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Autore: redseapearl    03/06/2013    8 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

La decisione di Aomine

 

 

 

Il suono della campanella decretò la fine delle lezioni. Come sempre, Kise si incamminò verso la palestra per i consueti allenamenti pomeridiani, ma un gruppo di ragazze gli sbarrò la strada.

Si fece avanti una studentessa del terzo anno che riconobbe subito: Akane Usaki, presidentessa, nonché fondatrice, del suo fan club ufficiale. Quello che aveva davanti era solo un drappello del gruppo associato al club. Poteva definirlo la scorta personale di Usaki, in un certo senso.

“Buongiorno, Usaki-san!” la salutò Kise. Durante i primi giorni della fondazione del club, la sua vita era diventata pressoché impossibile. Usaki, per garantire un continuo rifornimento di materiale su cui le socie potessero riversare la loro adorazione, gli aveva sguinzagliato contro ben due stalker per fotografarlo e spiarlo in ogni momento della giornata. Kise era sempre stato piuttosto paziente nei confronti delle sue ammiratrici, ma quelli furono davvero tempi duri per lui.

Decise quindi di scendere a compromessi con la presidentessa: avrebbe concesso interviste, foto esclusive e incontri con le ragazze del club a patto che non interferissero con la sua privacy e non superassero il numero di tre al mese.

 Kise-sama, c’è una domanda che dobbiamo assolutamente porti.”

Il ragazzo aveva perso il conto di quante volte le aveva chiesto di non usare il suffisso ‘sama’ con lui: lo faceva sentire vecchio e idolatrato in modo quasi malsano, neanche fosse il dio di un culto pagano. Nonostante gli desse un certo fastidio tutta quella cerimoniosità, indossò il collaudato sorriso da copertina che meglio gli riusciva. “Certo: di che si tratta?”

Usaki aveva esaurito da poco più di una settimana il suo terzo e ultimo bonus, ma a quanto pareva c’era una questione spinosa che non poteva attendere lo scadere del mese per essere risolta. Kise ebbe un vago sospetto su cosa potesse essere. “Noi abbiamo il diritto di sapere: tu e Aomine Daiki state davvero insieme?”

Sospetto confermato. Non si mostrò neanche tanto sorpreso. Dopotutto, nessuna ragazza sarebbe stata felice di sapere che l’uomo dei suoi sogni era innamorato di qualcun altro, un altro maschio, per giunta.

La risposta era semplice e non necessitava di alcuna spiegazione, ma per qualche motivo Kise si sentì imbarazzato davanti a quel quesito tanto diretto.

“Avete ragione ad avere dei dubbi, in fondo in questi giorni non si parla d’altro per via del giornale scolastico.”

“Non è solo quello!” intervenne d’istinto una ragazza con i capelli a caschetto alle spalle di Usaki.

“Che volete dire?”

La presidentessa prese la parola. “Da quando sei entrato nel club di basket, abbiamo registrato un netto peggioramento quali-quantitativo del tuo impegno nei nostri confronti. E in particolare, abbiamo notato che l’assidua frequentazione di Aomine Daiki sta inficiando sul tuo lavoro di modello e, di conseguenza, sulla tua popolarità.”

“Ehm… varrebbe a dire?”

“Che da quando hai conosciuto quel ragazzo non pensi ad altri che a lui!” spiegò la ragazzina di prima e tutte le altre assentirono energicamente con la testa.

L’idea che l’autrice della storia sul giornale si nascondesse tra le fila del suo fan club gli balenò in testa in un istante. Stando a quanto stavano dicendo, ogni cosa che diceva o faceva con Aomine era costantemente monitorata e giudicata. Era chiaro che Usaki non aveva tenuto fede al loro accordo. Si sentì in colpa per aver trascinato il compagno sotto i riflettori della fama. Per di più, le sue ammiratrici mostravano un certo astio nei suoi confronti, come se Aomine esercitasse una cattiva influenza su di lui. Anzi, sembravano persino gelose del compagno e delle attenzioni che Kise gli dedicava.

