Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Crimson Keen    29/05/2013    1 recensioni
Rein, ragazza da poco diplomata e di ritorno da una vacanza andata male, si dovrà scontrare molto presto con le vicende che la attenderanno. A contribuire alle sue disavventure ci sarà Alyson, l’enigmatica e scontrosa sorella dello sfortunato James. Le parole di una canzone e strane sincronie, circonderanno la vita di queste due "amiche".
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mezz’ora…
Ancora trenta minuti di strazio e poi siamo a casa.
 
Il traffico intenso si è attenuato, siamo quasi fuori dall’autostrada, ma il temporale non ci ha dato tregua. A quanto pare ci vuole bene! Mi sa tanto che i tergicristalli non stanno più sopportando questa pioggia, li capisco. Le altre macchine, seppur poche, vanno e rallentano a ogni metro. Sembriamo circondati dalla fine del mondo.
Meglio svagarsi! Alla radio non danno nulla di buono, è da un po’ che continuo a far passare le frequenze una dopo l’altra, ma non si trova niente di decente.
Mi sto annoiando.
«Rein?» disse James «Perché non metti sul lettore cd quel disco che ti piace tanto?».
Lo scrutai per pochi secondi e non collegai subito di che stava parlando.
«Quale?» domandai dubbiosa.
«Quel gruppo, i Simple Pain, qualcosa di simile...»
«Oh, il Simple Plan!» esultai con un sorriso a cento denti.
«Sì, sì, quelli!» tagliò corto «Dove l’hai messo?»
Bella domanda, dove l’avevo lasciato?
Senza continuare il discorso controllai subito nel vano portaoggetti davanti a me e, aprendolo e vedendolo vuoto, ispezionai anche sotto il sedile e accanto alla portiera.
Nulla, non lo trovavo.
Infine mi girai con il viso verso i sedili posteriori e verificai anche lì con la coda dell’occhio. Il buio non mi aiutava di certo e, con le luci delle altre macchine che entrava dal lunotto posteriore, facevo fatica a distinguere qualcosa in quello spazio ristretto e oscuro, mi sembrava di osservare un buco nero senza fine.
Purtroppo non ero dotata di una vista acuta da gatto né di raggi infrarossi! Rassegnata, mi rigirai con la faccia sconsolata e, mentre pensai a un modo per farmi luce, James accese prontamente il piccolo riflettore del tettuccio. Alle volte sembrava leggermi nella mente.
Lo contemplai felicemente e con lo sguardo pieno di gioia lo ringraziai. Ne approfittai subito per catapultarmi dietro. La macchina fu rischiarata da quel bagliore tenue, ma ciò mi bastò per cercare il Cd. Slacciai la cintura di sicurezza che mi teneva salda allo schienale e iniziai a muovermi furtivamente; mi voltai sul sedile, inginocchiandomi e aggrappandomi con le mani al poggiatesta sdrucito, e m’inarcai, per allungarmi verso i posti retrostanti. Diedi inizio ad una vera indagine degna alla CSI. Allungai le mani più che potevo e per un paio di minuti controllai su ogni centimetro possibile che riuscivo a raggiungere, ma purtroppo finii senza esiti soddisfacenti. Finché, il caro buon cervello non mi mandò un segnale di speranza, mi acquattai e palpai il tappetino dietro al sedile di James; mentre vagavo senza meta con le dita e senza poter vedere nulla, sfiorai con l’indice contro qualcosa di piccolo e sottile. Sghignazzai divertita! Agguantai con foga la vittoria e mi rimisi a sedere con il trofeo tra le mani. Sospirando fissai con occhi bassi il cd, pulii la custodia di plastica dell’album e analizzai l’immagine della copertina.
All'istante e senza troppi perché, incominciai a rivivere un giorno del passato…
Un ricordo nostalgico, ma semplicemente perfetto.
I Simple Plan erano e sono il mio gruppo preferito.
Forse nel mondo della musica c’è di meglio, può darsi, ma l’emozione per quest’album ha più di un significato.
In primo luogo perché “Get your heart on!” è stato il regalo più bello della mia vita…e poi…
Beh, poi…fu Alyson a farmi innamorare di una loro canzone in particolare: “Summer Paradise”.
Più che piacermi l’originale, era la cover personale di Ally ad incantarmi l’anima.
L’ascoltai per la prima volta per caso. Ricordo che successe in uno dei tanti e soliti pomeriggi dove aspettavo James per uscire.
Quel dì mi pare dovessimo andare al cinema e c’era…sì, c’era già il caldo afoso degli ultimi giorni di maggio in previsione dell’estate! Ricordo che fermavo seduta sui gradini di marmo, davanti alla porta d’ingresso della villa, e stavo lì, ad attendere, in quel grande giardino pieno di piante tutte diverse. Mi crogiolavo al tepore dell’ombra ad occhi chiusi, con il vento che mi accarezzava la pelle e il profumo di fiori nell’aria. Poi, dal silenzio più assoluto, la voce di Alyson si fece strada dal primo piano, uscendo dalle finestre: un tono pulito, brillante e forte, seguito da una chitarra acustica e melodica.
È stato un colpo di fulmine!
Penso di aver assistito al primo concerto di tutta la mia vita, uno spettacolo improvviso e coinvolgente allo stesso tempo, una sensazione che non provai mai prima d’allora. Per me che non so intonare nemmeno una misera nota, Ally mi appare ancor oggi come una sorta di “celebrità”. La passione per il canto è la sua vena di sfogo, è tutto per lei. Spesso passavamo le giornate chiusi nello studio, ed io rimanevo solo per sentirla cantare con James, già…anche lui ha questa dote! Credo sia tutto merito del padre che fa il violinista, comunque, hanno entrambi due voci bellissime, così sexy e molto toccanti.
Perciò, con il passare dei mesi, diventando sempre più amici tra di noi, Alyson decise di fare qualcosa esclusivamente per me; sapendo della mia ossessione per il brano “Summer Paradise” e per l’amore che nutro per la sua cover, un bel mattino mi regalò qualcosa di unico.
Il cd che tengo tra le mani, era il suo, e per lei che ha sempre tenuto stretto ogni suo album, per me…fece l’eccezione.
Non mi stupirei se ora fosse in macchina con il volume al massimo e cantasse a squarciagola, è fatta così.
Tra poco ci rivedremo, ho così voglia di abbracciarla e raccontarle le giornate passate con James. Almeno le farò salire un po’ d’invidia per non esserci stata, con il risultato che si lamenterà senza potersi giustificare! Sono proprio cattiva!
 
