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Autore: Heaven_Tonight    10/06/2013    15 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciassette

"Under a layer of glass"





Il tempo passa troppo velocemente quando si è felici.
Giugno si profilava all'orizzonte e Lou viveva uno stato di beatitudine permanente.

Le pareva di avere una paresi facciale, ogni volta che si ritrovava a fissarsi in qualche riflesso: sorriso ebete, come lo chiamava lei, occhi e pelle luminosi (
“Merito del sesso!” - le diceva Nur).
Lei invece pensava che il merito fosse solo di Ville, a prescindere dal sesso meraviglioso che potevano fare.

Era tutto così perfetto che spesso guardandolo, aveva paura che bastasse un solo respiro a farlo svanire.
E invece lui era lì, proprio con lei.
A volte ancora se ne stupiva. È strano come invece ci si abitui presto ai cambiamenti della vita.
Ancora di più alla felicità.

La sua routine quotidiana era cambiata radicalmente eppure era rimasta la stessa.
L'unica nota di colore, il centro focale di ogni sua giornata era quando Ville buttava sul suo divano verde, la giacca e le onnipresenti sciarpine e la prendeva tra le braccia.
Si sentiva in perenne stato di attesa, di ansia, con mille dubbi su quello che stavano vivendo e tutto questo svaniva non appena lo guardava negli occhi.

Tutto il resto del mondo svaniva quando lui appariva.
Tutto il suo mondo erano due occhi verde giada.



*******

Lou guardò con occhio critico il cielo che quella mattina di sabato era di un azzurro intenso.
«Uhm... non mi fido... - disse a Katty che la guardava attenta accucciata sul divano - Che dici, mi porto l'ombrello?»
«Maooo...»
«Sì, forse hai ragione... non può mica piovere con un cielo del genere… o sì?»

Katty la guardava con aria di sufficienza già annoiata dal suo blaterare.
«Ok, rischio.»
Lou prese al volo la borsa e con un sorrisino soddisfatto si attorcigliò al collo la sciarpina viola che Ville aveva dimenticato qualche sera prima.
Era impregnata del suo odore e immancabilmente la sua mente visualizzò immagini ben precise.
E molto, molto sexy.

"Ah Valo, Valo...”.

Chiuse dietro di sé la porta con la serratura nuova e fiammante a prova di ex isterici e ubriachi e si avviò lungo il vialetto diretta come sempre verso casa del Sig. Korhonen.
Non era davanti all'ingresso come di consueto e lei aspettò per qualche minuto ancora, alzando il viso ai raggi del sole godendo del calore piacevole.

«Eccomi cara... - la voce del Sig. Korhonen la sorprese e lei si girò ad accoglierlo con un sorriso – Scusa se ti ho fatto attendere.»

«Buongiorno! - lo squadrò attentamente notando un pallore ed una stanchezza insolite in lui, che era sempre in formissima – Come sta stamattina?»
«Sono un po' stanco, cara... - le sorrise con gli occhi azzurrissimi – Ora ti toccherà darmi il braccio; il mio ginocchio malandato stamattina non vuole saperne di svegliarsi!»

Gli tese il braccio e senza attendere il permesso gli prese dalle mani il carrellino rosso.

Lui le sorrise riconoscente.
«Bella sciarpa! - commentò con gli occhi maliziosi – Ti sta bene quel colore...»
«Ehm, grazie...» - Lou arrossì.
«Si sposa bene con i tuoi capelli.»
«Grazie...» - ripeté ancora, imbarazzata.

Si era sempre chiesta se ci fosse mai stata una signora Korhonen da qualche parte; era curiosa di sapere qualcosa di più della vita del suo amico, ma entrambi erano piuttosto restii a parlare del loro privato. Lou non faceva domande, lui era sempre schivo.

«Prego. È la verità: i tuoi capelli sono così belli da meritare un ritratto.»
«Sig. Korhonen! È il complimento più carino che mi abbiano fatto da molto tempo a questa parte!»
«Chissà, magari un giorno di questi...» - disse pensieroso, a testa bassa.
«Un giorno di questi?» - lo incalzò lei, curiosa.
«Forse ti farò un ritratto...» - sorrise con le mille rughette intorno agli occhi che al contrario dimostravano 50 anni in meno.

Lou lo guardò stupita.
«Lei dipinge Sig. Korhonen?»
«Uhm... sì...- rispose lui ridendo - “Imbratto tele”...»
«Davvero? Non lo sapevo! Perché non mi ha mai detto che dipingeva? Posso vedere qualche suo quadro? - chiese Lou senza prendere respiro – Mi piacerebbe molto!»

