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Autore: simply_me    16/12/2007    1 recensioni
Pairing: TamaHaru
Questa ff parte da dopo gli eventi del ch 55 Si ricollega anche in parte al ch 56.
Quali potrebbero essere le reazioni di Haruhi e Tamaki? cosa accadrebbe adesso?e con gli altri?
Piccolo appunto:riaggiornato capitolo 7, mancava tutto un pezzo su Haruhi, non so perchè ma non me l'ha caricato ;__;
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Hikaru Hitachiin, Tamaki Suoh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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nota:mi scuso del ritardo e di non aver mantenuto la promessa di postare entro il fine settimana, ma lo studio incombe anche sulla mia povera testolina da universitaria ç__ç
beh! non mi dilungo oltre...spero che anche questo capitolo possa piacervi. buona lettura! ^__^

ps. ringrazio akira per avermi fatto osservare quella correzione thanksthanksthanks!



Possibile?

Le sollevò il busto: ansimava, rossa in viso.
Le passò una mano sulla fronte spostandone le ciocche ricadutele sugli occhi: scottava.
Come aveva fatto a non accorgersi di nulla?


La vedeva, lì a terra, il Lord chino su di lei.
Non riusciva a muoversi, a dire nulla, a pensare.
Non andava bene: doveva fare qualcosa anche lui, doveva…

- Mori senpai! – gli sentì urlare – aiutami. Dobbiamo portarla in infermeria. Kyoya! Chiama il medico. Hikaru! Kaoru! Contattate il venerabile papà… subito! –

Ordini perentori, ai quali nessuno replicò.


La sollevò tra le braccia delicatamente e si mosse verso la porta che Mori senpai gli aveva già aperto.

- Tama-chan… Haru-chan… - gli chiese timidamente Honey senpai prima che lui potesse uscire.
- Starà bene… - rispose cercando di mantenersi composto, nonostante le mani gli tremassero, - deve stare bene… Per favore Honey senpai, preoccupati delle nostre clienti. –

Uscì avanzando in fretta lungo il corridoio, scortato da Mori senpai.
Se non fosse riuscito a reggerla sino all’infermeria era certo che lui lo avrebbe aiutato.





Seduto al suo banco, ascoltò per la quarta volta il telefono squillare prima che a rispondere fosse la voce della segreteria.

- Maledizione! – esclamò lanciando in un angolo il cellulare.


- Hikaru… - sussurrò preoccupato.
- Kyoya senpai ci ha dato il numero del cellulare di Ranka-san… Ma come diamine faccio se non risponde?!. – lo sentì urlare – Maledizione! – battè un pugno sul banco.


Nascose la fronte fra le mani.
Non faceva che rivedere la sua figura stesa a terra lì, nella terza aula di musica.
Ripensò alla scena che li aveva visti protagonisti in classe quella mattina.

- Io… lo sapevo. Sapevo che non stava bene… l’avevo vista pallida… che stupida! Se stava così male doveva dirmelo quando glielo ho chiesto! Stupida! –


Non andava bene.
Continuando così non sarebbe stato in grado di fare nulla. Neppure essere di aiuto.
Doveva calmarsi, soprattutto per se stesso.
Così si sarebbe solo fatto del male. Non andava affatto bene.
Quei pensieri non lo avrebbero portato da nessuna parte.
Doveva calmarsi.

- Hikaru, calmati. – si decise a parlare.
- Cal…marmi? Calmarmi?! Kaoru! Era lì… a meno di un metro… e non sono stato capace neppure di muovere un muscolo. Se non ci fosse stato il Lord… -

Eccoli i pensieri che aveva temuto.
Se suo fratello ne fosse stato preda non sarebbe riuscito a uscirne più.

Sapeva che era preoccupato per lei, anche lui lo era.
Ma stare lì a compiangersi dannandosi che Ranka-san non rispondesse non sarebbe comunque servito a nulla.

Avevano un incarico?
Beh! Avrebbero dovuto mantenerlo ad ogni costo per il bene di Haruhi… e per il suo bene.

Si alzò, raccogliendo da terra il cellulare del fratello.

