’immenso padiglione di vetro ci proteggeva e rimanevamo lì per ore, mentre io ti spiegavo come preparare questa o quella pozione.

 

Un giorno mi raccontasti che tu e tuo fratello eravate davvero due bastardi Black, dicesti proprio così e non aggiungesti tutta la storia di tua madre e del fatto che tuo padre fosse innamorato di lei. Rimanesti sul vago.

Ma io ci stetti male.

Trovavo ingiusto che due persone come voi, speciali in ogni cosa che facevate, compresa quella di strapparmi alla nebulosa vita di casa, dovessero essere dei bastardi, additati da tutti e alle cui spalle la gente mormorava malevola. E trovavo altrettanto ingiusto che uno spavaldo figlio di papà come Sirius avesse avuto la fortuna di una casa lussuosa, ma, soprattutto, della legittimità

Un giorno te lo dissi e tu ridesti, anche se sentivo che la tua risata era triste

-          Credi davvero che una antica famiglia come quella dei Black sarebbe riuscita senza problemi ad accettare una ragazza cieca? – mi avevi chiesto

Ci riflettei.

Effettivamente, probabilmente Orion sarebbe stato molto fiero di un figlio intelligente come Zachariah, ma di sicuro quella famiglia, uscita direttamente dalle fiamme degli inferi, avrebbe fatto mille storie su di te, probabilmente condannandoti ad una perpetua vita in convento.

E poi, mi dissi, se voi foste davvero stati legittimi, la vostra educazione sarebbe stata differente e, con ogni probabilità, non avrei mai potuto conoscervi. Nessuno si sarebbe interessato a me e io non avrei mai potuto parlare liberamente con qualcuno come te, Rowena.

 

Al momento di ripartire ero triste: non avevo rivisto la mia famiglia per tutta l’estate, ma non era quella la causa del mio male, era dovermi separare per altri nove mesi da te dopo aver trascorso ben 12 anni senza conoscerti.

-          Mi mancherai – dicesti appena accarezzandomi una guancia e mi sentii come un fidanzato che partiva per il fronte della guerra: forse non sarei tornato

-          Vieni a trovarmi anche nelle vacanze di Natale – hai aggiunto – mi fa piacere stare in tua compagnia…

Dire che quella era la cosa più bella che mi fosse stata detta era riduttivo.

Zachariah mi ha sorriso e ha annuito

-          A noi fa piacere se torni – ha spiegato – fammi sapere per Natale, non c’è mai nessuno che lo trascorre con noi…

Annuii, ma dentro di me scoppiavo di gioia: in quei quattro mesi, da settembre a dicembre, non feci altro che pensare a voi due e, nel frattempo, a guardarmi intorno per poi poterti descrivere dettagliatamente la vita della scuola e i suoi studenti.

 

Tuo fratello ti aveva regalato per il compleanno una penna prendiappunti e così potevamo scriverci, mi dicevi quanto era noiosa la vita a casa e tratteggiavi con parole dolcissime quelle poche escursioni per la città, fuori dalle mura del palazzo.

Il mercato di Covent Garden era il posto dove andavi più frequentemente, dicevi che aveva dei suoni colorati e io riuscivo a vedere attraverso il tuo scritto la folla che si accalcava dai fruttivendoli, i venditori che preparavano le caldarroste d’inverno, l’intenso profumo delle spezie.

Mi spiegavi che ad ogni musicista di strada lasciavi una moneta perché erano tutti bravissimi, in particolare, ti piaceva un violinista all’ingresso del mercato che si divertiva a suonare i Capricci di Paganini più per divertimento che per altro.

 

Un giorno mi raccontasti che tuo fratello e sua moglie, che si erano sposati da poco, ti avevano portata a teatro ad ascoltare l’opera e un concerto.

Ti piaceva la musica e me ne accorsi.

 

Da allora in poi, per cinque anni, non ho fatto altro che aspettare l’estate e l’inverno per poterti rivedere.

Perché forse, tra noi due, il più cieco ero io e tu, con la tua innocenza un po’ fanciullesca, sei riuscita ad aprirmi gli occhi.