Lui scoppiò a ridere.
«Vedremo...»- commentò misterioso.

"Ma come, “vedremo”?!”.
«Ok...- mormorò Lou mordendosi il labbro temendo di esser stata troppo impertinente – Sarebbe bello...»

«Siamo arrivati – tagliò corto lui con un sorriso calmo, indicando con la testa il loro supermarket di fiducia – Oggi c'è molta gente; odio la fila.»
«Oh! - Lou seguì il suo sguardo notando effettivamente un movimento insolito – Ci saranno le offerte!»
«Lo spero!» - commentò acido il suo accompagnatore.
Facendosi largo tra orde di ragazzine vestite in stile gotico e con indosso maglie con il simbolo dell'Heartagram, Lou capì il motivo della ressa.
Alzò gli occhi al cielo: Valo sempre causa di isterismi di massa.

Come le capisco!”- pensò ridendo sotto i baffi.

Lasciò il Sig. Korhonen alla sua spesa e si concentrò sulla propria.

Le ragazzine intanto piantonavano l'ingresso creando non pochi disagi alla clientela.
Speravano forse di avvistare il “suo” finnico?
Le venne da ridere.
Prese il cellulare componendo il numero di Ville, non senza il solito batticuore e senso di disagio.
Aveva sempre il timore di disturbarlo.
Rispose al terzo squillo.

«'Prinsessa', tutto ok?» - le chiese con la sua voce meravigliosa.
«Ciao... non volevo disturbarti...»
Lui sbuffò. Anche i suoi sospiri erano sexy.
«Ti ho già detto che tu non mi disturbi mai.»
«Ok... ehm... pensavi di fare la spesa oggi?» - gli chiese soffocando una risatina.
Vedeva quasi la faccia perplessa di Ville.
«No... perché questa domanda?»
«Ehm... ecco... è bene che tu sappia che c'è un'orda di ragazzine e non solo – disse adocchiandone qualcuna che superava di tanto la ventina – che sono assiepate davanti al nostro supermarket...»
«E quindi?» - chiese acido e infastidito.
«Penso stiano aspettando te...»

Pessima idea chiamarlo per dirgli una cosa tanto stupida.

«Come fai a dirlo?»
«Perchè sono tutte vestite di nero e hanno maglie con l'Heartagram forse?»
«Merda! È iniziata la stagione dei pellegrinaggi.» - commentò sempre più acido.
Lo capiva... non era raro vedere gente davanti il suo cancello in attesa di vederlo uscire dalla sua amata Torre.
Era capitato a volte che lui evitasse di uscire dalla loro casa e tornare nella sua dimora, per evitare di affrontare i fan che non mollavano la loro postazione.
«Mi spiace...» - mormorò lei, desiderando per lui una vita più rilassata, più “normale”.
Lui tornò a sospirare e lei a trovare sexy anche i suoi respiri.

«Mai come in questi casi mi pesa essere ciò che sono e quello che ho deciso di fare... - mormorò Ville a bassa voce – credo che dovrai darmi asilo politico, mia 'Prinsessa'... pensi di potermi sopportare anche per questa notte?»

Come se non sapesse già la risposta...

“Uhm... vedremo... solo se mi ripagherai a dovere: dovrai essere molto convincente però...
»
Dall'altra parte una risatina.

«Finora non ti sei mai lamentata della “mia moneta”...» - disse allusivo la voce bassa e roca modulata ad arte. Oh, se ci sapeva fare!
Poteva fare quello che voleva di lei: bastava che le parlasse.

«Valo... non gongolare. Posso resisterti, cosa credi?»
La risata dall'altra parte del filo divenne scrosciante.

“Maledetto!”.

«'Prinsessa', - sospirò – tu puoi anche resistermi, ma io no. E non ci provo neanche a resisterti.»

Ecco. Gli bastavano due parole e lei era sciolta come in una pozza di miele.

Con la coda dell'occhio vide il Sig. Korhonen che le faceva segno di aver concluso i suoi acquisti.
«Devo andare, Valo... il mio cavaliere ha finito la sua spesa e mi attende impaziente.»
«Allora non bisogna far aspettare il tuo cavaliere... del resto è l'unico uomo di cui non sono geloso. - disse ridacchiando aggiungendo subito dopo – Forse.»

Ti adoro.”.

«Non hai niente da temere, Valo... da nessun essere umano.»
«A dopo, 'Prinsessa'...»
Una promessa di paradiso nella sua voce.