Se solo lo avessero conosciuto meglio e saputo cosa rappresentava per lui, di sicuro non lo avrebbero giudicato in quel modo. Ma in fondo loro, che lo vedevano sempre sorridente e gentile, come potevano capire la monotonia dei suoi giorni? La frustrazione di non avere un obiettivo da raggiungere e superare?

Si mostrò come sempre cordiale. Se avesse mostrato anche solo un decimo del fastidio che quelle accuse rivolte all’amico gli provocavano, avrebbe peggiorato la situazione e allora sì che ci sarebbe stato modo di fraintendere il loro rapporto già giudicato in modo ambiguo.

“Per favore, non accusate Aominecchi di colpe che non ha. La verità è che noi…”

“Ti devo parlare.” Aomine, sbucato all’improvviso alle sue spalle, lo afferrò per il colletto della camicia e lo trascinò lontano dal gruppo delle studentesse senza dargli il tempo di concludere il discorso.

Kise non osò neanche immaginare come le ragazze avrebbero potuto interpretare quella scena. Una manifestazione estrema di gelosia, probabilmente.

Aominecchi, io stavo parlando…”

“Di qualunque cosa si trattava, la mia è più seria e più urgente.”

Si fermarono vicino alla rampa di scale. Quando Aomine mollò la presa sulla camicia di Kise, questi poté finalmente guardarlo in faccia. L’espressione del compagno non sembrava alterata o sconvolta o arrabbiata come spesso gli aveva visto in quei giorni. “Che cosa è successo?”

“Ho intenzione di lasciar perdere tutto.”

“Tutto cosa? Parli della storia yaoi?”

“Esatto. A quanto pare sono diventato piuttosto popolare tra le ragazze e, ti dirò, la cosa non mi dispiace poi tanto.”

Kise fece una risatina nervosa. “Stai scherzando, vero?” Se Aomine avesse saputo l’opinione che avevano di lui le sue ammiratrici più sfegatate, di certo non avrebbe parlato così. Tuttavia, preferì non dirgli nulla per non distruggere le sue fantasie.

“Sono serio. Finora non mi sono mai interessato più di tanto alle ragazze perché sono troppo complicate; insomma, guarda Sastuki. Ma ora è diventato tutto più semplice e sinceramente non abbiamo fatto progressi nello scoprire chi è l’autore misterioso. Tanto vale lasciare le cose così come stanno.”

Non poteva essere vero. Tra loro due, Aomine era quello che si era più battuto per difendere la propria dignità e ora voleva mollare tutto solo perché qualche ragazza gli aveva fatto gli occhi dolci. Un fastidioso sfarfallio allo stomaco fece irrigidire di colpo Kise. Non riusciva a capire esattamente cosa lo irritava di più: il pensiero che l’amico fosse di colpo diventato desiderabile agli occhi di molte compagne di scuola o il fatto che volesse deporre le armi senza il minimo rimpianto. L’idea che ci fosse qualcos’altro ad unirlo ad Aomine, oltre al basket, non gli era dispiaciuta per niente, anche se non era qualcosa di propriamente positivo.

Si rese conto che aveva preso tutta la faccenda un po’ troppo sottogamba, considerandola nulla più che un gioco adolescenziale. Un gioco in cui lui e Aomine erano compagni e solo collaborando avrebbero potuto ottenere la vittoria.

In un certo senso, era come se si sentisse tradito.

“Io non ci sto!” disse risoluto.

Un’espressione meravigliata attraversò il volto di Aomine, quasi fosse convinto che Kise avrebbe assecondato il suo volere senza battere ciglio. “Non mi sembra che finora ti sei dato tanto da fare per risolvere la situazione.”

“Ho affrontato la cosa semplicemente in modo diverso da te, ma ciò non significa che non voglia mettere fine a questa storia.”

“Lo sai che sei peggio di Sastuki quando ha le sue cose? All’inizio eri sconvolto, poi non hai mostrato il minimo turbamento per quello che stava accadendo, ti sei affidato solo alle mie decisioni, e adesso ti atteggi come se fossi l’unico a cui importi davvero qualcosa?”

