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Autore: Aleviv    07/06/2013    1 recensioni
In un mondo sottoposto all'autorità di un terribile tiranno, Atanvar comincia a ricordare il suo passato dimenticato, scoprendo la verità sulla sua esistenza. Riuscirà a portare alla luce la verità sulla tragedia nascosta nella sua memoria?
"Spesso, quando abbiamo paura, cerchiamo un posto dove nasconderci. Cerchiamo qualcuno più forte di noi che ci protegga. Cerchiamo un qualcosa che ci faccia evitare di affrontare il problema.
Ma non sarebbe meglio combattere? Mettersi in gioco e dimostrare a tutti che non abbiamo timore di nulla?
Perché questo mondo si divide in persone deboli e persone forti?"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XX : La tragedia del silenzio.

Dean e Alyon si guardavano negli occhi,  scontrandosi con lo sguardo.   Adesso erano finalmente faccia a faccia,  e solo uno dei due sarebbe potuto andare via.  Sly, Caryl e Toby erano ancora paralizzati, con uno sguardo vuoto, simile a quello dei morti.  Non riuscivano ancora a capire cosa stava succedendo.
« Visto che non vuoi collaborare, è giunto il momento di eliminarti.  Peccato, mi stavi simpatico.  Hai delle ultime parole? » Disse l’imperatore, sorridendo.   Poi strinse il manico dello spadone,  tutto sporco di sangue, e portò la gamba destra in avanti,  pronto ad avanzare.  « Anzi no,  non hai diritto a delle ultime parole. » Gridò,  sparendo improvvisamene e lasciando dietro di se un lieve fumo di polvere.
Ricomparse avanti a Dean,  e agitò la sua arma per colpirlo.  Il ragazzo schivò il suo attacco, così come i successivi, continuando ad indietreggiare.  Fortunatamente era molto agile grazie all’addestramento che aveva praticato nell’esercito.
« Non fai altro che ritardare la tua morte. » Disse L’imperatore, continuando a sferrare fendenti senza fare il minimo sforzo. Nonostante quell’arma sembrasse molto pesante a causa delle sue dimensioni, Alyon sembrava maneggiarla facilmente, come se fosse un tutt’uno con il suo corpo.  « Se ti comporti bene ti ucciderò velocemente, senza farti soffrire. »
« Io non morirò per mano tua! » Rispose Dean, scivolando sotto la spada e correndo in avanti, per poi girarsi verso il tiranno.
« Come vuoi. »
Alyon si fermò.  Portò lentamente la lama dello spadone dietro la sua testa,  si mise in posizione di combattimento e chiuse gli occhi. L’aria cominciò a raffreddarsi e il vento si fermò, lasciando scivolare dolcemente le foglie degli alberi sul terreno.  Il suo corpo sembrò come avvolto in un’aura oscura, terrificante. Non si muoveva, ne faceva alcun movimento, ma non appena aprì gli occhi a Dean gelò il sangue nelle vene.  Il suo sguardo era cambiato, era diventato freddo,  spietato.  Non trasmetteva alcuna emozione, se non tanta voglia di uccidere e di sangue.  Non era come gli altri mostri che aveva visto, era diverso.  Anche lui, nonostante la sua voglia di vendetta, non assumeva quell’espressione agghiacciante.
Anche lui rimase immobile, bloccato dalla paura.  Era paralizzato, come quando gli era stato iniettato quello strano liquido da Bastian. Ma questa volta era la paura a fermarlo, una paura che non aveva mai provato prima.
Era la paura di morire.
L’imperatore si mosse  velocemente e, prima che Dean se ne accorgesse, era davanti a lui, con la lama puntata alla gola. 
Il tempo sembrò fermarsi. Il sudore che fino a quel momento stava scendendo dalla fronte del ragazzo si fermò, così come il suo tremare.  In quell’istante tutto sembrò calmarsi, la paura svanì, lasciando spazio a sensazioni che non avrebbe mai immaginato di provare.  Vide la sua vita passargli davanti,  i suoi genitori,  la sua sorellina,  gli anni nell’esercito, Colin, il momento in cui aveva visto i signori della morte,  la sua trasformazione in mostro, l’incontro con Sly … Rivisse tutti quei momenti in quell’unico istante, l’istante in cui capì che aveva fallito. Tutti quegli sforzi per cosa?  Per morire senza essere stato capace di fare nulla.  Aveva creduto in se,  si era dato forza, e poi si era reso conto di essere sempre stato debole. Che non importava avere coraggio, che la paura era più forte di ogni altra cosa.
