Era
lunedì mattina, il primo lunedì di ritorno dalle vacanze natalizie.
Le
classi del Grifondoro e del Serpeverde
erano riunite nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure in
attesa della loro nuova professoressa su cui tanto avevano fantasticato.
Nella
precedente lezione, Trafigurazione, il baccano che
gli studenti avevano fatto dall’agitazione aveva fatto venire i famosi “cinque
minuti” alla McGranitt che, infuriata, aveva rifilato
a ciascuno una doppia razione di compiti per l’indomani.
Inutile
dire che, tra un brontolio e l’altro, al suono della campana la mandria di
scolari si era riversata quasi correndo verso l’altra classe per accaparrarsi i
posti migliori.
Della
prof non c’era ancora traccia da nessuna parte e così si erano sistemati
comodamente.
Dieci
minuti dopo, l’ansia era così pressante che non si sentiva più il casino di
poco prima, sostituito da un mormorio concitato.
Dalla
fila del muro, banco esterno, Hermione aveva preparato i ferri del mestiere:
penne e pergamena, pronta per prendere appunti.
Draco
Malfoy, dietro di lei, con aria annoiata, le lanciava occhiate cariche di disapprovazione mentre giocherellava con la bacchetta e Blaise, seduto al suo fianco, ridacchiava sotto i baffi
intaccando un muffin giunto nientemeno che da Goyle.
Harry,
che era posizionato accanto ad Hermione non sapeva se
abbassare la guardia quel tanto da dire alla sua migliore amica di non
diventare paranoica, oppure se continuare a temere la costante presenza da avvoltoio
del biondastro che, tra un po’, se lo ritrovava perfino in bagno.
Ron, lì davanti, due occhiaie da paura e la faccia sconsolata, era
rimasto sveglio tutta la notte mentre Lavanda gli
picchiava alla porta urlandogli “brutto bastardo!” finché qualche anima pia non
l’aveva legata a forza, imbavagliata e gettata dalla torre. Tutti gioivano
della sua momentanea assenza.
In
compenso Neville, accanto al rosso, era la personificazione della paura, memore
della serie di figuracce che aveva collezionato assieme alla Umbridge e terrorizzato da dare una simile presentazione di
se anche alla nuova prof.
Dall’altra
parte dell’aula serpi e grifoni si stavano casualmente scannando come loro
solito mentre Daphne e Pansy, ritornate a rivolgersi
la parola, chiacchieravano svogliatamente al banco di prima fila con il sottofondo
musicale dei due gorilla che addentavano la “merendina” e Nott
che, nella sua consueta finezza, si stava prodigando per consolidare l’idea dei
compagni che non fosse del tutto umano esibendosi in una serie piuttosto
imbarazzante di versi animaleschi che, tuttavia, non riuscivano a far passare
l’appetito a Tiger e Goyle
perché, lo si sa, il fascino di una merendina è tutto.
La
porta della classe cigolò quando qualcuno l’aprì
dall’esterno e la figura della prof metteva piede con fare sicuro e sguardo truce.
La
visione di Evangeline adulta era davvero mozzafiato:
capelli biondi raccolti in una treccia sulla schiena, occhiali in bilico sul
naso, abito nero attillatissimo e camicia candida,
tacchi vertiginosi ai piedi che ticchettavano in maniera seducente sul pavimento mentre questa si muoveva verso la cattedra, posava
qualche libro e il registro e si fermava a guardare la fauna attonita di fronte
alla sua entrata trionfale.
Gli
occhi azzurri percorsero ciascuno dei suoi nuovi studenti, andando a stanargli i
segreti più profondi dell’anima.
L’ingresso
aveva sicuramente suscitato un certo silenzio, oltre ad un tripudio di sguardi
allucinati e bocche spalancate tanto era lo sconcerto!
Tiger si era addirittura lasciato sfuggire la
brioche d’in mano e questa era atterrata sul pavimento: una cosa che, in sette
anni di scuola, non era mai successa…
Al
suo compare Goyle, rimasto con mezzo pasticcino tra
le labbra e il contorno sporco di zucchero a velo era addirittura passato l’appetito mentre nell’altra fila, Blaise
era addirittura arrossito di fronte alla scollatura, decisamente un po’ troppo
audace della prof.
Inneggiando
al paradiso, Zabini quasi pianse di
gioia dopo anni racchie e prof maschi!
Draco,
dal canto suo, se la ghignava sotto i baffi continuando a ticchettare con
noncuranza le dita sul banco.
Harry,
non da meno dei suoi stralunati compagni, stava boccheggiando tanto quanto Ron, i cui sogni perduti si erano dileguati assieme al pandemonio mentre Pansy,
dall’altro capo della stanza, lo fissava in cagnesco sibilandogli insulti e
minacciando alla sua vita.
Neville,
più diplomatico, dopo aver assunto il colorito di un pomodoro maturo, aveva
chinato la testa e tutto quello che Daphne aveva potuto fare per lui era
guardarlo con compassione.
Evangeline sorrise ai suoi allievi, ma il suo era un
riso sinistro e compiaciuto più che amorevole.
-
Buongiorno
– disse la bionda alla classe che, come al campo di esercitazione militare, si
alzò in piedi abbozzando anche un mezzo e confusionario inchino che rischiò di
spedire sul pavimento la metà dei calamai pronti sui banchi.
-
Buongiorno
signora professoressa – esclamarono quasi in coro gli studenti finendo per
darsi delle testate e lanciarsi insulti silenziosi
-
Seduti!
– ordinò mentre la classe, tornando alla calma, si riaccomodava
sulle sedie – suppongo abbiate saputo dal vostro preside che il vostro
precedente professore, a causa di una indisposizione piuttosto grave, è stato
costretto a lasciare la sua cattedra di insegnante
Qualcuno
annuì mentre lei ghignava e qualcun altro ringraziò il
cielo e pregò che quella “indisposizione grave” colpisse anche tutto il corpo
insegnanti della scuola.
