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Autore: HachiXHikaru    11/06/2013    0 recensioni
"(...) cosa avrebbe dovuto fare? Il suo foglio per la scelta della carriera era ancora vuoto, buttato sulla scrivania, e i professori continuavano a sollecitarla di scegliere, ma lei davvero non sapeva che fare e aveva cominciato a non sopportare più la loro insistenza. Era arrivata a pensare di desiderare di non avere più futuro, così da non dover mai scegliere e rimanere al liceo assieme a tutti gli altri. (...)"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Akito chiuse la porta alle sue spalle il corridoio divenne completamente buio e l'uomo accese le piccole luci situate sul soffitto. Touko cercò di non commentare, limitandosi a chiedersi cos'altro avesse in serbo il professore; dopotutto, quando credeva che non potesse stupirla più la faceva ricredere all'istante. La cosa era in sé sia piacevole che fastidiosa. Davanti a loro si trovava il passaggio numero quattro, quello che la castana e gli amici avevano usato il giorno prima, e secondo quanto avevano scritto sulla mappa disegnata da Ryosuke, alla loro sinistra si trovavano i numeri dal tre all'uno, e alla loro destra dal sei al tredici. Touko lanciò un'occhiata alla mora, poi prese la visiera del cappello con la mano sinistra e cercò di guardare altrove mentre diceva a Meirin di fare attenzione. L'amica la guardò senza dire niente ed infine si diresse assieme ad Hiro al passaggio numero tre. Akito, Beth e Amir li fissarono allontanarsi, mentre la castana era girata di spalle, convincendosi che sarebbe andato tutto bene. C'è Hiro con lei, andrà bene. Tirò un lungo sospiro per poi esordire con un “Andiamo” e dirigersi dalla parte opposta a quella di Mei.
Camminarono per un po' e l'unico rumore che si sentiva erano i loro passi sul pavimento. Nessuno dei quattro aveva intenzione di parlare; Touko era immersa nei suoi pensieri, Akito la fissava, cercando di capire cosa le passasse per la testa, Amir si tormentava per la castana, provando a creare discorsi da dirle per farla sentire anche solo un po' meglio e infine, Elizabeth passava gli occhi da uno all'altro, trattenendosi dal dire cose che avrebbero potuto stizzire Touko più di quanto già non fosse. Arrivati al corridoio che segnava il numero sette si fermarono. La castana, cercando di non farsi vedere, lanciava veloci occhiate al professore - alcune anche a Beth - senza dire nulla. Akito, che desiderava soltanto che tutto finisse il più presto possibile, esortò la bionda a seguirlo e s'incamminò nel passaggio che conduceva al negozio di armi. La ragazza, dopo aver guardato gli altri due per un momento, abbassò lo sguardo e seguì in silenzio l'uomo; quando furono spariti alla sua vista, Touko riprese a camminare raggiungendo il passaggio numero otto e, con il castano sempre dietro di lei, imboccò la salita per il supermercato. Anche se il professor Yamashita aveva ingegnosamente posizionato delle piccole luci sul soffitto, i corridoi che portavano in superficie ne erano sprovvisti e i ragazzi dovettero camminare lentamente tenendo una mano sulla parete; Touko, inoltre, aveva il braccio sinistro proteso in avanti per non rischiare di andare a sbattere contro la porta del passaggio segreto. Amir le fissava la schiena, senza avere niente da dirle. Da quando l'aveva conosciuta aveva notato che - per una qualche ragione - tendeva a tenere per sé tutte le preoccupazioni, facendosi carico da sola di tutti i problemi. Al ragazzo non sembrava affatto giusto, ma non sapeva cosa fare per cambiare la situazione. Voleva starle vicino, ma non sapeva come; voleva liberarla da tutte le sue ansie e preoccupazioni, ma non aveva mai capito se lei fosse disposta ad aprirsi con lui; voleva tanto renderla felice e farla sorridere, perchè era convinto che il suo fosse il sorriso più bello del mondo, ma non sapeva se lei fosse davvero felice con lui.
-Amir, va tutto bene? Sei forse spaventato?-
Sussultò leggermente, risvegliandosi dai suoi pensieri. Touko lo fissava leggermente preoccupata, la mano destra era posata sulla maniglia ed aveva aperto leggermente la porta facendo entrare un po' di luce, proveniente da una finestra non molto grande, in quel passaggio buio. Lui cercò di sorriderle agitando una mano davanti al volto, facendole capire che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi. A quel punto la castana aprì completamente la porta, entrando nella stanza di servizio del supermercato; diversamente dal quarto passaggio - che il professor Yamashita non aveva più usato dopo che il Maki Market aveva cambiato gestione - non c'era niente che potesse ostruire, né scatole, né altro, e i due poterono entrare senza problemi.