*****

Il ritorno fu più lento ancora dal momento che il Sig. Korhonen faceva più fatica a camminare; questo consentì ad entrambi di godersi la giornata mite.
Lou era preoccupata dal suo respiro affannoso e la smorfia di dolore che accompagnava ogni passo.
Arrivati alla porta si offrì di portare all'interno la spesa del suo amico che la guardò dubbioso indeciso sul da farsi.
Al contrario di quanto avrebbe fatto di solito, Lou insistette e lui acconsentì con una scrollata di spalle rassegnata.

Appena varcata la soglia Lou riconobbe il familiare odore di colori ad olio e trementina.
Si guardò intorno piena di curiosità per la novità di aver scoperto che il suo vecchio vicino avesse in comune con lei: la passione per la pittura.
Non c'era però traccia di alcuna tela o altro che potesse far pensare ad un quadro o qualsiasi altra opera in corso; era curiosa come una scimmia.

Lui indicò con la mano la cucina dove avrebbe potuto sistemare il contenuto del carrellino rosso.
Seguì le direttive dell'anziano notando l'ordine metodico e sistematico con cui erano disposti gli alimenti, i barattoli e ogni altra cosa che le capitava sott'occhio.

Il Sig. K. è più ordinato di noi!” - pensò divertita Lou.

«Ha una bella casa, Sig. Korhonen!» - disse Lou per spezzare il silenzio, guardando i mobili antichi di sicuro originali e non riproduzioni.
L'odore corposo del legno curato con c'era d'api per anni impregnava l'aria.
Mobili scuri, lampade ovunque, foto in bianco e nero e libri, tantissimi libri come altrettanti quadri di diverse dimensioni alle pareti riempivano l'ambiente dando un'aria vissuta e piena.

Il Sig. Korhonen. tolse il cappellino basco a quadretti e la sua giacca, piegandola con cura e posandola su una sedia dalle gambe ricurve.

«Ti ringrazio mia cara... è vecchia quasi quanto me. Posso offrirti qualcosa? Scusa la mia sbadataggine e poca educazione, non sono più abituato a ricevere ospiti.» - si sedette stancamente su una poltrona a dondolo.

«Se mi dice dove trovare il necessario ci penso io.» - rispose Lou con un sorriso.
Le piaceva stare in compagnia del suo vicino di casa: era un'anima affine di un'altra epoca, con chissà quale passato avventuroso alle spalle.
Non aveva mai conosciuto i suoi nonni, morti troppo presto; per cui aveva adottato il Sig. Korhonen.
Provava uno slancio di tenerezza infinito per quell'anziano signore sempre sorridente e gentile, dagli occhi limpidi e intelligenti.

E ora che lo vedeva stanco e pallido era preoccupata: si chiese se fosse davvero solo al mondo come sembrava.
Voleva chiederglielo ma non voleva essere impicciona.

Rispettava la privacy delle persone, aspettando che queste si aprissero con lei secondo i loro tempi e modi.
Forse era perché anche lei in fondo era una persona chiusa, diffidente per natura e molto discreta.
Preparò un tè verde come le aveva suggerito il suo amico, ammirando le tazze di porcellana decorate con minuscoli fiorellini azzurri.

Sistemò tutto, compreso un piatto con biscottini al burro su un vassoio di pesante argento.
Probabilmente il Sig. Korhonen era ricco, considerando ogni oggetto che la circondava.
Anche se molto semplice le fu chiaro che quasi tutto in quella casa aveva un certo valore.

Lou prese una delle tazze porgendola al suo amico, che nel frattempo aveva ripreso un po' del suo colore e di verve.
Lei intanto sbirciava intorno.
«Non vedo i suoi quadri ma sento l'odore dei colori, Sig. Korhonen... dove li tiene nascosti?» - scherzò lei sorseggiando il suo tè.

Le sorrise al di sopra della tazza e si piegò a prendere un biscotto, che sbocconcellò con calma: non sembrava intenzionato a risponderle.
In quel momento le parve così somigliante al suo Ville... da giovane doveva essere stato un bellissimo uomo.
Lou attese paziente.
«Non dipingo più spesso... le mie mani tremano e il pennello ormai non lo gestisco bene... - rispose con un sospiro – ho una stanza dove vado quando mi sento abbastanza... bene da dipingere.»

Le sembrò triste e abbattuto, stanco e perso in qualche angolo della memoria.

«Sono certa che lei è bravissimo, Sig. Korhonen...» - mormorò Lou tanto per dire qualcosa.
Lui rise divertito.
«Sì... non sono male – ridacchiò bevendo il suo tè – o per lo meno, lo ero un tempo...»
«Mi farà vedere qualche suo quadro prima o poi?» - chiese Lou impaziente, sperando che le dicesse che poteva farlo subito.
«Un giorno forse, mia cara... un giorno...”.