Peccato che io non possa fare altrettanto con i tuoi.

Studiavo un po’ di medicina nel tempo libero, ma sembrava davvero che per la tua vista non ci fosse speranza.

 

Una volta, mentre ero a Hogsmead, sono passato di fronte al negozio di Madama Piediburro. Detestavo quel luogo come tutti i ragazzi non fidanzati, ma il passaggio lì di fronte mi aveva portato agli occhi una cosa che mi sembrava scesa dal cielo: un carillon.

Non ci pensai due volte: entrai e chiesi di comprarlo alla piuttosto costernata cameriera che, prima di acconsentire, dovette chiedere conferma alla proprietaria che si disse felice che qualcuno avesse notato la raffinatezza dei suoi arredi.

 

All’interno del negozio c’era anche Lily.

Stava aspettando James e già a quel tempo, nonostante i battibecchi, si poteva scoprire come sarebbe andata a finire.

La cosa però, non mi faceva più male.

La salutai e, forse, lei mi fu grata del fatto che non assunsi la mia consueta posa da cane bastonato.

Mi domandò per chi fosse il regalo che la cameriera stava impacchettando al banco e le dissi che era per una mia amica.

Non ho detto altro a Lily, ma so che lei mi ha letto negli occhi una profonda tristezza e non ha fatto le consuete battutine di circostanza.

Sono uscito e, grazie al cielo, per una volta, non c’erano sulla mia strada i Malandrini a rovinare quel pomeriggio.

 

Il tuo viso mentre lo scartavo per te e lo facevo suonare è stato il più bel regalo che potessi farmi e mi sentii proprio un ragazzo innamorato.

Mi dissi che, terminato il settimo anno a scuola, ti avrei chiesta in moglie.

Ti avrei sposata.

 

Ma non arrivammo insieme a quel fatidico giugno perché le nostre strade si separarono prima.

Ho odiato me stesso per anni per essere stato così stupido e ancora oggi non me lo sono perdonato.

Nell’estate del sesto anno, casa tua pullulava di ospiti: tua cognata aveva invitato la sorellina a trascorrere le vacanze con lei e tenerle compagnia mentre aspettava il primo figlio; Rosleen era una tipa stravagante e piuttosto decisa, ma in fondo era brava e con me sempre gentile.

Tuo fratello portò a casa anche Sirius Black.

E quello fu un duro colpo, nonostante io avrei dovuto pensare che, se si era dimostrato buono con me, avrebbe dovuto farlo anche con altri.

Le strade mie e di Felpato non si incrociarono mai e io non avevo ragione di essere così preoccupato, ma il posto che avevo considerato sicuro per tutto quel tempo, all’improvviso, non era più così inavvicinabile.

Non avevo motivo neppure di essere geloso, come invece ero, perché tu detestavi Sirius quasi quanto me. Eppure non riuscii a scacciare quel sentimento.

 

È capitato un giorno che un piovasco abbia sorpreso te e il tuo fratellastro mentre eravate in giardino, vi siete entrambi rifugiati nel gazebo e so che avete parlato.

Quando tu uscisti di lì, mi dicesti che, forse, avevi avuto un po’ troppi pregiudizi su di lui.

E io ci rimasi male.

Tanto che credevo di averti perduta per sempre.

Tu eri sempre te stessa, ero io quello che era cambiato.

E quella fu la prima volta che litigammo.

Ti dissi molte cose brutte che al solo pensiero mi si torce l’intestino, ti insultai e tu non facesti una piega, rimanesti in piedi, nella tua regalità da vera Black purosangue, ad ascoltare la mia collera, la mia gelosia, quell’amore frustrato che si era trasformato in odio.

-          Tu sai cosa significa volere una famiglia? – ti limitasti a dire e io rimasi zitto – una volta dicesti di sì, confidavo che almeno tu avresti capito.

Rosleen arrivò in quel momento e, dopo avermi tirato un pugno e uno schiaffo, ti condusse via.

L’ultimo anno a Hogwarts fu il peggiore della mia vita.

Ed era colpa mia.

Non c’era paragone neppure con quell’orrido primo anno.

