Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Brooke Davis24    02/06/2013    3 recensioni
Sono trascorsi mesi dall'avventura presso l'Isola che non c'è: Henry è stato salvato, Emma e gli altri hanno fatto ritorno presso la Foresta Incantata, Hook è tornato a salpare verso mete conosciute e sconosciute. Galeotte furono Neverland e la Jolly Roger.
Tratto dal primo capitolo:
"Erano trascorsi mesi dall’ultima volta che l’aveva visto e il suo cuore mancò istintivamente un battito: non si concedeva spesso il lusso di pensare a quel passato recente, perché, tutte le volte che accadeva, bruciava la consapevolezza di aver commesso un errore del quale, a distanza di tempo, si pentiva amaramente. La sua mente, infida, le fece ripercorrere ancora e ancora le immagini dell’avventura presso l’Isola che non c’è, quando, alla ricerca di Henry, erano partiti a bordo della sua nave e, preso il largo, avevano lottato fianco a fianco, bene e male uniti sullo stesso fronte per amore di un’unica persona."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Atto II
Un rumore di rami spezzati e di foglie secche calpestate con furore annunciarono agli abitanti della foresta che qualcuno dall’andatura non troppo aggraziata stesse attraversando i sentieri boschivi. Gli occhi curiosi di uno scoiattolo scrutarono a lungo la figura longilinea che, a passo di marcia, procedette silenziosamente tra gli alberi e, spinto da un moto puramente istintivo, la seguì per un po’, saltando di ramo in ramo e nascondendosi tra le foglie quando le sue movenze non troppo caute sembravano destare sospetti nella giovane. Era piccolo e inesperiente e non aveva avuto molte occasioni per avvicinarsi agli umani!
Emma, benché guardinga per natura, non si curò troppo dei sospetti che la sua visita avrebbe potuto destare tra gli abitanti della foresta e, persa nelle sue riflessioni, rimase sconcertata quando, nel tentativo di riprendere fiato, l’impressione di essere osservata avuta fino ad allora si trasformò in certezza: uccelli, piccoli roditori, lepri e conigli erano tutt’intorno a lei e, per quanto strano potesse apparire, la stavano fissando.
«Ma che diavolo..?» fece e, più rapidamente di quanto non si potesse aspettare, la sua mente trovò una spiegazione plausibile ad una situazione che di plausibile non aveva nulla. Era nella Foresta Incantata, sua madre era Biancaneve, lei era la figlia del Principe Azzurro; qualcosa le diceva che sua madre sapesse parlare con gli animali e che ognuno di essi sapeva chi fosse e si aspettasse qualcosa. Ma cosa? Avrebbe dovuto presentarsi, forse? Avrebbe dovuto stringer loro la zampa? In un moto d’isterica ilarità, scoppiò a ridere e lentamente prese posto su una roccia non troppo distante. «Non posso farcela!» si disse, ma una parte di lei sorrise e si sentì sollevata da quel pensiero, razionalmente meno turbata dalla conversazione col padre.
Non troppo distanti, i rumori del villaggio si accompagnavano l’un l’altro a testimoniare la vivacità del paesino ed Emma seppe di aver fatto la scelta giusta, quando, congedatasi da David, aveva lasciato che il suo istinto la guidasse nel tentativo di smaltire la rabbia e il nervosismo che aveva accumulato. Aveva il vago sentore di aver dato un’impressione sbagliata, presa dai sentimentalismi com’era, e di aver lasciato credere che provasse per Uncino un trasporto che, in realtà, non era nemmeno vagamente rintracciabile nell’ambito delle emozioni. Se proprio avesse dovuto dargli una definizione, si sarebbe trattato di sensazione.