-
Io sono
Facendo
giungere con nonchalance il registro, la giovane
donna lo sfogliò fino alla pagina contrassegnata e lesse ad alta voce i nomi
per intero dei suoi studenti, soffermandosi qualche attimo su alcuni.
-
Credevo
che fosse una bambina… - mormorò Potter all’orecchio di Hermione indicando la
prof e la sua compagna si limitò a sorridere
L’insegnante
non si scompose e, continuando il suo appello, si premurò solo di lanciare
un’occhiata ammonitrice al bambino sopravvissuto.
-
Vi
parlerò qualche minuto della politica delle mie lezioni – decise poi la bionda
– il mio metodo, ve lo dico, prevede da subito uno studio sul campo di creature
che, se continuerete a vivere nel mondo magico, incontrerete con una variegata
frequenza. La pratica, tuttavia, non è altro che incoscienza se fatta senza le
dovute basi, quindi all’inizio, prima di dedicarci all’incontro con una
creatura, vorrei conoscere il punto di lavoro dove siete giunti allo scorso
quadrimestre e, eventualmente, integrare con qualche spiegazione leggermente
più dettagliata. Se qualcuno fosse interessato ad un
argomento specifico che approfondiremo – aggiunse – gli consiglio di leggere il
nuovo libro di testo dell’Auror Zachariah
Black – Hermione, sorpresa, scambiò un’occhiata d’intesa con Harry e Draco,
accidenti, si era completamente dimenticata che il libro era stato scritto dal
papà di Ransie e Fin… che strana coincidenza. – Se
eventualmente le informazioni non gli bastassero – continuò ancora la procace
professoressa – venga pure a parlarmene, posso consigliargli un buon libro da
leggere a proposito.
La
classe annuì meccanicamente.
-
Bene,
allora comincio subito a confrontare il mio programma con quello che vi ha
svolto il mio predecessore.
Evangeline si sedette alla cattedra e ci fu un minuto
di silenzio assorto quando accavallò le gambe portando
i suoi studenti, specie se maschi, pericolosamente vicini al punto di non
ritorno.
Ma
riteneva che, se ci fosse stato uno stimolo adeguato allo studio, anche quei
fannulloni scansafatiche si sarebbero un poco impegnati,
foss’anche per compiacere la loro bella prof.
Si
guardò attorno in uno scempio di occhi quasi commossi e rise.
Dopotutto,
i libri di testo non la riportavano forse come un vampiro dalla bellezza non
comune?
D’accordo,
era frutto della sua metamorfosi in adulta, ma se le avessero davvero dato la
possibilità di crescere fisicamente sarebbe diventata davvero così, e allora?
Orgogliosa
che qualcuno la guardasse nuovamente con trasporto,
Lanciando
un’ultima occhiata all’opera in via di compimento, chiamò
-
Neville
Paciock! Alla lavagna! – mentre il povero grifondoro, rosso e tremante, si faceva strada tra i suoi
compagni per giungere più o meno integro alla cattedra.
Evangeline lo studiò un solo istante
mentre gli faceva cenno di guardare il trionfo di linee e grafici
-
Sai
rispondere? – chiese indicando il grafico mentre perfino Hermione stava
scarabocchiando qualcosa su un foglietto nel tentativo di risolvere la
difficile questione di parentele di sangue misto ecc.
-
Scusi?
– chiese esterrefatto Neville – quale sarebbe la
domanda…?
Una
risata generale si levò dal fondo della fila di serpeverde
proveniente nientemeno che da Theodore Nott che richiamò l’attenzione dell’insegnante.
-
E’
inutile che gli chieda certe cose – bofonchiò lo Slyterin
– Paciock è completamente deficiente! – terminò mentre si spanciava dal ridere.
Evangeline si limitò ad alzare le sopracciglia e a
puntare gli occhi azzurri sul maleducato studente che, sentendosi osservato,
smise di ridere e tentò di ricomporsi
-
E
dunque – continuò la bionda – immagino che lei invece ne sia
capace…
Nott si guardò preoccupato intorno alla ricerca di una via di fuga
-
Signor Nott, alla lavagna! – disse appena facendo cenno a Neville
di tornare a sedersi mentre cancellino e gesso
ricominciavano la loro opera
Daphne,
dal banco, lanciò al compagno di Casa un insulto a fior di labbra
mentre questo, a sua volta preoccupato, si dirigeva alla cattedra.
-
Prego
signor Nott – fu l’algido commento della vampira –
dato che si permette di insultare un suo compagno e interrompere la mia opera
di verifica suppongo che sia così intelligente da poter risolvere questo
semplicissimo problema di genetica magica…
Theodore strabuzzò gli occhi davanti all’intrico di
segmenti che si incrociavano e, partendo da un cerchio si congiungevano ad un
rombo ecc, il tutto corredato da una dettagliata spiegazione a lato di ciascuna
figura: solo per leggere tutta quella roba ci sarebbe voluta mezza giornata…!
-
Orsù signor
Nott – lo incitò Evangeline
lasciandosi sfuggire un ghigno – un problemino così semplice per uno come lei deve essere una
bazzecola…
La
serpe persistè nel fare scena muta mentre i suoi
compagni lo deridevano in silenzio
-
Coraggio,
non faccia il timido… se sente insultata la sua intelligenza con questo quesito
così elementare sono ovviamente disposta a dargliene uno un po’ più complesso,
ma sa, non posso esagerare sennò i suoi compagni non potrebbero seguire la
spiegazione…
-
Che?! –
fu il commento dello studente – esiste qualcosa di più complicato?
Evangeline guardò il soffitto mentre
la classe le leggeva sulle labbra le parole
“Sì,
ad esempio capire come gente così idiota sia arrivata fino al settimo anno”.