In preda al desiderio di dimostrare che ero nel giusto, entrai in quella cerchia di maghi detti “mangiamorte”.

Avrei dimostrato al mondo che valevo qualcosa.

Ma quel che feci vedere fu solo la mia caduta.

E dopo neppure tre anni, fuggii da quel posto chiedendo aiuto a Silente.

 

Da allora, è il rimorso che mi stringe il cuore quello che accompagna le mie giornate e le mie nottate.

Ho visto molti figli di maghi che erano con me, qui a scuola.

Temperance, la figlia di tuo fratello, ha fatto il suo ingresso e ormai è diplomata, sposata e incinta.

Fin, l’altro figlio di tuo fratello, ancora non ha 11 anni, ma sarà un grande mago.

Il figlio di Lily e James è arrivato a Hogwarts portando una buona dose di sfortuna tra noi e molti ricordi angosciosi per me.

Ha gli stessi occhi di sua madre e nel suo sguardo leggo l’amore che legava quei due, brutalmente assassinati dalla persona che ho servito.

Me ne pento di avergli riferito la maledizione.

Meriterei una punizione, ma Silente dice che il mio canto del cigno l’ho già vissuto.

Guardo Harry Potter e vedo in lui molte cose: un po’ ci vedo la stessa aria di suo padre e un po’ lo sguardo di Lily.

Mi sento in colpa verso di lui.

E al contempo lo odio.

E quando Sirius è tornato a scuola, Dio solo sa quanto sono stato male.

E poi sei arrivata tu.

Ma questa volta, se tu mi vorrai ancora, non commetterò lo stesso errore.

 

Una volta ti amavo, Rowena Black e, tristemente, mi accorgo di amarti ancora.

Ma come potrai tu amare ancora un traditore come me?

Io non lo so, ma prego solo perché possa accadere ancora.

 

 

*          *          *

 

Quando ti conobbi, credevo che la vita mi avesse già fatto vedere tutto.

Il nero che copriva i miei occhi aveva segnato la mia esistenza, costringendomi a vivere come una reclusa, vittima di maldicenze e di occhiate stranite.

Avevo solo due persone con me: mia madre e mio fratello.

 

Zachariah, mio fratello, era un mago.

Eravamo molto legati, anche se lui era molto più grande di me e io non ero altro che la “sorellina”.

Zach un po’ mi capiva perché condividevamo la stessa sorte.

Non mi piaceva la vita perché era triste e monotona, perché le persone sono false e ipocrite, perché hanno paura dei loro simili.

Se io avessi avuto gli occhi come tutti gli altri, avrei camminato ogni giorno per Portobello Road a testa alta, guardando gli altri che passeggiavano, senza timori, senza preoccupazioni, senza curarmi di altro, se non guardare quel carosello di colori.

La gente troppo spesso sottovaluta quello che possiede.

Quando uno può vedere, sembra naturale quel che lo circonda e spesso se ne dimentica.

Ci sono persone che, al posto di ammirare le meraviglie del mondo, guardano a “quello che la gente vorrebbe dire ma non dice” e si perdono l’impareggiabile spettacolo che gli è stato donato.

 

Odiavo la gente per questo, perché non capiva la grande fortuna che aveva avuto e gettavano via e che, invece, ad altri era preclusa.

 

Però, anche io avevo un grande dono, lo riconosco, ed è il poter vedere ciò che è stato.

Leggere la storia senza il libro, semplicemente riviverla.

Questa è quella che si chiama Maledizione della Prima Parca: Cloto.

Quando ero bambina, mi spaventava questo potere di cui in pochi erano a conoscenza. Mamma non ci dava peso, diceva che papà era un grande mago e che dovevo averlo ereditato da lui.

Quello che non sapeva, era che anche lei aveva quella maledizione, esattamente come testimoniava il suo nome: Lachesi.

 

Il mio potere mi faceva rivivere il mondo con gli occhi di qualcun altro ed era qualcosa che bramavo e aspettavo per poter finalmente sbirciare oltre la coltre scura.

Non so come, ma imparai a indurmi questa specie di tance e molto del mio tempo lo trascorrevo guardando, come al cinema, la vita che altri avevano già vissuto.