Fissò l’arma che lo stava per trafiggere,  guardando il suo riflesso nella lama sporca di sangue.  Fissò i suoi occhi verdi, gli occhi che a sua sorella piacevano tanto. 
«Mi piacerebbe tanto avere gli occhi del tuo colore. » Diceva sempre, fissandosi allo specchio. Diceva di odiare il suo aspetto,  il suo essere pallida, i suoi capelli neri.  Voleva essere più colorata, essere più forte. Voleva correre ed essere bella come tutte le altre bambine.  Si guardava i suoi piccoli occhi marroni ogni giorno, sperando cambiassero.  E nonostante sua madre le ripetesse quanto fosse bella,  lei continuava a non crederci.  Sorrideva solo quando il suo fratellone le stringeva la mano e poi l’abbracciava, chiamandola principessa.
Almeno sto per raggiungerti … e staremo di nuovo insieme.  Questa volta per sempre.  E recupereremo tutto il tempo perso.  Pensò,  abbozzando un sorriso.
Improvvisamente il suo cuore smise di battere.
Il vento che poco prima si era fermato a causa del tremendo potere dell’imperatore ricominciò a soffiare, più forte che mai.   Le foglie volarono nuovamente via,  liberando il terreno.
La lama toccò la gola di Dean, facendo scorrere le prime gocce di sangue. Queste si fermarono a mezz’aria, come solidificate.  L’uomo si immobilizzò,  e un enorme luce fuoriuscì dal corpo di Dean, allontanandolo.
Quella luce sprigionò una forza enorme, che cambiò il colore del cielo, che passò dall’arancione al bianco. Il terreno si congelò completamente, così come gli alberi della foresta e i corpi dei suoi tre amici.
Dean cominciò a fluttuare, avvolto in quel bagliore, senza capire cosa stesse succedendo.  Nonostante tutto intorno a lui si stesse tramutando in ghiaccio, lui si sentiva accarezzato da un forte calore. Per un attimo chiuse gli occhi, cullato da quella luce. Poi li riaprì,  facendoli assumere un colorito argenteo.
« Tu … cosa stai facendo?! »  Gridò l’imperatore, immobilizzato.  Lentamente, il ghiaccio stava ricoprendo il suo corpo.
Dean lo fissò dall’alto,  senza paura.  Tutti i sentimenti che aveva provato poco prima erano svaniti, si sentiva vuoto ma allo stesso tempo pieno di vita.  Non appena i loro sguardi si incrociarono il ragazzo riuscì a capire i pensieri della persona che aveva davanti,  cosa provava, cosa gli era successo.  Scoprì il suo nome,  cos’aveva passato da giovane, e cosa l’aveva spinto a diventare quello che era.
«Alyon … » Disse, con uno strano tono di voce.  Era più dolce del suo,  più debole,  simile a quello di un bambino.  «  Il tuo passato non giustifica i tuoi mali. »
« Come osi chiamarmi così! » Gridò L’imperatore,  muovendosi nonostante il ghiaccio che lo stava trattenendo. « Io non sono Alyon, io sono l’imperatore supremo! »
« So quello che provi, lo vedo dai tuoi occhi. »  Esclamò Dean, mentre Alyon si avvicinava sempre più a lui. Scese lentamente, fino a toccare il suolo.
« Cosa credi di sapere tu di me, eh?  È arrivato il momento della mai rivincita. Il falso principe adesso è il padrone del mondo!  Nonostante quello che pensava la gente di me sono arrivato fin qui, non mi farò fermare da una cavia. » Rispose quello, arrivando faccia a faccia con Dean,  con il ghiaccio che gli copriva mezzo corpo.
«Tu volevi solo essere accettato. Non volevi questo, io lo so … Ma potevi dimostrare il tuo valore in altri modi.  Causare sofferenza agli altri solo perché tu hai sofferto, cosa ti ha provocato ? Ti sei sentito bene?   Il vuoto dentro di te si è riempito?  Sappiamo tutti e due che continui a provare rimorso per quello che hai fatto alla tua famiglia, nonostante la odiassi.  Tu non eri come loro, tu eri migliore.  Ti sei abbassato al loro livello, ed hai continuato a farlo, sperando di poter annegare il tuo senso di colpa nel sangue. »
« No … non è così … » Sussurrò Alyon, cominciando a tremare. Il ghiaccio gli aveva quasi coperto il viso, ma lui resisteva,  fissando gli occhi argentei di Dean senza timore,  rispondendo sicuro di se.
