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Autore: Nyssa    16/12/2007    9 recensioni
I guai non arrivano mai da soli... Draco Malfoy se ne accorge la mattina in cui si ritrova con Pansy innamorata (e non di lui stranamente!), Goyle pescato a mettere petardi incendiari e un imminente coloquio con la McGranitt sul suo calo scolastico
Ovviamente niente potrebbe essere peggio, ma deve presto ricredersi, il collegio decide di assegnargli un tutor per recuperare nelle materie e chi meglio di Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts? Va bene, questo può anche andare a suo vantaggio, ma cosa succederebbe se oltre ai suoi voti Hermione cambiasse anche lui? E cosa ci fa un bambino in giro per la scuola?
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Era lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie

Era lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie.

Le classi del Grifondoro e del Serpeverde erano riunite nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure in attesa della loro nuova professoressa su cui tanto avevano fantasticato.

Nella precedente lezione, Trafigurazione, il baccano che gli studenti avevano fatto dall’agitazione aveva fatto venire i famosi “cinque minuti” alla McGranitt che, infuriata, aveva rifilato a ciascuno una doppia razione di compiti per l’indomani.

Inutile dire che, tra un brontolio e l’altro, al suono della campana la mandria di scolari si era riversata quasi correndo verso l’altra classe per accaparrarsi i posti migliori.

Della prof non c’era ancora traccia da nessuna parte e così si erano sistemati comodamente.

 

Dieci minuti dopo, l’ansia era così pressante che non si sentiva più il casino di poco prima, sostituito da un mormorio concitato.

Dalla fila del muro, banco esterno, Hermione aveva preparato i ferri del mestiere: penne e pergamena, pronta per prendere appunti.

Draco Malfoy, dietro di lei, con aria annoiata, le lanciava occhiate cariche di disapprovazione mentre giocherellava con la bacchetta e Blaise, seduto al suo fianco, ridacchiava sotto i baffi intaccando un muffin giunto nientemeno che da Goyle.

Harry, che era posizionato accanto ad Hermione non sapeva se abbassare la guardia quel tanto da dire alla sua migliore amica di non diventare paranoica, oppure se continuare a temere la costante presenza da avvoltoio del biondastro che, tra un po’, se lo ritrovava perfino in bagno.

Ron, lì davanti, due occhiaie da paura e la faccia sconsolata, era rimasto sveglio tutta la notte mentre Lavanda gli picchiava alla porta urlandogli “brutto bastardo!” finché qualche anima pia non l’aveva legata a forza, imbavagliata e gettata dalla torre. Tutti gioivano della sua momentanea assenza.

In compenso Neville, accanto al rosso, era la personificazione della paura, memore della serie di figuracce che aveva collezionato assieme alla Umbridge e terrorizzato da dare una simile presentazione di se anche alla nuova prof.

Dall’altra parte dell’aula serpi e grifoni si stavano casualmente scannando come loro solito mentre Daphne e Pansy, ritornate a rivolgersi la parola, chiacchieravano svogliatamente al banco di prima fila con il sottofondo musicale dei due gorilla che addentavano la “merendina” e Nott che, nella sua consueta finezza, si stava prodigando per consolidare l’idea dei compagni che non fosse del tutto umano esibendosi in una serie piuttosto imbarazzante di versi animaleschi che, tuttavia, non riuscivano a far passare l’appetito a Tiger e Goyle perché, lo si sa, il fascino di una merendina è tutto.

 

La porta della classe cigolò quando qualcuno l’aprì dall’esterno e la figura della prof metteva piede con fare sicuro e sguardo truce.

La visione di Evangeline adulta era davvero mozzafiato: capelli biondi raccolti in una treccia sulla schiena, occhiali in bilico sul naso, abito nero attillatissimo e camicia candida, tacchi vertiginosi ai piedi che ticchettavano in maniera seducente sul pavimento mentre questa si muoveva verso la cattedra, posava qualche libro e il registro e si fermava a guardare la fauna attonita di fronte alla sua entrata trionfale.

Gli occhi azzurri percorsero ciascuno dei suoi nuovi studenti, andando a stanargli i segreti più profondi dell’anima.

L’ingresso aveva sicuramente suscitato un certo silenzio, oltre ad un tripudio di sguardi allucinati e bocche spalancate tanto era lo sconcerto!

Tiger si era addirittura lasciato sfuggire la brioche d’in mano e questa era atterrata sul pavimento: una cosa che, in sette anni di scuola, non era mai successa…

Al suo compare Goyle, rimasto con mezzo pasticcino tra le labbra e il contorno sporco di zucchero a velo era addirittura passato l’appetito mentre nell’altra fila, Blaise era addirittura arrossito di fronte alla scollatura, decisamente un po’ troppo audace della prof.

Inneggiando al paradiso, Zabini quasi pianse di gioia dopo anni racchie e prof maschi!

Draco, dal canto suo, se la ghignava sotto i baffi continuando a ticchettare con noncuranza le dita sul banco.

Harry, non da meno dei suoi stralunati compagni, stava boccheggiando tanto quanto Ron, i cui sogni perduti si erano dileguati assieme al pandemonio mentre Pansy, dall’altro capo della stanza, lo fissava in cagnesco sibilandogli insulti e minacciando alla sua vita.

Neville, più diplomatico, dopo aver assunto il colorito di un pomodoro maturo, aveva chinato la testa e tutto quello che Daphne aveva potuto fare per lui era guardarlo con compassione.

 

Evangeline sorrise ai suoi allievi, ma il suo era un riso sinistro e compiaciuto più che amorevole.

-          Buongiorno – disse la bionda alla classe che, come al campo di esercitazione militare, si alzò in piedi abbozzando anche un mezzo e confusionario inchino che rischiò di spedire sul pavimento la metà dei calamai pronti sui banchi.

