Film > Le 5 Leggende
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Autore: LunaLove_good_    11/06/2013    4 recensioni
Nata per morire. Viva per combattere.
Trapassare cuori con la spada è facile, estrarre la spada dal cuore trapassato non lo è.
Perché quando il tuo unico scopo è portare sofferenza, tutto quello che l’amore può fare è uccidere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese dopo il mio primo incontro con i Guardiani, lo scontro aperto non è stato ancora dichiarato. Più che altro si è trattato di una lunga partita a gatto e topo, dove loro tenevano d’occhio me di continuo e io tenevo d’occhio loro quelle poche volte che me lo permettevano.
Ho cominciato a muovermi solo di notte, bene attenta a non incappare nei sogni di sabbia dorata di Sandman che rivelerebbero al mondo la mia posizione, e ho deciso di lasciare in parte perdere i bambini: non credo sarei riuscita a farli fuori tutti prima di essere conciata per le feste dai Guardiani. Senza contare che non avrei molte speranze di sconfiggerli se mi attaccassero tutti insieme. Quindi è stato decisamente meglio sospendere per un po’ la diffusione di dolore e sofferenza vari, cosicché da tranquillizzare almeno in parte le Leggende ed evitare che tentino all’istante di farmi fuori.
D’altro canto, non sono certo rimasta con le mani in mano; al contrario ho cominciato a cercare molte informazioni sul loro conto. Da quel che mi ha detto Pitch e da quello che ho scoperto da sola, esplorando non invitata e di certo non voluta i loro Regni, posso dire con certezza di non poter attaccare la Nave di Sandman e che sarebbe preferibile stare lontana dal Palazzo di Dentolina. La prima si muove di continuo e dovrei essere davvero fortunata a trovarla, il secondo non ha luoghi dove nascondersi e sarei sempre esposta, senza contare le fatine che svolazzano da tutte le parti: sarebbe decisamente impossibile non farmi notare.
Il Coniglietto di Pasqua vive in Australia, la sua Conigliera si trova sottoterra ed è un’immensa valle verde che sembra tutta uguale, ma attraverso pochi dettagli dovrebbe essere semplice non perdersi.
Jack Frost non ha dimora fissa, anche se di solito oscilla tra Burgess, dove credo sia nato, e il Palazzo di North. Per quel che riguarda quest’ultimo, espugnarlo sarà un’impresa, anche se solo entrarci è già di suo difficile per via degli yeti. È un posto immenso e ho dovuto fare diverse incursioni per disegnare una mappa abbastanza dettagliata per potermi orientare.
Dunque la scelta del primo Guardiano da distruggere ricade sul Coniglietto, anche se l’idea non mi convince per niente: l’ultima volta – e la prima – che ci siamo incontrati, mi sono ritrovata il suo boomerang contro lo stomaco. E la Conigliera è scoperta almeno quanto il Palazzo di Dentolina, nonostante la vasta Zona Inesplorata su cui potrei contare.
Allora dovrei cominciare dal Palazzo di North, anche se la vigilanza costante di quei bestioni pelosi, altrimenti detti yeti, e l’idiozia e imbranataggine degli elfi barra campanelli irritanti potrebbero mettermi i bastoni tra le ruote. E non ho nemmeno tanta voglia di trovarmi faccia a faccia con i due spadoni russi di Babbo Natale.
Non ho paura, sia ben chiaro, e sono anche certa della mia supremazia con le armi e abbastanza fiduciosa nella mia velocità e abilità nel non farmi scoprire, ma non devo correre rischi più del necessario: la mia sconfitta porterebbe i Guardiani a Pitch, e non posso permettermi di mettere in pericolo il mio signore.
Sono molto indecisa, ma alla fine decido di puntare al castello del caro cosacco; in fondo siamo a inizio dicembre, ora come ora un attacco manderebbe tutti in tilt: mi basterà distruggere pochi ambienti essenziali, come la fabbrica di giocattoli, e la sfiducia dei bambini delusi e senza regali farà il resto. Allora possono servire a qualcosa quei mocciosetti!