La stanza non era molto grande, né granchè ammobiliata, serviva principalmente per far cambiare d'abito i dipendenti e dato che il passaggio era perfettamente mimetizzata col muro nessuno aveva avuto occasione di notarla. Touko disse a Amir di non chiudere la porta, facendogliela lasciare socchiusa nel caso avessero avuto problemi e poco tempo per aprirla velocemente - conoscendosi sapeva che per lei non sarebbe stato facile trovare in poco tempo la maniglia nascosta. Usciti dalla stanza si guardarono intorno, cercando di scorgere eventuali ospiti inattesi, ma, come gli aveva confermato Zari poco prima, non c'era nessuno zombie nei paraggi. Tirarono entrambi un grosso sospiro di sollievo e poi iniziarono a prendere tutto ciò di cui avevano bisogno. Mentre mise Amir ad occuparsi del lato più interno, Touko prese quello più vicino all'uscita/entrata del supermercato. Prendendo le scatole di ramen istantaneo, e infilandole nel cestino preso poco prima vicino alla cassa, la ragazza si soffermò a fissare ciò che si trovava al di là delle porte scorrevoli. Il sole sembrava invitarla a uscire fuori e ad assaporare l'aria pulita di un tranquillo pomeriggio estivo; la castana fece un passo avanti, ma si bloccò subito, lanciando un'occhiata furtiva al ragazzo che sapeva a qualche scaffale di distanza. Amir era intento a riempire il proprio cestino e non sembrava essersi accorto di lei; infine lanciò uno sguardo agli angoli del supermercato, cercando le telecamere. Probabilmente Zari e gli altri l'avrebbero vista uscire e si sarebbero preoccupati. Guardò ancora una volta fuori, trattenendosi dal sospirare. Chissà quando potrò veramente uscire da qui...

Mentre Mei sceglieva accuratamente i dolci Hiro non poteva fare a meno che guardarsi attorno, leggermente inquieto. Sapeva che le due ragazze erano legate da un forte rapporto di amicizia - anzi, delle volte era arrivato a pensare che si considerassero come parte della stessa famiglia - ma non poteva sopportare che per questo motivo la mora si mettesse in pericolo. Quando si era proposta per salire in superficie si era sentito morire, ma sapeva che lo faceva per uno scopo preciso, per qualcuno. E quel qualcuno non poteva che essere la ragazza dai capelli castani. Pareva quasi che non esistesse nessun altro oltre lei, che tutta la sua esistenza ruotasse attorno a Touko e molte volte era arrivato a detestare l'Aizawa per questo. Si era sempre sentito geloso, perchè lei era una delle persone che contavano di più per Mei - forse l'unica - e voleva esserci lui al suo posto, lo desiderava davvero tanto. Non sapeva se la mora avesse intuito la cosa, ma era più che sicuro che Touko lo sapesse.
-Non hai ancora finito di scegliere i dolci? Preferirei finire prima di ricevere visite inattese-
Disse poi cercando di non sembrare troppo freddo e rigido; non voleva che pensasse che la stesse sgridando, era solo preoccupato. Mei si voltò verso di lui, per poi abbassare gli occhi tristemente facendolo sussultare. Ecco, dovevo dosare meglio le parole, che idiota che sono!
-Scusa Hiro, ma voglio prendere tutte le cose preferite di Touko-
Il ragazzo si strinse nelle spalle; ovvio, si metteva in pericolo a causa sua.
-Ho notato che non ha mangiato molto e sicuramente è dovuto al fatto che è molto agitata, quindi portandole i suoi dolci preferiti voglio risvegliare il suo appetito-
Il moro non rispose, limitandosi a guardarla negli occhi. Sapeva che Touko era famosa per il suo costante appetito ed era arrivato a pensare che non mangiasse a causa della sua trasformazione; e, sotto sotto, questo lo sapeva anche Mei. La sua spiegazione, d'altronde, non aveva molto senso, se la castana non fosse stata infettata avrebbe mangiato più di tutti gli altri; lo sapevano bene entrambi. Eppure Mei non voleva arrendersi, voleva continuare a pensare che Touko fosse la stessa di sempre, che presto sarebbe tornato tutto come prima, trasformando quei giorni infernali in brutti ricordi.