In fondo lei…
 
«Rein?»
Il richiamo di James mi riportò a terra. Mi sentivo come quando ci si risveglia da un sogno, un sogno che non vuoi che finisca per nessuna ragione, ero indubbiamente in trance. Mentre aprii la custodia del cd e tirai fuori il disco, risposi guardandogli distrattamente le labbra «Scusa, stavo…»
«Ricordando il giorno in cui mia sorella ti fece quel regalo, giusto?» ponderò diretto.
«Certo che non ti si può nascondere nulla, da quando sei diventato così intuitivo con me?» inserii il cd nel lettore e premetti play, poi abbozzai un sorriso divertito e notai in lui un’inspiegabile dolcezza. Non l’avevo mai visto sotto quella prospettiva, James sembrava…imbarazzato…
C’era qualcosa che mi sfuggiva…lui che si vergogna? Sicuramente non stavo vedevo bene. Attesi una risposta scherzosa delle sue, ma se ne restò in silenzio e non si girò verso di me nemmeno per un secondo. Tenne gli occhi puntati davanti a sé, sulla strada e verificò la pioggia.
Il disco ormai immesso iniziò a suonare pochi attimi dopo, lasciai perdere James per un momento e mandai avanti le canzoni rapidamente. Con lo sguardo incollato al display verde della radio, cercai immediatamente “Summer Paradise” tra i brani.
«Eccola qui, traccia numero 8! La migliore!»  gioii sprezzante.
Mentalmente, e con il capo, iniziai a seguire il ritmo della melodia, ripetendo le parole del testo una dopo l’altra: “Cause I remember every sunset, I remember every word you said. We were never gonna say goodbye…Singing la da da da da”. Le labbra si dischiudevano senza emettere voce e cantai solo per me. Socchiusi gli occhi e mi lasciai trasportare completamente.
Era la cosa che mi rilassava di più in assoluto e dopo una giornata sfiancante era quello che mi serviva. Riaprii gli occhi e controllai la strada, la segnaletica indicava il casello per Redwood a cinque chilometri dalla nostra posizione. James si collocò con la Mustang sulla prima corsia a destra. In fila con altre auto, indugiavamo costretti dietro ad un pullman e, nell’attesa di svoltare a destra per lo svincolo d’uscita, innocentemente mi voltai verso di lui.
Notai in James un’aria diversa da quella dai restanti giorni, quasi tesa. La mano che teneva sul cambio da ore, la spostava leggermente in modo agitato e ripetitivo. Certo poteva essere la stanchezza che aveva addosso, ma negli occhi, gli si leggeva altro. Sembrava nascondere diverse cose, ma quali? So di essere timida in certi frangenti, ma non potevo evitare quel suo atteggiamento inconsueto.
Mentre i Simple cantavano, pensai al come agire, al se fare la curiosa o no con lui. Emisi un respiro, profondo, e mi decisi per la cosa più giusta: parlargli.
«Ascolta, posso farti notare…»
Un lampo spaccò il cielo in due abbagliando tutto attorno e, immediatamente, il boato potente del tuono ci fece saltare sui sedili dallo spavento. Era così poco distante, che James schiacciò il freno ed anche gli altri rallentarono davanti a noi. Quando meno te lo aspetti, succedono le cose più imprevedibili, basta abbassare la guardia e resti con le spalle scoperte.
Mentirei se dicessi che non avevo il cuore in gola!
Sentii i battiti uscire dal torace e spingere contro le ossa, come se qualcuno tentasse di farlo scoppiare gonfiandolo fino all’estremo.
Stupido temporale! Ecco perché lo odio! Idiota!
 