-
Prof,
lei mi sta prendendo per il culo! – fu il poco
dignitoso commento dell’allievo, rosso di rabbia e si sentì mormorare qualcuno
“magari… quasi che ci verrei io” dal fondo della classe.
-
Modera
i termini, signorino, non siamo in una bisca – rispose gelida Evangeline
mentre Harry quasi scoppiava a ridere al ricordo di come parlava
colorito pure lei
Nott cominciò a sudare freddo mentre lei
non accennava a rimandarlo a posto e lo teneva alla cattedra
-
Qualcuno
sa risolverlo? – chiese infine agli altri e la mano di Hermione si sollevò
-
Signorina
Granger? – chiamò con un sorriso compiaciuto
-
Forse
la prima parte è possibile risolverla applicando la regola delle parentele recessive
-
Solo
lei poteva ricordarsela… - sussurrò Harry a Blaise
nel banco dietro
-
Giusto,
ottima intuizione, 10 punti
-
Signor Nott? – chiese ancora alla serpe – a questo punto è tutto
in discesa
Nott fece scena muta.
-
Bene –
disse Eva alzandosi – come avete notato, non mi piacciono le angherie e le
“prese per il culo” – aggiunse ghignando verso lo
studente imbambolato alla cattedra – non sono disposta a tollerarlo e non
garantisco che sia piacevole quel che segue se vi
scopro. E badate bene che ho un udito molto fine…
La
gente sorrise di quella nuova insegnante.
-
E per
il signor Zabini laggiù in fondo – continuò – non
credo sia pertinenza dei miei studenti la mia misura di reggiseno
Blaise rise mostrando una fila di denti estasiata
-
Signor
Malfoy, vuole venire lei a risolvere il problema? – chiese ancora – diamo modo
a Serpeverde di recuperare la misera figura del suo
discutibile rappresentante
Notte
fece per recarsi a posto
-
No
signor Nott, lei resti – annuì la donna
mentre il biondo, alzandosi svogliatamente dal banco, prendeva il gesso
e cominciava a tracciare qualche segno sulla lavagna, a scrivere dei numeri e a
terminare il tutto con un cerchio con scritta la risultante del lavoro
Evangeline annuì
-
Molto
bene, 5 punti a Serpeverde, non tanti come a Grifondoro perché bisogna recuperare quelli che vi avrebbe
fatto perdere il vostro compagno, ma un ottimo lavoro. Annoterò qualche voto
anche per chi ha collaborato. Signor Paciock –
aggiunse poi verso Neville che si alzò agitato – un ottimo intervento, ne terrò
conto, veda però di essere più tranquillo, io non
mangio… - Neville arrossì e si sedette mentre la penna scriveva da sola sulla
carta del registro.
Insomma,
questa
-
A questo
punto – aggiunse – credo sia il caso di cominciare con un po’ di ripasso.
Dimenticate tutto quello che avete studiato finora.
Nello
sbalordimento completo dei suoi studenti, la prof richiamò il libro di testo e
ordinò a gesso e cancellino di riportare le informazioni salienti, dopodiché,
camminando per le bancate della classe, si mise a
leggere e spiegare nel completo silenzio degli allievi, troppo occupati a
copiare e starla a sentire per curarsi di pensare ad altro, anche se le
occhiate languide agli stivali altri e alla scollatura, si sprecavano
ugualmente.
Evangeline continuò a spiegare due delle tre ore che
le erano concesse quel giorno dal nuovo orario e, ogni tot di tempo guardava
l’orologio da donna che portava al polso sinistro sopra il polsino della
camicetta bianca.
Poco
dopo la metà della seconda ora, mentre la bionda era ancora tutta intenta nella
sua spiegazione, la porta dell’aula si spalancò di colpo, facendo entrare una
figura adirata dai capelli lunghi raccolti in una coda e gli occhi verdi
fiammeggianti come se il fuoco li stesse consumando.
Le
labbra erano strette nella morsa dei denti e la sconosciuta si precipitò
all’interno con passo deciso rivelando di essere della polizia ministeriale.
La
folla di teste prima immobili si voltò prima verso la donna appena entrata e
poi nella direzione della prof che, dal fondo dell’aula, con il libro in mano e
gli occhiali calcati sul naso, si era momentaneamente fermata nel suo discorso
a osservare la scena
-
Dov’è
quel maledetto figlio di puttana! – sbraitò la tipa all’indirizzo di Evangeline che, rivolgendole un sorrisetto sadico si limitò
a risponderle
-
Il
tuo figlio di puttana
sta nella Torre assieme a sua sorella e a sua nipote, Ros
– dopodiché, mentre la ragazza richiudeva la porta con la stessa malagrazia, la
prof tornò a sistemarsi le lenti e fece per riprendere la spiegazione.
-
Chi era
quella pazza fuori di testa? – gridò Flitt
dondolandosi sulle gambe posteriori della sedia
-
Chi ti
ha dato il permesso di insultare una mia conoscente? – fu l’acidissimo commento
della neo prof che si tolse gli occhiali appena
sistemati e si accinse a guardare in faccia il suo studente facendogli quasi
venire la tremarella
Draco
decise che quella lezione sarebbe passata alla storia come la più divertente
della storia, anche se la nuova insegnante non prometteva favoritismi ai suoi
coinquilini di Serpeverde, non si era mai divertito
tanto ad una spiegazione come quel giorno, neppure quella volta che aveva
“accidentalmente” fatto esplodere la pozione di Potter e Weasel
durante la lezione di Piton e quello, inferocito,
aveva rifilato un T a entrambi, oltre a costringerli a due mesi di punizioni
serali.