-          Buongiorno signora professoressa – esclamarono quasi in coro gli studenti finendo per darsi delle testate e lanciarsi insulti silenziosi

-          Seduti! – ordinò mentre la classe, tornando alla calma, si riaccomodava sulle sedie – suppongo abbiate saputo dal vostro preside che il vostro precedente professore, a causa di una indisposizione piuttosto grave, è stato costretto a lasciare la sua cattedra di insegnante

Qualcuno annuì mentre lei ghignava e qualcun altro ringraziò il cielo e pregò che quella “indisposizione grave” colpisse anche tutto il corpo insegnanti della scuola.

-          Io sono Evangeline McDowell, la vostra nuova professoressa – annunciò – adesso farò l’appello per conoscervi, alzatevi in piedi e dite presente quando vi chiamo

Facendo giungere con nonchalance il registro, la giovane donna lo sfogliò fino alla pagina contrassegnata e lesse ad alta voce i nomi per intero dei suoi studenti, soffermandosi qualche attimo su alcuni.

-          Credevo che fosse una bambina… - mormorò Potter all’orecchio di Hermione indicando la prof e la sua compagna si limitò a sorridere

L’insegnante non si scompose e, continuando il suo appello, si premurò solo di lanciare un’occhiata ammonitrice al bambino sopravvissuto.

-          Vi parlerò qualche minuto della politica delle mie lezioni – decise poi la bionda – il mio metodo, ve lo dico, prevede da subito uno studio sul campo di creature che, se continuerete a vivere nel mondo magico, incontrerete con una variegata frequenza. La pratica, tuttavia, non è altro che incoscienza se fatta senza le dovute basi, quindi all’inizio, prima di dedicarci all’incontro con una creatura, vorrei conoscere il punto di lavoro dove siete giunti allo scorso quadrimestre e, eventualmente, integrare con qualche spiegazione leggermente più dettagliata. Se qualcuno fosse interessato ad un argomento specifico che approfondiremo – aggiunse – gli consiglio di leggere il nuovo libro di testo dell’Auror Zachariah Black – Hermione, sorpresa, scambiò un’occhiata d’intesa con Harry e Draco, accidenti, si era completamente dimenticata che il libro era stato scritto dal papà di Ransie e Fin… che strana coincidenza. – Se eventualmente le informazioni non gli bastassero – continuò ancora la procace professoressa – venga pure a parlarmene, posso consigliargli un buon libro da leggere a proposito.

La classe annuì meccanicamente.

-          Bene, allora comincio subito a confrontare il mio programma con quello che vi ha svolto il mio predecessore.

Evangeline si sedette alla cattedra e ci fu un minuto di silenzio assorto quando accavallò le gambe portando i suoi studenti, specie se maschi, pericolosamente vicini al punto di non ritorno.

Ma riteneva che, se ci fosse stato uno stimolo adeguato allo studio, anche quei fannulloni scansafatiche si sarebbero un poco impegnati, foss’anche per compiacere la loro bella prof.

Si guardò attorno in uno scempio di occhi quasi commossi e rise.

Dopotutto, i libri di testo non la riportavano forse come un vampiro dalla bellezza non comune?

D’accordo, era frutto della sua metamorfosi in adulta, ma se le avessero davvero dato la possibilità di crescere fisicamente sarebbe diventata davvero così, e allora?

Orgogliosa che qualcuno la guardasse nuovamente con trasporto, la Doll Master richiamò nuovamente il registro mentre il gesso della lavagna, senza che lei si preoccupasse di muoverlo col pensiero, cominciava a tracciare linee, cerchi e scritte sull’ardesia scura.

Lanciando un’ultima occhiata all’opera in via di compimento, chiamò

-          Neville Paciock! Alla lavagna! – mentre il povero grifondoro, rosso e tremante, si faceva strada tra i suoi compagni per giungere più o meno integro alla cattedra.

Evangeline lo studiò un solo istante mentre gli faceva cenno di guardare il trionfo di linee e grafici

-          Sai rispondere? – chiese indicando il grafico mentre perfino Hermione stava scarabocchiando qualcosa su un foglietto nel tentativo di risolvere la difficile questione di parentele di sangue misto ecc.

-          Scusi? – chiese esterrefatto Neville – quale sarebbe la domanda…?

Una risata generale si levò dal fondo della fila di serpeverde proveniente nientemeno che da Theodore Nott che richiamò l’attenzione dell’insegnante.

-          E’ inutile che gli chieda certe cose – bofonchiò lo SlyterinPaciock è completamente deficiente! – terminò mentre si spanciava dal ridere.

Evangeline si limitò ad alzare le sopracciglia e a puntare gli occhi azzurri sul maleducato studente che, sentendosi osservato, smise di ridere e tentò di ricomporsi

-          E dunque – continuò la bionda – immagino che lei invece ne sia capace…

Nott si guardò preoccupato intorno alla ricerca di una via di fuga

-          Signor Nott, alla lavagna! – disse appena facendo cenno a Neville di tornare a sedersi mentre cancellino e gesso ricominciavano la loro opera

Daphne, dal banco, lanciò al compagno di Casa un insulto a fior di labbra mentre questo, a sua volta preoccupato, si dirigeva alla cattedra.

-          Prego signor Nott – fu l’algido commento della vampira – dato che si permette di insultare un suo compagno e interrompere la mia opera di verifica suppongo che sia così intelligente da poter risolvere questo semplicissimo problema di genetica magica…

Theodore strabuzzò gli occhi davanti all’intrico di segmenti che si incrociavano e, partendo da un cerchio si congiungevano ad un rombo ecc, il tutto corredato da una dettagliata spiegazione a lato di ciascuna figura: solo per leggere tutta quella roba ci sarebbe voluta mezza giornata…!