Era la mia porta per fuggire.

E ringraziavo di averla.

 

Mio fratello frequentava una scuola di magia.

Mamma mi aveva proibito di parlarne alle persone che vivevano con noi, come i domestici, il postino, i conoscenti: ufficialmente lui seguiva un corso in una prestigiosa accademia fuori da Londra dove si studiavano duramente molte materie.

Quando tornava a casa, pregavo Zach perché mi parlasse di quel posto favolistico e morivo dalla voglia di vederlo senza, tuttavia, riuscire mai a diventare lui.

Quando avevo dieci anni, mio fratello portò a casa con se un suo amico della scuola e, per la prima volta, conobbi un altro mago.

 

Non sapevo come fosse fatta questa persona, ma ne avvertii subito la presenza quando Zach mandò una delle domestiche a chiamarmi e io lo raggiunsi.

Sentii uno sguardo sconosciuto che mi studiava e non capiva e sorrisi, ben sapendo che, troppo presto, la realtà gli avrebbe spalancato gli occhi.

 

Il nuovo venuto si chiama Severus Piton ed era un compagno di scuola, frequentava il primo anno e apparteneva alla Casa Serpeverde, quella che, a detta di Zach, gli procurava sempre un po’ troppi grattacapi.

Mio fratello ci presentò, poi ci lasciò in giardino.

 

Questo Severus aveva un odore stravagante, un misto di corteccia, resina, carbone e tristezza e la cosa mi incuriosiva.

Andammo a sederci su una panchina sotto il grande salice e cominciai a domandarmi di cosa Zach pretendesse che parlassimo.

Non avevo di idea e relazionarmi con le persone non era mai stato il mio cavallo di battaglia.

Gli chiesi come fosse la scuola e percepii il fruscio della stoffa mentre di voltava a guardarmi, probabilmente chiedendosi come una come me potesse porgli una simile domanda.

 

Non mi chiese spiegazioni, però, e cominciò la sua narrazione del vecchio maniero dove, sapevo, sorgeva questo posto così curioso.

Mi spiegò qualcosa sulle Case e sulle materie di studio e chiacchierò anche dei suoi compagni.

Ma sentivo nelle sue parole un’ombra di delusione mentre parlava delle persone che popolavano Hogwarts, soprattutto quando giunse a parlare di un quartetto di studenti chiamati i “Malandrini”, i cui nomi erano James, Sirius, Remus e Peter.

Mi si mozzò il respiro in gola quando il nome del mio fratellastro fu pronunciato.

Sirius era figlio di nostro padre e di una strega, cattiva quanto quella delle fiabe, era arrogante e viziato ed era colpa sua se nostro padre non poteva più venire a farci visita, se non sapeva neppure di avere un’altra figlia illegittima, oltre a Zach: io.

Ero cresciuta con mia madre che ogni sera piangeva nel letto la mancanza di papà e detestavo coloro che le avevano impedito di essere felice, sulla mia lista nera, quindi, compariva anche Sirius Black, anche se il posto d’onore lo ricopriva Walburga.

 

Il nostro comune odio per quella persona ci avvicinò più di quanto in genere il risentimento fa con le persone e, dalle chiacchiere su di lui, cominciammo a parlare un po’ di tutto.

Eri un incompreso e lo vedevo, vittima delle aspettative frustrate di due genitori ingannati e diversi che non riuscivano più ad andare d’accordo. Volevi parlarne con qualcuno e nessuno ti stava a sentire.

Ti capivo perché anche io per troppo tempo mi ero tenuta nel cuore quel sentimento di lontananza dal mondo.

Era bello starti accanto perché non gridavi né gesticolavi, parlavi piano, come per non farti notare, e chiamavi le cose col loro nome in un sussurro perché un fiore è un fiore, ma una margherita è diversa da una genziana.

Mi piaceva l’atmosfera tranquilla che la tua voce riusciva ad evocare e nel mio inconscio cercavo di immaginarmi il tuo volto. Era una cosa che facevo con tutti, ma con te non mi riusciva.