«Tutto bene?» si preoccupò James.
Accennai un sì con la testa e non molto convinta «Ho il petto sottosopra!»
«Non solo il tuo! Era così vicino. Pensaci! Poteva prenderci in pieno!» si spostò una ciocca di capelli dal viso e si passò la mano sulla fronte. Sudava.
«Siamo quasi a casa, presto ci faremo una doccia calda strafogandoci di schifezze insieme ad Alyson! Non pensiamo a nient’altro. Questa vacanza è iniziata e si è conclusa con il maltempo» cercai di rassicurarlo «Non potrebbe andare peggio di così, no?»
«Hai ragione…» terminò insicuro.
«Certo che ho ragione!» ero innervosita da tutta quell’acqua, talmente tanto, che mandai in “Repeat” la canzone dei Simple «Non odiarmi, so che non sono il tuo gruppo preferito.»
«Sarebbe impossibile farlo…» inserì la freccia per l’uscita di Redwood.
«Cosa? Hai cambiato gusti musicali? Da quando li sopporti?»
Non afferrai per nulla quelle parole.
James curvò per tutto il raccordo a velocità costante, solo quando arrivammo sulla corsia d’immissione, mi rispose «Non ero rivolto a loro. Intendevo, che non potrei odiare te.»
I suoi occhi neri si volsero verso i miei. Mi scrutò intensamente, per pochi attimi, e…diavolo! Sembravano divorarmi. Risplendevano, luminosi e decisi, anche nel buio che c’era.
Il cuore mi rallentò dallo sgomento del tuono, ma lo sentii dimenarsi per altro.
«Rein…»
Cosa? Che devi dirmi con quella voce roca?
«Credo di essermi innamorato di te»
Riguardò la strada.
Pochi vocaboli e mi lasciò completamente senza parole.
Una dichiarazione, da James? Stava scherzando? Era serio?
Mi stava prendendo in giro, non poteva essere vero. Lui che pensa a me come una ragazza con cui iniziare una storia? Sarebbe la barzelletta migliore dell’anno! Scioccamente non dissi nulla, ero solo incredula.
Restai zitta fino all’arrivo del casello, non che mi dispiacesse la situazione, ma…non me l’aspettavo. Presumo di aver tenuto gli occhi verso il basso per tutto il tempo.
James scalò le marce e si fermò dal casellante, fece scendere il finestrino della portiera e cercò i soldi nei jeans con cui pagare. L’aria fredda mi fece rabbrividire, tremai per i minuti che restammo lì. Infine la sbarra si alzò per farci passare e andare avanti.
Proseguimmo il nostro viaggio, inoltrandoci sulla statale per Redwood.
Dieci chilometri.
Non riuscii a dire niente, mi chiedevo solamente a cosa stesse pensando James.
Timidamente gli guardai la mano stretta sul cambio, la muoveva ancora in modo agitato. Scossi la testa in conflitto, come turbata, e ammirai il cielo appoggiandomi allo schienale, il cuore non si fermava.
Che stavo facendo? Perché non gli parlo? Del resto è un amico. Non ho mai provato niente nei suoi confronti, ed ora? Perché tutta quest’ apprensione?
Fissai la pioggia e la notte, sperando di trovare una sorta di risposta ai mille dubbi che mi stavano tormentando.
 