-          Orsù signor Nott – lo incitò Evangeline lasciandosi sfuggire un ghigno – un problemino così semplice per uno come lei deve essere una bazzecola…

La serpe persistè nel fare scena muta mentre i suoi compagni lo deridevano in silenzio

-          Coraggio, non faccia il timido… se sente insultata la sua intelligenza con questo quesito così elementare sono ovviamente disposta a dargliene uno un po’ più complesso, ma sa, non posso esagerare sennò i suoi compagni non potrebbero seguire la spiegazione…

-          Che?! – fu il commento dello studente – esiste qualcosa di più complicato?

Evangeline guardò il soffitto mentre la classe le leggeva sulle labbra le parole

“Sì, ad esempio capire come gente così idiota sia arrivata fino al settimo anno”.

-          Prof, lei mi sta prendendo per il culo! – fu il poco dignitoso commento dell’allievo, rosso di rabbia e si sentì mormorare qualcuno “magari… quasi che ci verrei io” dal fondo della classe.

-          Modera i termini, signorino, non siamo in una bisca – rispose gelida Evangeline mentre Harry quasi scoppiava a ridere al ricordo di come parlava colorito pure lei

Nott cominciò a sudare freddo mentre lei non accennava a rimandarlo a posto e lo teneva alla cattedra

-          Qualcuno sa risolverlo? – chiese infine agli altri e la mano di Hermione si sollevò

-          Signorina Granger? – chiamò con un sorriso compiaciuto

-          Forse la prima parte è possibile risolverla applicando la regola delle parentele recessive

-          Solo lei poteva ricordarsela… - sussurrò Harry a Blaise nel banco dietro

-          Giusto, ottima intuizione, 10 punti

-          Signor Nott? – chiese ancora alla serpe – a questo punto è tutto in discesa

Nott fece scena muta.

-          Bene – disse Eva alzandosi – come avete notato, non mi piacciono le angherie e le “prese per il culo” – aggiunse ghignando verso lo studente imbambolato alla cattedra – non sono disposta a tollerarlo e non garantisco che sia piacevole quel che segue se vi scopro. E badate bene che ho un udito molto fine…

La gente sorrise di quella nuova insegnante.

-          E per il signor Zabini laggiù in fondo – continuò – non credo sia pertinenza dei miei studenti la mia misura di reggiseno

Blaise rise mostrando una fila di denti estasiata

-          Signor Malfoy, vuole venire lei a risolvere il problema? – chiese ancora – diamo modo a Serpeverde di recuperare la misera figura del suo discutibile rappresentante

Notte fece per recarsi a posto

-          No signor Nott, lei resti – annuì la donna mentre il biondo, alzandosi svogliatamente dal banco, prendeva il gesso e cominciava a tracciare qualche segno sulla lavagna, a scrivere dei numeri e a terminare il tutto con un cerchio con scritta la risultante del lavoro

Evangeline annuì

-          Molto bene, 5 punti a Serpeverde, non tanti come a Grifondoro perché bisogna recuperare quelli che vi avrebbe fatto perdere il vostro compagno, ma un ottimo lavoro. Annoterò qualche voto anche per chi ha collaborato. Signor Paciock – aggiunse poi verso Neville che si alzò agitato – un ottimo intervento, ne terrò conto, veda però di essere più tranquillo, io non mangio… - Neville arrossì e si sedette mentre la penna scriveva da sola sulla carta del registro.

Insomma, questa Evangeline McDowell era il risultato perfetto del metodo McGranitt e del corpo di una Playwitch!

-          A questo punto – aggiunse – credo sia il caso di cominciare con un po’ di ripasso. Dimenticate tutto quello che avete studiato finora.

Nello sbalordimento completo dei suoi studenti, la prof richiamò il libro di testo e ordinò a gesso e cancellino di riportare le informazioni salienti, dopodiché, camminando per le bancate della classe, si mise a leggere e spiegare nel completo silenzio degli allievi, troppo occupati a copiare e starla a sentire per curarsi di pensare ad altro, anche se le occhiate languide agli stivali altri e alla scollatura, si sprecavano ugualmente.

Evangeline continuò a spiegare due delle tre ore che le erano concesse quel giorno dal nuovo orario e, ogni tot di tempo guardava l’orologio da donna che portava al polso sinistro sopra il polsino della camicetta bianca.

 

Poco dopo la metà della seconda ora, mentre la bionda era ancora tutta intenta nella sua spiegazione, la porta dell’aula si spalancò di colpo, facendo entrare una figura adirata dai capelli lunghi raccolti in una coda e gli occhi verdi fiammeggianti come se il fuoco li stesse consumando.

Le labbra erano strette nella morsa dei denti e la sconosciuta si precipitò all’interno con passo deciso rivelando di essere della polizia ministeriale.

La folla di teste prima immobili si voltò prima verso la donna appena entrata e poi nella direzione della prof che, dal fondo dell’aula, con il libro in mano e gli occhiali calcati sul naso, si era momentaneamente fermata nel suo discorso a osservare la scena

-          Dov’è quel maledetto figlio di puttana! – sbraitò la tipa all’indirizzo di Evangeline che, rivolgendole un sorrisetto sadico si limitò a risponderle

-          Il tuo figlio di puttana sta nella Torre assieme a sua sorella e a sua nipote, Ros – dopodiché, mentre la ragazza richiudeva la porta con la stessa malagrazia, la prof tornò a sistemarsi le lenti e fece per riprendere la spiegazione.

