Anonymous
La decisione di Aomine
Il suono della campanella decretò la
fine delle lezioni. Come sempre, Kise si incamminò
verso la palestra per i consueti allenamenti pomeridiani, ma un gruppo di
ragazze gli sbarrò la strada.
Si fece avanti una studentessa del terzo anno che
riconobbe subito: Akane Usaki,
presidentessa, nonché fondatrice, del suo fan club ufficiale. Quello che aveva
davanti era solo un drappello del gruppo associato al club. Poteva definirlo la
scorta personale di Usaki, in un certo senso.
“Buongiorno, Usaki-san!”
la salutò Kise. Durante i primi giorni della
fondazione del club, la sua vita era diventata pressoché impossibile. Usaki, per garantire un continuo rifornimento di materiale
su cui le socie potessero riversare la loro adorazione, gli aveva sguinzagliato
contro ben due stalker per fotografarlo e spiarlo in
ogni momento della giornata. Kise era sempre stato
piuttosto paziente nei confronti delle sue ammiratrici, ma quelli furono
davvero tempi duri per lui.
Decise quindi di scendere a compromessi con la
presidentessa: avrebbe concesso interviste, foto esclusive e incontri con le
ragazze del club a patto che non interferissero con la sua privacy e non
superassero il numero di tre al mese.
“Kise-sama, c’è una domanda che dobbiamo assolutamente
porti.”
Il ragazzo aveva perso il conto di quante volte le
aveva chiesto di non usare il suffisso ‘sama’ con
lui: lo faceva sentire vecchio e idolatrato in modo quasi malsano, neanche
fosse il dio di un culto pagano. Nonostante gli desse un certo fastidio tutta
quella cerimoniosità, indossò il collaudato sorriso da copertina che meglio gli
riusciva. “Certo: di che si tratta?”
Usaki
aveva esaurito da poco più di una settimana il suo terzo e ultimo bonus, ma a
quanto pareva c’era una questione spinosa che non poteva attendere lo scadere
del mese per essere risolta. Kise ebbe un vago
sospetto su cosa potesse essere. “Noi abbiamo il diritto di sapere: tu e Aomine Daiki state davvero
insieme?”
Sospetto confermato. Non si mostrò neanche tanto
sorpreso. Dopotutto, nessuna ragazza sarebbe stata felice di sapere che l’uomo
dei suoi sogni era innamorato di qualcun altro, un altro maschio, per giunta.
La risposta era semplice e non necessitava di alcuna
spiegazione, ma per qualche motivo Kise si sentì
imbarazzato davanti a quel quesito tanto diretto.
“Avete ragione ad avere dei dubbi, in fondo in
questi giorni non si parla d’altro per via del giornale scolastico.”
“Non è solo quello!” intervenne d’istinto una
ragazza con i capelli a caschetto alle spalle di Usaki.
“Che volete dire?”
La presidentessa prese la parola. “Da quando sei
entrato nel club di basket, abbiamo registrato un netto peggioramento
quali-quantitativo del tuo impegno nei nostri confronti. E in particolare,
abbiamo notato che l’assidua frequentazione di Aomine
Daiki sta inficiando sul tuo lavoro di modello e, di
conseguenza, sulla tua popolarità.”
“Ehm… varrebbe a dire?”
“Che da quando hai conosciuto quel ragazzo non pensi
ad altri che a lui!” spiegò la ragazzina di prima e tutte le altre assentirono
energicamente con la testa.
L’idea che l’autrice della storia sul giornale si
nascondesse tra le fila del suo fan club gli balenò in testa in un istante.
Stando a quanto stavano dicendo, ogni cosa che diceva o faceva con Aomine era costantemente monitorata e giudicata. Era chiaro
che Usaki non aveva tenuto fede al loro accordo. Si
sentì in colpa per aver trascinato il compagno sotto i riflettori della fama.
Per di più, le sue ammiratrici mostravano un certo astio nei suoi confronti,
come se Aomine esercitasse una cattiva influenza su
di lui. Anzi, sembravano persino gelose del compagno e delle attenzioni che Kise gli dedicava.