Un purosangue incubo mi si avvicina.
Io ghigno e mi tiro il cappuccio sul viso. «Al Polo Nord.»

Atterro silenziosa su una lastra di ghiaccio e piego le gambe per restare meglio in equilibrio. Ora devo riuscire ad entrare.
La fortezza vista dall’esterno ha un aspetto spettacolare: diverse torri svettano altissime e circondano la cupola centrale, mentre il ghiaccio che ricopre l’intera struttura brilla al sole e la fa sembrare un diamante. L’unica parte negativa in questo quadretto da fiaba è che io non sono accolta come l’eroina lì dentro, e sono costretta ad infiltrarmi. E l’interno è anche più grande dell’esterno... Magnifico!
È meglio entrare dalla torre più alta, quella con i libri su usi e costumi nei secoli, che North ha scritto per tenere a mente i gusti dei bambini per i regali e che ora non consulta più; secondo le mie informazioni, gli yeti non dovrebbero controllarla.
Provo a muovere qualche passo, ma non sono abituata a camminare sul ghiaccio e perdo malamente l’equilibrio.
Sbuffo, seccata: a quanto pare dovrò volare!
L’idea non mi piace per niente, sarebbe come dire agli abitanti del Palazzo: «Ehi! Sono qui! Date pure l’allarme!» Allettante.
Mi sollevo giusto un po’ e mi muovo rasoterra, benedicendo la neve che cade come se non ci fosse un domani e mi nasconde alla vista. Quando raggiungo la torre, la scopro anche più alta di come la ricordavo, ma la scalata non si rivela per niente difficile e riesco ad arrivare in cima senza essere scoperta. Ora inizia il difficile.
L’interno odora di libri vecchi e il camino è spento da non so quanto tempo, segno che avevo ragione a ritenere poco frequentata questa stanza. Il pavimento è ricoperto da un tappeto morbido e rosso, che sono sicura mi aiuterà a non fare il minimo rumore.
Sono fortunata, in effetti, tutto quanto il Palazzo è ricoperto da tappeti, penso che se quel tizio arabo di cui mi ha parlato Pitch, il Genio della Lampada, fosse qui impazzirebbe di gioia: dicono che gli schizzano gli occhi fuori dalle orbite ogni volta che vede un bel tappeto. La scena sarebbe quasi divertente.
Spiego la mappa mezza bagnata dalla neve che il mantello non è riuscito a salvare e tiro un sospiro di sollievo quando la vedo perfettamente leggibile: sono a piuttosto in alto, sopra la saletta laterale da cui si imbocca il corridoio per il Villaggio degli yeti; devo scendere e procedere a sinistra, così da arrivare nel Deposito di ghiaccio per i giocattoli e poi nella Sala del Globo, da lì salire le scale e arrivare sul corridoio sullo strapiombo per raggiungere i Laboratori. Il tutto ben condito di scimmioni bianchi che mi scopriranno non appena muoverò un passo.
Annuisco e sorrido. Ci sarà da divertirsi.
Ripiego la mappa e impugno l’elsa della spada; raggiungo la porta di legno e guardo la scala a chiocciola che si inabissa arrotolandosi su se stessa fino a rendere il passaggio quasi impossibile.
Ma Babbo Natale non è troppo vecchio per robe del genere!? Se tutto il Palazzo è così pieno di scale – e lo è – mi sembra praticamente ovvio come riesce a mantenersi in forma nonostante i secoli che si porta sulle spalle.
Tendo le orecchie, ma non sento nessuno e mi avvio giù per la discesa.
Arrivo nella saletta laterale e vedo il focolare acceso: da adesso in poi, la via sarà molto più movimentata.
Con tutti i sensi allerta, mi appoggio allo stipite della porta e mi sporgo quel tanto che basta per vedere se arriva qualcuno, quindi mi avvio e percorro velocissima il corridoio fino ad arrivare al Deposito. Sento alcuni yeti parlottare tra loro in quella lingua assurda e comprensibile solo a Babbo Natale; dalla voci dovrebbero essere quattro e sono abbastanza certa che stiano maneggiando blocchi di ghiaccio belli grossi.
