Carissima Alice,
Oggi
è stata una giornata di sole e
ti ho pensata, esattamente come quando piove o tira vento.
Ho pensato a
tantissime parole ma
quella che mi è rimasta impressa, oggi, è stata
“paura”.
Hai mai provato
questo parola?
Mi piace pensare
che le parole si
provino, come le sciarpe, o i cappelli nel mio caso, per vedere se si
intonano
con gli altri vestiti; le parole dovrebbero intonarsi alle persone.
Mia bellissima
Alice, la prima vera
volta che ho provato la paura, fu quando realizzai che saresti tornata
nel tuo
mondo, lontana da me; chissà come sarebbe stato se ti avessi
seguita!
Quando torno a
casa, la sera, metto
in tavola un piatto in più ma me ne pento subito
perché l’idea che tu possa
tornare da me, mi fa paura!
Se tu tornassi,
io dovrei farti
innamorare di me ogni giorno e non ne sono all’altezza!
Ma come posso
avere paura di amarti
se con te accanto potrei conquistare qualsiasi universo?
Vedi, mia
infinita Alice, tu sei la
debolezza da cui traggo la follia per andare avanti, per diventare
quello che
meriti!
Se un giorno
tornerai, io
apparecchierò la tavola anche per te e sentirò il
cuore più leggero perché tu,
con la tua bellezza, spaventi quel mostro chiamato paura.
Ti amo, ora e
sempre,
Tuo Cappellaio.