-          Chi era quella pazza fuori di testa? – gridò Flitt dondolandosi sulle gambe posteriori della sedia

-          Chi ti ha dato il permesso di insultare una mia conoscente? – fu l’acidissimo commento della neo prof che si tolse gli occhiali appena sistemati e si accinse a guardare in faccia il suo studente facendogli quasi venire la tremarella

Draco decise che quella lezione sarebbe passata alla storia come la più divertente della storia, anche se la nuova insegnante non prometteva favoritismi ai suoi coinquilini di Serpeverde, non si era mai divertito tanto ad una spiegazione come quel giorno, neppure quella volta che aveva “accidentalmente” fatto esplodere la pozione di Potter e Weasel durante la lezione di Piton e quello, inferocito, aveva rifilato un T a entrambi, oltre a costringerli a due mesi di punizioni serali.

D’accordo, era cattivo, ma era di serpeverde, mica ci si potevano trovare degli agnellini lì, solo gente dal sangue freddo… beh, mica tanto perché gli bastava guardare per un po’ la mezzosangue che tutto il suo bell’autocontrollo se ne volava dalla finestra…

E a proposito di punizioni serali, chissà che fine aveva fatto la Brown, non l’aveva più vista da quella sera del ballo… probabilmente il vecchio Sev aveva preso la palla al balzo e con l’opportunità di prendere due piccioni con una fava, ovvero togliere punti e relativa punizione a Grifondoro, l’aveva costretta ai lavori forzati… magari l’aveva spedita nelle cucine ad aiutare quei pulciosi elfi domestici a cui la Granger era così affezionata.

Ma tornando al pensiero iniziale, perfino veder maltrattato Nott che, fino a pochi mesi prima era il suo più fidato tirapiedi, era stato uno spasso… ora, non che lui non si fosse mai divertito alle sue spalle, ma Eva, se voleva, sapeva essere davvero perfida! E riusciva a farlo passare per l’emerito imbecille quale era e quale non voleva che si sapesse.

Quindi, grande Evangeline!

 

-          Molto bene! – chiarì la bionda riportandolo alla realtà – per domani voglio che studiate le 50 pagine che abbiamo letto insieme e ripassiate gli appunti. Il signor Flitt, per la sua maleducazione, domani ci onorerà della sua ricerca di 5 pagine sui goblin notturni.

Controllò ancora una volta l’orologio, mancavano cinque minuti alla fine delle lezioni

-          Avete qualche domanda? - chiese ancora all’indirizzo della classe che, prontamente, scosse la testa

-          Prof, non è che ci potrebbe dire dove alloggia, a che ora va a dormire, quanti anni ha, la sua misura di scarpe? – chiese Zabini con un sorriso mieloso

-          E anche l’incantesimo per la porta e la sua misura di reggiseno! – aggiunse ancora Evangeline ridendo sorniona come un gatto pronto a graffiare; si avvicinò prima all’uno e poi all’altro

-          Non credo che i signorini presenti siano abbastanza grandi per poter parlare di certe cose con tutta questa facilità ad una fanciulla come me – ghignò facendoli sorridere

-          Ma che dice prof! – la contraddisse Blaise – noi siamo grandi abbastanza! Può chiedere in giro

-          Non è che voi siate piccoli, è che io sono troppo grande e sono pure la vostra prof

I due risero

-          Andiamo prof, non può avere più di ventiquattro anni! – ruggì Montague

Eva gonfiò il petto con orgoglio, e dire che da non trasformata dimostrava sì e no quindici anni… e ne aveva mille… la sua magia doveva essere riuscita particolarmente bene… ma dopotutto, la Doll Master era una specialista in queste cose

-          Non inorgoglitevi così tanto – ammiccò ai due – non sono pane per voi

-          Ma prof, potrebbe entrare nella storia della scuola: la prima relazione tra studente e insegnante!

-          Che io ricordi, ce n’era già stata una qualche decennio fa, negli anni ’40 se non ricordo male… e ovviamente la storia di Hogwarts è piena di cose del genere

-          Prof, non ci prenda in giro, come può ricordarla se è così giovane?

Eva non rispose e si allontanò senza curarsi più di loro

-          Molto bene, i compiti li sapete e in più, i signori Zabini e Montague per domani ci illustreranno il loro approfondimento sulle relazioni studenti-insegnanti nella storia della Scuola. Buona giornata.

E uscì dall’aula senza più voltarsi indietro, ma continuando a ridere di loro, dell’ingenuità e della superficialità: c’era un motivo per cui il suo incantesimo aveva sempre avuto uno splendido effetto ed era che, con una donna del genere di fronte, erano pochi quelli che decidevano di approfondire più la parte psicologica che quella propriamente fisica.

 

*          *          *

 

Incominciate le lezioni, passare a trovare tutti i loro nuovi amici era particolarmente difficile per i ragazzi.

Ransie e Monica vivevano in un appartamento sopra la serra della Sprite, entrambe al calduccio con relativi bambini che scalciavano e le rendevano mezze matte.

Dell’incontro di Rowena e di Piton non si era saputo assolutamente nulla e quando lei era tornata alla Torre Sud nessuno aveva osato un commento a proposito. La figlia di Lachesi, comunque, se n’era rimasta zitta sull’argomento senza saziare la divorante curiosità di quelli che l’avevano vista in braccio a Severus Piton e poi erano stati costretti ad andarsene.

Neppure di cosa avesse dato in cambio dell’uscita dallo specchio si era accennato, ma erano tutti più o meno d’accordo nel dire che aveva sicuramente sacrificato la sua Vista.

Sirius, tornato a nuova vita nel mondo dei vivi, aveva preso possesso dell’ultima camera libera.

Silente, dal canto suo, non sapeva davvero dove sistemare tutti questi improvvisi ospiti che chiedevano implorando di poter rimanere a scuola. Fortunatamente i lavori di restauro dell’aula di Aritmanzia erano a buon punto e anche quelli della Torre disabitata una volta utilizzata per le osservazioni, così qualcuno sarebbe potuto essere facilmente dislocato lì.

