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Autore: ADDICT    06/06/2013    1 recensioni
Non ci credo. Non c’è nessuno in giro eppure al MIO baracchino c’è coda. Un ragazzo un po’ più alto di me con i capelli castani disordinati sta ordinando un gelato. Non riesco a vederlo in faccia ma poco importa: deve muoversi o io non prenderò il mio caffè, arriverò tardi a lezione, mi addormenterò sul banco, verrò bocciata all’esame, e mi troverò fra qualche anno a gestire un lurido locale sulle autostrade con tanto di divisa rossa e cappellino da idiota con stampato il mio nome sopra.
Tutto se lui non si muove. Passano i minuti e noto che il ragazzo ha delle difficoltà a parlare italiano. Probabilmente è straniero. O idiota. Vada per la seconda.
- Non capisco, quanti soldi pagato?- chiede al venditore ambulante.
- Sono due euro,amico – spiega l’altro.
Mi piacerebbe dargli un calcione del sedere, urlargli che la sua lentezza è straziante ma appena vedo che il ragazzo tira fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni non posso che rimanere in fissa su due cose: primo, il suo sedere, non è proprio niente male. Pervertita!
Secondo: il mio sguardo è catturato dalle sue mani. Sono sempre stata fissata con le mani. E le sue sono proprio stupende.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sofia
 
Due ore.
Sono chiusa in camera di Giulia da due ore circa. Credo morirò a causa dell’odore di smalto, schiuma per capelli e cianfrusaglie varie. La mia amica ha deciso di allestire una sottospecie di salone estetico nella sua camera. E la cliente sono io. Magnifico. Mi ha truccata, sistemato i capelli, mi ha vestito. Mi sento un po’ Anne Hathaway in Pretty Princess quando mi fa girare sulla sedia con le rotelle e mi fa specchiare, soddisfatta del proprio lavoro di restauro.
Mi avvicino allo specchio con gli occhi sgranati e noto con piacere che le mie ciglia con il mascara hanno preso una direzione decente e i miei capelli sono stati momentaneamente domati.
-Bhe? Non dici niente? – si spazientisce la mia amica.
Sempre guardando la mia immagine riflessa tendo una mano verso lo specchio e con vigore affermo
–Ciao! Tu chi sei? Ci conosciamo? –
Non ho finito di presentarmi alla me stessa nello specchio che ricevo una piccola sberla sulla nuca da Giulia, e io ridacchio.
-Grazie Giuls, davvero. Non dovevi. Non mi riconosco nemmeno! –
Mi alzo e l’abbraccio.
Lei mi abbraccia poi mi guarda un secondo negli occhi, poi con aria saccente scuote la testa.
-c’è qualcosa che non va e tu non me lo dici. C’entra qualcosa il colore dello smalto? Si può sempre camb…”
Non la faccio finire perché scuoto energeticamente la testa mordicchiandomi l’interno di una guancia.
-No, non è per lo smalto. O per i capelli, o per i vestiti. Quanto più per il cantante inglese che fra mezzora devo incontrare in centro a Milano, che io non conosco, e con cui non potrò mai avere una storia.- borbotto.
-Oh…- è confusa e non sa come confortarmi, lo so.
Mi lascio cadere nuovamente sulla sedia davanti allo specchio e comincio a massaggiarmi le tempie con la punta delle dita.
-Ma cosa sto facendo?- sussurro.
-Smettila Sofi, smettila dai. Non devi mica sposarlo, lo sai? Ci esci insieme una volta, vi divertite, vi salutate e tanti cari saluti.- dice.
-Forse hai ragione, ma ancora mi chiedo che cosa io stia facendo. Devo essere impazzita. Non c’è altra spiegazione.
-Dai ora esci che il tuo cantante spericolato ti aspetta.- mi incoraggia.
E detto ciò prendo il casco grigio della mio motorino ed esco schioccandole un bacio sulla guancia. Inforco il mio amato motorino e lo faccio partire. Direzione Centro.