Se solo lo avessero conosciuto meglio e saputo cosa
rappresentava per lui, di sicuro non lo avrebbero giudicato in quel modo. Ma in
fondo loro, che lo vedevano sempre sorridente e gentile, come potevano capire
la monotonia dei suoi giorni? La frustrazione di non avere un obiettivo da
raggiungere e superare?
Si mostrò come sempre cordiale. Se avesse mostrato
anche solo un decimo del fastidio che quelle accuse rivolte all’amico gli
provocavano, avrebbe peggiorato la situazione e allora sì che ci sarebbe stato
modo di fraintendere il loro rapporto già giudicato in modo ambiguo.
“Per favore, non accusate Aominecchi
di colpe che non ha. La verità è che noi…”
“Ti devo parlare.” Aomine,
sbucato all’improvviso alle sue spalle, lo afferrò per il colletto della
camicia e lo trascinò lontano dal gruppo delle studentesse senza dargli il
tempo di concludere il discorso.
Kise
non osò neanche immaginare come le ragazze avrebbero potuto interpretare quella
scena. Una manifestazione estrema di gelosia, probabilmente.
“Aominecchi, io stavo
parlando…”
“Di qualunque cosa si trattava, la mia è più seria e
più urgente.”
Si fermarono vicino alla rampa di scale. Quando Aomine mollò la presa sulla camicia di Kise,
questi poté finalmente guardarlo in faccia. L’espressione del compagno non
sembrava alterata o sconvolta o arrabbiata come spesso gli aveva visto in quei
giorni. “Che cosa è successo?”
“Ho intenzione di lasciar perdere tutto.”
“Tutto cosa? Parli della storia yaoi?”
“Esatto. A quanto pare sono diventato piuttosto
popolare tra le ragazze e, ti dirò, la cosa non mi dispiace poi tanto.”
Kise
fece una risatina nervosa. “Stai scherzando, vero?” Se Aomine
avesse saputo l’opinione che avevano di lui le sue ammiratrici più sfegatate,
di certo non avrebbe parlato così. Tuttavia, preferì non dirgli nulla per non
distruggere le sue fantasie.
“Sono serio. Finora non mi sono mai interessato più
di tanto alle ragazze perché sono troppo complicate; insomma, guarda Sastuki. Ma ora è diventato tutto più semplice e
sinceramente non abbiamo fatto progressi nello scoprire chi è l’autore
misterioso. Tanto vale lasciare le cose così come stanno.”
Non poteva essere vero. Tra loro due, Aomine era quello che si era più battuto per difendere la
propria dignità e ora voleva mollare tutto solo perché qualche ragazza gli
aveva fatto gli occhi dolci. Un fastidioso sfarfallio allo stomaco fece
irrigidire di colpo Kise. Non riusciva a capire
esattamente cosa lo irritava di più: il pensiero che l’amico fosse di colpo
diventato desiderabile agli occhi di molte compagne di scuola o il fatto che
volesse deporre le armi senza il minimo rimpianto. L’idea che ci fosse
qualcos’altro ad unirlo ad Aomine, oltre al basket,
non gli era dispiaciuta per niente, anche se non era qualcosa di propriamente
positivo.
Si rese conto che aveva preso tutta la faccenda un
po’ troppo sottogamba, considerandola nulla più che un gioco adolescenziale. Un
gioco in cui lui e Aomine erano compagni e solo
collaborando avrebbero potuto ottenere la vittoria.
In un certo senso, era come se si sentisse tradito.
“Io non ci sto!” disse risoluto.
Un’espressione meravigliata attraversò il volto di Aomine, quasi fosse convinto che Kise
avrebbe assecondato il suo volere senza battere ciglio. “Non mi sembra che
finora ti sei dato tanto da fare per risolvere la situazione.”
“Ho affrontato la cosa semplicemente in modo diverso
da te, ma ciò non significa che non voglia mettere fine a questa storia.”
“Lo sai che sei peggio di Sastuki
quando ha le sue cose? All’inizio eri sconvolto, poi non hai mostrato il minimo
turbamento per quello che stava accadendo, ti sei affidato solo alle mie
decisioni, e adesso ti atteggi come se fossi l’unico a cui importi davvero
qualcosa?”
