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Autore: germangirl    06/06/2013    8 recensioni
Un viaggio in un paese lontano.
Un invito in un luogo del cuore.
Un evento che scuote la loro vita.
Insomma, un'estate speciale.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'estate speciale'
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CAPITOLO 2 – BUONI PROPOSITI

… e mi trovo davanti lei, con quel suo vestitino chiaro che le lascia scoperte le spalle e le lunghissime gambe, dato che le arriva poco sopra le ginocchia, e con le sue amate scarpe tacco 12. Mi sembra di rivivere la scena della puntata di Natale di Castle.

Rimaniamo entrambi a guardarci imbambolati per una manciata di secondi, finché mi scuoto dal torpore in cui sono piombato e le chiedo cosa ci fa davanti alla mia porta.

“Scusa Nate, volevo solo salutarti, ma vedo che stai uscendo…”

“Sì… no… ecco… beh… insomma… stavo venendo da te.” Mi lancia un’occhiata delle sue e poi si apre, di nuovo, quel meraviglioso sorriso sul suo volto.

“Mi fai entrare o rimaniamo a chiacchierare sulla porta?”

“Sì, scusa, vieni, entra pure. Ti va di bere qualcosa?”

“Sì, grazie…”

Aspetta un momento. Realizzo solo adesso che Stana è venuta da me quando io stavo per andare da lei! E’ proprio vero che siamo in sintonia. Le preparo un Martini, so che le piace tanto, poi la raggiungo e ci sediamo sul divano uno davanti all’altra, osservandoci quasi con imbarazzo.

“Perché sei qui, Stana? Ci siamo già salutati al ristorante…”

“Vero, però mi ero dimenticata una cosa… E tu perché volevi venire da me?”

“Beh… ecco… vedi… io volevo chiederti una cosa.” Ha uno sguardo al tempo stesso curioso e imbarazzato, ma c’è sempre quel suo sorriso che mi lascia senza parole. Devo essermi incantato a guardarla, perché lei, dopo un po’, mi mette una mano su una gamba e mi chiede: “Nate? Ci sei? Cosa volevi chiedermi?”

“Sì, scusa, è che sei così bella quando sorridi che perdo il filo!”

Rotea gli occhi e arrossisce. “Sei sempre il solito adulatore…”

Prendo un bel respiro e vado. “No, davvero. Il tuo sorriso è meraviglioso! Comunque, ti volevo chiedere… non è che ti andrebbe di venire con me a Edmonton? Quando torni dalla Mongolia, intendo. E se non hai di meglio da fare, chiaro. Ah, naturalmente sarò un gentiluomo o meglio, sarò il gentiluomo che tu vorrai che io sia…. Potrei anche essere un bad boy, se tu mi preferissi così…” Aggiungo malizioso.

Wow, mi sono un po’ incartato ma gliel’ho chiesto sul serio!

“In effetti mi piacerebbe tornare da quelle parti. Sai, da quando i miei si sono trasferiti in Illinois non ho più molte occasioni di visitare il Canada. Mi manca la natura….”

No, aspetta un momento. Ha davvero detto di sì? Non sto sognando? Evvai!

“Oh, se è la natura che ti manca, lì ce n’è in abbondanza: c’è un parco non lontano dalla nostra casa con degli alberi secolari e poi ci sono i laghi, oh Stana, sai che in questo periodo dell’anno hanno dei colori bellissimi! Mio padre portava sempre me e mio fratello a pescare da quelle parti quando eravamo bambini. Sono sicura che ti piaceranno!”

Mi guarda con tenerezza e sussurra: “Sei molto legato a quella zona, vero?”

“Sì, mi riporta alla mia infanzia… quando sono lì torno bambino!”

“Oh, Fillion, non ci vuole un grande sforzo per quello… spesso ti comporti come un bimbo di 6 anni nascosto nel corpo di un adulto!”

Le lancio un’occhiataccia ma davanti al suo sorriso non c’è niente da fare, capitolo immediatamente. Ci guardiamo negli occhi per un momento, poi mi ricordo che lei è venuta da me, così le chiedo: “Ehy, un momento, ma cosa ti ha spinto a venire qui da me?”

“Ah… già… sì… vedi… avevo dimenticato una cosa. Anzi, avevo scordato di fare una cosa, che dovevo assolutamente fare prima di partire.”