-Pensi che stia facendo qualcosa di inutile?-
Sì, considero tutto questo un'inutile perdita di tempo.
-... No...-

Elizabeth era colpita dalla quantità di armi in quel negozio. Aveva sentito da suo padre che al posto di Kobe - ritenuto eccessivamente per adulti - avrebbero messo qualcosa di più adatto, ma non credeva che quel qualcosa fossero le armi. Inoltre non capiva in cosa fossero più adatte. Certo, ora sarebbero tornate utili a tutti loro, però non potevano certo aver previsto una cosa del genere. O forse...
-Voi ragazzini pensate fin troppo-
La bionda si voltò verso il professor Yamashita, che era intento a studiare le varie armi che si trovavano nel negozio.
-Dovremmo forse starcene buoni ed accettare la situazione?-
-Al momento fareste meglio a concentrarvi su come scappare da qui-
Beth socchiuse gli occhi, continuando a fissare la schiena dell'uomo.
-Dopotutto ci pensa la vostra amica a farsi fin troppi trip mentali...-
Mormorò poi Akito, quasi rivolto a se stesso, facendo sussultare la ragazza dietro di lui.
-Da come lo dice sembra quasi preoccupato per Touko-
L'uomo non rispose, limitandosi a muovere leggermente la testa all'indietro per guardare la bionda, che, ferma, sosteneva sicura il suo sguardo; il professore rivolse poi l'attenzione a una delle tante pistole posizionate sullo scaffale davanti a lui. Elizabeth sospirò tra sé e si mise a guardare i vari coltelli nella vetrina vicino alla cassa.
-Come mai hai voluto accompagnarmi?-
Chiese Akito dopo qualche minuto di silenzio; lei alzò le spalle come se lui potesse vederla.
-Non sarei potuta rimanere chiusa in quella gabbia sotterranea ancora a lungo-
-E il vero motivo?-
Elizabeth s'irrigidì, senza rispondere alla domanda posta dal professore, che sorrise beffardo.
-Voi ragazzini siete incredibili, pensare a cose futili come l'amore anche in queste situazioni-
-Lei non è nessuno per poter fare queste affermazioni-
Rispose stizzita la ragazza senza guardarlo.
-Probabile... Ma a quanto sembra ho indovinato perchè sei qui-
La bionda, a quel punto, gli lanciò un'occhiata, per poi sospirare rassegnata.
-Amir la seguirebbe in capo al mondo-
-E tutto ciò ti irrita-
Lei prese in mano uno dei coltelli, studiandolo con gli occhi e rigirandolo tra le mani.
-Ho pensato che se fossi venuta quassù con lei la cosa avrebbe dato noia a Touko-
Akito rise divertito; che tipo.
Scelsero in silenzio le armi, prendendo quelle più facili da maneggiare e quelle non troppo ingombranti. Il professor Yamashita mise tutto accuratamente in una scatola di cartone che aveva trovato poco prima vicino al bancone, aggiungendo munizioni e ricariche; infine si avviò verso l'entrata del passaggio segreto, esortando la ragazza a seguirlo. Elizabeth, che stava ancora ammirando i coltelli in vetrina, dando le spalle alla porta d'ingresso del negozio iniziò a muoversi, per raggiungere l'uomo.

La piccola Zari osservava attenta i monitor tre, sette e otto, cercando di non farsi sfuggire neanche un minimo particolare. Da quando Touko e gli altri erano usciti dal rifugio sotterraneo uno strano senso d'inquietudine aveva iniziato a percorrerle tutto il corpo, ma sperava fosse soltanto causato da una preoccupazione generale per la situazione in cui si trovavano. L'ultima cosa che voleva era che qualcosa andasse storto durante la missione. Scosse la testa. No, non doveva neanche pensarla una frase del genere. Inspirò profondamente, calmandosi un poco, e girò la testa per dare un'occhiata ai due ragazzi che erano rimasti assieme a lei. Non li conosceva bene come Touko e Mei, o come Hiro, dato che non aveva mai avuto occasione di spenderci del tempo assieme. Grazie ai discorsi che sentiva fare a suo fratello Amir e agli altri sapeva che il ragazzo con gli occhiali - se non ricordava male si chiamava Ryosuke - era il classico artista taciturno a cui non piaceva interagire troppo con gli altri, rimanendo spesso chiuso nel proprio mondo; aveva notato inoltre che aveva un debole per Elizabeth e probabilmente era anche per questo motivo che non gli piaceva spendere tempo in compagnia di Amir. Kyosuke invece era il solito ragazzo che pensava solo all'altro sesso, eppure Zari aveva notato che, a dispetto dell'idea che si era fatta di lui, non era un tipo superficiale che pensava solo a sé. Non aveva fatto molto, perchè era spaventato dalla situazione, ma era comprensibile, anzi la bambina non riusciva a capire dove arrivasse tutta la forza d'animo che mostravano gli altri.