Era qualcosa di strano, una mescolanza di gratitudine ed empatia che non riusciva a spiegarsi e che la confondeva nella sua intensità. C’erano stati momenti, durante in viaggio presso l’Isola che non c’è, in cui si era sentita così profondamente legata a lui che il suo corpo era stato sospinto nella direzione dell’uomo con una facilità che non aveva creduto possibile. Un filo immaginario era parso correre tra loro con lo scopo di farli ritrovare ogni qualvolta erano stati sul punto di perdersi, non solo emotivamente ma anche materialmente: se Emma avesse dovuto versare una monetina per tutte le volte in cui Uncino era apparso al suo fianco dal nulla, quando aveva pensato che fosse arrivata la sua ora e non avrebbe mai più rivisto Henry, sarebbe riuscita ad offrire da bere ad una taverna stipata di gente.
Non era amore, il loro. Non era quello che provava, non poteva esserlo. Emma sapeva, sentiva che i contorni di quello che li accomunava erano ben lontani dal sentimento di completo trasporto e di assoluta appartenenza che aveva provato per Neal e che probabilmente, a sua volta, Uncino aveva provato per Milah. Era qualcosa d’indefinito, di ancora non svelato e, ad onor del vero, non era certa di essere pronta a darvi una definizione: se si fosse trattata di una mera attrazione, sarebbe stato difficile debellarla e non soggiacere all’assenza di razionalità che la coglieva impreparata in sua presenza; se fosse stato qualcosa di più, l’unica alternativa che le si profilava all’orizzonte era quella di fuggire lontano. O, forse, scavarsi una buca e rimanervi per qualche tempo. Non poteva darla vinta a quello sporco, vanitoso pirata e ai suoi “Non potrai resistermi a lungo, Swan”! Istintivamente, si guardò intorno e, meditando un istante o due sulla possibilità di dar vita ad una fossa in grado di contenerla, si disse che avrebbe avuto bisogno di una canna di bambù per evitare che morisse asfissiata. Ma, nel mondo delle favole, esistevano le canne di bambù?
«Mi sei mancata, tesoro!» le sussurrò una voce all’orecchio, troppo vicina perché potesse non coglierla di sorpresa. Fu un istante e, voltandosi, tirò un pugno allo sfortunato che, con cotanta sfacciataggine e altrettanta circospezione, era riuscito ad avvicinarla senza destare i suoi sospetti. Ma chi avrebbe mai potuto muoversi in maniera così silente e rivolgerlesi con la stessa confidenza, se non lui?
«Hook!»
«Dannazione, donna!» esclamò, inumidendo la porzione di labbra che Emma aveva colpito e lavando via il sangue con l’atteggiamento spavaldo e ammiccante di cui lo sapeva capace. «Tu e tuo padre avete intenzione di rovinarmi? Con questo bel faccino e con qualcos’altro, mi sono costruito una gran bella reputazione, sai?»
«Che ci fai qui?» chiese d’istinto e i suoi lineamenti s’indurirono, com’era solita fare in presenza dell’altro. La metteva in agitazione quel suo modo di fare.
«La tua ospitalità e riconoscenza mi commuovono, dolcezza.» si prese gioco di lei e, nel farlo, si concesse il lusso di una lunga, attenta ispezione. Amava di lei il fatto che non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di coglierla impreparata e il fatto che non si sarebbe mai permessa di mostrarsi palesemente a disagio! «Comunque, volevo vedere come se la passava il mio candido, mansueto cigno reale.» proseguì e, nel farlo, accompagnò le sue parole con un inchino di scherno. Quando si alzò, la trovò con le braccia incrociate e l’espressione di chi poco ha gradito il sarcasmo.
«Se hai finito con la commedia, io andrei.»
Insopportabile. Era dannatamente insopportabile. Odiava quel suo modo di fare ostentatamente baldanzoso, quasi si aspettasse che ogni essere di sesso femminile cadesse svenevole al suo passaggio. Qualunque proposito precedente svanì dalla mente di Emma e, improvvisamente, ricordò la ragione per la quale si era sentita sollevata, quando lo aveva visto salpare alla volta della prossima terra: la irritava e, quando si sentiva irritata, tutto il suo corpo rimaneva in tensione, i suoi nervi cedevano e l’Emma più dura e rancorosa, la stessa che poca familiarità aveva con la riconoscenza, prendeva il sopravvento.
