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Autore: MaryluckHazza90    03/06/2013    1 recensioni
Elizabeth sta guardando fuori dalla finestra la pioggia scende violenta sul vetro ma lei non se ne rende conto.
Tamburella con le dita sul vetro, non accorgendosi del rumore che produce.
Seduta su una sedia, rannicchiata su se stessa con le gambe al petto e la testa sui ginocchi, fissa ammaliata quelle piccole gocce d'acqua che scendono leggere da quella massa informe di nuvole nere che riempe il cielo azzurro in una giornata invernale.
Mi avvicino piano con la paura di farla spaventare e mi siedo sullo sgabello accanto a lei, bussando leggermente sulla sua spalla.
Lei mi guarda con quegli occhi castani.
Troppo grandi e caldi per un cuore spezzato come il mio.
"Cosa vedi oltre la pioggia Harry?" mi domanda curiosa e tranquilla allo stesso tempo.
Io mi giro fissando il vetro e soffermandomi su quelle gocce d'acqua che scendono impertinenti.
"Nulla" rispondo guardandola con la certezza di aver sbagliato.
Mi prende il viso tra le mani e mi fissa come conscia di un'enorme consapevolezza.
"Mi dispiace Harry, tu hai le orecchie per sentire" dice tappandomi le orecchie "Ma non hai gli occhi per guardare" afferma allungando il dito verso la finestra e lasciandomi sconcertato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1. Home.


(Harry) 
Cammino con passo deciso tra la gente che affolla l'aeroporto.
Qualcuno mi sbatte contro senza chiedere scusa, altri corrono con velocità assurda per non perdere il volo mentre io cammino in controsenso, cercando di farmi spazio tra la massa.
Inforco meglio gli occhiali neri sul naso e controllo con una mano se il cappello è ancora al suo posto.
Nessuno mi ha ancora riconosciuto, per fortuna.
Mi avvicino ad una finestra dell'aeroporto e un brivido mi sale sulla schiena.
La folla impazzita di mille ragazzine fuori l'aeroscalo mi fa tremare e mi maledico di non aver accettato la proposta di Paul di scortarmi, anche questa volta.
Mi stringo meglio nel lungo cappotto grigio e continuo a camminare tenendo stretto il bagaglio a mano.
La porta principale è a pochi metri da me.
La dovrei attraversare? E se lo faccio cosa accadrebbe?
Sbuffo e attraverso la porta, le fan urlano ma non lo fanno per me, non mi hanno riconosciuto.
Mi dispiace fare questo alle directioners ma ho bisogno di pace, di tranquillità e ultimamente sembra che tutto questo non ci sia più nella mia vita.
Forse ora sto infrangendo il sogno di molte ragazze ma sento il bisogno di essere una persona come tante, almeno per una settimana e qualche giorno.
Sospiro avvicinandomi al bordo del marciapiede alzando la madre e aspettando un taxi.
Ci entro velocemente appoggiando la valigia al mio fianco e poggiando la testa al finestrino, iniziando a pensare.
"Dove la porto?" 
La voce del tassista mi riporta alla realtà.
"Holmes Chapel, A50 road Fortune City, prima casa a destra" 
"Perfetto" afferma guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Faccio un sorriso di circostanza, per poi appoggiare di nuova la testa sul vetro e guardare le piccole gocce di pioggia che scendono impetuose.
Chiudo gli occhi cercando di far passare il leggero mal di testa che arriva sempre dopo aver viaggiato a lungo su un aereo.
Sbuffo, prima di prendere le cuffie e ascoltare un po' di musica.
Metto una playlist a caso e mentre le note di una delle canzoni parte io mi addormento sui sedili malconci di quel taxi.
 
***
"Siamo arrivati, ragazzo svegliati!" sento una voce in lontananza ma la voglia di svegliarmi è davvero poca.
"Altri cinque minuti Liam" mugugno girandomi dal lato opposto.
"Hey, hey io non so chi sia questo Liam ma è meglio che tu ti svegli se non vuoi che ti butti giù a calci nel sedere" borbotta il tassista.
Un momento il tassista? Allora sono arrivato a casa.
Apro gli occhi di scatto e con impeto mi metto seduto, provocando la risata rude dell'uomo.
"Finalmente" esclama tra le risate.
Lo guardo riducendo gli occhi a due fessure sotto gli occhiali neri.
"Bene" dico con tono autoritario scendendo dall'auto e prendendo il portafogli "Quanto le devo?" domando.
"Considerando che la corsa è stata lunga, che hai dormito dentro l'auto e che sei Harry Styles" afferma guardandomi.
"Cinquanta sterline e un autografo" sbarro gli occhi.
Vuole veramente così poco? 
"Sicuro di voler così poco?" domando poco convinto mentre l'uomo barbuto annuisce.
Caccio i soldi dando una paga molto più alta da quella da lui richiesta e firmo qualche foglio per poi prendere il bagaglio e dirigermi verso casa.
Cerco le chiavi all'interno della tasca e una volta trovate apro la porta mentre il taxi sfreccia via alle mie spalle.
"Sono a casa" urlo buttando sul divano la valigia.
Anne entra nel salotto con le lacrime agli occhi, un grembiule di pizzo giallo  e in mano un cucchiaio.
Mi corre incontro abbracciandomi e io la lascio fare, godendomi la sua presa calda che tanto mi è mancata e il suo profumo di rose selvatiche.
"Mi sei mancata" sussurro al suo orecchio, trattenendo le lacrime.
"Anche tu figlio mio, anche tu" 
 
***
Sono stanco, troppo.
I muscoli del corpo sono ancora in tensione, l'acqua della doccia li sta facendo rilassare a poco a poco.
Non sto pensando a nulla di che in questo momento, mi muovo in modo meccanico, prendendo un bagnoschiuma qualunque e spalmandomelo addosso.
Gli occhi mi bruciano per la stanchezza e la testa scoppia per la tensione.
Esco dalla doccia, avvolgendo il mio corpo in un morbido asciugamano che sa di casa.
Casa, quattro lettere, una parola, mille ricordi.
Mi è mancato così tanto questo posto perché, nonostante io abbia una casa tutta mia e i degli amici che non mi lasciano mai solo, sento ancora il bisogno di qualcuno che ti prepara la cena quando torni o che ti dia la semplice buonanotte prima di andare a dormire.
Scuoto la testa con forza riempendo di goccioline il vetro del mio bagno personale, a causa dei lunghi capelli appena lavati.
Li strofino con un asciugamano e poi li asciugo con il phone.
Entro in camera buttando il pezzo di stoffa che mi copriva il basso ventre sul letto e cerco in uno dei cassetti la biancheria intima che mia madre si ostina a comprarmi nonostante io non viva più qui.
Mi butto sul letto senza mettermi altro.
Fuori la pioggia continua a battere sul vetro in modo impertinente, non mi è mai piaciuta più di tanto anche se ci sono cresciuto in questo modo.
Chiudo gli occhi sul cuscino e mi metto sotto le coperte.
Mi rannicchio in posizione fetale, stringendo le mani al corpo e cerco di rilassarmi.
Nonostante abbia molta voglia di dormire non ci riesco e mentre mi giro per cercare una posizione comoda mi scontro con una felpa.
Il profumo di miele e lavanda mi persuade ma prima che possa pensare o dire qualcosa sono già tra le braccia di Morfeo.

Hola c:
 
 Mi perdo poco in chiacchiere questo è
un capitolo di passaggio il prossimo
sarà l'inizio di questa storia.
Spero che vi piaccia e che lasciate un commento se vi ha incuriosito.
Un bacio
Mary.

 
 
 
  
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