I toni iniziarono a farsi più accesi, le parole più
taglienti e le voci più cupe. Prima di quel momento non avevano mai davvero
fatto seriamente discussione per qualcosa, benché Aomine
non fosse proprio la dolcezza fatta persona e Kise
fosse un tipo asfissiante. Ma bene o male andavano d’accordo e tutto si
risolveva con un puerile battibecco.
“Non cambiare le carte in tavola. Eri tu il paladino
della mascolinità e adesso stai mollando tutto solo per un pizzico di
popolarità!”
“Certo, tu parli così perché di popolarità ne hai
fin troppa! Non è che hai paura che qualcuno ti possa rubare la piazza?” disse Aomine, indicando con il pollice sé stesso.
Kise
gli rivolse un sorriso beffardo. L’idiota che aveva davanti non aveva capito
proprio nulla. Non era certo essere il sex symbol
della scuola ciò che più gli premeva. Se gli avessero imposto di scegliere tra
un appuntamento con una top model e un one-on-one con Aomine, Kise avrebbe scelto la seconda opzione senza battere
ciglio. Purtroppo, era certo che Aomine non avrebbe
effettuato la stessa scelta davanti al medesimo dilemma.
Di colpo, l’immagine di Aomine
circondato da tante donne gli fece schizzare il sangue al cervello con la
violenza di un’eruzione. Strinse i pugni per non far trasparire l’irritazione.
“Fai quello che vuoi. Io non voglio saperne più
niente!”
“Lo dici come se ti avessi chiesto il permesso. Be’,
chiusa la questione.” Aomine si voltò con le mani in
tasca e si allontanò fiero, come se avesse battuto l’amico in un nuovo tipo di
scontro a due.
Kise
rimase fermo dov’era per ancora un minuto. Nella sua mente turbinavano i
ricordi della discussione appena avvenuta, le infinite varianti di come sarebbe
potuta andare se avesse risposto in modo diverso a quella o quell’altra frase
di Aomine e le mille supposizioni di come sarebbe
cambiato da quel momento in poi il suo rapporto con l’altro.
Si costrinse ad indossare una maschera di
indifferenza. Svoltò l’angolo e si ritrovò davanti il gruppetto delle sue
ammiratrici rannicchiate contro il muro l’una addosso all’altra colte in
flagrante a spiare. Le osservò in modo freddo, distaccato, come se loro non
fossero realmente lì. Parlò con voce impersonale, quasi stesse parlando solo a
sé stesso. “Prima non ho risposto alla domanda. Io e Aominecchi
non stiamo insieme… per la verità, siamo solo compagni di squadra. Non abbiamo nulla
a che fare l’uno con l’altro.”
Andò
via seguito dal silenzio sconvolto delle studentesse. Anche se era sembrato più
inemotivo di un manichino, non era stato in grado di nascondere l’alone di somma
tristezza che gli aveva velato gli occhi mentre pronunciava quell’ultima,
straziante frase.
Note dell’autrice
Avevo detto che avrei cercato di
aggiornare in modo regolare? L’ho detto davvero? Ho detto anche che stavo
scherzando?
No, be’, a parte gli scherzi avendo
finito da pochissimo gli studi non ho avuto molto tempo per dedicarmi a questa
long. In più, questo capitolo è stato un autentico parto, non sapevo come
scriverlo, non sapevo cosa far dire ai personaggi e ogni volta vedo che i
dialoghi sono a dir poco miseri D:
Alla fine questo è il meglio che mi
è riuscito. L’alternativa era aspettare un aggiornamento che sarebbe arrivato
chissà quando (se sarebbe arrivato…).
Vorrei solo aggiungere una cosina. Ringrazio
immensamente chi preferisce/ricorda/segue questa storia, però è un po’
avvilente vedere questi numeri che salgano e le recensioni che invece
diminuiscono (stiamo parlando di 34 persone come minimo) ^^”” Immagino quindi
che ci sia qualcosa che non va nella storia o nel suo modo di procedere o nel
modo in cui è scritta (o tutte queste 3 cose insieme): saperlo mi aiuterebbe
molto a migliorare. Grazie!