« Se potessi cambiare il passato, lo faresti? »
Quella domanda lo colse impreparato.  Ormai era lì, bloccato, per la prima volta.  Nessuno l’aveva mai sconfitto, ne umiliato da quando aveva sterminato la sua famiglia.  Era diventato un tiranno,  l’imperatore supremo.  E tutto quello che aveva detto il ragazzo era vero, ma non voleva ammetterlo.   Ormai aveva intrapreso una strada che non poteva più cambiare. Il suo cammino era stato macchiato dal sangue,  la sua anima era caduta nell’oscurità.  La sua recita doveva continuare fino alla fine, e finire in grande stile.  Avrebbe riunito i mondi e avrebbe continuato a combattere, uccidere, fino a quando la morte non l’avrebbe preso e sarebbe poi passato alla storia come il creatore del nuovo mondo.
«No. » Rispose,  mentendo.
Il  ghiaccio coprì anche gli ultimi pezzi del suo corpo, immobilizzando l’imperatore. Anche in quella forma il suo sguardo era rimasto fiero e sicuro. La sua determinazione era più forte di ogni altra cosa.
« Io non sono come te. » Esclamò Dean, toccando la spalla della statua ghiacciata. « Ho sbagliato anch’io, nella mia vita, ma riconosco i miei errori. Ho ucciso,  con aria indifferente, senza provare alcuna emozione.  Poi ho cominciato a ricordare il mio passato,  mi sono fatto prendere dalla rabbia e sono diventato un mostro.  Nonostante io sia riuscito a controllarlo, i miei peccati non saranno mai cancellati ed anche la mia anima, come la tua,  è stata sporcata dal sangue. » Non sapeva perché diceva quelle cose, ma la luce che lo avvolgeva lo spingeva a parlare, nonostante Alyon fosse congelato.  Come se potesse ancora sentire,  come se quelle parole penetrassero attraverso i l ghiaccio e potessero entrare nel suo cuore,  aiutandolo.
«  Ma io ho finalmente capito qual è il mio destino.  Ho avanzato, con il solo scopo di eliminarti per evitare che altri innocenti soffrissero, ma adesso è diverso.  Qualcosa, dentro di me, sta dicendo che è finita.  Ma questo mondo ha sofferto troppo per tornare come prima.  Io sono destinato a spezzare la maledizione,  ma, anche se lo facessi, qualcuno tornerebbe a sbagliare e si ritornerebbe allo stesso punto in cui ci ritroviamo noi.   È il momento di porre fine a questa tragedia,  e farla rimanere nel silenzio … per sempre. »
La luce divenne sempre più forte, travolgendo completamente la foresta e per poi spostarsi per il resto del regno. Il tempo si bloccò, e quel bagliore travolse tutti, senza nessuna eccezione,  ricoprendo di ghiaccio tutto il mondo.   Subito dopo quella calda luce s’intensificò  e avvolse quello strato di ghiaccio, rompendolo e facendolo scomparire in piccole sfere luminose.
«Arriverà il giorno in cui le sofferenze degli uomini finiranno. Il giorno in cui la luce supererà l’oscurità e il freddo della tristezza sarà abbattuto dal calore dell’affetto e dell’amore.  E sarà quello il momento in cui tutto il male sarà dimenticato, e ricordato solo da alcuni, in modo che nessuno possa ripetere gli errori commessi in precedenza.  E la storia del vecchio passato sarà tramandata di generazione in generazione,  come una leggenda.  Una storia che sarà ricordata come … “La tragedia del silenzio.” »
 
Un cielo azzurro e limpido faceva da sfondo ad un enorme mondo ricoperto da paesaggi magnifici, da fiori dai mille colori e profumi,  ammirati in ogni dove.  Tutti vivevano in pace, aiutandosi l’un l’altro,  decidendo insieme per il bene del regno. Ogni lato della terra aveva le sue caratteristiche, che non potevano essere imitate in alcun modo.  Nessuno invidiava l’altro per le proprie specialità, ma le condividevano senza creare problemi.
