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Autore: Draclaire    30/05/2013    3 recensioni
"Lui era lì, il viso a pochi centimetri dal mio, gli occhi così penetranti intenti a scrutare attentamente ogni mia minima espressione. Spalancai gli occhi avvampando, ma non ebbi tempo di proferire parola, che le sue labbra erano già sulle mie. Morbide. Calde. Con un sapore irresistibile, che a distanza di mesi riusciva ancora ad inebriarmi e a lasciarmi senza fiato. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sunshine ☼
 

CAPITOLO 4


Quel pomeriggio, uscendo da scuola, infilai le classiche cuffie nelle orecchie, inforcai la mia scassatissima bici e, mandando un bacio ad Amy che mi salutava da lontano, partii verso casa mia. Arrivata a metà strada sentii di nuovo lo strano rumore che la mia bici aveva fatto quella mattina. Pedalare divenne sempre più difficile, finché non arrivai ad una discesa e smisi di litigare con i pedali. Mi lasciai andare a tutta velocità, finché all’ultimo momento frenai, ma qualcosa andò storto. Più premevo sui freni, più acquistavo in velocità, e la strada si faceva sempre più vicina. Tentai disperatamente di sterzare col manubrio, ma niente, ero un inarrestabile proiettile che sarebbe stato investito quanto prima. Avevo solo 16 anni, non potevo morire così. Arrivai alla strada e chiusi gli occhi aspettandomi un impatto che ovviamente arrivò dopo pochissimo. Sentii la bicicletta scivolare via da me e cadere inerme qualche metro più avanti. Sentii il mio corpo rimbalzare sull’asfalto e, poco prima che la mia testa colpisse il cemento aprii gli occhi e vidi il mio prezioso MP3 precipitare a terra e distruggersi in mille pezzi.
 