 

Un pomeriggio mia madre ricevette una lettera da papà e la vidi così divisa tra la gioia e il dolore che sentii il profondo bisogno di parlati di qualcosa di mio.

Ti dissi che ero una bastarda e tu ci patisti perché eri mio amico. Perché gli amici, come gli amici veri dei libri, stanno male con il protagonista e io, quella volta, ero la protagonista della novella e tu, amico, stavi male per me.

Apprezzavo questo e mi sentii orgogliosa di essere per te importante fino a questo punto.

 

Quando partisti, temetti che il mondo tornasse ad assumere quella gradazione di grigio, la monotonia della solitudine giornaliera. Ti dissi di tornare, temendo che tu non lo facessi.

Ma tu tornasti, un anno dopo l’altro, estate dopo inverno.

 

Un anno per Natale mi regalasti un carillon. Aveva un suono melodioso e dolcissimo e sorrisi pensandoti a comprarlo, un oggetto dalla forma così femminile, acquistato da un tipo burbero come te. Chissà come dovevi essere in imbarazzo…

 

Quando avevo quindici anni, per il mio compleanno, ti chiesi se potevo toccarti la faccia, perché dopo tanto che ci conoscevamo, non ero ancora riuscita a farmi un’idea di come dovevi essere.

Ho come il ricordo di te che arrossisci, anche se non ti ho visto, e ho percorso con le dita le forme del tuo volto, imprimendomi nella mente ogni singolo particolare che ti contraddistingueva.

Mia cognata Rosleen diceva che eri un ragazzo così così, ma io ti trovavo bello.

Quel giorno tu mi baciasti.

E quello fu l’unico bacio che ricevetti nella mia vita.

 

Perché l’anno seguente Zach invitò Sirius da noi e qualcosa nel nostro rapporto cambiò.

Ti sentii distante e preoccupato, nervoso, agitato.

E mentre tu ti preoccupavi, io mi arrabbiavo con Sirius finchè non ci ritrovammo quel pomeriggio nel gazebo.

…e scoprii che sua madre gli aveva taciuto di avere dei fratellastri, scoprii che anche lui detestava sua madre e non riuscii a capacitarmene, scoprii che voleva bene a Zach come fratello probabilmente come me e compresi che, alla fine, era viziato ed arrogante, ma era una brava persona.

E mi sentii stupida ad aver avuto dei pregiudizi su di lui.

-          E così ho una sorellina – mi disse appena toccandomi i capelli: dei tanti figli di Orion, solo io ero femmina.

Da quel giorno, ebbi un nuovo fratello e persi un amico.

Perché tu non comprendesti e ti allontanasti e la nostra amicizia sfociò in un litigio come mai aveva fatto prima: mi insultasti, mi denigrasti, mi offendesti, piangesti.

Ti odiai.

Perché io avevo cercato di capirti, ma tu non avevi fatto altrettanto con me.

E deludere un amico è grave quanto un reato.

-          Tu sai cosa significa volere una famiglia? – ti dissi con voce rotta – una volta dicesti di sì, confidavo che almeno tu avresti capito.

Udii arrivare Ros e poco dopo uno schiaffo mentre lei mi portava via piangente.

Non ti ho mai più incontrato, ma Zach un giorno mi disse che eri entrato nei “mangiamorte” e non si capiva bene se facevi la spia o avevi paura.

La parte di me che ti conosceva gridava a gran voce che non saresti stato in grado di compiere simili gesta malvagie, ma il dubbio, il tarlo del dubbio, da quel famoso giorno mi rodeva l’animo e così pregai ogni mattina perché tu non fossi davvero diventato cattivo, perché se così fosse stato, la colpa sarebbe stata anche mia.

Perché in quel caso avrei dovuto dare via anche tutti i bei ricordi che avevamo insieme.

Piansi per amore perché so di essere stata innamorata.

Piangevo come tutti gli altri e mi accorsi di essere un po’ ipocrita a mia volta.

Da quel giorno, non sono più riuscita a detestare gli altri perché forse, quel giorno, avrei dovuto dirti qualcosa di diverso.

Perché quel giorno, l’orgoglio di chi è nel giusto ha avuto il sopravvento su di me e per una volta mi sono comportata da Black.