- Hikaru, - disse porgendoglielo – prova a chiamare ancora. Io vado da Kyoya senpai. Se non riusciamo a rintracciare Ranka-san al telefono… che ne diresti di andare dove lavora? –


Guardò il volto sorridente del fratello.
Si, aveva ragione lui: non era il momento di scoraggiarsi quello.

Afferrò il cellulare dalle sue mani, gli sorrise, annuì.
Nessun compianto: doveva agire.





L’osservava, stesa sul letto dell’infermeria, sedutole a fianco su una sedia.
Sembrava dormire adesso, fortunatamente.

Era quasi passata un’ora.
Mori senpai era tornato da Honey senpai dietro la sua istruzione di occuparsi del club in attesa di notizie. I gemelli erano andati a cercare il venerabile papà a lavoro, seguendo le indicazioni fornite loro da Kyoya.

Chinò in avanti il busto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e avvicinandosi così al suo corpo.
La avrebbe anche presa per mano, se solo non avesse avuto paura di svegliarla.

Le osservò il volto: guance rosse, espressione affaticata.

- Perdonami. – sussurrò – Ti avevo detto che ti avrei tenuta d’occhio sempre, che avrei capito quando… non mi sono accorto che stavi male. Perdonami. –

Solo allora si accorse con la coda dell’occhio della figura in uniforme poggiata a uno stipite della porta.

- K… Kyoya! – esclamò voltandosi verso l’amico.
- È solo febbre, Tamaki. – gli disse entrando e affiancandolo – Probabilmente dovuta a uno stress eccessivo. Nulla che un buon riposo non possa eliminare. –

Sospirò sollevato: non era nulla di grave.

- Il medico le ha fatto una iniezione… per far scendere la febbre. Dovrebbe riprendersi tra non molto, anche se deve riposare. – gli sentì aggiungere.

Sorrise.
Tornò a osservarle il capo.

- Mi hai fatto prendere davvero un grosso spavento, Haruhi… - le disse dolcemente - cerca di riprenderti in fretta, ok?- aggiunse sfiorando appena la coperta del letto di fianco alla sua mano, prima di ritirarsi ancora sulla sedia nel timore di svegliarla.


Lo vedeva lì, seduto al suo capezzale, dimentico di tutti gli altri.
Seguitava a osservarla, senza muoversi, per quanto il gesto precedente, quel suo sfiorare la coperta, gli avesse ben fatto intuire il suo desiderio di stringerle almeno la mano.

Che stupido… possibile che non riuscisse ad accorgersene?

- Torno dai senpai… - gli disse – do anche a loro la notizia. –

Lo vide annuirgli senza voltarsi.

Prima di uscire si arrestò un istante sulla porta.

- Tamaki… - disse dandogli le spalle.
- Uh? – rispose distrattamente.
- Ricordalo: tutte le fanciulle dell’Ouran sono principesse… anche quelle che fingono di non esserlo. – aggiunse prima di sparire svoltando l’angolo dietro la porta.


- Eh?- fu l’unica cosa in grado di dire voltando il capo verso la porta ormai vuota.

Che cosa voleva dire?
Lo sapeva bene anche lui: tutte le fanciulle erano delle principesse.
Tutte, nessuna esclusa.
Era quello che aveva sempre pensato anche lui, no?
E lui le trattava sempre come tali.

I suoi occhi tornarono su di lei.

Lo avrebbe fatto anche con lei, se lei glielo avesse permesso.

A dire il vero era un bene che non lo avesse fatto: con lei tutto era sempre diverso.
Lei era oltre gli schemi.
Schietta e spontanea, di una sincerità a volte incredibilmente graffiante.
Era questa la sua… era questa Haruhi.

Sorrise.





Aprì gli occhi, alla luce giallastra di una stanza che ebbe difficoltà a riconoscere dal soffitto.
Si guardò attorno, puntando infine sulla figura che le stava a fianco.

Giusto il tempo di mettere a fuoco l’immagine.

- Tamaki senpai! – esclamò sorpresa rizzandosi a sedere sul letto, poi si guardò intorno - Uh? Dove… -
- Sei svenuta per la febbre… sei in infermeria. – rispose anticipando la domanda – va un po’ meglio? –
- Eh? Ah… si… - rispose non senza imbarazzo.