-Al momento sembra tutto tranquillo, se continua così riusciranno a tornare tutti senza problemi-
Affermò Zari rivolta ai due ragazzi, ma più per convincere se stessa. Ryosuke le lanciò un'occhiata, per poi guardare anche i monitor senza dire una parola, mentre l'amico abbozzò un sorriso, poco convinto, annuendo leggermente alla bambina, poi si alzò, avvicinandosi a lei.
-Sei davvero incredibile Zari, sei così giovane eppure Touko ti ha affidato il comando qua sotto-
La bambina abbassò gli occhi imbarazzata, grattandosi una guancia.
-Non faccio niente di che...-
-Zari è la bambina più intelligente della sua scuola e sicuramente anche di tutti gli altri, è arrivata a Shorai grazie ad una borsa di studio molto prestigiosa-
Kyosuke guardò il moro, sorpreso da quella frase; non credeva che quella piccoletta di soli dodici anni fosse una delle persone più intelligenti dell'isola.
-Come fai a sapere queste cose Ryo?-
Quello sospirò, riprendendo a scarabocchiare su un foglio. La notizia della bambina prodigio era stata su tutti i giornali per almeno un mese, ma non era stupito del fatto che il rosso non ne sapesse niente. Zari, intanto, lanciava brevi occhiate al moro, contenta e imbarazzata allo stesso momento; non pensava che qualcuno avesse davvero prestato attenzione all'articolo che avevano scritto su di lei. Si rivoltò verso i monitor, più tranquilla di prima. Incredibilmente si sentiva più rilassata rispetto a prima, dato che per pochi minuti i due ragazzi erano riusciti a farle pensare ad altro. Guardò il numero otto e si lasciò scappare un sorriso nel notare che era tutto apposto, e per un momento si convinse che le sue erano solo inutili preoccupazioni.
-Ehi Zari, guarda là!-
Esclamò con voce tremante il ragazzo dai capelli rossi mentre il suo amico sgranava gli occhi. La bambina si voltò immediatamente verso i monitor tre e sette. No, non può essere! Mormorò un'imprecazione, cercando di prendere il più velocemente possibile quella sottospecie di microfono che avevano costruito in mattinata, cercando di mettersi in contatto con i ragazzi che erano saliti in superficie. Dannazione, ho cantato vittoria troppo presto!

Touko, finito di controllare di aver preso tutto il necessario, lanciò un'occhiata ad Amir, facendogli cenno di tornare al rifugio. Ma poco prima di poter raggiungere la porta della stanza di servizio, la voce preoccupata e spaventata della piccola Zari la colpì come un fulmine a ciel sereno. Le ricetrasmittenti erano tutte collegate tra loro, quindi quando la bambina diceva qualcosa in automatico arrivava a tutti quelli che avevano la trasmittente all'orecchio. Stava succedendo qualcosa, qualcuno di loro era in pericolo, ma la castana non aveva ancora capito di chi stava parlando Zari, però non poteva starsene lì con le mani in mano. Scattò velocemente verso la porta, lasciando il cestino con le provviste per terra; Amir riuscì a bloccarla, prendendola per un braccio, prima che sparisse nel corridoio buio. La castana si voltò verso di lui, incrociando i suoi occhi.
-Che sta succedendo Touko? C'è qualche problema?-
Lei mosse la bocca, cercando di trovare le parole, ma senza riuscire a fare chiarezza nella sua testa. Nel frattempo, Zari continuava a parlare al microfono, farfugliando ai diretti interessati di andarsene velocemente. La ragazza strinse i pugni, liberandosi poco delicatamente dalla presa del ragazzo e riprendendo la sua corsa, lasciando Amir a fissare il nulla.

  
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