Avrei preferito essere bastarda tutta la vita e che quel sangue nero non vedesse mai la luce, invece quella tradizione, quel cognome antico di secoli vide la luce nel giorno più triste della mia adolescenza, nell’unico giorno in cui sarebbe stato meglio se fosse rimasto sopito.

 

Da allora ne sono successe tante.

Ho avuto due nipoti, la mia “sorellina” e il pestifero Seraphin.

I tuoi compari li hanno rapiti sotto il mio naso, mi hanno picchiata e travestita da lei, hanno inscenato proprio una bella rappresentazione.

Ringrazio che l’amore di Alerei vada oltre a tutto questo.

E poi, per salvare la vita a mio fratello, a quel mio fratello che per anni ho odiato, ho dato via la mia Vista.

Perché ormai non ne ho più bisogno.

Ma è stato nel momento che ho lasciato la cosa più importante che mi era rimasta che ho ritrovato quella che avevo perduto.

Che tu sia buono o cattivo non fa differenza.

Che tu sia mago o babbano neppure.

L’unica cosa è se tu mi ami ancora, se si può ricostruire quel futuro che è andato perduto.

Io spero di sì.

Io credo proprio di sì.

 

Forse ci saranno altri errori, ma l’esperienza ci ha cambiato e ci ha insegnato.

Ora e per sempre, io e te, saremo insieme.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: questo, tra tutti, è il capitolo che mi è più caro.

Non so perché…

So che vengono raccontate due storie molto tristi e, personalmente, mi sono quasi commossa mentre scrivevo, una cosa che in genere mi succede di rado con i capitoli tristi, credevo che fosse una cosa che mi colpisce solo in occasione di un favoloso happy ending e invece devo ricredermi.

La storia di Piton e di Rowena è molto dolorosa, ma nonostante questo, scriverla è stato bello perché ha messo alla prova le mie capacità in un campo, quello un po’ drammatico, che non credevo sarei riuscita a toccare con questa storia.

Scrivere mi diverte e questo è, forse, il capitolo sul quale mi sono divertita di più.

Ciao!

 

PS: Se state per dire che sono matta, vi do ragione…

 

Shavanna: già, sono comparsi nuovi personaggi a completarne altri… Ahaha, beh, posso provare a circuirla con qualche scusa, ma al momento credo che sia meglio che continui le successioni matematiche, sennò alla verifica di sabato prenderò un votaccio…

Grazie per i complimenti, tu dici che sono meritati, ma mi sento davvero ricoperta da essi e anche molto lusingata, quindi grazie ^^ A presto e un bacio! Nyssa

 

Summers84: da quanto tempo, mi fa piacere rileggere le tue recensioni… beh, grazie di che? Di aver fatto tornare Sirius? Quello credo che tu debba ringraziare più che altro la mia sopita anima romanticonacmq sono felice che ti sia piaciuto il tutto, ciao e un bacio! Nyssa

 

luana1985: ti ringrazio, effettivamente ho un po’ esagerato con gli intrecci di parentele, ma da qui in avanti prometto che, su quel piano, sarà tutto liscio come l’olio (credo).

Spero che mi lascerai altri commenti, ciao e un abbraccio! Nyssa

 

jennybrava: come vedi, Rowena e Sev sono tornati anche per un piccolo spin-off esterno che con la storia ha poco a che vedere, ma credevo che ci stesse bene e così l’ho aggiunto, spero che ti piaccia!

Il motivo per cui lui entra nei mangiamorte è una tematica che ho affrontato poco, sia nel precedente cappy che in questo, una cosa appena accennata, ma cmq, non riesco proprio a immaginare un tipo come lui convinto seguace di Tu-Sai-Chi, bene o male anche io, che però all’inizio lo odiavo, parteggiavo per la fazione che lo vedeva come un brav’uomo.