Si avvicina ancora di più a me, mi accarezza delicatamente il volto, prendendomi in giro per non essermi fatto la barba e poi, improvvisamente, mi bacia. Lì per lì rimango congelato come uno stoccafisso e il cervello va in blackout totale, ma poi le poche sinapsi che sono sopravvissute superano lo shock e mi spingono a partecipare attivamente. Con un braccio la avvicino a me e appena schiude le labbra ne approfitto per approfondire il bacio, mentre le accarezzo una gamba e mi ritrovo con le sue mani che mi stringono la camicia, quasi a volermi tenere stretto a lei. Ma io non ho alcuna intenzione di allontanarmi…

Se è un sogno non svegliatemi, vi prego.

Mai più.

Non so per quanto tempo andiamo avanti a baciarci come due adolescenti, finché lei si stacca, delicatamente, appoggia la fronte alla mia e sussurra, con un respiro leggermente affannato: “Nate, non sai da quanto avevo voglia di farlo… Però ci dobbiamo fermare qui, altrimenti non me ne vado più…”

“No… aspetta… non puoi fare così… ti prego… rimani con me… poi non ti vedo per un sacco di tempo… mi mancherai, Stana, non sai quanto… e poi abbiamo tante cose di cui parlare….”

Chiude gli occhi e sospira. Sembra combattuta fra l’idea di rimanere con me e il proposito di andarsene; poi si alza dal divano, si dirige verso la porta, all’ultimo momento si volta verso di me e mi dice, con un tono quasi accorato: “Aspettami. Vado in Mongolia e torno. Ti prego, aspettami…”

E’ uscita.

L’uragano Katic mi ha travolto e mi ha lasciato totalmente stordito. Ma mi ha baciato. Aspetta, me lo ripeto per sicurezza.

Mi.

Ha.

Baciato.

Sissignore, non eravamo sul set (ah no, non assomigliava nemmeno lontanamente a uno di quei baci a stampo che ci scambiamo dopo il ciak) e non me lo sono sognato. Mi do anche un pizzicotto per accertarmi di essere sveglio. Ahi! Sì, sono decisamente sveglio. E sobrio. Ora devo solo aspettare più o meno sei settimane per stringerla di nuovo a me. E che ci vuole? Sei settimane passano presto. No, un momento. Accidenti, è un mese e mezzo. OK, intanto vado a dormire. Ci penserò domani. Non faccio in tempo a raggiungere la mia camera che mi arriva un sms. Afferro il cellulare e sul display appare il suo nome. No, non dirmi che ha cambiato idea. Non dirmi che si è pentita….

“Nate, baciarti è stato titillating. Ho ancora il batticuore come se fossi una ragazzina… Ti prego, aspettami. Non vedo l’ora di tornare da te. E tieniti questa cosa solo per noi, ok? Non mi va di darla in pasto ai giornalisti. Ti voglio solo per me. Love ya. S.”

Ricomincio a respirare. Oddio, questa donna mi manda già al manicomio… Ma mi fa sentire vivo. Come non mi succedeva da tempo! Le rispondo subito.

“Non ti dico quale effetto ha fatto a me baciarti, altrimenti diventa una hotline *_* Sarei pronto ad aspettarti anche tutta la vita. Ma torna presto, ti prego. Our secret’s safe with me. Dormi bene e fa’ dei bei sogni. I miei saranno spettacolari perché ci sarai tu di sicuro. Bacio. N.”

L’indomani mi sveglio intenzionato a far fruttare questi giorni di lontananza. Ho deciso che, per quando sarà tornata, mi troverà molto più in forma. Huertas ha ragione, ho messo su troppi chili negli ultimi tempi e non va bene. Tanto più adesso che ho un buon motivo per ritornare il figo pazzesco che ero nel 2009. Dunque, facciamo una lista.

Punto primo. Innanzitutto devo controllare l’alimentazione. Apro il frigo e vedo che ci sono un sacco di cose ipercaloriche. Fillion, non ci siamo. Oggi si va al supermercato a comprare la verdura. Bene. Poi…

Punto secondo. Dunque… sì, attività fisica. Da oggi si va a correre ogni mattina.

Punto terzo. Mi devo tenere occupato, così evito di pensare a Stana in Mongolia e a quanto mi manchi. Ed evito di pensare a quanto ho fame! Mi piacerebbe organizzare qualcosa per l’associazione no profit che ho co-fondato, Kids need to read… Magari un evento di beneficienza… sì, questa è una buona idea.