In un piccolo villaggio vicino ad un fiume,  la notte era appena calata e tutti i bambini si erano radunati intorno al fuoco,  seguiti poi dalle loro madri.  Toby era seduto avanti a tutti, ammirando il fuoco sorridente.
« Attento o ti brucerai. » Gli disse la madre, accarezzandogli la testa. Improvvisamente arrivò un ragazzo, e tutti gli sguardi si spostarono verso di lui.
« è l’ora della storia! È l’ora della storia! »  Cominciarono a gridare, applaudendo le mani. Sly sorrise, accompagnato da sua madre.   « io vengo da molto lontano, per raccontarvi una storia che non dovrete mai dimenticare. » Disse.
« Ehy, ci sono anch’io! » Esclamò Colin affannato.  Era appena arrivato, correndo. « Scusate il ritardo »
« Oh, ci siamo abituati, idiota » Ridacchiò Sly.
« Idiota? Io?  Sta parlando lo stupido pescatore! » Replicò,  colpendolo sulla testa.
E tutti i bambini scoppiarono a ridere,  davanti a quei due ragazzi.
E anche quella notte passò,  tra sorrisi e risate , a raccontare la storia ad un altro villaggio.
« Sei sicura di voler rimanere qui? » Chiese Sly alla madre,  quando tutti si erano allontanati.
« Certo, io ormai sono vecchia, non posso spostarmi molto.  Tu continua il tuo viaggio, vedo che ti sta molto a cuore. » Rispose quella, abbracciandolo.
« Già.   Credevo fosse un sogno … ma io voglio pensare che sia reale.  Dopo aver incontrato Colin sono ancora più convinto che andare a raccontare questa storia a tutto il mondo sia la cosa giusta. » 
Poi  Sly si avvicinò all’amico, che era rimasto da solo a guardare il cielo, steso sul prato.
« Credi che lui sia vivo? » Chiese Colin, un po’ intristito.
« Chissà.  Ma sono convinto che anche lui sia felice, ovunque sia finito. »
E si stese anche lui,  ammirando le stelle.
 
Alyon camminava, con sua madre e suo padre per i campi,  raccogliendo provviste per il suo villaggio.  Era tornato un ragazzo, e si sforzava ad aiutare i suoi due genitori,  molto anziani.
« Ho deciso di partire. » Disse, tutt’ad un tratto.
Sua madre si fermò, improvvisamente.  « P… partire? » Chiese.
« Si.  C’è una cosa che devo fare, ed è molto importante.  Tornerò, ve lo prometto.  » Rispose,  sorridendo.   Suo padre gli si avvicinò e lo colpì con una pacca sulla spalla.
« Se è davvero importante per te, allora vai. Noi saremo qui ad aspettarti. »
« Grazie. » Esclamò, e corse verso il suo villaggio, pieno di gioia.
 Grazie, Dean. Mi hai dato una seconda opportunità, non lo dimenticherò.
 
Dean si trovava in un’enorme spazio bianco, ancora illuminato da quella luce che gli era uscita dal cuore.   Il terreno bianco era simile all’acqua, ma lui riusciva a camminarci sopra.  Vide il suo riflesso, e scoprì di aver ripreso l’aspetto di un bambino di dieci anni.  
Sono morto?  Si chiese.
Camminò,  senza meta, finchè in lontananza non vide una piccola casa bianca, anch’essa splendente dello stesso bagliore. Si avvicinò e bussò, senza ricevere nessuna risposta. Con le sue piccole mani allora decise di aprirla lo stesso, e la spalancò, venendo travolto da altra luce.
Entrò, a passo lento, accarezzato da quel calore. Una strana figura gli si avvicinò, afferrandogli la mano.
«Ben tornato a casa, Fratellone. »



NOTE :
Beh, ecco, ho finito la storia ... devo dire che mi sento un po' strano adesso ahahah Spero che abbiate apprezzato questo racconto e vi sia piaciuto il finale!  Non ho descritto bene cosa succede alla fine a Dean, ma il bello sta proprio nel fatto che tutti possono immaginare cosa gli sia successo xD E ci tenevo tanto a concludere con "Ben tornato a casa, Fratellone" non so, fa più effetto xD Tornando a noi,  grazie a tutti quelli che hanno buttato il loro tempo a leggere quest'opera partorita dalla mia mente contorta ahahah Mi farebbe molto piacere ricevere un commento finale,  quindi se viva, recensite! :D A presto!
   
 
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