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Autore: Leeert    05/06/2013    4 recensioni
Dalla storia:
Stavano bene quei due, sembravano fatti su misura, nessuno poteva dividerli.
Sempre allegri e si facevano voler bene da tutti. Come fossero delle calamite d’amore, riuscivano a sorridere sempre.
E poi avevano un ottimo rapporto con le famiglie.
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Primo capitolo.
Lo strano negozio;

Helena e la madre, erano andate a fare compere quando il sig. Verdic rientrò da lavoro.
L’uomo,varcata la soglia, si tolse il cappello, come tutti i giorni, e lo appoggiò nel solito attaccapanni in legno, mogano  precisamente.
Era solito farsi una doccia, facendo il direttore della ditta di fabbricazione di abitazioni, aveva a che fare con case in costruzione e quindi molte polveri che gli si appiccicavano addosso.
All’inizio il loro odore risultava nauseante per Daniel, ma col passare del tempo, lui e la sua famiglia erano abituati a sentire un misto tra fango, cemento e, a volte, anche gli odori delle moglie dei clienti ricchi che abbondavano con il profumo per sentirsi belle.
Odiava il genere di persone vanitose, credeva che la bellezza stesse nella semplicità delle cose e non nelle maschere di trucco che ogni giorno vedeva indosso alle persone con cui aveva a che fare.
 Infatti, non curava molto l’aspetta fisico quanto il suo modo di essere, preferiva apparire sincero e gentile piuttosto che bello o attraente.
La signora Verdic, invece era molto più attenta a tutto, alla linea, ai capelli, al matita sotto gli occhi e a quel suo anello, quello che le aveva regalato il marito per il loro fidanzamento.
Non lo toglieva mai e quando se lo mise per la prima volta, giurò che quell’anello doveva rimanere al suo posto, come simbolo dell’unione tra lei e Daniel.
L’unica volta in cui se l’era tolto per più di un ora è stato quando l’aveva fatto allargare di qualche centimetro, non era più la giovane diciassettenne di una volta. Era una bella donna di 46 anni ben vestita e sempre molto curata.
I due si erano conosciuti al penultimo anno di liceo, anche se Daniel è un anno più grande. L’ormai uomo, a quei tempi è stato bocciato mentre frequentava il V Ginnasio. Non gli era mai piaciuto il liceo classico ma per far contenti i suoi genitori si era inscritto li.
Dopo la bocciatura, spinto dalla zia Margalit, decise di cambiare scuola: Ragioneria.
Lì incontrò Melissa, attuale moglie.
Il primo giorno del terzo anno, fu amore a prima vista.
Nessuno dei due avrebbe mai immaginato che avessero potuto sposarsi, avere dei figli, comprarsi una villa nel centro della cittadina e aprire un lavoro in proprio.
 
Dopo essersi fatto una lunga doccia rinfrescante, il sig Verdic si mise a preparare il pranzo per lui e il resto della famiglia.
Poco dopo rincasò Laura, mentre Helena stava finendo di parlare al telefono con Morgan.
La donna, poggiò le buste della spesa appena fatta sul tavolino della sala. Era una stanza molto ampia e una grande porta finestra ne illuminava ogni angolo. La sera tutta la famiglia si sedeva sul divano e, quando possibile, contemplavano le stelle. Si vedeva ogni costellazione, ogni singolo corpo luminoso risaltava come un diamante sopra del velluto nero.
Quella casa, oltre ad un meraviglioso interno, aveva un giardino ben curato, la veranda dietro e una parte rialzata completa di telescopi, microscopi, lenti di ingrandimento, binocoli e tutto ciò che serviva per analizzare l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande.
Adrian, il fratello minore di Helena, aveva una passione sfrenata per l’astronomia e pur frequentando ancora il quarto anno del liceo scientifico, aveva già in mente l’università da prendere.
I genitori credevano in lui, perché ci metteva passione ogni volta che parlava di quella o questa costellazione.
Aveva frequentato un corso per orientarsi guardando le stelle.
Gli piaceva, quindi riusciva bene.
Helena invece, come al solito, non coglieva quella sottigliezza che il fratello trovava in tutto, quel dettaglio magico che ti fa amare qualcosa. Niente, aveva provato anche lei a frequentare qualcosa di simile ma dopo la prima lezione decise di mollare tutto.
In compenso le piaceva ascoltare i problemi degli altri; era davvero un ottima psicologa. A scuola la chiamavano ‘dottoressa’ e ne andava parecchio fiera. Era una delle poche cose in cui riusciva: aiutare.
Aiutava gli altri a risolvere i loro problemi ma di lei non si preoccupava più di tanto, preferiva sfogarsi scrivendo.
Si, scrivendo storie.
Passava da un genere all’altro come se fossero stuzzichini per assaggiare i diversi piatti. Lei parlava di se in quei testi, lo faceva in maniera indiretta. Adorava che gli altri leggessero le sue storie e commentassero con degli aiuti, gli stessi che le sfruttava nella vita reale.
Un altro suo pregio era l’amore per la lettura. Nessuno in famiglia leggeva molto, neanche il fratello.
Helena invece, ogni settimana cambiava libro. Non solo, riusciva a leggere due libri contemporaneamente, una sera leggeva un pezzo del primo e la sera successiva un po’ del secondo. A volte faceva confusione con i personaggi e quando raccontava la trama a Morgan c’era veramente da ridere.
 
Finita la chiacchierata con il ragazzo, finalmente Helena era rientrata.
Mentre erano a fare spesa, lei e la madre si erano perse un attimo di vista perché la donna era entrata in un negozio dove la figlia non aveva mai messo piede.
Aveva un nome strano, del quale Helena non ricordava neanche una lettera o magari i colori dell’insegna all’ingresso.
Aveva solo un brutto ricordo di quel negozio.
Quando era piccola, il sabato pomeriggio, la mamma la portava a fare compere e le prendeva sempre una caramella alla fine della spesa.
Un giorno, Helena si perse e per sbaglio entrò in quel negozio. Chiese aiuto ai commessi, ma nessuno la ascoltò e così, tra gente che non conosceva e gente che la ignorava come se non esistesse, contando ‘sulle sue forze’ trovò l’uscita. Ma quei dieci minuti furono terrificanti per lei.
Appena fuori da quell’incubo c’era mamma Laura che la aspettava quasi piangendo.
Poi ci fu un abbraccio, di quelli che solo le mamme sanno dare, che ti stringono il cuore, che ti fanno semplicemente star bene.
Questo è l’unica cosa che è ancora nella mente di Helena di quel negozio. Nient’altro.
 
Dopo essersi ritrovate, le due erano uscite dal centro commerciale senza altri intoppi e con due belle buste piene di cianfrusaglie varie che ora poggiavano sul comodo tavolo del salone.
Helena insistette per aiutare la madre a sistemare le cose appena comprate e dopo svariati tentativi la donna acconsentì.
Quasi alla fine della prima busta, Helena trovò un libro. Si intitolava ‘entra nella mia vita’ e la scrittrice era una certa Clara.
Letta l’introduzione, la ragazza diede uno sguardo veloce alle pagine centrali del libro: odoravano di nuovo.
C’era qualcosa però, qualcosa che non andava.
Poi le immagini nella sua mente si fecero via-via più nitide, il misterioso negozio vendeva libri.
E quello aveva lo stesso odore del locale in cui Helena si era persa.
   
 
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