Era davvero in imbarazzo.
Un incredibile errore di previsione, pensare che la febbre non l’avrebbe piegata.
E adesso, oltre alla tensione di trovarsi da sola in infermeria proprio con lui, c’era la vergogna di aver appena realizzato che gli era svenuta davanti.

La tensione di stare sola con…?

Sentì le guance infuocarsi mentre, era certa, assumevano un acceso colorito.

Sollevò la coperta e cominciò a indossare le scarpe.
Doveva uscire da quella stanza, doveva uscire subito.

Si alzò in piedi quando si sentì afferrare da un braccio.

- Ehi! – la fermò – dove pensi di andare Haruhi! –

Sentì i battiti del suo cuore aumentare.
Rilassarsi, prendere fiato e rispondere razionalmente. Non doveva fare altro.

- A casa.- rispose apparentemente calma – Adesso che sto meglio ne approfitto prima di perdere l’ultimo autobus.-
- Autobus? – gli sentì ripetere scioccato – Non se ne parla! Ti accompagno io. –
- Eh? No! – rispose secca – No… no… ecco.. non occorre. –

Cercò di accennare un sorriso.
Le era davvero difficile in quel momento. Avvertire quegli occhi, che raramente aveva visto così seri, osservarla… non riusciva sostenerlo, quello sguardo.
Chinò il capo.


- Haruhi… - cominciò a chiederle serio – tu… non vuoi farci preoccupare, vero? –

Doveva essere per questo che stava agendo a quel modo.
Era gentile da parte sua, ma non poteva permetterlo.

A dire il vero non avrebbe voluto comunque.
Aveva già sbagliato, venendo meno alla sua promessa di tenerla d’occhio, quel giorno.
Non lo avrebbe fatto ancora.
La avrebbe tenuta d’occhio sul serio, specie adesso che, per quanto rifiutasse di ammetterlo, ne aveva davvero bisogno.

O forse era lui ad averne bisogno.
Era lui ad aver bisogno di tenerla sott’occhio, di accertarsi che fosse tutto a posto, che tutto andasse bene.

Non lo evitava esplicitamente, questo era vero, ma da quella sera c’era qualcosa nel suo atteggiamento…
Non era la solita Haruhi, certi istanti era piuttosto distaccata. E per quanto sperasse che non fosse dovuto a quella ipotesi, per quanto desiderasse che davvero non fosse dovuto a quella ipotesi, non poteva fare ameno di temerlo.

Forse per questo finora, col pretesto di non poter parlarle soli, aveva anche lui evitato l’argomento.
Perchè si, aveva sperato di essersi sbagliato all’inizio, che avesse sbagliato la valutazione sul suo atteggiamento, e poi perchè sperava che lei tornasse quella di sempre.

No, non poteva pensare che fosse adirata, infastidita da quel gesto così…

Avrebbe dovuto chiederle scusa? Spiegarle?

E se si stesse sbagliando?
Se non era rabbia?
Ma allora cosa?

No, non ne era ancora certo, che fosse rabbia.
Si, era questo il motivo per cui ancora non le aveva spiegato.
Insomma, era impossibile andare da lei e dirle che il suo era stato un bacio… senza la certezza che lei se ne curasse e fosse questo il motivo del suo atteggiamento.
Si, non poteva certo fare una cosa del genere!

- Ah beh! Haruhi… - riprese allegro e spensierato – ma non occorre! E poi che razza di gentiluomo sarei se ti facessi andare a casa in autobus con la febbre? No no! Stavi scherzando, vero? –
- Uh? Beh… ecco… -


In realtà aveva risposto a quel modo perchè…
Perchè?
Forse perchè più gli stava vicino più sentiva la febbre risalire.
Eh si! Doveva essere una brutta influenza la sua, per farla pensare a quel modo.

