Carissima Alice,
Sono trascorsi
pochi interminabili
giorni dall’ultima lettera;
aspetto
pazientemente ogni tua
possibile risposta, ma non una risposta alle lettere, una risposta alla
domanda
che il mio cuore ti chiede continuamente.
Tornerai?
Mi ami? Mi ami
ancora?
Chissà
se quest’agonia finirà mai;
vivo le giornate con molta intensità, per quanto un matto
come me possa
goderne.
La vera goduria
era farti ridere,
mille volte meglio che fare l’amore sui prati in primavera!
La
verità, mia tenera Alice, è che
sento sempre la tua risata, vedo i tuoi occhi riflessi nei miei,
percepisco il
tuo profumo e, quando mangio le pesche è come se avessi in
bocca il tuo sapore.
Tu sei il mio
sesto senso, le mie
terminazioni nervose, mi avvertono se sono in pericolo oppure mi fanno
provare
piacere, proprio come facevi tu, mi proteggevi dal mondo e mi regalavi
felicità!
Mia eterna
Alice, passo pomeriggi
interi ad aspettarti sotto il tuo ciliegio preferito.
Non importerebbe
se fosse inverno o
piena estate, io aspetto la primavera, io aspetto te.
Tuo, follemente
innamorato,
Cappellaio.