Con l’arrivo di Rosleen, la famosa fidanzata di Sirius, Harry e Draco erano molto curiosi di andare a vedere la reazione del Black ritrovato, mentre Hermione sfogava la sua curiosità nei nuovi approfondimenti assegnati da Evangeline per ogni lezione e mangiando a più non posso.

L’idea ormai di essere la ragazza di Malfoy la aiutava a sopportare i commenti delle compagne circa il suo peso non proprio piuma e le recenti feste natalizie le avevano lasciato un certo appetito perfino dopo il termine delle vacanze, dopotutto, se Draco stesso non faceva commenti (e si sapeva che lui era un maledetto rompiscatole), perché si sarebbe dovuta preoccupare?

 

*          *          *

Era di nuovo domenica.

Era già passata una settimana dall’inizio delle lezioni e gli studenti erano già stravolti dalla mole di compiti e verifiche che i relativi prof avevano assegnato loro e ai quali non erano più abituati.

La consegna delle relazioni per la McGranitt era stata un disastro totale e le T erano fioccate come la neve che ancora cadeva sui tetti della scuola. La verifica programmata da Piton per la loro prima lezione aveva sancito quel nuovo anno all’insegna delle piaghe sociali con tanto di studenti appestati dai fumi pestilenziali dei calderoni e altri intossicati dalle loro stesse pozioni. Il vecchio Sev non aveva approvato e aveva rifilato a tutti un votaccio.

La Cooman aveva assegnato la prima verifica sulla lettura delle bottiglie di champagne stappate per quel Capodanno e, nonostante gli studenti fossero riusciti a prevedere per lei inondazioni, terremoti, incendi, eruzioni, collisioni di meteoriti e un assortimento alquanto vario che andava dal rapimento degli alieni all’invasione del mercato occidentale dei prodotti Made in China, il morale era comunque a terra e durante le lezioni di Divinazione si vedevano ogni tanto persone che facevano gli scongiuri o praticavano nuovi riti wodoo contro la prof.

Più moderata era stata la follia che aveva colpito le lezioni di Babbanologia dove, la programmazione di un orologio, non aveva creato particolari problemi, a parte diverse sequele di insulti e improperi rivolti al prof.

E per finire c’era stata Evangeline che, dopo una settimana di spiegazione, aveva assegnato compito sulle “parentele demoniache” per il lunedì seguente.

 

Draco ed Hermione erano rimasti tutta la domenica pomeriggio in camera di lei a studiare, o meglio, l’idea portante delle biondo sarebbe stata anche un'altra, ma la fermezza adamantina di lei nel voler ripassare le 300 e passa pagine per la prof l’aveva costretto a desistere e assecondare quel suo inusuale capriccio.

 

Ormai era il tramonto e dalla finestra si vedeva il sole che calava sull’orizzonte tingendo i monti e le valli di colori fiammeggianti, mentre la notte copriva il cielo con il suo manto scuro.

Le candele erano tutte accese mentre Hermione, accoccolata tra le braccia di Draco, stava ancora leggendo un vetusto tomo intitolato “Metamorfosi delle parentele demoniache di secondo livello”, il cui fratello maggiore, ovvero le “parentele demoniache di primo livello” se ne stava tranquillamente sulle coperte dopo essere stato spulciato da cima a fondo.

Lo Slytherin non stava approvando, soprattutto visto che la sua nuova prof gli stava impedendo di rimanersene tranquillo assieme alla mezzosangue a fare qualcosa di piacevole per entrambi, il cosa era da stabilire, ma tutto sarebbe stato meglio che ascoltarsi due ore di nenia di Difesa mentre lei se ne rimaneva accoccolata tra le sue braccia e il pizzo della biancheria faceva capolino tra le pieghe dello scollo a V del maglione.

Era sulle spine e, dannazione, Draco Malfoy prende quel che vuole! Ma allora, perché non riusciva mai a imporsi con lei? Sembrava diventato il classico fidanzatino senza volontà, cosa che non era decisamente da lui.

Non era assolutamente da lui stare in agitazione solo perché un po’ di biancheria spunta da una maglia, perché, allora lo era? Perché proprio lei e, soprattutto, solo lei gli faceva quell’effetto?

La bocca della mezzosangue si stava muovendo sensualmente a pronunciare in maniera impeccabile le parole che il vecchio Peackock, autore del libro, aveva scritto qualche secolo prima su queste accidenti di parentele, ma la cosa peggiore era che gli stavano scaldando il sangue e si sentiva arrossire.

Possibile?

Arrossire lui a guardare una ragazza che parla?

Naaaa

Insomma, lei non stava mettendo in pratica le sue arti da femme fatale, ammesso che ne avesse, stava semplicemente leggendo, leggendo banalmente delle parole che non avevano assolutamente nulla a che fare con quel che generalmente accade tra due persone sane che provano una forte attrazione fisica e psicologica nei confronti dell’altro, dunque, che gli stava prendendo?

Doveva mettere fine a quella follia prima che fosse troppo troppo tardi.

Strinse saldamente il braccio con il quale le cingeva le spalle e la appoggiò completamente contro di se.

-          Basta – disse soltanto chiudendole il tomo in mano e tirandole più su il maglioncino - Prima che tu mi faccia morire – aggiunse sorridendole visto che lo sguardo omicida che lei gli aveva indirizzato non lasciava certo intendere che approvasse quel suo gesto

-          Stai invadendo la mia sfera di azione, lo sai Malferret? – chiese lei acida utilizzando il nomignolo da furetto

-          E questi tuoi dannati libri è tutto il pomeriggio che invadono la mia sfera di azione, lo sai, Granger?

Hermione tacque e si sistemò meglio tra le sue braccia.