Rinfrancato dai miei buoni propositi, decido di dare subito inizio alla nuova fase di Fillion: bevo una spremuta d’arancia al volo, mi infilo una T-shirt, un paio di pantaloncini, le scarpe da ginnastica, prendo il cellulare per ascoltare la musica, inforco gli occhiali da sole e parto. Il lungomare di Santa Monica è gremito di persone che passeggiano, corrono, vanno in bici, in skateboard, in monopattino: ci sono giovani tutti muscoli, ragazze in shorts (ma non le guardo, o almeno non faccio loro la radiografia come invece succedeva fino a ieri), bambini e anziani … un bell’insieme di umanità assortita. Mi metto le cuffiette, cerco un po’ di musica sul cellulare e comincio a correre, sforzandomi di mantenere un’andatura regolare e sostenuta, ma dopo 10 minuti mi sembra di avere i polmoni in fiamme, il cuore sottosopra e le gambe mi pesano come macigni. Ha maledettamente ragione Huertas. Sono proprio fuori forma. Non mi do per vinto e cerco di resistere, ma dopo pochi minuti sono costretto a rallentare per evitare che mi prenda un infarto. Proprio in quel momento suona il cellulare. Neanche a farlo apposta, è proprio Huertas.

“Puff… Pant…. Jon…”

“Bro, stai bene?” Mi risponde con un tono di voce allarmato. Evidentemente deve essersi accorto che sto per morire.

“Sì… puff… tutto a posto… cough… sto facendo… jogging… a Santa Monica…”

“Bro, tu fai jogging? E da quando? Ci credo che tu abbia l’affanno, pigro come sei! Com’è che ti è venuta questa idea?”

Decido di fermarmi del tutto. Non ho fiato per correre, figurati se ce la faccio anche a parlare. “Huertas… ho solo… deciso… di rimettermi… in forma… Approfitto… delle ferie… tutto qui. Cosa… posso… fare per te?”

“Mmmmhh… tu mi nascondi qualcosa, bro. Ti ho chiamato per chiederti cos’era tutto quello strofinarvi ieri sera a cena.” Lo dice con un tono appena appena malizioso.

Ops, mantenere il segreto si rivela già impresa ardua.

“Mah… niente… Stana e io siamo solo amici…”

“Sì, certo, e io stamani ho visto un elefante volare nel cielo di Venice e atterrare direttamente sullo yacht tutto rosa di Barbie, scortato da due tomcat* pilotati da Minnie e Topolino. Allora, l’hai invitata?”

“No… come avrei potuto? C’eri anche tu ieri sera alla cena, no?”

“Fillion, sei una delusione.” Me lo dice con lo stesso tono schifato che aveva usato Esposito per dichiarare che la dignità di detective di Ryan era morta quando si era rifiutato di continuare a indagare su chi fosse il misterioso fidanzato di Beckett. Poi aggiunge: “Comunque, se vuoi imparare da un professionista della forma fisica, chiamami: ho una lunga esperienza in merito. E ricordati di fare stretching al termine della corsa, altrimenti domani non ti alzi dal letto!”

“OK, Huertas, agli ordini! Grazie mille per la tua offerta, ci penserò.”

Chiudo la chiamata e ricomincio a corricchiare. L’idea di Huertas come personal trainer non è malvagia: è un amico e, in effetti, ha una forma invidiabile. Potrei approfittarne finché è a Venice… Resisto per un altro quarto d’ora e poi sono costretto a fermarmi di nuovo. Sì, ho decisamente bisogno di qualcuno che mi rimetta in sesto. Mi allungo un po’, distendo gambe e braccia e poi torno verso casa.

Dopo una doccia corroborante, faccio la lista della spesa e vado al supermercato. Solo cibo sano. Quando torna, quella donna dovrà essere fiera di me.

Nel pomeriggio decido di dedicarmi al progetto per la mia fondazione. Dunque, chi potrei contattare…. Ma sì, un altro capitano speciale: William Shatner, il mitico capitano Kirk della Enterprise! L’ho conosciuto recentemente e lo reputo una persona splendida. Sono sicuro che accetterà di buon grado di partecipare a questo progetto. E’ un vero filantropo e, più che altro, è un tenerissimo nonno, che si prende cura dei propri nipotini. E poi, fra capitani di astronave, ci intendiamo! Accendo il mio portatile per accedere alla mia casella di posta elettronica, quand’ecco che la stanza si riempie della musichina che annuncia “You’ve got mail”. Clicco sull’icona e….

 

Nota dell’autrice:

* Scusate, sono una vecchia fan di JAG e mi sto riguardando, per l’ennesima volta, le repliche!

Comunque, ebbene sì, alla porta era proprio lei! Che, povera creatura, s’era dimenticata di fare una cosa. E non poteva proprio partire senza averla fatta…. Riuscirà il nostro Fillion a mantenere i suoi buoni propositi? E chi mai gli avrà scritto?

Grazie, davvero di cuore, per aver letto anche il secondo capitolo.

Baci,

Germangirl

  
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