D’accordo,
era cattivo, ma era di serpeverde, mica ci si
potevano trovare degli agnellini lì, solo gente dal
sangue freddo… beh, mica tanto perché gli bastava guardare per un po’ la
mezzosangue che tutto il suo bell’autocontrollo se ne
volava dalla finestra…
E
a proposito di punizioni serali, chissà che fine aveva fatto la Brown, non l’aveva più vista da quella sera del ballo…
probabilmente il vecchio Sev aveva preso la palla al
balzo e con l’opportunità di prendere due piccioni con una fava, ovvero
togliere punti e relativa punizione a Grifondoro,
l’aveva costretta ai lavori forzati… magari l’aveva spedita nelle cucine ad
aiutare quei pulciosi elfi domestici a cui la Granger
era così affezionata.
Ma
tornando al pensiero iniziale, perfino veder maltrattato Nott
che, fino a pochi mesi prima era il suo più fidato tirapiedi, era stato uno
spasso… ora, non che lui non si fosse mai divertito
alle sue spalle, ma Eva, se voleva, sapeva essere davvero perfida! E riusciva a
farlo passare per l’emerito imbecille quale era e quale non voleva che si
sapesse.
Quindi,
grande Evangeline!
-
Molto
bene! – chiarì la bionda riportandolo alla realtà – per domani voglio che
studiate le 50 pagine che abbiamo letto insieme e ripassiate gli appunti. Il
signor Flitt, per la sua maleducazione, domani ci
onorerà della sua ricerca di 5 pagine sui goblin
notturni.
Controllò
ancora una volta l’orologio, mancavano cinque minuti alla fine delle lezioni
-
Avete
qualche domanda? - chiese ancora all’indirizzo della classe che, prontamente,
scosse la testa
-
Prof,
non è che ci potrebbe dire dove alloggia, a che ora va a dormire, quanti anni
ha, la sua misura di scarpe? – chiese Zabini con un
sorriso mieloso
-
E anche
l’incantesimo per la porta e la sua misura di reggiseno! – aggiunse ancora Evangeline ridendo sorniona come un gatto pronto a
graffiare; si avvicinò prima all’uno e poi all’altro
-
Non
credo che i signorini presenti siano abbastanza grandi per
poter parlare di certe cose con tutta questa facilità ad una fanciulla come me
– ghignò facendoli sorridere
-
Ma che
dice prof! –
-
Non è
che voi siate piccoli, è che io sono troppo grande e sono pure la vostra prof
I
due risero
-
Andiamo
prof, non può avere più di ventiquattro anni! – ruggì Montague
Eva
gonfiò il petto con orgoglio, e dire che da non trasformata dimostrava sì e no
quindici anni… e ne aveva mille… la sua magia doveva essere riuscita
particolarmente bene… ma dopotutto,
-
Non
inorgoglitevi così tanto – ammiccò ai due – non sono pane per voi
-
Ma
prof, potrebbe entrare nella storia della scuola: la prima relazione tra
studente e insegnante!
-
Che io ricordi, ce n’era già stata una qualche decennio fa, negli
anni ’40 se non ricordo male… e ovviamente la storia di Hogwarts
è piena di cose del genere
-
Prof,
non ci prenda in giro, come può ricordarla se è così giovane?
Eva
non rispose e si allontanò senza curarsi più di loro
-
Molto
bene, i compiti li sapete e in più, i signori Zabini
e Montague per domani ci illustreranno il loro
approfondimento sulle relazioni studenti-insegnanti nella storia della Scuola.
Buona giornata.
E
uscì dall’aula senza più voltarsi indietro, ma continuando a ridere di loro,
dell’ingenuità e della superficialità: c’era un motivo per
cui il suo incantesimo aveva sempre avuto uno splendido effetto ed era
che, con una donna del genere di fronte, erano pochi quelli che decidevano di
approfondire più la parte psicologica che quella propriamente fisica.
* * *
Incominciate
le lezioni, passare a trovare tutti i loro nuovi amici era particolarmente
difficile per i ragazzi.
Ransie e Monica vivevano in un appartamento sopra la serra della Sprite, entrambe al calduccio con relativi bambini che
scalciavano e le rendevano mezze matte.
Dell’incontro
di Rowena e di Piton non si
era saputo assolutamente nulla e quando lei era tornata alla Torre Sud nessuno
aveva osato un commento a proposito. La figlia di Lachesi,
comunque, se n’era rimasta zitta sull’argomento senza saziare la divorante
curiosità di quelli che l’avevano vista in braccio a Severus
Piton e poi erano stati costretti ad andarsene.
Neppure
di cosa avesse dato in cambio dell’uscita dallo specchio si era accennato, ma
erano tutti più o meno d’accordo nel dire che aveva sicuramente sacrificato
Sirius, tornato a nuova vita nel mondo dei vivi, aveva preso possesso
dell’ultima camera libera.
Silente,
dal canto suo, non sapeva davvero dove sistemare tutti questi improvvisi ospiti
che chiedevano implorando di poter rimanere a scuola. Fortunatamente i lavori
di restauro dell’aula di Aritmanzia erano a buon
punto e anche quelli della Torre disabitata una volta utilizzata per le
osservazioni, così qualcuno sarebbe potuto essere
facilmente dislocato lì.
Con
l’arrivo di Rosleen, la famosa fidanzata di Sirius, Harry e Draco erano molto curiosi di andare a
vedere la reazione del Black ritrovato, mentre Hermione sfogava la sua
curiosità nei nuovi approfondimenti assegnati da Evangeline
per ogni lezione e mangiando a più non posso.
L’idea
ormai di essere la ragazza di Malfoy la aiutava a sopportare i commenti delle
compagne circa il suo peso non proprio piuma e le recenti feste natalizie le
avevano lasciato un certo appetito perfino dopo il termine delle vacanze,
dopotutto, se Draco stesso non faceva commenti (e si sapeva che lui era un
maledetto rompiscatole), perché si sarebbe dovuta preoccupare?