Non faccio in tempo a chiedermi cosa potrei fare, che uno si volta verso di me. È un attimo, un battito di ciglia: quello completa il giro e io mi trasformo in sabbia nera.
Quando il mio corpo si ricompone, mi ritrovo a reggermi con mani e piedi tra le travi del soffitto. La palla di pelo non mi ha nemmeno notata.
Sorrido, soddisfatta dei miei riflessi, e decido di attraversare il Deposito a questa maniera: sarei veloce, silenziosa e discreta proprio come dovrei essere. Così comincio a spostarmi di trave in trave in una nuvola di sabbia nera ogni volta che sono certa che i bestioni non alzeranno il muso verso l’alto.
Dalla mia posizione, questa stanza non sembra altro che una grande cella frigorifera, con cubetti di ghiaccio impilati a formare torrette che ne occupano tutto il perimetro e il centro sparsi a casaccio. Qua e là si notano anche dei macchinari che suppongo fungano da montacarichi per spostare blocchi particolarmente pesanti. Se non fosse la temperatura che sfiora i meno cinquanta gradi – anche se non saprei dire, visto che non ho freddo –, probabilmente sembrerebbe un deposito come tanti altri.
Atterro alle spalle dei quattro yeti e raggiungo una scalinata, ma prima di salire mi guardo indietro e studio con attenzione le pile di ghiaccio. Secondo la mappa, la scala che sto per prendere, oltre alla Sala del Globo, conduce ad una stanzetta secondaria dove sono buttati altri libri e robe del genere, non credo che dovrei correre dei rischi se mi nascondessi lì.
Uno degli scimmioni raggiunge proprio il punto a me più comodo, io coagulo la sabbia nera fino a formare una freccia e gliela scaglio contro. Il dardo fende l’aria velocissimo e preciso e si conficca nel blocco che quello tiene tra le mani enormi. Perde l’equilibrio, scivola, cade, sbatte contro una torre altissima che si regge per miracolo.
Lo schianto è assordante, il disastro bello grosso e il diversivo assicurato.
Salgo la scala e mi butto dentro la stanzetta vuota, sentendo arrivare come avevo previsto yeti ed elfi accompagnati da strane imprecazioni e scampanellii vari. Dubito seriamente riusciranno a risalire ad una causa esterna per tutto quel baccano, la mia freccia non ha lasciato tracce: penseranno ad un incidente sciocco e torneranno tranquilli alle loro occupazioni, ma io avrò tutto il tempo per attraversare la Sala del Globo.
Ero sicura che fosse ben sorvegliata, ma la sicurezza si dev’essere dimezzata grazie a questo inconveniente e io potrò passare con meno possibilità di essere scoperta.
Una riproduzione bella grossa della sfera terrestre mi si presenta quando raggiungo la Sala, una volta conclusa la corsa furibonda alla fonte del rumore, e sorrido quando vedo tutte quelle lucine luminose. Non che sia contenta di tutti quei mocciosi che credono nei Guardiani e non nel mio signore Pitch, ma quelle scintille dovrebbero creare ombra a sufficienza da permettermi di non essere vista.
Mi guardo intorno e vedo ancora diversi yeti ed elfi che fanno avanti e indietro come forsennati. Uno di quei cosi scampanellanti mi nota, ma un calcio che lo sbatte contro una parete basta a farlo stare zitto. Alcune palle di pelo accorrono, ma non penseranno che possa essere io la causa dello svenimento del loro amico: imbranate come sono quelle campane ambulanti, botte del genere devono essere all’ordine del giorno.