«Non è necessario che tu mi risponda» disse James tranquillo e rompendo il silenzio «Quello che mi sta succedendo…fa strano anche me» continuò con il sorriso «Non ho mai realmente amato nessuna…» diventò serio «Eppure, in questi ultimi mesi non ho fatto altro che pensarti. Mi sento un po’ scemo a scoprirmi così»
«Mesi?»
Dalla mia bocca uscì solo quell’interrogativo…ero davvero sconvolta.
Non scherzava…
Compresi all’istante che quel suo stato agitato era dovuto a questa confidenza.
«James, tu sei forse il miglior ragazzo che conosca, ma ora…»
M’interruppe «Non serve, te l’ho detto…non mi devi dare nessuna risposta per adesso. Non sto pretendendo nulla, cerco di essere solo sincero con me stesso e con te»
Per adesso?
Come potrei non ferirlo? È davvero una persona splendida…ma…
Non riesco a vederlo diversamente da un amico.
A gran fatica replicai con un “va bene”. Lo stomaco si ribellava e sentivo quel vuoto insolito che ti dilania da dentro, un’angoscia deprimente. Avevo voglia di piangere e non lo facevo.
Entrambi non fiatammo più.
La canzone dei Simple mi attraversò la testa, e mi soffermavo ad ascoltare solo la stessa frase ad ogni strofa:
“Now my heartbeat is sinking”
“Ora il mio battito del cuore sta affondando”
 
