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Autore: Willows    11/06/2013    2 recensioni
« Ti prego Liam lasciami finire, lasciami andare da lui…»
Mi abbraccia forte e sussurra sull’orlo delle lacrime:
«Non posso, non posso»
« Lo sai che lo farò lo stesso, vero? » ribadisco atona.
«Un anno, datti un anno di tempo, vedi come va, magari migliora, magari…» dice proponendomi un patto disperato.
« Poi potrò fare quello che voglio? »
« Se lo vorrai ancora… Si » afferma con le spalle basse, stanco di combattere per una vita,che non è neanche la sua.
Lo accompagno alla porta e prima di uscire mi dice:
« Devi promettere che aspetterai l’anno, che proverai ad andare avanti. Giuramelo su di lui»
NO, NO, NO! Non me lo può chiedere.
Mi fissa, aspetta una risposta.
Annuisco, non ho la forza di parlare, ma qualcosa nel mio sguardo sembra averlo convinto perché se ne va, con la sola promessa che questo patto rimarrà fra di noi.
Mi giro e come se nulla fosse successo torno al mio foglio di carta.
“ Ho accettato Niall, mi ha fatto giurare su di te, quindi manterrò la promessa, ma ogni mese ti scriverò, ti racconterò i miei giorni per farti capire quanto sono vuoti senza di te. Ti racconterò del mio anno senza Te”
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Year Without You.

{ Luglio }

È una cosa curiosa la morte di una persona cara.
È come salire le scale al buio per andare in camera da letto e credere che ci sia ancora uno scalino.
Il tuo piede cade nel vuoto e c'è un nauseante momento di tetra sorpresa.