Stare con Malfoy aveva dei lati positivi e dei lati negativi.

Quelli negativi era che si annoiava subito a leggere o studiare e quindi, era completamente depennato un pomeriggio all’insegna dello studio di una qualche materia.

I lati positivi, comunque, avevano i loro bei vantaggi e comprendevano di essere coccolata come una regina, oltre al fatto che lui la trattasse dolcemente come mai gli aveva visto fare, tantomeno con lei.

Starsene tra le braccia di un ragazzo, ad esempio, era una piccola soddisfazione che aveva scoperto da poco, ma alla quale dubitava sarebbe riuscita a resistere in futuro.

Non avevano più fatto l’amore da quella notte di Capodanno, semplicemente se ne stavano insieme e si beavano della compagnia e della sincerità del loro affetto contrastato.

Anche questo le piaceva, che non l’avesse forzata, soprattutto visto che lui era davvero considerato un playboy: non aveva minimamente accennato alla cosa, forse perché sapeva che, se fosse accaduto di nuovo, l’avrebbero capito entrambi. Era bello sapere che rispettava i suoi tempi e le sue preoccupazioni.

Lo guardò mentre fissava l’orizzonte

-          Draco – chiese appena – tu ci credi all’amore a lieto fine?

Il biondo si voltò verso di lei fissando gli occhi argentei in quelli ambrati di lei

-          Non ho mai visto una cosa del genere – ammise

-          I tuoi genitori non erano innamorati?

-          Forse – concesse – ma il loro non è stato certo un lieto fine…

Hermione riflettè ed annuì, aveva ragione: sua madre era stata costretta ad una vita di reclusione mentre suo marito abbracciava la causa dei mangiamorte e, anche se lei stessa non aveva approvato la cosa, aveva dovuto accettarla a sua volta per il bene di suo marito e del loro bambino.

Forse Narcissa aveva davvero amato Lucius, forse era stata l’unica, ma aveva salvato Draco dal diventare un seguace dell’Oscuro Signore e questo molti avrebbero potuto interpretarlo come un tradimento.

-          I tuoi genitori erano innamorati? – chiese Draco alla mora, lei ci pensò

-          Forse una volta, ma non riesco quasi a ricordarmene

-          È per questo che sei così fredda e scettica?

-          Forse… non siamo mai stati una famiglia calorosa, ognuno aveva le sue cose, la sua vita, si viveva come coinquilini, non come parenti.

Silenzio.

-          Draco – chiese ancora lei – pensi che la nostra potrebbe essere una storia a lieto fine?

Lui la studiò ancora e alla Caposcuola parve quasi di cogliere della tristezza nel suo sguardo

-          Non lo so – ammise umanamente – ma prego tanto perché sia così – e la baciò.

 

*          *          *

Erano le nove di sera.

La cena era appena terminata come suo solito e Hermione era ritornata in camera per rimettere in ordine gli ultimi libri prima dell’indomani.

Fortunatamente quella sera lei non era di ronda e quindi avrebbe potuto farsi una bella dormita in modo da arrivare tranquilla e rilassata (si fa per dire) alla verifica dell’indomani.

La camera, quando vi entrò, era scura e buia, illuminata solo dalla luna e dal fuoco nel camino che scoppiettava.

Fece per accendere le candele e il lampadario con la bacchetta quando udì un singhiozzo provenire a qualche metro da lei, allarmata, serrò la stanghetta di legno tra le dita e scrutò nell’oscurità alla ricerca della provenienza di quel suono e fu con suo sommo stupore che di fronte al focolare vide la figura rannicchiata di una ragazza; con un gesto di bacchetta accese le candele mentre, tra un singhiozzo e l’altro, riusciva a riconoscere la figuretta di Daphne in camicia da notte rannicchiata.

La bionda si voltò vero la proprietaria della stanza e solo allora la Caposcuola notò le guance arrossate, i capelli scompigliate sciolti sulla schiena e gli occhi sbavati dal nero della matita: rimase impietrita a fissare la sua amica piangente nella sua camera senza sapere bene cosa fare.

Perché Daphne stava piangendo?

-          Herm… - disse piano la serpe asciugandosi le lacrime con la mano e impiastricciandola del nero del trucco

Una persona razionale, decise la Gryffindor, si sarebbe avvicinata piano chiedendo cosa fosse successo, ma lei, constatò in quel momento, non lo era affatto visto che, all’udire il suo nome, si era precipitata dalla bionda come se ne andasse della sua stessa vita.

Daphne chinò la testa sulle mani e, mentre Hermione la avvicinava lentamente alla sua spalla per piangere, sentì sotto le dita il tremito dei singhiozzi e la tristezza di una delle sue migliori amiche: come si poteva rimanere indifferenti al pianto delle migliori amiche?

Alla fine la Slytherin poggiò il viso sulla spalla dell’amica, sussultando di tanto in tanto nel vano tentativo di reprimere i singulti che le venivano più dal cuore della gola.

-          Herm – disse ancora la bionda – perché il mondo è così crudele? Che ho fatto io di male per meritare una sorte simile?

Stringendo le labbra sperando di non chiedere banalmente “che è successo?”, fece riappoggiare la testa alla serpeverde e cominciò ad accarezzarle i capelli con calma, come fanno le mamme quando i figli tornano a casa piangenti

-          Herm – gemette ancora l’altra – perché, perché?!