Oh Cielo, sono davvero così lenta ad aggiornare? Scusami, ti prego… il fatto è che tra un impegno e l’altro le ore volano, cmq allora ti sconsiglio di leggere alcune delle fic che seguo io che mettono un aggiornamento ogni tre o quattro mesi, sono veramente da far venire il latte alle ginocchia… >_>

Bene, io ti saluto, spero che mi lascerai un commentino anche a questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio! Nyssa

 

Lord Martiya: confermo che il personaggio di Zachariah non è stato ispirato a Nagi perché, innanzitutto, nella mia idea è un uomo più anziano e responsabile, con la testa sulle spalle e un forte senso della famiglia.

Nel suo rapporto con Evangeline, fino ad ora, si è mostrata solo amicizia, non so se ci sia dell’altro, cmq, se dovesse esserci, verrà fuori, lo garantisco, anche se, se dovessi aggiungere un’altra coppia, probabilmente verrei censurata per eccesso di saccarosio nella mia storia :P

Spero che ti piaccia anche questo nuovo 25° capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

PiccolaSerpe: a quanto pare Sirius è proprio una star visto che non fa tempo ad arrivare che lo stanno aspettando in massa… cmq mi fa molto piacere sapere che ti sei emozionata quando è uscito integro dallo specchio, in fondo, anche se è fondamentalmente un irresponsabile, gli sono affezionata pure io ^^

Il rapporto tra Rowena e Sev viene esplicitato in questo nuovo aggiornamento che, anche se non è essenziale ai fini della storia, chiarisce un po’ di dubbi su due personaggi che sono rimasti un po’ nell’ombra.

Mi fa molto felice, invece, sapere che anche tu supporti la mia amata Eva: concordo, è una donna grandissima, vorrei averla io un’insegnante così, ma su di lei tornerò più avanti, credo ci sia ancora qualcosa da precisare sul suo conto.

E ovviamente sono felice anche che le varie realtà alternative ti abbiano fatta ridere, in effetti, come ripeto spesso, l’ironia non è proprio il mio forte, ma mi fa piacere sapere di aver suscitato qualche sorriso, magari anche involontariamente *smile*

Spero che mi lascerai un commento anche al mio nuovo aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa

 

potterina_88_: scherzi, il gioco di parole era azzeccatissimo, lo specchio è, effettivamente, una porta verso altre cose e altre realtà (già, sennò perché l’avrei chiamato così… >_>)! Cmq sono strafelice che il momento del ritorno di Sirius ti abbia emozionata, come ho già detto, è proprio una star visto che ha tutti questi fan che vanno in visibilio per il suo ritorno… La storia tra Row e Piton, invece, penso sia nata dal fatto che lui è sempre stato un personaggio misterioso, quindi difficilmente tratteggiabile e mi sembrava che un personaggio ombroso quanto lui fosse l’ideale per tirarlo su, dopotutto, anche lui ha bisogno di qualcuno che lo comprenda per quello che è e che lo stia a sentire…

Rosleen, invece, tornerà in scena probabilmente tra il prox e quello dopo ancora di cappy che sto finendo di preparare, quindi pazienta ancora un po’ e si saprà qualcosa di lei.

Bene, spero ti piaccia anche questo universo parallelo dove viene raccontata la storia di questi due tramite flashback e mi auguro che mi lascerai un commentino… ciao! Un bacione! Nyssa

 

chibi_elyon: potrei dire lo stesso, anche io sono sempre di corsa, dietro a qualche verifica o interrogazione, mi sento come il Bianconiglio

Temo questa volta di averti battuta sul tempo e di aver postato l’aggiornamento prima del tuo ritorno, no problem, semmai mi lacerai un commento al nuovo capitolo (io non mi schifo ^^).

Credo che tu stai esagerando, addirittura la gratitudine a vita? Wow, scrivere ha i suoi vantaggi…

Ciao e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: sulla storia originale non dico niente e non ho idea se succederà qualcosa di simile, ma è da quando il personaggio di Piton è diventato molto più ambiguo (nel primo libro sembrava davvero cattivo) che ho cominciato a pensare qualcosa per lui… chissà che ne sarà.

Grazie per tutti i complimenti e per la tua recensione, è sempre bello leggerle, quindi un grazie davvero, spero che leggerai anche l’aggiornamento! Ciao e un bacione! Nyssa

 

 

   
 
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