I toni iniziarono a farsi più accesi, le parole più taglienti e le voci più cupe. Prima di quel momento non avevano mai davvero fatto seriamente discussione per qualcosa, benché Aomine non fosse proprio la dolcezza fatta persona e Kise fosse un tipo asfissiante. Ma bene o male andavano d’accordo e tutto si risolveva con un puerile battibecco.

“Non cambiare le carte in tavola. Eri tu il paladino della mascolinità e adesso stai mollando tutto solo per un pizzico di popolarità!”

“Certo, tu parli così perché di popolarità ne hai fin troppa! Non è che hai paura che qualcuno ti possa rubare la piazza?” disse Aomine, indicando con il pollice sé stesso.

Kise gli rivolse un sorriso beffardo. L’idiota che aveva davanti non aveva capito proprio nulla. Non era certo essere il sex symbol della scuola ciò che più gli premeva. Se gli avessero imposto di scegliere tra un appuntamento con una top model e un one-on-one con Aomine, Kise avrebbe scelto la seconda opzione senza battere ciglio. Purtroppo, era certo che Aomine non avrebbe effettuato la stessa scelta davanti al medesimo dilemma.

Di colpo, l’immagine di Aomine circondato da tante donne gli fece schizzare il sangue al cervello con la violenza di un’eruzione. Strinse i pugni per non far trasparire l’irritazione.

“Fai quello che vuoi. Io non voglio saperne più niente!”

“Lo dici come se ti avessi chiesto il permesso. Be’, chiusa la questione.” Aomine si voltò con le mani in tasca e si allontanò fiero, come se avesse battuto l’amico in un nuovo tipo di scontro a due.

Kise rimase fermo dov’era per ancora un minuto. Nella sua mente turbinavano i ricordi della discussione appena avvenuta, le infinite varianti di come sarebbe potuta andare se avesse risposto in modo diverso a quella o quell’altra frase di Aomine e le mille supposizioni di come sarebbe cambiato da quel momento in poi il suo rapporto con l’altro.

Si costrinse ad indossare una maschera di indifferenza. Svoltò l’angolo e si ritrovò davanti il gruppetto delle sue ammiratrici rannicchiate contro il muro l’una addosso all’altra colte in flagrante a spiare. Le osservò in modo freddo, distaccato, come se loro non fossero realmente lì. Parlò con voce impersonale, quasi stesse parlando solo a sé stesso. “Prima non ho risposto alla domanda. Io e Aominecchi non stiamo insieme… per la verità, siamo solo compagni di squadra. Non abbiamo nulla a che fare l’uno con l’altro.”

Andò via seguito dal silenzio sconvolto delle studentesse. Anche se era sembrato più inemotivo di un manichino, non era stato in grado di nascondere l’alone di somma tristezza che gli aveva velato gli occhi mentre pronunciava quell’ultima, straziante frase.  

 

 

Note dell’autrice

Avevo detto che avrei cercato di aggiornare in modo regolare? L’ho detto davvero? Ho detto anche che stavo scherzando?

No, be’, a parte gli scherzi avendo finito da pochissimo gli studi non ho avuto molto tempo per dedicarmi a questa long. In più, questo capitolo è stato un autentico parto, non sapevo come scriverlo, non sapevo cosa far dire ai personaggi e ogni volta vedo che i dialoghi sono a dir poco miseri D:

Alla fine questo è il meglio che mi è riuscito. L’alternativa era aspettare un aggiornamento che sarebbe arrivato chissà quando (se sarebbe arrivato…).

Vorrei solo aggiungere una cosina. Ringrazio immensamente chi preferisce/ricorda/segue questa storia, però è un po’ avvilente vedere questi numeri che salgano e le recensioni che invece diminuiscono (stiamo parlando di 34 persone come minimo) ^^”” Immagino quindi che ci sia qualcosa che non va nella storia o nel suo modo di procedere o nel modo in cui è scritta (o tutte queste 3 cose insieme): saperlo mi aiuterebbe molto a migliorare. Grazie!

   
 
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