«Andiamo, Swan…» fece lui e cominciò ad avanzare lentamente, prodigo di quel fascino che lo rendeva, a tutti gli effetti, un uomo appetibile come pochi altri. «Non ti sono mancato nemmeno un po’? Mi sembravi parecchio sconsolata, seduta su quel masso!»
«E cosa ti fa pensare che dipendesse da te il mio stato d’animo?» Piano piano, l’Emma dura e spavalda forse quanto Uncino si fece largo e, quando il pirata l’ebbe raggiunta, lo guardò con quell’espressione a metà tra l’irritato e il disinteressato.
«Nulla, ma mi piace immaginarlo.»
Bam, si disse. L’aveva fatto di nuovo, quel dannato, dannatissimo pirata! Era sempre la stessa storia, sempre lo stesso canovaccio: la stuzzicava, flirtava con lei costantemente, si prendeva gioco di lei e, quando sentiva che Emma si sarebbe aspettata una risposta sarcastica delle sue, la bastonava con la verità, senza nascondersi dietro alcuna battuta di spirito. La trovava bella? Glielo rendeva presente senza mezzi termini. Si sentiva attratto da lei? Non vedeva motivo per ometterlo. Voleva che lei provasse qualcosa per lui? Lo dichiarava con la sottile insinuazione di provare, a sua volta, qualcosa nei suoi confronti. Aveva già detto che lo trovava insopportabile?
«Non hai ancora risposto alla mia domanda. Che ci fai qui?» ripropose lo stesso quesito e si maledisse internamente per non aver trovato niente di meglio da dire, nel momento in cui un sorriso vittorioso inclinò ulteriormente le labbra del bel pirata.
«Il fatto che tu non creda alle mie parole non solo mi ferisce, ma vorrei farti notare che non implica che io non ti abbia risposto. Sono qui per vedere te, Swan.»
Bam. Di nuovo.Con un grosso sospiro, Emma inclinò appena il capo e osservò con attenzione il blu dei suoi occhi, con la consapevolezza che i suoi superpoteri non avrebbero fatto altro che confermare ciò che era evidente: non stava mentendo. In un moto di disperazione, percorse la radura con lo sguardo solo per avere conferma che, no, non c’era nessuna maledettissima canna di bambù in circolazione.
«E che cosa vorresti da me di preciso?» domandò e, prima ancora di aver terminato la frase, seppe di essersi data la zappa sui piedi. Dove diavolo era finita la pronta loquacità dell’Emma dura e rancorosa? Entrambi, tuttavia, sapevano di avere un conto in sospeso e, a pagare, doveva essere Emma, quella volta.
«Beh…» fece e si umetto le labbra con la lingua. Le occorse un immane sforzo di volontà per non guardare in quella direzione e mantenere l’attenzione fissa negli occhi dell’altro. «Ci sono un paio di cose che potrei volere da te…» ridacchiò di un suono roco ed erotico, lo stesso che, si disse, aveva usato più volte mesi fa e che doveva riservare a qualunque donna desiderasse conquistare. «Tutto dipende da cosa tu sei disposta a concedermi!»
«Ma non ti stanchi mai, Hook?» chiese, fintamente esasperata, e una parte di lei ammise di trovarlo divertente. Sapeva essere snervante, ma c’era un non so che di esilarante in quel suo modo di fare tanto civettuolo.
«Mai!» rispose e le sorrise più ampiamente.
«Se fossi stato una donna, saresti stato una gran bella puttana, lo sai?» lo prese in giro e, per la prima volta da che l’aveva incontrato, si concesse il lusso di un sorriso appena accennato.
«E tu, se lo volessi, saresti un demonio di pirata!» la rimbeccò, strizzandole l’occhio. In brevis, le stava avanzando nuovamente la proposta di prendere parte alla sua ciurma e seguirlo in giro per il mare: come in passato, una parte di lei fu allettata, l’altra la mise in guardia. Cauto e lento, Uncino fece un passo avanti, restringendo la distanza tra loro, ed Emma lesse a chiare lettere quale fosse il suo intento. Pronta a farsi indietro, ridacchiò quando non fu necessario prendere alcuna precauzione.
