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Autore: Gatto Magro    11/06/2013    3 recensioni
Capitano. Grotta. Cera.
E tutto quello che avrò la malaugurata idea di scrivere, finché alla TV non fanno qualcosa di bello.
1. Ossequi, Capitano.
2. Ave Icarus.
3. All I wanna do is (bang-bang).
4. Sunday mo(u)rning.
5. Le Porte Spettrali.
6. Caro Bellamy,
7. I tuoi 23 anni, I miei 26 anni.
8. duemilasette – duemilatredici
9. Scritto sul muro con l'eyeliner.
10. "It's like being at Disneyland. On acid."
11. We go where we know. (RIPUBBLICATA "Ma le fragole hanno fatto la muffa.")
12. Come le patatine fritte (è sempre un buon momento per una torta al cioccolato).
13. Prima che fossimo come le patatine fritte: insanguinati sul pavimento. (A raccontarci bugie.)
14. Then the night fell on us.
15. The Queen is dead.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vicende Ciglia Finte e altre cose di Superficie. '
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C’è settembre e tutte le cose che A Settembre Sono – meravigliosamente e con un rumore croccante sotto i vostri piedi; perdiamo tempo in gialli, ocra, colori diagonali che bagnano l’erba alta e profumata, non quella del giardino della zia Pax, tosata con la precisione di un’estetista alle prese con delle sopracciglia irsute, ma l’erba alta sul serio, quella selvatica che mastica i marciapiedi e infesta i campi a riposo, quella impolverata di petali e briciole di foglie e ragnatele e grappoli di fiori. Disegno sul retro della carta del regalo di Lauren, oleosa e molto buon gusto retrò, e quando viene sera mi alzo dal tavolino dell’Holly e lascio una banconota da venti per la cameriera con i capelli azzurri e me ne vado lasciando il regalo accanto alla tazza di latte vuota e al piatto rigato di marmellata. Resta così, l’orso di peluche di Lauren, con il muso appoggiato alla finestra, anche lui a guardare l’autunno scendere con grazia; il suo pelo color crema un’altra sfumatura calda aggiunta al quadro che la cameriera ignora, intenta a lavare bicchieri con uno straccio unto.
Aspettando il tram, cerco di non pensare troppo all’aria leggera che sento passare fra i capelli, che mi ricorda le carezze delle piccole dita fredde di Bliss e tante altre sensazioni, che portano tutte il suo profumo e lo stesso peso, briciola su briciola. Sul mezzo provo a focalizzare il riflesso dei miei occhi sul finestrino, ma finisco per appannarlo tutto con il fiato e allora faccio dei disegni stupidi con dei colpetti delle unghie e ogni volta li cancello con il palmo della mano, mi fa un po’ schifo pensare che sto tirando su tutti i respiri che sono stati fatti contro quel vetro. Non so perché, ma vorrei che quelle persone – chiunque siano, non ha importanza: sono solo particelle di vapore – non siano mai esistite. È tutta colpa di quella specie di rabbia che ti sale in gola appena dopo un compleanno. Forse la persona che non dovrebbe esistere sono io.
 
 
 
Halloween sta per arrivare, penso all’improvviso, senza una vera ragione.
Sto guardando un cartone animato con Sammy che dorme con la testa sulle mie ginocchia, e i colori che attraversano lo schermo – con troppa velocità, questo cartone manda i bambini in paranoia, ne sono sicura – mi fanno pensare ad Halloween, non so perché. Gioco con i capelli di Sammy, li arriccio tra indice e medio e li faccio scorrere per veder sfilare i fili biondastri nel suo castano. Dorme con la bocca socchiusa, ogni tanto fischia e articola qualcosa a bassa voce; gli si vedono gli incisivi superiori, è un particolare di lui che mi è piaciuto tanto quando l’ho conosciuto. Mi è sembrato molto dolce, con gli incisivi lunghi, in modo carino però.
Credo stia per piovere, la luce del sole si è ritirata dalla stanza e dalle finestre spalancate entra un’aria che sa di umidità e terra, ma non mi alzo per chiuderle. Di solito tengo tutte le finestre spalancate quando sento che sta arrivando la pioggia, e anche quando le prime gocce scendono chiazzando i marciapiedi e si trasformano in un muro d’acqua, le mie finestre sono aperte, sempre. Il legno sotto i davanzali è gonfio e macchiato e mia nonna dice che ho uno spirito dentro che deve essere stato pioggia, in un tempo lontano. Mi ricordo di aver raccontato questa storia a Cayden, ancora in prima superiore, e lui ha risposto che gli sarebbe piaciuto trovarsi a casa mia durante un temporale, e mi ha chiesto se non avessi mai avuto troppo freddo. Ho nascosto il viso nella felpa e ho finito la Marlboro che gli avevo sfilato dai pantaloni; in silenzio, ho ascoltato il rumore della sua cannuccia contro il fondo del frullato e delle persone felici intorno al nostro tavolino. Era una giornata buia.
Un giorno è venuto a casa mia. Non c’era nessun temporale, anzi, il sole fuori splendeva e una luce meravigliosa inondava ogni stanza. Si è stupito delle file di panni stesi che attraversavano l’appartamento; a me piacevano – lo faccio ancora adesso, quando devo stendere il bucato – lui ha detto che era una cosa davvero scenografica, un po’ da video musicale anni ’90, e la luce che passava fra i tessuti dipingeva le pareti e i nostri corpi abbronzati. Poi si è accorto che non c’erano, le finestre: mancavano perfino le cornici, rimanevano solo buchi rettangolari da dove spuntavano i tubi di plastica dell’impianto elettrico. Ha detto che doveva andare via. Ma che sarebbe tornato.
Mi formicolano le gambe, sotto il peso del corpo addormentato di Sammy, non so se ho paura o meno di svegliarlo o mi piace solo guardare il suo viso così da vicino da sentire il calore del suo respiro. La stanza comunque è un disastro, il pavimento coperto di lattine e bottiglie vuote e le pareti rigate di sporcizia; Cayden non entrerebbe più a casa mia, neanche se gli mandassi a dire che mi sto consumando in un freddo senza soluzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tremendo momento di ispirazione Bret Easton Ellis. Vorrei che questa cosa continuasse, ma ad essere sinceri mi fa un po’ paura l’idea di un’altra storia disastrosamente triste, perciò lascio perdere finché questo momento non passa!

   
 
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