“Ha solo una spalla lussata, qualche livido e…ah sì ha sbattuto la testa, ma se la caverà con una semplice emicrania di qualche ora.. niente di più”
“Grazie dottoressa…resto io con lei finché non arrivano i familiari”
Aprii lentamente gli occhi cercando di focalizzare le due imponenti figure che si stagliavano davanti a me. La prima era una donna con un camice bianco e al collo uno di quegli affari per misurare il battito del cuore. Mi sorrise mostrando una fila di denti bianchi quanto il suo camice, poi alzò una mano e mi salutò. Tentai di sorridere ma era troppo faticoso, quindi mi limitai a fissarla. Strinse la mano all’altra persona affianco a lei e se ne andò. Successivamente mi concentrai sulla figura a qualche metro da me. Era un ragazzo alto e abbastanza muscoloso, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, una pelle candida con le guance leggermente arrossate, mani grandi… non lo riconobbi finché non mi sorrise. Un sorriso furbo e ribelle ma anche leggermente in ansia. Era il motociclista di quella mattina. Raccolsi tutte le forze che mi restavano  e formulai il discorso più tagliente che mi riuscì, per poi sputargli tutto addosso.
“Quindi è così che funziona? Se qualcuno rifiuta un tuo passaggio viene automaticamente investito?”
“Sei stanca Dena, ti conviene riposare. Anche perché l’incidente è stato tutta colpa tua”
“Colpa della bici, non  mia. I freni hanno smesso di funzionare. E stammi lontano” ribattei dato che si era lentamente avvicinato al letto.
“Tentavi il suicidio, piccola sedicenne depressa?” rise lui.
Cercai qualcosa con cui ribattere, ma mi bloccai. Mi aveva chiamata “Dena”. Sapeva che avevo sedici anni. Come diavolo era possibile che quel tipo sconosciuto sapesse così tante cose di me? Era uno stalker?
“E tu come fai a saperlo?” chiesi tagliente.
“Sapere cosa?”
“Che ho sedici anni, che mi chiamo Dena.. Sai altre cose su di me?” domandai sconcertata.
“Che tipo di cose? Che fai nuoto a livello agonistico da molti anni? O che ascolti musica davvero orribile? Ah, sì, frequenti la biblioteca comunale e dimentichi sempre tutto. Altro?”
Rimasi a bocca aperta. Chi era quel tipo e cosa voleva da me? Avevo visto milioni di film dove le ragazze venivano seguite, poi stuprate e alla fine fatte a pezzi e avrei preferito mille volte rimanere investita che buttata in un fiume dentro un sacco nero della spazzatura. D’accordo, stavo esagerando.
“Com’è possibile? Cosa vuoi da me?” chiesi scrutando attentamente il suo viso.
Alzò le spalle e rispose: “Sono tutte cose che ho trovato nel tuo portafogli. Ho dovuto fornire i tuoi documenti per farti portare all’ospedale, dopo averti investita. Ho tirato a indovinare sullo sport, visto le spalle larghe che ti ritrovi, tipiche di chi nuota spesso e ho spiato un po’ il tuo MP3 dopo averlo rimontato, mentre ti facevano tutte le analisi necessarie. Ah, ti dimentichi tutto perché ti sei scritta la lista della spesa sulla mano” rise, poi mi mostrò il palmo della sua mano tutto scarabocchiato “e lo faccio anche io”.
Cercai di incanalare tutte le informazioni ricevute e l’unica cosa che mi venne da dire fu: “Hai aggiustato il mio MP3?”
Mi guardo sorridendo di sbieco e tirò fuori dalla tasta il piccolo aggeggio, tirandomelo poi nel letto in cui ero sdraiata.
“Non mi hai ancora detto come ti chiami” dissi giocherellando con le cuffiette rimaste attaccate nell’ MP3.
“Chiamami Daniel” rispose lui continuando a guardarmi.
In quel momento entrò nella stanza Alex che si precipitò su di me e mi prese la mano guardandomi con preoccupazione e dandomi un bacio.
“Che è successo?” disse preoccupato, guardando la fascia che avevo allacciata dietro al collo e che serviva a sostenere il braccio a causa della spalla lussata. “Appena ho sentito che eri in ospedale mi sono precipitato qui, non ho nemmeno ascoltato perché” continuò. Gli raccontai tutto, facendomi aiutare da Daniel che spiegò cosa aveva fatto dopo avermi accidentalmente colpito, mentre Alex lo guardava storto. Daniel mi aveva preso in braccio, allontanandomi dalla strada. Era rimasto accanto a me fino all’arrivo dell’ambulanza, cercando di muovermi il meno possibile per paura che ci fosse qualche osso rotto. Sembrava lo facesse apposta a raccontare i gesti carini che aveva fatto con me mentre non ero cosciente, ed Alex se ne accorse. Si avvicinò a Daniel guardandolo male, mentre questo mi guardava con un sorrisetto tutt’altro che pudico e con una luce strana negli occhi. Mi conosceva da un’ora e già ci provava con me? Pazzesco.
 In quel momento nel corridoio si sentì la voce squillante di mia sorella. Io ed Alex ci guardammo allarmati, poi lui prese la giacca, si avvicinò a Daniel dicendogli “Tu non mi hai mai visto qui, chiaro?” e se ne andò mandandomi un bacio. Tirai un sospiro di sollievo e cercai di sorridere, mentre le facce allarmate dei miei familiari entravano nella piccola stanza di ospedale che mi era stata assegnata.


angolo autrice ♥

Eccomi qua, finalmente ce l'ho fatta. Questo è il nuovo capitolo di "Sunshine" e spero come sempre possa trasmettervi qualche bella emozione. Chiedo scusa a chi avevo promesso che il capitolo sarebbe stato pronto martedì, ma proprio non ho avuto tempo di caricarlo. Mi raccomando continuate a
commentare, le vostre recensioni sono importantisseme. Grazie mille a tutti. Un super abbraccio


DRACLAIRE
  
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