- Ecco… io… ecco… - ripeté cercando di trovare una spiegazione più che razionale a quella risposta concisa.
- Tama-chan ha ragione Haru-chan! – esclamò interrompendola la voce del piccolo senpai la cui figura era appena sbucata dalla porta – Non va bene tornare in autobus, no? –
- Ah! – annuì Mori senpai dietro di lui, con a fianco Kyoya senpai.
- Ma… - provò a controbattere
- Ma certo! –vide esclamare entusiasta a Tamaki senpai – mi è venuta un’idea! Veniamo tutti a casa tua in attesa che arrivino Hikaru e Kaoru con il venerabile papà e ci occupiamo tutti di te! –
- Eh? –
- Si Haru-chan! Facciamo come dice Tama-chan, eh? Eh? –

Se non li avesse conosciuti così bene avrebbe di certo gioito della proposta. Il problema era che si trattava dei membri dell’Host Club.
L’unica cosa che riusciva pensare era al caos che ne sarebbe derivato in casa. Specialmente considerando la minacciosa proposta di prendersi cura di lei.
Si, avrebbe dovuto fermarli in tempo.

- Senp… -
- Kyoya! – gli sentì esclamare senza neppure ascoltarla – Avverti i gemelli. Ci vediamo a casa di Haruhi. –

Si voltò, giusto il tempo di vedergli estrarre il cellulare dal taschino della giacca e comporre il numero.
Osservò nuovamente il volto sorridente de senpai biondo che le stava accanto.
Sospirò rassegnata: non aveva alternative.





Chiuse gli occhi.
Come al solito si dovette dare ragione: avere in casa i membri dell’Host Club generava solamente caos.
Specie in considerazione degli elementi.
Aldilà di Kyoya senpai, messo lì di guardia, tra l’altro con un libro della sua modesta libreria tra le mani, perchè lei restasse stesa, il rumoroso armeggiare di Tamaki senpai, Honey e Mori senpai nella sua cucina le arrivava alle orecchie come un suono terrificante.

A giudicare dalle voci e, soprattutto, dal continuo urtare di stoviglie e ceramiche non poteva che temere che presto qualcosa si sarebbe rotto.

Perchè mai non aveva trovato il modo di rifiutare apertamente?
E adesso perchè non li cacciava fuori, in attesa di suo padre?

Beh! Sostanzialmente perchè era troppo debole per imporsi con la forza.
E anche perchè le sarebbe stato un po’ difficile al momento, considerato il fatto che, per tenerla al caldo, Honey e Mori senpai l’avevano fatta stendere sul futon ricoprendola con tutte le coperte che aveva in casa.
Sotto quella coltre faceva fatica anche solo a respirare.

Sospirò, non senza fatica.

CRACK!

Spalancò gli occhi: avevano rotto qualcosa, ne era certa.
Era accaduto proprio quanto prevedeva.

Osservò Kyoya senpai, che, impassibile, seguitava a leggere silenziosamente.
Pregò che il messaggio telepatico che cercava disperatamente di inviargli potesse raggiungerlo.
Qualcuno li doveva fermare.

- Suppongo… - lo sentì cominciare chiudendo il libro – che occorrerà ricomprare qualsiasi cosa abbiano rotto. –
- Eh? –
- Penso che la addebiterò sul conto di Tamaki –
- Eh? – ripeté ancora più perplessa.
- D’altronde è ammirevole la disponibilità di Tamaki e dei senpai nel provvedere prepararti qualcosa, non trovi? – le chiese sorridendole al suo solito modo.
- Eh…eheh… - accennò sarcasticamente lei.

Lo vide riprendere a leggere il libro che aveva ancora tra le mani.

Come volevasi dimostrare: era perfettamente inutile sperare che Kyoya senpai, mosso da chissà quale onda di buonismo, le venisse in aiuto.

Se solo suo padre fosse stato lì…


- Haruhi! – esclamò felicemente precipitandosi nell’altra stanza con un vassoio in mano – Guarda! Io e i senpai ti abbiamo fatto il the! –

Le si inginocchiò a fianco posando sul tavolino, spostato precedentemente per fare in modo da poter stendere il futon della ragazza, il vassoio, preso a discapito del crollo di un paio di pentole sui suoi piedi.

- Come ti senti adesso? – le chiede dolcemente.

La osservò stesa, appena visibile sotto le coperte.

- Mmm… - aggiunse – forse non sei abbastanza coperta. –
- Senpai… - le sentì rispondere – credimi: sono fin troppo coperta. Piuttosto…dov’è la zuccheriera? –

Indietreggiò ginocchioni.