Caro Niall,
Novembre è stato il primo mese che ho vissuto senza di te. Ho tante cose da raccontarti, ma mi sembra giusto partire dal 9, il giorno in cui te ne sei andato.
Eri uscito con Zayn quella sera, doveva essere una specie di serata fra uomini, per questo non sono venuta, Perrie l’aveva appena lasciato e, di certo, passare una serata in compagnia della coppietta felice, non l’avrebbe aiutato.
Prima di uscire ti sei avvicinato a me, che stavo distrattamente guardando un programma alla televisione, mi ha sorriso e mi ha lasciato un bacio a fior di labbra, per poi mormorarmi all’orecchio:
«Ti amo ».
Hai preso le chiavi della macchina e te ne sei andato, promettendomi che non avresti fatto tardi, ma che comunque non era il caso che ti aspettassi sveglia.
« Va bene, ti amo » ti ho urlato, ma non so se mi hai sentito, visto che eri per metà già fuori di casa.
Spero di si.
Quella è stata l’ultima volta che i miei occhi ti hanno visto, l’ultima volta che le mie orecchie hanno sentito il suono della tua voce, l’ultima volta che le mie labbra hanno sfiorato le tue.
In un certo senso sono contenta che le ultime parole che tu abbia sentito uscire dalla mia bocca siano state quelle, “Ti amo”.
Spero tu abbia pensato al suono della mia voce nel pronunciarle, mentre giacevi sull’asfalto e sentivi le forze abbandonarti.
Spero che pensandomi, tu mi abbia sentito un po’ più vicina, visto che in quel momento, io non c’ero e - giuro Nial-, non me lo perdonerò mai.
Avrei dovuto essere al tuo fianco e stringerti la mano, asciugando con dolci baci le tue lacrime.
Avrei dovuto rassicurarti, dirti di non aver paura, dirti che ti amavo e che ce l’avresti fatta, saresti sopravvissuto e insieme avremmo formato una famiglia, la nostra famiglia.
E se anche non fosse stata la verità, perché i medici me l’hanno detto che, tutto- la corsa in ospedale, l’intervento d’urgenza, l’attesa infinita- era stato completamente inutile, la mia bugia ti avrebbe rassicurato in quei pochi minuti che ti separavano dal buio.
Scusa Niall, scusa se non era lì con te, ma in quel momento ero a casa, stavo cucinando una torta, perché sapevo che mi avevi detto di non aspettarti sveglia, ma senza di te quel letto mi sembrava troppo grande e freddo.
Ero in cucina, avevo appena infornato la torta al cioccolato, la tua preferita, quando è suonato il telefono.
Sai, lì per lì non mi sono preoccupata , molto spesso ci capitava di ricevere telefonate alle ore più disparate, avevamo tanti amici all’estero e nessuno di loro s’era mai curato troppo del fuso orario.
Così ho sollevato la cornetta e ho chiesto chi fosse.
«…» silenzio.
Dall’altra parte, sentivo soltanto dei respiri pesanti, pensavo fosse uno scherzo di cattivo gusto e ho fatto per attaccare la cornetta quando ho sentito la voce di Harry.
«Nat…» mi ha detto.
Dio, Niall!
Una parola, una sola parola è stata sufficiente a farmi capire cosa fosse successo, che poi non è stata la parola a farmelo capire, ma il modo in cui l’ha pronunciata.
C’era di tutto nel suo tono di voce: dolore, paura, insicurezza, angoscia, sgomento, dolore, dolore, dolore…quanto dolore in una sola parola.
«No…» ho sussurrato.
«Niall ha avuto un incidente in macchina, Zayn è all’ospedale con lui…» qui si è interrotto, la voce spezzata e il respiro affannoso.
«…Noi stiamo andando tutti lì… scendi ti passiamo a prendere»
Ringrazio che me l’abbia detto e non domandato, perché non avrei saputo come rispondere, era come se il mio cervello fosse andato in tilt, non potevo crederci.
In quel momento ho compiuto una scelta e ho scelto la speranza, la speranza che tu fossi ancora vivo, che l’incidente si, fosse stato grave, ma che tu comunque ce l’avresti fatta.
In seguito mi sarei pentita di quella scelta, ma se non l’avessi fatta non penso sarei riuscita a spegnere il forno, prendere le chiavi di casa e precipitarmi giù ,così com’ero vestita, ad aspettare che i tuoi amici arrivassero.
Non so quanto ci abbiano messo, siano stati cinque, dieci o venti minuti, per me erano comunque troppi, magari eri ancora vivo e mi stavi aspettando, magari…”
Mi fermo e mi alzo di colpo, quelle parole intrise di speranza bruciano più del ferro rovente, riesco più o meno a sopportare i nostri ricordi insieme, ma non il pensiero di come potrebbe essere la nostra vita se lui fosse ancora qui.
Faccio un giro per la casa, bevo un bicchiere d’acqua per calmarmi e, una volta smesso di piangere, torno al mio foglio, a lui.
“ Quando sono arrivati, sono subito salita sulla Range Rover nera di Liam, di fianco a me avevo Louis, mentre Harry era seduto davanti, vicino al proprietario dell’auto.
Credo che abbiamo detto qualcosa, ma non ne sono sicura, ero troppo presa dal pensiero che tu potessi andartene.
Appena arrivati al parcheggio dell’ospedale mi sono fiondata giù, la macchina che ancora era in moto, le grida dei ragazzi… Inutili, non li ho ascoltati, non mi interessava cosa avessero da dirmi, avevo solo un pensiero in testa: Te.
Ho chiesto di te ad un’infermiera che mi ha indicato il terzo piano, sono corsa su per le scale, non riuscivo a stare ferma neanche per aspettare l’ascensore, e si che sono sempre stata io quella pigra.
Ho visto Zayn, era in piedi le mani appoggiate al muro e la testa nascosta tra le braccia, sentendo i miei passi ha alzato lo sguardo.
«Nat…» lo stesso tono di Harry.
«Dov’è? » non mi interessavano i particolari dell’incidente, non ora.
«In sala operatoria…»
Sono rimasta immobile, la bocca spalancata e lo sguardo vitreo, dovevo aspettare… ancora.
Dopo una decina di minuti sono arrivati anche gli altri ragazzi, hanno sommerso Zayn di domande, lui era in difficoltà, non sapeva cosa dire o in che modo.
Che minuti, Niall, che minuti!
Non saprei raccontarti cosa mi è passato per la testa, forse tutto, forse niente.
Avevo il vuoto e contemporaneamente potrei dire di aver rivisto ogni singolo attimo passato insieme, ma anche in questo caso non sono in grado di dire quanto tempo ho aspettato, sempre troppo. Dopo una mezz’ora ci hanno fatto accomodare in una saletta privata, la notizia si stava diffondendo e non volevano che fossimo disturbati da un’orda di fan preoccupate per la salute del loro idolo.
Ero seduta su di una poltroncina quando un medico dal camice bianco e lo sguardo impassibile è entrato. Mi sono alzata di scatto, come tutti gli altri ragazzi, e di nuovo, per la terza volta in una sola sera, ho aspettato.
Quanto ho sperato negli attimi che hanno preceduto le sue parole, li ho riempiti di tutta la speranza del mondo, tu dovevi essere sopravvissuto, non c’erano alternative.
Ha scosso la testa e quello è stato sufficiente a farci capire l’esito del tuo intervento.
«Abbiamo fatto tutto il possibile…trauma troppo esteso… ha lottato… tutto inutile…mi dispiace» stralci di frasi, ecco quello che sono riuscita a capire.
Dopo averci dato la notizia se n’è andato come se nulla fosse, come se dire a cinque ragazzi che il loro amico ventenne è morto fosse normale.
Non è normale ,non lo è.