-          Perché cosa, Daph? – domandò infine la riccia lasciando che la bionda si scostasse e le porse il suo fazzoletto di stoffa

-          Hanno… hanno annullato il fidanzamento… - disse la ragazza tra un singhiozzo e una soffiata di naso

-          Hanno annullato il fidanzamento?! – chiese a sua volta sconcertata la Granger

-          Sì, il nonno è morto, ormai non sono più costretti a tener fede alla promessa e a tutto il resto…

Hermione alzò il viso e, con una mano, sollevò anche quello della Slytherin finchè le due non si guardarono negli occhi. Sapeva molte cose di Daphne, molte delle quali, forse, la bionda non gliele aveva mai dette: sapeva che Daph in fondo ci stava bene con Neville, anche perché lui, quando erano insieme, era sempre impacciato e pasticcione, ma dolce e gentile; sapeva che lei era innamorata di lui, glielo leggeva in ogni singolo gesto che compiva nei suoi confronti, quando lo accarezzava, quando gli sorrideva, quando lo ammoniva, quando litigavano… e sapeva altresì che anche a Neville Daphne piaceva.

Però era anche a conoscenza del fatto che Paciock non avesse ancora preso una decisione sul loro rapporto. Herm avrebbe voluto che fosse un sì perché, anche se era un po’ come assecondare il parere autoritario dei propri genitori, quei due erano fatti l’uno per l’altra. Eppure Neville non aveva ancora detto di sì, era testardo e cocciuto, quando voleva, e in quella volta voleva perché lui desiderava scegliere da solo e prendere in autonomia le decisioni della sua vita.

Probabilmente Daphne, già confusa dai sentimenti del suo fidanzato, ora doveva essere decisamente in crisi.

C’era stata la mazzata, gliel’avevano mandata direttamente i loro genitori, le stesse persone che avrebbero dovuto volere solo la felicità dei propri figli, non le loro lacrime e il loro dolore.

Daphne adesso piangeva per colpa loro… e Neville?

-          Neville lo sa? – chiese la grifoncina, l’altra scosse il capo con veemenza

-          L’hanno detto solo a te, come per il fidanzamento? – domandò ancora ritrovando un assenso nei gesti della bionda. Maledetti, che razza di parenti irresponsabili, meritavano proprio una punizione per quello che avevano fatto, o meglio, per quello che NON avevano fatto!

-          Herm – sussurrò la ragazza della Casa di Salazar – io sono innamorata! – sputò infine tornando a soffiarsi il naso in maniera poco fine, ma terribilmente teatrale

-          Lo so… - mormorò Hermione abbracciandola di slancio, capendo perfettamente quello che stava passando, beh, magari non del tutto, ma sapendo cosa si prova ad essere innamorati

-          Beh, dovevi dirmelo prima, cazzo! – sbottò la serpe – perché io l’ho capito solo adesso!

-          Ma Daph, tesoro – tentò di spiegarle la Caposcuola – è una cosa che si capisce da soli…

-          Anche tu sei innamorata – sbuffò Daphne – di Malfoy…

-          Ma, ecco, beh, beh… - balbettò confusa la mora

-          Oh, non fare tutta la scena, guarda che me ne sono accorta…

-          Sì è vero – ammise sconfitta

-          E so anche un’altra cosa di te – aggiunse con un ghigno, ma questo è il mio piccolo segreto

-          Vai a parlare con Neville – tagliò corto Hermione per paura che tutti gli scheletri del suo armadio vedessero prematuramente la luce – deciderete insieme il da farsi

-          Ma cara, lui finalmente ha la scusa per non ritrovarsi una fidanzata a forza, è una manna del cielo, cosa vuoi che gli dica? Cosa vuoi che faccia? Che vada a vederlo gioire mentre scopre che non deve tenermi con lui a vita?

-          Io penso che, finalmente, Paciock avrà la scusa per tenerti con sé tutta la vita dicendo di aver deciso da solo – le sorrise la Caposcuola

-          Se troppo ottimista – aggiunse la serpe

-          Conosco Neville da più tempo – si difese Hermione

-          E poi, vuoi che vada a parlargli conciata così? – e indicò la faccia dove due righe di matita nera le solcavano le guance rosate

-          Proprio. Non c’è niente di più normale che piangere quando si sta male per qualcosa. Sono sicura che Neville capirà quanto tu stai soffrendo

-          Smettila, così ci credo pure io! – protestò la bionda

-          E se succedesse qualcosa – aggiunse la riccia – la mia porta è dietro l’angolo e Ginny domani non ha verifiche – le sorrise materna

Daphne le regalò un sorriso e, aprendo la porta, scappò per il corridoio fino ad andare a bussare all’ultimo dormitorio dei maschi.

Hermione si rese conto di quanto fosse importante avere degli amici al proprio fianco. Se stai male ti aiutano e se stai bene si divertono con te, ci sono sempre per qualunque cosa e ti sostengono in ogni tuo progetto.

Lei, Harry e Ron erano degli amici formidabili, ma ultimamente la cerchia si era allargata parecchio… era arrivata Ginny, la pimpante sorellina di Ron, c’era Daphne, capitata per caso, ma con la quale aveva instaurato un rapporto d’amicizia particolare, ma solido, poi c’era Pansy, con la quale si limitava a chiacchierare, ma che, se fosse diventata stabilmente la fidanzata di Ron, avrebbe voluto stringere amicizia. E poi c’era Draco.

Avevano ragione quelli che dicevano che l’amore più bello nasce dall’amicizia perché lei e il biondastro avevano cominciato proprio da qualcosa di molto simile… e poi Draco ed Harry, anche se lo negavano, erano amici.

Già, Harry…

Accidenti, Harry!

Harry stava in camera con Neville e lui e Daphne avevano bisogno di intimità!

Prese la bacchetta e uscì di nuovo sul pianerottolo alla ricerca del bambino sopravvissuto.

 

Harry era in Sala Comune a studiare la Gazzetta del Profeta con un’attenzione che raramente aveva applicato allo studio.

Meno male, per una volta non era a fare qualche pasticcio in giro per la scuola, a prendersi punizioni da Piton e a trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato.