- L… la… zuccheriera? – chiese terrorizzato – beh… ecco… ecco… bwhaa! - scoppiò in lacrime – Perdonami Haruhi! Hai sicuramente sacrificato parte dei tuoi modesti risparmi per comprare questo piccolo servizio da the plebeo perchè non potevi permetterti altro e io… io… ho fatto cadere la zuccheriera! Bhwaa!!! Perdonami! –

Si riavvicinò, aggrappandosi in lacrime alla coltre di coperte.


Si ritirò istintivamente, mettendosi a sedere.

Non che avesse toccato lei, era impensabile che facesse una cosa del genere, e non sarebbe stato comunque un gesto che, se si fosse verificato, avrebbe dovuto turbarla a quel modo.
E tuttavia aveva generato in lei l’improvvisa energia di mettersi a sedere.

Perchè?

Gli vide battere le palpebre perplesso, così come probabilmente aveva fatto anche Kyoya senpai.

- Ecco… il the. Non posso mica berlo distesa. – cercò di giustificarsi.


La fissò ancora perplesso.

- Il the…Ah! si! Certo! Il the! – le sorrise – Honey senpai! Mori senpai! –

Entusiasta dell’eroica impresa appena compiuta, preparare del the plebeo, si era precipitato nell’altra camera lasciando che i senpai provassero a mettere ordine a quella baraonda che, insieme a lui, avevano generato nella cucina, ognuno di loro incapace di metter mano a un fornello.


Vide Honey senpai entrare battendosi le mani nel tentativo di rimuovere qualcosa da esse, mentre Mori senpai, subito dietro aveva una vistosa chiazza sulla maglietta, probabilmente causata da qualcosa che inavvertitamente si era rovesciato addosso.

Si passò una mano sulla fronte: chissà quanto le sarebbe toccato pulire in seguito?

- Haru-chan? Ti senti ancora poco bene? – le chiese il piccoletto avvicinandosi.

Si limitò a sorridergli.

Prese la tazza dalle mani di Tamaki senpai e la avvicinò alle labbra, mentre quest’ultimo, dopo averle detto di averlo già zuccherato, attendeva trepidante un suo cenno di approvazione, cosa che tra l’altro le metteva addosso una certa tensione.


Era la prima volta che metteva piede in una cucina plebea per cucinare, anche se si trattava di semplice the.
Sperava che ne apprezzasse il gesto.
Chissà?
Magari sarebbe servito anche sciogliere quella sottile tensione che poteva avvertirle nutrire nei suoi confronti.
Magari.

Le vide sorseggiare la bevanda un solo istante, prima di rimetterlo giù a capo chino.

- Haruhi? – cominciò a chiederle guardandola scoraggiato – il the è ancora troppo caldo? Ci ho messo troppo zucchero? –

Non gli rispondeva.

- Haru… ah! ho capito! Ti sei commossa per le premure che i senpai ti rivolgono? Ah ma non devi! Diglielo anche tu Honey senpai! –


- Haru-chan – gli sentì dire – tutti quanti ti vogliono bene, sai? Non vogliamo che tu stia male… eh? Vogliamo che tu ti riprenda in fretta. – le sorrideva.
- Senpai… - non potè fare altro che sussurrare.
- Quindi… - riprese a parlarle Tamaki senpai – pensa soltanto a riposare. Il mio cuore non reggerebbe a vederti crollare di nuovo come questo pomeriggio. –

Dilatò le palpebre a quelle parole.

Perchè le veniva da piangere?
Possibile che una singola frase di Tamaki senpai, detta tra l’altro senza secondi fini o chissà che, fosse in grado di ridurla in quello stato?

Beh! Era normale commuoversi nel sentire quanto gli altri si preoccupassero per lei, no?
No, non era solamente a causa di Tamaki senpai.
Era per tutti, no?

Si sentì in colpa.
Come avrebbe fatto ora?
Come avrebbe detto loro che non andava bene?

Vide Kyoya senpai avvicinarsi al tavolo e prendere una delle tazze.
La sorseggiò.

Lo guardava con addosso una tensione crescente: se ne era accorto anche lui?