 
Rileggo il fogliettino che mi aveva lasciato Louis prima di lasciarmi andare il giorno prima dove c’era scritto il luogo e l’ora del nostro incontro.
Era stato così dolce, mi aveva rincorso mentre un addetto alla sicurezza mi stava accompagnando all’uscita e dopo avermi sussurrato all’orecchio “Non vedo l’ora di domani” mi aveva preso la mano e lasciato questo piccolo bigliettino spieghettato.
Sono ferma al semaforo e sono in ritardo. Ormai è abitudine. Ma che cavolo! Questa volta non era colpa mia! Sono uscita puntuale ma il traffico di questa città mi sta impedendo di arrivare in orario.
Verde.
Do gas al mio motorino e in due minuti sono arrivata in Cordusio, ho appuntamento con Louis proprio in centro davanti al portone dell’immenso Duomo. Sono in ritardo di dieci minuti e comincio a correre, dopo aver parcheggiato, e lo vedo.
In tutta la sua magnificenza. 
E’ troppo bello. Lui continua a guardarsi in giro preoccupato, probabilmente teme che io non venga. Ma glielo avevo promesso.
Indossa una maglietta bianca, pantaloni verdi, una felpa blu e le superga ai piedi.
Per un attimo incrocia il mio sguardo ma poi lo distoglie subito.
Oh cavolo, non mi ha riconosciuto. Perfetto, andiamo bene.
Cosa cavolo mi è venuto in mente?
Giro i tacchi e faccio per andarmene, poi ci ripenso e mi blocco sul posto, mi rivolto e faccio un altro passo verso di lui ma mi fermo ancora.
Mi sta guardando.
Sono immobile, una statua.
I piedi sembrano essersi incollati al cemento per il troppo caldo.
Devo avere un’aria terribilmente stupida.
Lui continua a fissarmi serio.
Poi inarca le sopracciglia e…scoppia a ridere!
Santo cielo! Ma che problemi ha?
Sono leggermente infastidita, non capisco perché ride.
Incrocio le braccia portandomele al petto, mi mordo un labbro e comincio a pestare a ritmo il piede per terra aspettando che la pianti.
Intanto lui ha cominciato a ridere sempre più forte tenendosi la pancia con le mani.
Davvero carino.
-Sei carina con quel coso. – dice tra le lacrime. 
Coso?
Quale “coso”?
È impazzito per caso?
Lui evidentemente comprende la mia confusione e smette di ridere, ma sempre sorridendo si avvicina a me.
Poi mi mette le mani sotto il mento e slaccia una sicura.
Un momento.
Sicura?
No. Ti prego dimmi che non ho davvero tenuto in testa il casco.
Prima figura di merda fatta. Mi appunto una V su una lista immaginaria nella mia testa delle probabili mie figure di merda in un'uscita con Louis Tomlinson.
Divento rossa come un peperone e me lo tolgo velocemente, forse troppo velocemente perché nel toglierlo glielo sbatto sul mento.
Figura di merda due. Seconda V. Dai che andiamo benissimo così!
Ma lui continua a ridere come uno scemo.
Solo in quel momento mi rendo conto che devo avere dei capelli tremendi.
Di bene in meglio insomma.
-Ciao- sbiascico guardandomi le mani, molto in imbarazzo.
-Ehi, sei stupenda. – e portando un dito sotto il mio viso me lo alza e mi guarda negli occhi.
Non posso fare altro che perdermi nei suoi occhi cristallini. 
Sono come il mare.
Terribilmente profondi.
Potrei stare ore a guardarli.
-Dove andiamo? – chiede curioso, allontanandosi di poco. Uff.
- Che domande! Ti porto a vedere Milano, l’hai mai vista? – rispondo decisa, alzando gli occhi al cielo.
Sorride divertito scuotendo la testa, ma non mi ha ancora dato una risposta che decido di prendere l’iniziativa, mi volto e comincio a camminare in direzione del mio meraviglioso veicolo dove all’interno ho un secondo casco.  Un casco terribile in effetti, viola, con scritte sbianchettate su un lato e stelle rosa fulo sull'altro.
Glielo porgo, lui mi guarda scettico quando salgo davanti determinata a guidare io perché dubito che un cantante milionario sappia guidare un motorino. Si siede dietro di me e si tiene sui manici del motorino posti a lato del suo sedere.
Poi partiamo.
Ha tutta l’aria di essere un appuntamento in stile Vacanze Romane.
Solo che io non sono Audrey Hepburn, e lui…bhè…lui non è Gregory Peck, è molto meglio.
Comincio a fare un giro per Milano, guidando come una pazza, indicandogli i luoghi più belli, da Via Torino a Via Montenapoleone, dall’Arco della Pace ai navigli.
Lui sorride divertito e continuiamo a parlare.
Ad un certo punto ad un semaforo, toglie le mani da dietro il motorino dove si teneva aggrappato e mi cinge la vita con le braccia.
Una scarica di adrenalina mi invade, sentendo le sue braccia a contatto col mio corpo. 
Io smetto di respirare.
Fisso per un momento le sue splendide mani.
Poi sento il suo respiro sul collo e non potrei essere più felice, e sorrido silenziosa.
Ripartiamo felici come non mai, e torno verso il centro-città, al Parco del Castello.
  
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