«Capitano?»  La voce di un mozzo interruppe l’avanzata del bellimbusto vestito in pelle e un chiaro sentimento di disapprovazione si dipinse sul suo volto.
«Che c’è?» chiese e fu brusco, mentre gli si avvicinava con fare intimidatorio, l’uncino in bella vista a mo’ di minaccia.
«S-Scusatemi! Volevo f-farvi sapere che abbiamo caricato le provviste e che…» Deglutendo, si zittì d’improvviso, quando l’uncino appuntito del capitano fu così vicino ai suoi occhi da fargli mancare la voce. L’uomo di fronte a lui non era esattamente conosciuto per avere un buon temperamento.
«Tutto qui? Tu sei venuto per dirmi questo?» chiese, un tremolio costante della mandibola a sottolineare il suo disappunto.
«E-E…» fece il mozzo, ma ancora una volta dovette fermarsi.
«Sta’ zitto! Non tentare nemmeno di giustificarti e sparisci dalla mia vista.» ordinò e quasi perse completamente le staffe, quando vide le labbra dell’uomo muoversi nel tentativo di parlare ancora. Come osava disobbedirgli e sfidare la sua pazienza in quel modo?
«A-A costo d-di farmi u-uccidere, d-devo dirvi c-che la Swan s-se la sta dando a g-gambe dietro di voi, c-capitano.»
«Cosa?» si voltò e tutto quello che vide fu una testolina bionda in lontananza. «Dannazione!» esclamò e, quando il mozzo fece per fermarlo, lo scaraventò in terra senza pietà alcuna. «Levati di torno, topo di mare!»
Detto questo, con uno slancio fece per inseguirla, consapevole che la sua agilità e forza gli avrebbero consentito di ridurre presto le distanze, ma non tutto andò per il verso giusto. Prima ancora che potesse muovere il primo passo, qualcosa si oppose al movimento delle sue gambe e, perso l’equilibrio, ruzzolò in terra.
«Stavo t-tentando d-di dirvi che la r-ragazza v-vi aveva legato le g-gambe come a un vitello, c-capitano.» commentò il mozzo e, benché il riso premesse per uscire, si tenne pronto ad imitare la giovane per sfuggire all’ira dell’uomo. Persino mentre la ragazza gli avvolgeva la corda attorno alle caviglie aveva dovuto faticare per non lasciarsi andare ad una risata isterica, sotto pressione com’era per il divertimento e il timore.
«Sta’ zitto!» urlò Uncino, mentre rompeva la corda e si alzava sulle sue gambe. Quando l’ebbe fatto, scorse in lontananza la sagoma paffuta del mozzo correre in direzione del villaggio. Nulla rimaneva di Emma, che aveva preso la direzione opposta.
Salderai il conto, Swan. Che ti piaccia o meno!, si disse e prese ad inseguirla.


Spazio dell'autrice:
Non mi aspettavo nemmeno vagamente che la storia potesse avere un simile successo e di questo vi ringrazio. E' stato divertente scrivere il capitolo, pensare all'evoluzione della storia e lo è stato altrettanto immaginare le vostre possibili reazioni. Quindi, vi ringrazio tutti di cuore e mi scuso per eventuali errori di distrazione! Non ho molto tempo per scrivere come si deve, data l'imminenza degli esami universitari. =)
Un ringraziamento speciale va a Jarmione (Spero che l'apparizione del pirata ti sia piaciuta! E grazie infinite per aver commentato. :D),
summers001 (Il motivo per cui Uncino è andato via lo spiegherò presto, anche se penso possa essere facilmente compreso attenendoci alla storia di OUAT. Anche il mio Hook è solito combattere per quello che vuole, te lo prometto! A prescindere, grazie ancora di cuore. :)),
lilyhachi (Sei stata gentilissima. Grazie, grazie, grazie! :) )
Yoan Seiyryu (Sono lieta di sapere che ti sia piaciuto lo stile introspettivo. E' una cosa del mio modo di scrivere che non riesco ad eliminare e, a volte, temo possa non piacere. Grazie ancora per il commento. Sei stata un tesoro. :) )
GRAZIE!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Brooke Davis24