Che modi Niall, hanno gli uomini ,alle volte, per dimostrare che ci tengono.
Liam è stato il primo a cedere, si è alzato e ha cominciato a tirare pugni al muro fino a farsi sanguinare le nocche, fino ad urlare dal dolore, a quel punto Zayn lo ha fermato, soffocando i suoi singhiozzi con un abbraccio.
Io ero immobile quando il silenzio è stato rotto da un urlo, no, non era un urlo, un lamento più che altro,un lamento disumano, straziante, come quello di una mamma orsa che ha appena perso il suo cucciolo.
Chi mai aveva potuto produrre tale suono?
Di sicuro non un essere umano era troppo atroce, troppo penoso…
Mi sono guardata attorno e ho incontrato lo sguardo dei ragazzi, ero stata io Niall, io avevo emesso quel suono, ho chiuso la bocca, e ho stretto la mia pancia con le mani, stavo cadendo a pezzi e non sapevo come fare per rimanere in piedi. Mi sono guardata il corpo confusa, tutto quel dolore non poteva venire solo dal cuore, dovevo avere qualche ferita, qualcosa…
«Natalie…» hanno sussurrato all’unisono.
Mi sono venuti incontro e mi hanno abbracciato, io ero immobile, lo sguardo appannato dalle lacrime e il corpo bloccato dal dolore.
Siamo rimasti così per un tempo infinito, poi, quando ci siamo staccati, io mi sono lasciata scivolare contro la parete portando le ginocchia al petto, non riuscivo a stare in piedi, era come se mi fosse crollato il mondo addosso e contemporaneamente sparita la terra da sotto i piedi.
Avevo le vertigini, la nausea, ero davvero…un casino.
Ho alzato lo sguardo e ho osservato gli altri ragazzi, erano tutti disperati nessuno se l’aspettava nessuno era pronto a vivere senza di te, non sapevano come affrontare la cosa,in che modo reagire cosa fare…così ho preso in mano la situazione mi sono alzata e ho detto:
«Qualcuno deve avvertire i suoi genitori, non è giusto che lo sappiano dal telegiornale o da qualche giornalista.»
«Faccio io » ha risposto Louis, io ho scosso la testa, spettava a me, per quanto straziane potesse essere, era un mio compito.
«Passami il tuo telefono, io l’ho lasciato a casa» mi sono limitata a dire. Lui me l’ha lanciato e dopo averlo preso al volo sono uscita dalla stanza, non potendo più reggere i loro sguardi puntati su di me.
Ho composto il numero di casa dei tuoi genitori,”ti prego fa che rispondano, ti prego fa che rispondano” ho pensato in quei momenti, non potevo lasciare un messaggio in segreteria.
«Pronto? » ha detto la voce calda e assonnata di tua mamma. Cavolo erano le tre di notte, non ci avevo nemmeno fatto caso.
«Maura… sono Natalie… Niall…» mi sono portata la mano davanti alla bocca per coprire i singhiozzi che scuotevano il mio petto
« Oh mio Dio…» aveva capito Niall, aveva capito tutto.
«Ha fatto un incidente… mi dispiace, ma non ce l’ha fatta.» e qui sono scoppiata a piangere, come si fa a dire ad una mamma che suo figlio di soli vent’anni è morto?
La linea è caduta, ma non ho richiamato, mi sembrava giusto lasciarle il suo spazio e darle il tempo di comprendere ciò che era appena successo.
Quando mi sono girata ho incontrato lo sguardo di Zayn, era arrivato il momento che mi spiegasse cos’era successo.
«Stavi guidando tu? » gli ho chiesto chiudendo gli occhi e poggiando la testa alla parete.
«No»
«Perché? Era la tua macchina, no? » non so perché lo stessi attaccando, ma non riuscivo a smettere.
«Si, ma…» mi ha detto, incerto se continuare o no.
«Cosa? » stesso tono duro, aggressivo, accusatorio.
«Ero un po’ brillo, così gli ho chiesto se poteva guidare lui, che non aveva bevuto. Era tutto tranquillo poi non so cos’è successo, penso che una macchina non abbia visto uno stop, o forse è stato lui a non averlo visto e ci siamo scontrati, mi ricordo poco… la sirena dell’ambulanza, il suo corpo steso a terra»
« Quindi se tu non avessi bevuto lui sarebbe ancora qui, eh? È per questo che lui è morto, perché avevi bisogno di bere » ho iniziato ad urlare, lui non rispondeva ,forse perché stavo semplicemente dicendo quello che anche lui pensava. È
« È tutta colpa tua! Se tu non gli avessi chiesto di uscire, se tu non avessi bevuto, se avessi guidato tu , lui sarebbe ancora qui. È tutta colpa tua! » gli ho urlato contro.
I ragazzi sono usciti, hanno cercato di calmarmi di farmi ragionare, ma io avevo già emesso la mia sentenza e anche Zayn lo aveva fatto.
Mi ha guardato con gli occhi lucidi mimando un « Non volevo » con le labbra ed è sparito.
Non so perché ho detto quello cose, non le pensavo e mi dispiace, non ero l’unica a soffrire per la tua morte e non avevo alcun diritto di trattarlo così.
I ragazzi mi hanno guardato in silenzio, ma non hanno fatto in tempo a dirmi niente siccome un’infermiera dai fianchi larghi e il viso stanco si è avvicinata dicendoci, con tutto il tatto e la comprensione possibile, che il tuo corpo era pronto e che ,se avessimo voluto, avremmo potuto vederti.
Ci siamo avvicinati tutti e quattro insieme, mano nella mano, per non crollare, per resistere almeno fino a quando ognuno non si sarebbe trovato al sicuro nella propria casa e allora si che ci saremmo potuti lasciare andare, disperare, piangere, urlare, fino a che non ci fosse rimasta più voce, ma non lì.
Non era quello né il momento né il luogo.
Ho alzato lentamente il lenzuolo con le mani che tremavano, ma che fatica sollevarlo e farlo scendere fino al tuo collo, ogni millimetro era una conquista, ogni centimetro un traguardo inaspettato.
Alla fine sono riuscita a scoprire del tutto il tuo volto, ma non starò qui a descriverti il modo in cui mi sono sentita nel momenti in cui ti ho visto, ti basta sapere che ,per me, è stata la morte.
Dopo che tutti si sono allontanati, mi sono chinata sul tuo corpo freddo e ti ho sussurrato:
«Ti amerò sempre»
Mi hai sentito, ne sono sicura.
Uscendo dall’ospedale sono stata accolta da una folla di paparazzi, mi ricordo Louis che mi stringeva e le guardie del corpo che mi schiacciavano per coprirmi dai fotografi, le facce dei ragazzi una volta saliti in macchina e le parole gentili di Paul.
Mi ricordo che sono salita in casa e appena ho messo un piede dentro sono crollata, non saprei dirti se sono svenuta o mi semplicemente lasciata andare schiacciata dal peso di tutta la mia speranza.
L’unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento, eri tu.