* * *
Era
di nuovo domenica.
Era
già passata una settimana dall’inizio delle lezioni e gli studenti erano già
stravolti dalla mole di compiti e verifiche che i relativi prof avevano
assegnato loro e ai quali non erano più abituati.
La
consegna delle relazioni per la McGranitt era stata
un disastro totale e le T erano fioccate come la neve che ancora cadeva sui
tetti della scuola. La verifica programmata da Piton
per la loro prima lezione aveva sancito quel nuovo anno all’insegna delle
piaghe sociali con tanto di studenti appestati dai fumi pestilenziali dei
calderoni e altri intossicati dalle loro stesse pozioni. Il vecchio Sev non aveva approvato e aveva rifilato a
tutti un votaccio.
La
Cooman aveva assegnato la prima verifica sulla
lettura delle bottiglie di champagne stappate per quel Capodanno e, nonostante
gli studenti fossero riusciti a prevedere per lei inondazioni, terremoti,
incendi, eruzioni, collisioni di meteoriti e un assortimento alquanto vario che
andava dal rapimento degli alieni all’invasione del mercato occidentale dei
prodotti Made in China, il morale era comunque a
terra e durante le lezioni di Divinazione si vedevano ogni tanto persone che
facevano gli scongiuri o praticavano nuovi riti wodoo
contro la prof.
Più
moderata era stata la follia che aveva colpito le lezioni di Babbanologia dove, la programmazione di un orologio, non
aveva creato particolari problemi, a parte diverse sequele di insulti e
improperi rivolti al prof.
E
per finire c’era stata Evangeline che, dopo una
settimana di spiegazione, aveva assegnato compito sulle “parentele demoniache”
per il lunedì seguente.
Draco
ed Hermione erano rimasti tutta la domenica pomeriggio in camera di lei a
studiare, o meglio, l’idea portante delle biondo
sarebbe stata anche un'altra, ma la fermezza adamantina di lei nel voler
ripassare le 300 e passa pagine per la prof l’aveva costretto a desistere e
assecondare quel suo inusuale capriccio.
Ormai
era il tramonto e dalla finestra si vedeva il sole che calava sull’orizzonte
tingendo i monti e le valli di colori fiammeggianti, mentre la notte copriva il
cielo con il suo manto scuro.
Le
candele erano tutte accese mentre Hermione,
accoccolata tra le braccia di Draco, stava ancora leggendo un vetusto tomo
intitolato “Metamorfosi delle parentele demoniache di secondo livello”, il cui
fratello maggiore, ovvero le “parentele demoniache di primo livello” se ne
stava tranquillamente sulle coperte dopo essere stato spulciato da cima a
fondo.
Lo
Slytherin non stava approvando, soprattutto visto che
la sua nuova prof gli stava impedendo di rimanersene tranquillo assieme alla
mezzosangue a fare qualcosa di piacevole per entrambi, il cosa
era da stabilire, ma tutto sarebbe stato meglio che ascoltarsi due ore di
nenia di Difesa mentre lei se ne rimaneva accoccolata tra le sue braccia e il pizzo
della biancheria faceva capolino tra le pieghe dello scollo a V del maglione.
Era
sulle spine e, dannazione, Draco Malfoy prende quel che vuole! Ma allora,
perché non riusciva mai a imporsi con lei? Sembrava diventato il classico
fidanzatino senza volontà, cosa che non era decisamente da lui.
Non
era assolutamente da lui stare in agitazione solo perché un po’ di biancheria spunta da una maglia, perché, allora lo era? Perché proprio
lei e, soprattutto, solo lei gli faceva quell’effetto?
La
bocca della mezzosangue si stava muovendo sensualmente a pronunciare in maniera
impeccabile le parole che il vecchio Peackock, autore
del libro, aveva scritto qualche secolo prima su
queste accidenti di parentele, ma la cosa peggiore era che gli stavano
scaldando il sangue e si sentiva arrossire.
Possibile?
Arrossire
lui a guardare una ragazza che parla?
Naaaa…
Insomma,
lei non stava mettendo in pratica le sue arti da femme fatale, ammesso che ne avesse, stava
semplicemente leggendo, leggendo banalmente delle parole che non avevano
assolutamente nulla a che fare con quel che generalmente accade tra due persone
sane che provano una forte attrazione fisica e psicologica nei confronti
dell’altro, dunque, che gli stava prendendo?
Doveva
mettere fine a quella follia prima che fosse troppo troppo tardi.
Strinse
saldamente il braccio con il quale le cingeva le spalle e la appoggiò
completamente contro di se.
-
Basta –
disse soltanto chiudendole il tomo in mano e tirandole più su il maglioncino - Prima che tu mi faccia
morire – aggiunse sorridendole visto che lo sguardo omicida che lei gli aveva
indirizzato non lasciava certo intendere che approvasse quel suo gesto
-
Stai
invadendo la mia sfera di azione, lo sai Malferret? –
chiese lei acida utilizzando il nomignolo da furetto
-
E
questi tuoi dannati libri è tutto il pomeriggio che invadono la mia
sfera di azione, lo sai, Granger?
Hermione
tacque e si sistemò meglio tra le sue braccia.
Stare
con Malfoy aveva dei lati positivi e dei lati negativi.
Quelli
negativi era che si annoiava subito a leggere o studiare e quindi, era
completamente depennato un pomeriggio all’insegna dello studio di una qualche
materia.
I
lati positivi, comunque, avevano i loro bei vantaggi e comprendevano di essere
coccolata come una regina, oltre al fatto che lui la trattasse dolcemente come
mai gli aveva visto fare, tantomeno con lei.
Starsene
tra le braccia di un ragazzo, ad esempio, era una piccola soddisfazione che
aveva scoperto da poco, ma alla quale dubitava sarebbe riuscita a resistere in
futuro.