Ed è ormai sprofondato nell’abisso…
 
Giungemmo alla 13° strada cinque minuti dopo, all’incrocio tra River Street e la Carpet.
Sentivo il profumo di casa, finalmente! La città era illuminata da mille chiarori diversi provenienti da negozi, lampioni, semafori e grattacieli; persino l’acqua sull’asfalto rifletteva tutto come uno specchio e il traffico sembrava scivolarci sopra. Era quasi mezzanotte, ed anche nelle ore più tarde, Redwood era viva più che mai. Non c’era da stupirsi se si potevano vedere gruppi di passanti, bus e quant’altro.
Il temporale che ci seguì da Irvine non aveva proprio l’intenzione di lasciarci andare. In tutto quel periodo, badai solo ai miei pensieri, a quello che stava succedendo.
James seguì la coda di auto fino allo stop. Passarono parecchie auto con il verde e quando arrivammo, scattò il rosso. Ci fermammo in attesa di precedenza.
In quel preciso istante iniziò a piovere, fortissimo, talmente forte che le gocce che cadevano sul tettuccio una dopo l’altra creavano un rimbombo strano. Ci guardammo per un attimo e di colpo cadde la grandine.
Palline di ghiaccio piccole, ma così fitte da non riuscire a capire il dove si andava. I tergicristalli erano al massimo della velocità, e non si comprendeva nulla. Più se ne toglieva, più ne arrivava. La foschia dell’acqua che si rialzava dal terreno, faceva impazzire il traffico con nugoli fastidiosi. Quando il semaforo scattò sul verde, James schiacciò l’acceleratore…
Fu un attimo…
Un idiota a bordo di una Toyota bianca ci tagliò la strada da destra. Inchiodammo bruscamente così gli altri dietro di noi. Era passato con il semaforo rosso e ci mancò davvero per poche spanne, questione di centimetri!
Urlai fortissimo...credo di aver assordato il povero James.
La Mustang si sostò al centro dell’incrocio, ancora accesa. Il tale o chiunque egli sia stato, non si prese la briga nemmeno di accostare o di preoccuparsi…proseguì dritto su quella cazzo di macchina!
Il fiato iniziò a mancarmi ed io imprecai tra me e me.
James sospirò profondo, in fretta schiacciò la frizione e ingranò la prima. Sembrava tranquillo, non mostrava nessuna debolezza.
La grandine non smetteva di cadere e le luci delle auto opposte a noi ci abbagliavano. Dispersi, alla cieca.
Per un solo istante James perse il controllo della Mustang…
Bastarono pochi metri e ci schiantammo!
Non ebbi nemmeno il coraggio di reagire allo spavento, ero già sconvolta da prima e non riuscivo a trovare l’equilibrio tra polmoni e respiro. Urtai contro il sedile per la conseguenza del colpo e fui trattenuta dalla cintura di sicurezza.
«Merda! Merda!» dissi arrabbiata con tono vacillante «Non fa già schifo questo giorno, anche un incidente?»
Non avevamo nulla di rotto, ma in pochi attimi avevamo rischiato grosso e per ben due volte. Strinsi i pugni sulle gambe e iniziai a piangere come una disperata. Quando alzai la faccia per guardare chi stava a bordo sull’altra macchina…sentii James pronunciare una sola parola.
«Alyson?»
Scrutai con gli occhi sgranati alquanto perplessa quella persona, e la vidi, la faccia di Ally con le mani tra i capelli, completamente scioccata. Che diavolo ci faceva in giro con questo cavolo di temporale?
Quando capì che eravamo noi, si portò le mani al volto, sorpresa; iniziò a sorridere per scaricare la tensione, era un modo diverso per non piangere. Le macchine erano entrambe distrutte, i fanalini erano andati e pure un bel po’ paraurti e cofano, ma per fortuna andavamo piano.
James iniziò a ridere per sfogare lo sgomento, in una risata isterica inascoltabile.
Io non riuscivo a sbloccarmi, mi limitavo a disperdere lacrime e mordermi nervosamente il labbro. Sempre di più facevo fatica a respirare! Dovevo scendere...
Cercai di aprire la portiera, senza indugio, ma…non ci riuscivo! All’improvviso tutta la mia energia sembrava essere sparita e cominciai a tremare. Sentivo il corpo completamente trasalito da sussulti, una sensazione bruttissima! Appoggiai le mani sulle gambe con il palmo verso l’alto e le guardai, pur concentrandomi per tenerle immobili, non stavano ferme.
«Dio mio! Non ci riesco…» mugolai singhiozzando. Il terrore aveva vinto su di me.
«Ho bisogno di aria…» continuai a ripetere «Ho bisogno di ossigeno…»
James mi accarezzò il ginocchio, un tocco caldo e delicato «Ora ci spostiamo e andiamo a casa! Stai calma!» disse ingranando la retro «Cerchiamo solo di accostare e spostarci dall’incrocio, siamo in mezzo!»
Il traffico attorno era fermo, la canzone continuava a suonare e la tempesta a scendere.
«Rein, è tutto finito, guarda Alyson, ci sta aspettando!» provò ad accendere l’auto «Adesso la raggiungiamo, ok?»
La macchina non si accendeva…
«Ok!» pronunciai con gli occhi pieni di lacrime.
«È tutto finito, biondina!»
La Mustang ritrovò vita in un rombo vigoroso. James si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
Alyson ci segnava continuamente di avvicinarci al marciapiede. Dei pedoni, che si proteggevano sfruttando le infrastrutture dei palazzi, erano fermi ad assistere all’accaduto sin dall’inizio. Piano iniziammo a indietreggiare, a spostarci dal paraurti di Ally, cercando di non dare fastidio a nessuno nei paraggi. Instabile spensi il cd e restammo con il suono della tempesta ininterrotto nelle orecchie. Tutta l’atmosfera che si creò con la dichiarazione di James, sparì nel nulla.
 
“Tra poco potrai scendere, rilassati” mi ripetevo “Tra poco tornerete a casa e ritornerete quelli di sempre, non agitarti”.
 
Non fu così.
 
Un camion sopraggiunse alla nostra sinistra a velocità elevata. Completamente verniciato di rosso, ci allertò con quel maledetto clacson cupo! Con quegli inutili abbaglianti! Sentii i freni di quelle ruote immense cigolare e vidi il muso di quel bestione avvicinarsi sempre di più a noi.
Gridai con tutta la voce che avevo in corpo, la paura aumentò a dismisura.
Gridai tanto che ingenuamente mi riparai la testa con le braccia…
Non servì a nulla…
James non ebbe il tempo di concentrarsi che, Dio…era schiacciato accanto a me, lacerato dei suoi arti, completamente maciullato in pochi secondi.
Me lo ritrovai addosso, urlai dal dolore, era morto e mi fissava con quegli occhi senz'anima…e c’era sangue, ovunque!
La Mustang fu spazzata via, ci ribaltammo sulla strada, e rotolammo per non so quante volte. Sentii le ossa delle braccia e le costole incrinarsi, un dolore così inteso, così eccessivo che non mi sembrava tangibile. Siamo così fragili...
Nell’incoscienza dei sensi….
Lentamente…
Divenne tutto buio…
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Crimson Keen