Gli occhi verdi si sollevarono oltre le lenti rotonde fino a mettere a fuoco la figura della sua migliore amica che sembrava pronta per chiedergli un favore. Come lo sapesse? Beh, era la sua migliore amica, se non lo sapeva lui…

-          Che c’è, Herm? – domandò appoggiando il quotidiano

-          Ho bisogno di un favore… - appunto.

-          Spara

-          I genitori di Daphne hanno annullato il fidanzamento tra lei e Neville…

-          Merda. – fu il commento che uscì dalle labbra di Harry

-          Già e lei invece non vuole.

-          Innamorata? – Herm annuì – d’accordo, farò quel che mi dirai

-          Non entrare in camera di Neville, avrebbero bisogno di parlare e chiarirsi.

-          Tutto qui? – sbuffò Potter

-         

-          E io dove dormo? – s’informò

-          Beh, trasfiguro il tuo letto in camera mia e dormi con me… - propose innocentemente Hermione mentre il suo amico cominciava a ridere fino a tenersi la pancia e non riuscendo a fermarsi – che c’è di così divertente? – lo interrogò lei

-          Herm, se mai facessi una cosa simile penso che sarebbe la volta buona che Malfoy mi lancia dalla Torre dei Gufi, ma non dopo avermi lanciato almeno un’Avada Kedavra per ogni singolo minuto che ho dormito in camera tua. E non cambierebbe niente se non avessi alzato un dito sulla mia migliore amica – chiarì

-          Che c’entra Malfoy? – sbuffò lei mettendosi le mani sui fianchi, tuttavia non riuscì ad impedirsi di arrossire. Maledette bugie, quando avrebbe imparato a dirle come si deve? Bastavano anche delle mezze verità…

-          Herm – disse piano Harry alzandosi e avvicinando la bocca al suo orecchio – Ginny ed io eravamo in camera tua la notte di Capodanno. – spiegò, poi fece una pausa – lo so che non sei tornata per quella notte.

Hermione arrossì fino alla radice dei capelli mentre fissava le iridi ambrate in quelle di lui.

-          Tu sapevi che Daphne era innamorata di Paciock? – le chiese diplomaticamente Harry ottenendo un assenso, le sorrise – bene, io so che sei stata a letto con Malferret

-          Non dirlo con tutta questa leggerezza… - sbottò lei – non è che…

-          Non dirmi altro, non ti condanno per quello… in fondo me n’ero accorto da un pezzo che c’era qualcosa, probabilmente da quella volta che vi ho visto uscire dalla cucina…

-          TU ci hai visto uscire dalla cucina? – quasi urlò lei

-         

-          Oh mamma…

-          Non fartene una colpa, però sappi che non si dovrebbe nascondere niente agli amici perché loro se ne sono già accorti.

Hermione arrossì ancora, questa volta sentendosi stupida e infantile. Più per la vergogna di non avergli parlato nel timore che lui la giudicasse male, lui, il suo migliore amico, che per la colpa di essere la ragazza del biondastro; colpa discutibile, certo.

-          Dai Herm, mi sistemo qui sul divano. – le sorrise Harry – ma un giorno voglio che tu mi dica tutto! – lei annuì imbarazzata – hai una coperta in più?

-         

E si diressero insieme verso la porta del Caposcuola.

Fecero solo silenzio quando passarono davanti alla stanza che Harry e Paciock dividevano. Poi proseguirono.

Strana cosa l’amicizia.

 

*          *          *

 

In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai
Donne
In
mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli
E tanta voglia di avventure
E se hanno fatto molti sbagli
Sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia né dolore

Donne
Pianeti dispersi
Per tutti gli uomini così diversi
Donne
Amiche di sempre
Donne alla moda, donne contro corrente...

Negli occhi hanno gli aeroplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria
E la vita non è vuota

Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore

Donne
In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona mai

Donne
In
mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia

Donne
Du du
Du du
Du du

Zucchero, “Donne”

 

*          *          *

 

Spazio autrice: e siamo finalmente giunti al ventiseiesimo capitolo.

Sappiate che, proprio in questo momento, sto scrivendo il finale della storia, e sto completamente su un altro pianeta.

La storia prosegue tra imprevisti vari, in questo capitolo, per esempio, si fa finalmente l’incontra tra gli studenti ed Evangeline e poi si scopre dei casini che i genitori di Daphne le hanno causato. Adoro scrivere di Daphne e di Neville perché sono due personaggi molto più semplici di Draco ed Herm con i quali finisco sempre per divagare nella psicanalisi, mentre Daphne e Neville hanno problemi giganteschi, ma animi semplici e sensazioni piuttosto ordinari (se paragonate a quello che gli tocca passare chiaro).

Spero che il capitolo vi piaccia e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi lasciami un commento, please!

 

Ah, dimenticavo.

Sfortunatamente al momento sono un po’ di fretta, quindi vi prego di scusarmi se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma se mi ci mettessi spenderei un poema per ciascuno e il tempo stringe anche per me, quindi vi supplico di perdonarmi, prometto che la prossima volta scriverò!

Nel frattempo ringrazio PiccolaSerpe, chibi_elyon, Shavanna, luana1985, Lord Martiya, LaTerrestreCrazyForVegeta, potterina_88_, Lisanna Baston.

Grazie mille per tutte le belle parole che avete speso per me e per la mia storia, grazie di cuore. Sapendo di avere dei lettori simili, sono felice di aver cominciato a scrivere questa fic e di averla pubblicata, siete meravigliosi e vi ringrazio, voi mi viziate con tutti i vostri complimenti… grazie davvero, vorrei farsi sentire quanto sono felice quando leggo le recensioni, ma non so se ci sono riuscita, se siete scrittori lo sapete, se non lo siete, sappiate che è una grande conquista.

Grazie

   
 
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