Non
avevano più fatto l’amore da quella notte di Capodanno, semplicemente se ne
stavano insieme e si beavano della compagnia e della sincerità del loro affetto
contrastato.
Anche
questo le piaceva, che non l’avesse forzata, soprattutto visto che lui era
davvero considerato un playboy: non aveva minimamente accennato alla cosa,
forse perché sapeva che, se fosse accaduto di nuovo, l’avrebbero capito
entrambi. Era bello sapere che rispettava i suoi tempi e le sue preoccupazioni.
Lo
guardò mentre fissava l’orizzonte
-
Draco –
chiese appena – tu ci credi all’amore a lieto fine?
Il
biondo si voltò verso di lei fissando gli occhi argentei in quelli ambrati di lei
-
Non ho
mai visto una cosa del genere – ammise
-
I tuoi
genitori non erano innamorati?
-
Forse –
concesse – ma il loro non è stato certo un lieto fine…
Hermione
riflettè ed annuì, aveva ragione: sua madre era stata
costretta ad una vita di reclusione mentre suo marito
abbracciava la causa dei mangiamorte e, anche se lei
stessa non aveva approvato la cosa, aveva dovuto accettarla a sua volta per il
bene di suo marito e del loro bambino.
Forse
Narcissa aveva davvero amato Lucius,
forse era stata l’unica, ma aveva salvato Draco dal diventare un seguace
dell’Oscuro Signore e questo molti avrebbero potuto interpretarlo come un
tradimento.
-
I tuoi
genitori erano innamorati? – chiese Draco alla mora, lei ci pensò
-
Forse
una volta, ma non riesco quasi a ricordarmene
-
È per
questo che sei così fredda e scettica?
-
Forse…
non siamo mai stati una famiglia calorosa, ognuno aveva le sue cose, la sua
vita, si viveva come coinquilini, non come parenti.
Silenzio.
-
Draco –
chiese ancora lei – pensi che la nostra potrebbe
essere una storia a lieto fine?
Lui
la studiò ancora e alla Caposcuola parve quasi di cogliere della tristezza nel
suo sguardo
-
Non lo
so – ammise umanamente – ma prego tanto perché sia
così – e la baciò.
* * *
Erano
le nove di sera.
La
cena era appena terminata come suo solito e Hermione era ritornata in camera
per rimettere in ordine gli ultimi libri prima dell’indomani.
Fortunatamente
quella sera lei non era di ronda e quindi avrebbe potuto farsi una bella
dormita in modo da arrivare tranquilla e rilassata (si fa per dire) alla
verifica dell’indomani.
La
camera, quando vi entrò, era scura e buia, illuminata solo dalla luna e dal
fuoco nel camino che scoppiettava.
Fece
per accendere le candele e il lampadario con la bacchetta quando udì un
singhiozzo provenire a qualche metro da lei, allarmata, serrò la stanghetta di
legno tra le dita e scrutò nell’oscurità alla ricerca della provenienza di quel
suono e fu con suo sommo stupore che di fronte al focolare vide la figura
rannicchiata di una ragazza; con un gesto di bacchetta accese le candele
mentre, tra un singhiozzo e l’altro, riusciva a riconoscere la figuretta di
Daphne in camicia da notte rannicchiata.
La
bionda si voltò vero la proprietaria della stanza e solo allora la Caposcuola
notò le guance arrossate, i capelli scompigliate sciolti sulla schiena e gli
occhi sbavati dal nero della matita: rimase impietrita a fissare la sua amica
piangente nella sua camera senza sapere bene cosa fare.
Perché
Daphne stava piangendo?
-
Herm… -
disse piano la serpe asciugandosi le lacrime con la mano e impiastricciandola
del nero del trucco
Una
persona razionale, decise la Gryffindor, si sarebbe
avvicinata piano chiedendo cosa fosse successo, ma lei, constatò in quel
momento, non lo era affatto visto che, all’udire il suo nome, si era
precipitata dalla bionda come se ne andasse della sua stessa vita.
Daphne
chinò la testa sulle mani e, mentre Hermione la avvicinava lentamente alla sua
spalla per piangere, sentì sotto le dita il tremito dei singhiozzi e la
tristezza di una delle sue migliori amiche: come si poteva rimanere
indifferenti al pianto delle migliori amiche?
Alla
fine la Slytherin poggiò il viso sulla spalla
dell’amica, sussultando di tanto in tanto nel vano tentativo di reprimere i
singulti che le venivano più dal cuore della gola.
-
Herm –
disse ancora la bionda – perché il mondo è così
crudele? Che ho fatto io di male per meritare una sorte simile?
Stringendo
le labbra sperando di non chiedere banalmente “che è successo?”, fece
riappoggiare la testa alla serpeverde e cominciò ad
accarezzarle i capelli con calma, come fanno le mamme
quando i figli tornano a casa piangenti
-
Herm –
gemette ancora l’altra – perché, perché?!
-
Perché
cosa, Daph? – domandò infine la riccia lasciando che
la bionda si scostasse e le porse il suo fazzoletto di stoffa
-
Hanno…
hanno annullato il fidanzamento… - disse la ragazza tra un singhiozzo e una
soffiata di naso
-
Hanno
annullato il fidanzamento?! – chiese a sua volta
sconcertata la Granger
-
Sì, il
nonno è morto, ormai non sono più costretti a tener
fede alla promessa e a tutto il resto…
Hermione
alzò il viso e, con una mano, sollevò anche quello della Slytherin
finchè le due non si guardarono negli occhi. Sapeva
molte cose di Daphne, molte delle quali, forse, la bionda non gliele aveva mai
dette: sapeva che Daph in fondo ci stava bene con
Neville, anche perché lui, quando erano insieme, era sempre impacciato e pasticcione, ma dolce e gentile; sapeva che lei era
innamorata di lui, glielo leggeva in ogni singolo gesto che compiva nei suoi
confronti, quando lo accarezzava, quando gli sorrideva, quando lo ammoniva,
quando litigavano… e sapeva altresì che anche a Neville Daphne piaceva.