Cercò di dissimulare la sua delusione e gli sorrise.
«Ci conto... è una promessa, Sig. Korhonen!»

Lui per tutta risposta si alzò dalla sua poltrona e le disse di aspettare, allontanandosi lentamente sparendo in una delle stanze che davano sul corridoio.
Forse era quella la famosa stanza dei quadri.
Lou ne approfittò per guardarsi intorno con sfacciataggine.
Si alzò per poter vedere meglio le innumerevoli foto appese alle pareti.
Sfiorò con le dita le cornici d'argento che racchiudevano i pezzi di vita del suo misterioso amico.

C'era una donna dai lunghi capelli scuri e forse ricci, a giudicare da qualche ciocca ribelle che sfuggiva dalla sua acconciatura raccolta, che era presente in moltissime foto: una bellissima donna sottile e slanciata, dal sorriso contagioso e gli occhi che dovevano essere stati chiari, non sapeva dirlo dal momento che quasi tutte le foto erano in bianco e nero.

Una attirò particolarmente la sua attenzione: una coppia, entrambi vestiti di bianco.
In un giardino, forse di notte, illuminato da mille luci e lanterne.
Lei indossava un meraviglioso abito da sera, pieno di cristalli... dalle spalline sottilissime; un vestito che accarezzava il suo corpo snello come una seconda pelle.

Era abbracciata ad un uomo dai capelli chiari e folti, dal sorriso affascinante e denti bianchissimi.
La cosa che la colpì maggiormente fu la posa insolita della foto: non erano rivolti verso l'obiettivo ma si guardavano negli occhi, totalmente estranei a tutto ciò che era intorno a loro.
Lei col viso alzato verso quello di lui, con sorriso dolce e sensuale allo stesso tempo, una mano sottile ed elegante appoggiata al petto dell'uomo, la testa reclinata all'indietro, come se fosse in attesa di un bacio... il braccio di lui la teneva stretta a sé, l'intero corpo di lui era come piegato verso quello della donna, anche se la sua posa era eretta.
C'era una tale passione, una totale intimità in quella foto che lei si sentì quasi una spiona che sbirciava attraverso una porta.

Era il Sig. Korhonen l'uomo della foto, ne era certa.
Il sorriso era lo stesso anche se negli anni aveva perso il candore della gioventù e il brio.
Chi era quella donna bellissima che era con lui?

Continuò ad ammirare le foto alle pareti, tornando di tanto in tanto a guardare la foto della coppia.

«Oh, merda! - esclamò in italiano - Non posso crederci!»

Ad occhi sgranati fissava la foto che ritraeva quello che ormai era chiaro fosse il Sig. Korhonen, seduto in posa da dandy consumato insieme ad un altro uomo che lei conosceva bene, visto che era uno dei suoi pittori preferiti, Marc Chagall!

Si avvicinò ancora di più per vedere meglio, certa che si stesse sbagliando.
Probabilmente erano in uno studio, davanti ad una spaziosa finestra: attorno a loro c'era uno spazio vuoto, ma si intravedevano tele e cavalletti, barattoli di colore, pennelli sparsi a terra, stracci sporchi...
No, era proprio lui e a conferma c'era la scritta in basso a lato della foto, vergata a mano in elegante corsivo : “Aappo and Moishe – Paris 1949”.

Mio Dio...” - si aggrappò al mobile.

Si era appena ripresa dallo shock quando i suoi occhi si posarono su una tela minuscola, non più di 20 x 15 cm, in una cornice dorata.
La voce si spense del tutto.
Avrebbe riconosciuto quelle pennellate anche da orba, con un occhio solo e l'altro bendato.

Non poteva essere vero!
Lì davanti ai suoi occhi increduli e spalancati c'era un autentico Chagall.
Non aveva mai visto prima quell'opera, era assolutamente sconosciuta, anche se ripeteva il tema degli amanti volanti. Stavolta il cielo era violaceo e soltanto sulla sommità estrema del quadro diventava di un blu cobalto, tipico dell'artista.
Al centro, sotto una luna verde c'erano gli sposi, o quelli che dovevano essere tali: visibili erano solo i due volti dell'uomo e della donna, i capelli lunghi e scuri di lei, le mani intrecciate: il resto era una nuvola bianca e vaporosa, fluttuante, che lasciava dietro di sé un scia di miriadi di stelle.
Era stupendo. Si sentiva addosso l'emozione di sempre, di ogni volta che si trovava davanti ad un quadro.
Le veniva da piangere per quello che il quadro, così piccolo e modesto le ispirava: un amore magico, perfetto.
Un amore capace di farti volare.