Mi trasformo in sabbia e mi muovo lungo il cono d’ombra proiettato dalla parte inferiore del Globo, in corrispondenza del Polo Sud; sotto di me ci sono almeno cinque piani di vuoto, fino al piano terra. Mi sposto quindi nuovamente sul soffitto e poi lungo le pareti, fino a ricomporre il mio corpo in corrispondenza della scalinata che porta allo strapiombo.
Assicuratami che nessuno sia nei paraggi, la salgo e raggiungo il corridoio delimitato dalla ringhiera coperta di ghiaccio. Se guardassi giù vedrei il Villaggio degli yeti, e sicuramente loro vedrebbero me. Non mi piace questo posto, mi sento troppo esposta.
Lo percorro veloce e silenziosa e torno all’interno del Palazzo. Quando finalmente raggiungo i Laboratori, ghigno soddisfatta.
Mi sorprende non vedere anima viva, pensavo che avrei trovato schiere di yeti a fabbricare giocattoli e elfi a rubacchiare biscotti, ma qui non c’è neanche un’ombra. A parte me, insomma.
Muovo incerta qualche passo sul tappeto rosso e penso che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato in questo silenzio. Raggiungo il centro della sala con l’insano istinto di guardarmi intorno alla ricerca di un sintomo di normalità in quel posto che dovrebbe essere tutto fuorché così calmo.
Il Cuore batte.
Non il mio, ovviamente, ma quello del Laboratorio. È un agglomerato di buona parte della magia di Babbo Natale, che North utilizza per fornire l'energia necessaria alla costruzione di giocattoli che siano magnifici e perfetti, una sfera luminosa e colorata che ricorda tanto quelle palle di neve per teletrasportarsi da qualche parte.
Se distruggo il Cuore, quest’anno non ci saranno regali, né credo ce ne saranno più.
Prendo un grosso respiro ed estraggo la spada.
Sono tesa, non so perché, preparo il colpo impugnando l’elsa con tutte e due le mani.
Sospiro. Faccio partire l’affondo.
«Io non farei questo, se fossi in te.»
Un forte accento russo mi blocca a pochissimi centimetri dal mio bersaglio.
C’era qualcosa di sbagliato in quel silenzio innaturale, alla fine. Rinfodero la lama e sorrido. «Come mi avete scoperta? Errore mio o abilità vostra?»
Mi giro lentamente e osservo North stringere con forza i due spadoni. Il cappello da cosacco copre appena due occhi azzurri e grandi che sprizzano fulmini.
«Sei brava, ma questo è mio castello e so sempre cosa succede. Se minaccia passa qui dentro troppo tempo, io accorro.»
Dunque è questo che ho sbagliato, ho reso la mia azione troppo lenta e mi sono fatta scoprire. Me ne ricorderò.
«Allora uccidimi, cosa aspetti?» lo sfido allargando le braccia.
Mi devo trattenere dallo strabuzzare gli occhi quando lo vedo conficcare per terra le due sciabole. «Che significa?» domando.
«Significa che non combatto contro ragazzina senza cercare di fermare lei.» risponde.
Quasi mi viene da ridere, anche se non so se per l’accento russo o l’assurdità che ha detto. «Non avete fatto lo stesso ragionamento quando avete attaccato Pitch.»
«Pitch era perduto.»
«Io sono perduta.»
«Nessuno è perduto.»
«Hai detto che Pitch lo era.» ribatto.
Lui mi guarda e mi accorgo che non ha più gli occhi combattivi di guerriero, ma quelli calmi e buoni di un padre. Comincio a capire perché non lo hanno chiamato Zio, Fratello o Cugino Natale. Perché proprio come un padre lui cerca di farti capire i tuoi errori e li corregge prima che tu possa commetterli. Potrebbe essermi utile, se stessi sbagliando.
«Neanche Pitch lo era, prima di Secoli Bui. Noi provammo a dire lui che paura è necessaria in animo di uomini, ma che non deve diventare ossessione, ma lui era troppo preso da potere e non ascoltò noi. Noi ci provammo.»
La mia mano corre all’elsa della spada e la estrae. North non muove un muscolo ma lo vedo seguire i miei movimenti.