Però
era anche a conoscenza del fatto che Paciock non
avesse ancora preso una decisione sul loro rapporto. Herm
avrebbe voluto che fosse un sì perché, anche se era un po’ come assecondare il
parere autoritario dei propri genitori, quei due erano fatti l’uno per l’altra.
Eppure Neville non aveva ancora detto di sì, era testardo e cocciuto, quando
voleva, e in quella volta voleva perché lui desiderava scegliere da solo
e prendere in autonomia le decisioni della sua vita.
Probabilmente
Daphne, già confusa dai sentimenti del suo fidanzato, ora doveva essere
decisamente in crisi.
C’era
stata la mazzata, gliel’avevano mandata direttamente i loro genitori, le stesse
persone che avrebbero dovuto volere solo la felicità dei propri figli, non le
loro lacrime e il loro dolore.
Daphne
adesso piangeva per colpa loro… e Neville?
-
Neville
lo sa? – chiese la grifoncina, l’altra scosse il capo
con veemenza
-
L’hanno
detto solo a te, come per il fidanzamento? – domandò ancora ritrovando un
assenso nei gesti della bionda. Maledetti, che razza di parenti irresponsabili,
meritavano proprio una punizione per quello che avevano fatto, o meglio, per
quello che NON avevano fatto!
-
Herm –
sussurrò la ragazza della Casa di Salazar – io sono
innamorata! – sputò infine tornando a soffiarsi il naso in maniera poco fine,
ma terribilmente teatrale
-
Lo so…
- mormorò Hermione abbracciandola di slancio, capendo perfettamente quello che
stava passando, beh, magari non del tutto, ma sapendo cosa si prova ad essere innamorati
-
Beh,
dovevi dirmelo prima, cazzo! – sbottò la serpe –
perché io l’ho capito solo adesso!
-
Ma Daph, tesoro – tentò di spiegarle la Caposcuola – è una
cosa che si capisce da soli…
-
Anche
tu sei innamorata – sbuffò Daphne – di Malfoy…
-
Ma,
ecco, beh, beh… - balbettò confusa la mora
-
Oh, non
fare tutta la scena, guarda che me ne sono accorta…
-
Sì è
vero – ammise sconfitta
-
E so
anche un’altra cosa di te – aggiunse con un ghigno, ma questo è il mio piccolo segreto
-
Vai a
parlare con Neville – tagliò corto Hermione per paura che tutti gli scheletri
del suo armadio vedessero prematuramente la luce – deciderete insieme il da farsi
-
Ma
cara, lui finalmente ha la scusa per non ritrovarsi una fidanzata a forza, è
una manna del cielo, cosa vuoi che gli dica? Cosa vuoi che faccia? Che vada a
vederlo gioire mentre scopre che non deve tenermi con
lui a vita?
-
Io
penso che, finalmente, Paciock avrà la scusa per
tenerti con sé tutta la vita dicendo di aver deciso da solo – le sorrise la Caposcuola
-
Se
troppo ottimista – aggiunse la serpe
-
Conosco
Neville da più tempo – si difese Hermione
-
E poi,
vuoi che vada a parlargli conciata così? – e indicò la faccia dove due righe di
matita nera le solcavano le guance rosate
-
Proprio.
Non c’è niente di più normale che piangere quando si sta male per qualcosa.
Sono sicura che Neville capirà quanto tu stai soffrendo
-
Smettila,
così ci credo pure io! – protestò la bionda
-
E se succedesse qualcosa – aggiunse la riccia – la mia porta è
dietro l’angolo e Ginny domani non ha verifiche – le
sorrise materna
Daphne
le regalò un sorriso e, aprendo la porta, scappò per il corridoio fino ad
andare a bussare all’ultimo dormitorio dei maschi.
Hermione
si rese conto di quanto fosse importante avere degli amici al proprio fianco.
Se stai male ti aiutano e se stai bene si divertono con te, ci sono sempre per
qualunque cosa e ti sostengono in ogni tuo progetto.
Lei,
Harry e Ron erano degli amici formidabili, ma
ultimamente la cerchia si era allargata parecchio… era arrivata Ginny, la pimpante sorellina di Ron,
c’era Daphne, capitata per caso, ma con la quale aveva instaurato un rapporto
d’amicizia particolare, ma solido, poi c’era Pansy, con la quale si limitava a chiacchierare, ma che, se
fosse diventata stabilmente la fidanzata di Ron,
avrebbe voluto stringere amicizia. E poi c’era Draco.
Avevano
ragione quelli che dicevano che l’amore più bello nasce dall’amicizia perché
lei e il biondastro avevano cominciato proprio da qualcosa di molto simile… e
poi Draco ed Harry, anche se lo negavano, erano amici.
Già,
Harry…
Accidenti,
Harry!
Harry
stava in camera con Neville e lui e Daphne avevano bisogno di intimità!
Prese
la bacchetta e uscì di nuovo sul pianerottolo alla ricerca del bambino
sopravvissuto.
Harry
era in Sala Comune a studiare la Gazzetta del Profeta con un’attenzione che
raramente aveva applicato allo studio.
Meno
male, per una volta non era a fare qualche pasticcio in giro per la scuola, a
prendersi punizioni da Piton e a trovarsi al momento
sbagliato nel posto sbagliato.
Gli
occhi verdi si sollevarono oltre le lenti rotonde fino a mettere a fuoco la
figura della sua migliore amica che sembrava pronta per chiedergli un favore.