- Tamaki… - gli sentì dire.
- Si? –
- Dove hai preso lo zucchero dato che la zuccheriera si è rotta? –
- Eh? Ah beh! C’era un barattolo trasparente a pois rossi vicino al piano cottura… perchè? –
- Tamaki… hai controllato prima di metterlo nel the, vero? –
- Eh? No… ma di certo era zucchero. Piuttosto… – disse prendendo anche lui una tazza – temo di aver esagerato e che sia diventato troppo dolce. – la avvicinò alle labbra sorseggiandone un po’ – PRRRRR!!!!! – sputò irrazionalmente – era sale! –

Kyoya senpai si limitò a guardarlo senza dire altro.

Scoppiò a ridere.
Non potè fare a meno di intuire quello che gli passava per la mente in quel momento : “Sei un’idiota!”

- Mi spiace tanto Haruhi! Lo rifaccio! – esclamò cercando disperatamente di rimediare.
- Eh? –
- Si, lo rifaccio! –

Si alzò in piedi e si mosse verso la cucina, salvo poi essere travolto da un’improvvisa figura che, entrata spalancando la porta, si era precipitata ad abbracciare la ragazza, seguita da altre due figure, pressoché identiche eccetto che per il colore di capelli.


- Oh Haruhi! Amore del papà… - le disse l’uomo in abiti femminili continuando a tenerla stretta
- Papà… non riesco a respirare se continui così. – gli rispose.

Gli sentì allentare la presa, la guardò dritto in volto.

- Ma perchè non mi hai dettocce avevi la febbre? –

Non rispose.
Se avesse detto di esser rimasta un po’ indietro con lo studio avrebbe fatto preoccupare il padre e non solo.
Chissà cosa si sarebbero inventati i senpai per farla recuperare?

Lo sentì sospirare rassegnato.
Poi lo vide voltarsi verso tutti quanti.

- Beh! – gli sentì esclamare – e voi altri che ci fare ancora qui? Forza tutti fuori! La mia Haruhi ha bisogno di riposare… - soffermò lo sguardo sui senpai – e a giudicare dal vostro aspetto direi che la cucina ha bisogno di una sistemata. Haninozuka, Morinozuka… ma che avete combinato? Avete un aspetto… Oh!- esclamò notando le tazze sul tavolino – che teneri! Le avete preparato il the! Vedo che c’è ancora qualche tazza… - ne prese una.


- Ah! no, asp… - provò a fermarlo allungando una mano verso di lui.

Troppo tardi: aveva già bevuto.
Gli vide riposare la tazza in silenzio.

Deglutì in attesa di chissà quale reazione del venerabile papà.

- Haruhi… - lo sentì riprendere a parlare apparentemente sorridente – immagino che chiunque abbia fatto questo the abbia avuto intenzione di avvelenarti… dubito che esista qualcuno così idiota da scambiare il barattolo di sale con quello dello zucchero. Voglio dire, c’è anche scritto sopra! –

Eccolo lì! Un fulmine a ciel sereno appena piombatogli sulla testa.
Non solo aveva confuso zucchero e sale pur essendoci scritto sopra, ma il venerabile papà lo considerava anche un idiota.
Si rintanò in un angolino a coltivare funghi.

- Meno male che sono arrivata io Haruhi… adesso ci pensa il papà… ma prima… tutti fuori! Anche tu Tamaki! Smettila di coltivare funghi!. –

Lo vide alzarsi e con gentilezza, ma altrettanta forza, accompagnarli letteralmente fuori dalla porta uno ad uno.

- Ah! Ranka-san! – disse arrestandosi sulla porta – la prego, si prenda cura di lei. –

Lo vide bloccarsi un istante prima di sentirsi spingere fuori dalla porta mentre gli diceva:

- Ne ho certo tutte le intenzioni anche senza la tua raccomandazione. Adesso và via avvelenatore di povere fanciulle malate! – aggiunse richiudendogli la porta in faccia.

Sospirò rassegnato, percependo alle sue spalle i lamenti dei gemelli che, appena arrivati, erano stati subito cacciati via.

Si voltò.

- Coraggio ragazzi! Ripasseremo domani dopo le lezioni, ok? – sorrise loro – adesso non possiamo fare altro che andare a casa. –

Con un pizzico di riluttanza, li vide tutti acconsentire.