Sono solo lo strumento di Picth Black, le sue parole non mi sfiorano neanche.
«Tempo fa domandai a Uomo Nero perché si vive. Temo di non poter fare te stessa domanda.»
«No, infatti.» Sono un’ombra, un’Assassina, farmi una domanda del genere sarebbe come chiedere ad un serpente perché i gatti camminano su quattro zampe.
Ma il Guardiano della Meraviglia continua a guardarmi tranquillo, anche se all’erta. Mi dà fastidio essere osservata così, come se non fossi pericolosa, come se davvero potessi mollare la spada e non fare quello per cui esisto.
«Allora faccio te altra domanda: perché si muore?»
Lo fisso incuriosita, con un sopracciglio inarcato. Mi aspettavo un guerriero che tentasse di ammazzarmi all’istante, non un nonnetto saggio a darmi lezioni di filosofia.
Quasi mi spavento, quando sento le dita allentare la presa sulla spada, e una nota di panico mi squilla nel cervello.
«Cosa ti fa pensare che riuscirai a convincermi a non distruggerti?» sibilo.
North sorride. «Tu non sei perduta.»
«Ti sbagli.» Scuoto la testa. È finita.
Neanche il tempo di accorgermene e la mia spada è conficcata nel Cuore.
Una scossa di terremoto squassa la terra, il Palazzo oscilla e presto crollerà. Babbo Natale non è sorpreso, mi guarda e sorride ancora: sapeva.
Jack Frost arriva in fretta; non mi sorprendo, sapevo che era qui. Guarda prima il Guardiano e poi me, impallidisce, spalanca la bocca, è sconvolto.
Impugna il bastone e mi si scaglia contro, ma non può farmi niente. Infrango per terra una sfera di neve procuratami in una delle mie tante incursioni qui dentro e mi teletrasporto prima ancora che lui possa fare alcunché. Mi guarda sparire stravolto dalla rabbia e dal dolore.
Prima di diventare polvere, North gli accarezzala testa e gli dice: «Affido a voi bambini, prendetevi cura di loro.»
Con questo gesto ho superato il punto di non-ritorno.
Il prossimo incontro con i Guardiani sarà guerra.






***








Okaaaaaaaay... Quante possibilità ho di sopravvivere dopo questo?
*2314245 coltelli tentano di infilzarla* Ouch!
Permettetemi di spiegare, vi prego! No, al rogo, no!
Ammetto di averla combinata grossa pubblicando questo capitolo, ma capperi! I Guardiani sono i buoni, e ai buoni va sempre tutto storto! E poi non disperate, presto si sistemerà tutto e la vita comincerà ad essere complicata anche per la nostra Fonhìas *risata diabolica*
In quanti ci saranno al prossimo capitolo?
*eco di grilli*
Woaaa! *lacrimuccia commossa*
Solo una cosa: nel prossimo capitolo dirò chiaro e tondo che North ha volutamente risparmiato Fonhìas. E' un Guardiano, cavoli! Non dovrebbe essere troppo semplice farlo fuori! Volevo solo precisarlo.
E niente, qui c'è un po' d'azione, spero che non sia venuto così male... Era leggibile?
Come sempre ringrazio pheiyu per la sua recensione, dianadreamer e SuperNova98 per aver messo la storia tra le preferite, sempre loro più Marina94 per averla messa tra le seguite e ancora SuperNova98 e Lirah per averla messa tra le ricordate *erige una statua per loro ma cade malamente e si rompe un braccio e gli occhiali*
Ahia, mamma mi ammazza!
Va bien, io mi dileguo, se vi va di lasciare una recensione, la prossima volta erigerò una statua anche a voi u_u
Sciau(?)



Mi dispiace per voi, ma mi sento talmente importante a saper mettere le immagini *'perdente' scritto in fronte* che penso ve ne rifilerò una ad ogni capitolo... perciò... ECCOVI JACK FROST!!! *si fa l'applauso da sola*
  
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