«Bello, non è vero?»

L'anziano le era accanto e lei persa com'era ad ammirare il quadro, non se n'era resa conto.
«Sig. Kohronen... ma... questo è... questo... ”- Lou neanche riusciva a pronunciarlo.

Lui rise dolcemente.
«Sì, è uno Chagall. Ma mi piace pensare che sia prima di ogni cosa, il regalo di un mio caro amico, il suo modo per augurarmi una vita felice con la donna che amavo. - disse guardando anche lui il quadro – Che amo...»- si corresse con un sorriso triste.

La domanda sul chi fosse la donna le premeva sulla lingua.

«È stupendo... non ho parole per descrivere quest'opera...»

«È come dovrebbe essere il vero amore: totale liberazione dei sensi, un volo nella fantasia, l'amore come unico sollievo dei mali della vita, libertà, elevazione di spirito... l'amore come cura, come balsamo per l'anima, come fonte di gioia... quello che fa fare cose impossibili, quello che va oltre, che lega due persone per sempre... per l'eternità.»

Le parole del Sig. Korhonen le perforarono le orecchie arrivando come bombe al centro del suo petto.
Era esattamente quello che pensava lei, non solo davanti a quell'opera.
Ogni volta che posava gli occhi su un quadro di Chagall lei si emozionava, si commuoveva.
Faticando a non piangere come una stupida deglutì più volte prima di riuscire ad emettere un suono.

«Chi è la donna del quadro, Sig. Korhonen?»
«Quella donna è la custode della mia anima...» - rispose il suo amico prendendo la foto che lei si era soffermata ad ammirare.
«Maili...» - disse in un soffio lui con la voce spezzata.
«Dov'è adesso?»
Il Sig. Korhonen si girò a guardarla sereno.
«Mi sta aspettando in quello stesso cielo dalla luna verde.»


******




Ancora scombussolata dalla scoperta e dalle emozioni vissute in quella casa che visitava per la prima volta, un amico che fino a quel mattino lei non aveva mai immaginato potesse avere quel passato, quei segreti e quell'amore assoluto per l'unica donna che lui aveva detto di aver amato, Lou rientrò in casa.

Con la sensazione di avere avuto per tre anni dall'altra parte del marciapiede un mondo meraviglioso che il Sig. Korhonen nella sua solitudine si portava dentro.

Aveva lasciato il suo vecchio amico quando si era resa conto che lui aveva bisogno di riprendersi il suo spazio, di voler restare solo e tenere quella foto di un tempo lontano tra le mani.
Quelle mani che ora non gli permettevano più di dipingere come un tempo.
Quelle mani nodose che lei si chiedeva ardentemente cosa avessero creato nel corso degli anni.
Quelle mani che chissà quante volte avevano accarezzato i lunghi capelli scuri di Maili, il suo volto, il suo corpo con passione, amore e devozione.
Quella stessa devozione che ora lui condensava in una carezza ad un viso cristallizzato nel tempo, racchiuso in una cornice, sotto uno strato di vetro.


******




"Orbeneeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ciaooooooooo!
So che vi ho fatto attendere e ho rischiato la vita con qualcuna di voi, ma capitemi... c'ho da fà! XD
Mese HIMpegnativo per noi HIMmiche e quindi tra una cosa e l'altra non ho avuto tempo di dedicarmi molto ai nostri beniamini EPFiani...
ma ci sono eh?
Tranquilli che la storia va avanti, anche se a rilento...
Grazie infinite a tutte per il vostro sostegno e affetto costante, sono HIMmensamente felice di avervi conosciuto!
E ora... torno al mio lavoro!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo: vi avevo anticipato che il Sig. K. avrebbe avuto maggior spazio nei prossimi capitoli e così sarà... spero sia di vostro gradimento.
(Per chi mi minaccia che ci sia poco Valo: abbiate fede e non temete che le vostre fantasie verranno sempre esaudite... lol); la storia sta prendendo un'altra forma e quasi si scrive da sola... a presto!

Come sempre un grazie alla mia Beta Deilantha che appoggia sempre ogni mia follia: grazie mia mugliera! <3
E grazie, mille volte grazie a tutte quelle dolci donzelle che hanno commentato il capitolo precedente:
katvil, arwen85, apinacuriosaEchelon, Lady Angel 2002, _TheDarkLadyV_, Izmargad, x_LucyW, FrancyValo , LaReginaAkasha, cla_mika.


*H_T*

   
 
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