Come lo sapesse? Beh, era la sua migliore amica, se
non lo sapeva lui…
-
Che
c’è, Herm? – domandò appoggiando il quotidiano
-
Ho
bisogno di un favore… - appunto.
-
Spara
-
I
genitori di Daphne hanno annullato il fidanzamento tra lei e Neville…
-
Merda.
– fu il commento che uscì dalle labbra di Harry
-
Già e
lei invece non vuole.
-
Innamorata?
– Herm annuì – d’accordo, farò quel che mi dirai
-
Non
entrare in camera di Neville, avrebbero bisogno di parlare e chiarirsi.
-
Tutto
qui? – sbuffò Potter
-
Sì
-
E io
dove dormo? – s’informò
-
Beh,
trasfiguro il tuo letto in camera mia e dormi con me… - propose innocentemente Hermione mentre il suo amico cominciava a ridere fino a
tenersi la pancia e non riuscendo a fermarsi – che c’è di così divertente? – lo
interrogò lei
-
Herm, se
mai facessi una cosa simile penso che sarebbe la volta
buona che Malfoy mi lancia dalla Torre dei Gufi, ma non dopo avermi lanciato almeno
un’Avada Kedavra per ogni
singolo minuto che ho dormito in camera tua. E non cambierebbe niente se non
avessi alzato un dito sulla mia migliore amica – chiarì
-
Che
c’entra Malfoy? – sbuffò lei mettendosi le mani sui fianchi, tuttavia non
riuscì ad impedirsi di arrossire. Maledette bugie, quando avrebbe imparato a
dirle come si deve? Bastavano anche delle mezze verità…
-
Herm –
disse piano Harry alzandosi e avvicinando la bocca al suo orecchio – Ginny ed io eravamo in camera tua la notte di Capodanno. – spiegò,
poi fece una pausa – lo so che non sei tornata per
quella notte.
Hermione
arrossì fino alla radice dei capelli mentre fissava le
iridi ambrate in quelle di lui.
-
Tu
sapevi che Daphne era innamorata di Paciock? – le
chiese diplomaticamente Harry ottenendo un assenso, le sorrise – bene, io so
che sei stata a letto con Malferret…
-
Non
dirlo con tutta questa leggerezza… - sbottò lei – non è che…
-
Non
dirmi altro, non ti condanno per quello… in fondo me n’ero accorto da un pezzo
che c’era qualcosa, probabilmente da quella volta che vi ho visto uscire dalla
cucina…
-
TU ci
hai visto uscire dalla cucina? – quasi urlò lei
-
Sì
-
Oh
mamma…
-
Non
fartene una colpa, però sappi che non si dovrebbe nascondere niente agli amici
perché loro se ne sono già accorti.
Hermione
arrossì ancora, questa volta sentendosi stupida e infantile. Più per la
vergogna di non avergli parlato nel timore che lui la giudicasse male, lui, il
suo migliore amico, che per la colpa di essere la ragazza del biondastro; colpa
discutibile, certo.
-
Dai Herm, mi sistemo qui sul divano. – le sorrise Harry – ma un
giorno voglio che tu mi dica tutto! – lei annuì imbarazzata – hai una coperta
in più?
-
Sì
E
si diressero insieme verso la porta del Caposcuola.
Fecero
solo silenzio quando passarono davanti alla stanza che
Harry e Paciock dividevano. Poi proseguirono.
Strana
cosa l’amicizia.
* * *
In
cerca di guai
Donne a un telefono che non suona
Donne
In
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli
E tanta voglia di avventure
E se hanno fatto molti sbagli
Sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia né dolore
Donne
Pianeti dispersi
Per tutti gli uomini così diversi
Donne
Amiche di sempre
Donne alla moda, donne contro corrente...
Negli occhi hanno gli aeroplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria
E la vita non è vuota
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore
Donne
In cerca di guai
Donne a un telefono che non suona
Donne
In
Donne allo sbando senza compagnia
Donne
Du du
Du du
Du du
Zucchero,
“Donne”
* * *
Spazio
autrice: e siamo finalmente giunti al ventiseiesimo capitolo.
Sappiate che, proprio in questo momento, sto
scrivendo il finale della storia, e sto completamente su un altro pianeta.
La storia prosegue tra imprevisti vari, in questo
capitolo, per esempio, si fa finalmente l’incontra tra gli studenti ed Evangeline e poi si scopre dei casini che i genitori di
Daphne le hanno causato. Adoro scrivere di Daphne e di Neville perché sono due
personaggi molto più semplici di Draco ed Herm con i quali finisco sempre per divagare nella
psicanalisi, mentre Daphne e Neville hanno problemi giganteschi, ma animi
semplici e sensazioni piuttosto ordinari (se paragonate a quello che gli tocca
passare chiaro).
Spero che il capitolo vi piaccia
e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi lasciami un commento, please!
Ah, dimenticavo.
Sfortunatamente al momento sono un po’ di fretta,
quindi vi prego di scusarmi se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma se mi ci mettessi spenderei un poema per ciascuno e il
tempo stringe anche per me, quindi vi supplico di perdonarmi, prometto che la
prossima volta scriverò!
Nel frattempo ringrazio PiccolaSerpe, chibi_elyon, Shavanna,
luana1985, Lord Martiya, LaTerrestreCrazyForVegeta,
potterina_88_, Lisanna Baston.
Grazie mille per tutte le belle parole che avete
speso per me e per la mia storia, grazie di cuore. Sapendo di avere dei lettori
simili, sono felice di aver cominciato a scrivere questa fic
e di averla pubblicata, siete meravigliosi e vi ringrazio, voi mi viziate con
tutti i vostri complimenti… grazie davvero, vorrei farsi sentire quanto sono felice quando leggo le recensioni, ma non so se ci sono
riuscita, se siete scrittori lo sapete, se non lo siete, sappiate che è una
grande conquista.
Grazie