I giorni subito dopo la tua morte sono stati in un certo senso i più facili da sopportare, visto che c’era sempre qualcosa da fare, non avevo tempo per fermarmi a pensare e realizzare appieno ciò che era accaduto.
Il tuo funerale è stato straziante, davvero.
Ricordo di aver abbracciato tante persone che ti volevano bene, tua mamma che non faceva altro che piangere, tuo padre impotente di fronte a tanto dolore e tuo fratello che non poteva accettare la tua scomparsa.
Ovviamente c’erano anche i ragazzi, tutti con gli occhi lucidi e lo sguardo spaesato. Ho abbracciato anche loro, ma non Zayn, ero ancora arrabbiata con lui, lo credevo il responsabile, il solo colpevole della tua morte.
Forse lo credo ancora.

Ci è rimasto male, si sentiva in colpa e io non ho fatto niente per aiutarlo, mi dispiace. Appena ti hanno seppellito sono scappata a casa, davvero non potevo e non posso tuttora credere che te ne sei andato, che il tuo corpo giacerà per sempre sottoterra. Una settimana esatta dopo il tuo incedente Liam si è presentano da me e abbiamo stretto quel patto scellerato, ma non me ne pento, voglio ancora raggiungerti.
Giro per casa come uno zombie, non rispondo alle chiamate e non esco di casa, non sono ancora pronta per affrontare il mondo, per affrontare la tua assenza.
Il primo mese è passato così, in una sorta di impasse, tu non ci sei, è vero eppure sento la tua presenza ovunque.
Mi manchi sempre.
Puoi tornare da me?
Ti amerò sempre.
Natalie

Ho Hey

Ehilà (:
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, come vedete in questa lettera Natalie parla di Luglio, il primo mese senza Niall.
Lo so è lungo e triste, ma non aspettatevi niente d’allegro in questa storia.
Comunque ringrazio tutti quelli che hanno letto lo scorso e spero di avervi fatto commuovere almeno un pochino. Mi dite cosa ne pensate in una recensione?
A presto T&P

  
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