- Haruhi tesoro, non hai idea del caos che c’è qui dentro! – gli sentì esclamare dalla cucina

Si alzò, con l’intenzione di dargli una mano.

- E tu che ci fai qui? – le chiese – coraggio torna sotto le coperte… -
- Ma va bene papà, non c’è bis… -
- Eh no! Hai la febbre e sei anche svenuta! Quindi… - disse mettendole le mani alle spalle e accompagnandola con vigore al futon – stattene qui buona buonina… -
- Ma… -
- No no, nessun ma. Pensa solo a riposare, intanto che preparo la cena. –
- Ma… -
- AH! ho detto nessun ma.-

Si mi se a sedere rassegnata.
Sentì gli occhi del padre puntati sul suo volto, mentre la figura si era seduta a suo fianco.

- Pa…pà? –
- Oh! – disse di soprassalto – scusa, stavo pensando una cosa. –
- Cosa? –
- Stavo pensando… che a volte mi ricordi proprio tua madre. –
- La mamma? – gli chiese curiosa.
- Beh! Si… anche lei sapeva essere molto testarda, se si convinceva di qualcosa. Un po’ come hai fatto tu oggi: sei andata a scuola nonostante stessi male. –

Era uno strano rimprovero quello del padre.
Più che altro non lo era esattamente… un rimprovero.
Era più un perdersi nei ricordi come non faceva molto spesso, probabilmente proprio per evitare che anche lei soffrisse nel ricordare la mancanza della madre.

Come se avesse mai potuto smettere di mancarle…

- Mi… dispiace papà. – si scusò tristemente.

Lo vide sorriderle.

- Oh beh! – esclamò alzandosi – ma non è che avesse torto ogni volta… il problema nasceva solo quando doveva valutare la sua salute… ora che ci penso… ricordo che quando si rese conto di essere innamorata di me le venne anche la febbre… - sorrise.
- Eh? –
- Ma si! e lei scambiò batticuore e rossore alle guance per i sintomi di una stato febbrile! - rise – Eh Si! Kotoko era incredibile : cercava sempre di razionalizzare tutto quello che non conosceva bene! -

C’era qualcosa nelle parole che suo padre aveva appena pronunciato che le fece risuonare un campanellino d’allarme in testa.

E se… anche lei…come sua madre… no!
Non poteva essere.
Non poteva essere.

- Mmm… Haruhi? –
- Eh? Cosa? – esclamò saltando in aria
- Non è che ti sei innamorata? –
- EH?! – esclamò sconvolta
- Ma no! Scherzavo! – le disse il padre ridendo – anche perchè la mia bambina è ancora piccola per certe cose… - le strizzò un occhio – su adesso, mettiti sotto le coperte che io torno di là a sistemare. –

Lo vide entrare in cucina.
Si nascose sotto le coperte.

Sentiva il cuore batterle ancora più forte e la febbre risalirle.
Le tremava anche la gola, per quanto non avesse la necessità di dire nulla.

L’unica cosa che in quel momento riusciva a pensare era solo quella.
Allora per Tamaki senpai lei…

Possibile?





Agganciò la cornetta del telefono, soddisfatto di aver convinto Kyoya a sospendere le attività del club per fare visita ad Haruhi il giorno successivo.

Si sedette innanzi a pianoforte.
Quasi senza rendersene conto cominciò a suonare.

Era proprio la stessa melodia, quella allegra melodia che suonava per far compagnia alla mamma.

Non lo faceva per lei stanotte: lo faceva per qualcun altro.
Per qualcuno che tra l’altro non poteva sentirlo in effetti, non essendo in quella casa.

Beh! Forse lo faceva per tirare su di morale anche se stesso.

Anche se in cuor suo sperava che quelle note potessero in qualche modo raggiungerla…
Perchè potessero…beh! Non lo sapeva neppure lui.

Haruhi era così particolare che era difficile riuscire a immaginare una sua reazione!
Così particolare che…

Arrestò le dita improvvisamente sui tasti...
Le parole di Kyoya gli balenarono alla mente: una ragazza particolare, una ragazza che fa finta di non esserlo, una ragazza dell’Ouran, una principessa, una ragazza innamorata di lui.

Arrossì vistosamente, sentendo il cuore risalirgli in gola.

Possibile che…?


  
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