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Autore: Elle13    12/06/2013    17 recensioni
Era lì che la guardava con il suo sguardo carico di odio,voleva prenderla a schiaffi,ma non poteva.
Non poteva, ma non perché quella persona fosse una ragazza,ma perché erano in un corridoio pieno.
Lei non era una ragazza, a suo parere, ma un essere disgustoso che meritava di patire le pene dell’inferno.
“Perché non sono come le altre ragazze? Perché la mia autostima non esiste? Perché quando mi guardo allo specchio provo disgusto? Perché non posso essere alta e magra? Perché non posso piacermi? Perché non ho una famiglia felice? Perché non riesco a stare bene con me stessa? Perché quando arrivo sul punto di commettere.. quello, mi fermo pensando a mia madre che lavora tutti i giorni dalla mattina alla sera per farmi studiare,nonostante mi odi,perché? Perché non posso essere felice?-Perché ci sei tu, è tutta colpa tua.-
**
“Sei orribile” le sussurrò all’orecchio,tenendola stretta contro la parete.
“Ti prego,smettila.. mi fai male” supplicò Nicole.
“Vuoi che la smetta di tenerti così stretto o di dire queste parole?”
“Entrambi”
“Quale preferisci?”
“Smettila di dirmi che sono orribile, ti prego.” Supplicò ancora.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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 ATTENZIONE CAPITOLO CON CONTENUTI FORTI,  VI CHIEDO DI RIFLETTERE DURANTE LA LETTURA DI QUESTO CAPITOLO PERCHé è MOLTO IMPORTANTE.
 
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'    
    
 

“Shh.. non piangere- disse guardandola negli occhi- ti farò solo passare il giorno più brutto di tutta la tua vita”
 

Nicole lo guardò spaventata mentre le lacrime causate dalla paura, che provava, le rigavano il viso.
“Ora mi seguirai senza fiatare, va bene?” disse il riccio mentre con il pollice le asciugava una lacrime.
Un brivido percosse la schiena di Nicole.
Se gliel’avesse fatto qualunque altro ragazzo non avrebbe avuto paura, ma Harry la spaventava.
La ragazza annuì seguendolo mentre usciva dal bagno. Poteva benissimo scappare, ma non lo fece. La paura la stava facendo impazzire, si era impossessata del suo corpo e il senso di sopravvivenza, comune di tutti gli uomini,  aveva abbandonato quel corpo.
Harry vide lo sgabuzzino e con una chiave lo aprì. Come avesse quella chiave Nicole non lo sapeva, molto probabilmente l’aveva rubata.
“Entra” le ordinò il riccio.
“Non farlo, Nicole. Sei claustrofobica” disse quella vocina in testa ed era vero.
Nicole guardò quello sgabuzzino di un metro quadrato come un assassino. I suoi occhi erano colmi di terrore. Aveva paura dei luoghi chiusi, non le erano mai piaciuti. Piccoli, troppo piccoli per lei. Quella fobia era nata dopo l’abbandono del padre, cosa collegasse l’abbandono del padre a quella fobia non lo sapeva nemmeno lei.  Non le piacevano, per niene.
“Non farmelo ripetere due volte” ripetè Harry scocciato.
La ragazza scosse la testa troppo spaventata da quel sgabuzzino e si allontanò di tre o quattro passi.
 Il riccio si sorprese dal suo rifiuto e si stava innervosendo parecchio.  La odiava.
Con una mossa repentina le prese il braccio, ma sul suo viso comparve una smorfia di dolore. Nicole non capì, ma si ricordò subito subito di quei lividi presenti nelle braccia.
“Entra”  disse lettera per lettera mentre stringeva sempre più forte il braccio di Nicole, la quale scosse la testa.
Così il riccio, facendo uno sforzo che gli causò un dolore  per  tutti quei lividi presenti nel corpo che la mora non poteva vedere, la prese per entrambe le braccia e la buttò dentro lo sgabuzzino, facendola cadere, entrando anche lui, chiuse la porta e accese la luce.
“No, ti prego” disse la ragazza alzandosi da terra superando Harry, il quale la riprese per il braccio buttandola per terra.
Nicole si stava agitando, tutto intorno a lei si stava rimpicciolendo.
Stava diventando sempre più piccolo e  “l’aria non poteva bastare per sole due persone” pensò Nicole.
 Si sentiva soffocare e anche la paura per il ragazzo stava aumentando. Era seduta e decise di rannichiarsi abbracciando le ginocchia con le braccia.
 Harry la stava osservando come si osserva il tuo peggior nemico. Nel suo sguardo c’era rabbia, così tanta che stentava a trattenersi.
Una rabbia feroce, che pochi uomini sanno provare realmente.  Il predatore di fronte alla presa, pronto ad ucciderla.
 La causa di tutto era lì davanti a lui. Quello, che aveva subito ieri, era a causa sua.
La portatrice dei suoi mali era davanti ai suoi occhi, ma in realtà l’unico portatore dei suoi demoni era lui stesso.
La odiava.
“Guardami” ordinò duramente e Nicole obbedì, non poteva fare altro. Si stava scavando la fossa da sola, ma cosa avrebbe potuto mai fare? Scappare? Giusto 5 minuti prima ne aveva la possibilità, ma non lo fece.
Perennemente stanca.
L’abbandono del padre, quello psicologico della madre, i giudizi della gente e ora anche la rabbia senza motivi per Nicole di un pazzo? Perché tutto questo? Perché?
Questo era quello a cui pensava Nicole. Ma aveva trovato anche Angy, no? Un’amica e gli altri? Erano suoi amici, no?
“Li conosci da una settimana, non sono tuoi amici.” Ecco quello che le veniva detto dal suo cervello e provava a non ascoltarlo, ma sapeva che era vero. Non erano suoi amici, era troppo presto.
“Vedi questo?-disse indicando l’occhio nero svegliandola dai suoi pensieri- E questi?” continuò indicando i lividi nelle braccia.
“S-sì... come... te...” ma venne interrotta.
“E questi?” finì di dire il riccio alzandosi la maglietta scoprendo la pancia piena di lividi.
La ragazza si coprì la bocca dallo stupore. Era messo davvero male.
“Li vedi, eh?- chiese il riccio- Li vedi, eh?” disse urlando dandole un calcio.
“Ti prego, portami via di qui- disse respirando velocemente- puoi anche uccidirmi, ma non qui” finì alzandosi cercando di uscire dallo sgabuzzino.
Il riccio non ci fece molto per arrivarci. “ Sei claustrofobica?” chiese il moro.
Nicole annuì.
“Sarà il tuo ultimo problema” disse prendendola per il polso e stringendo forte e il dolore era allucinante a causa delle ferite avute con il pugno contro lo specchio. Con  una mossa veloce la sbattè contro un muro vuoto, mentre gli altri erano ricoperti da scaffali pieni di utensili.
La ragazza gemette dal dolore.
“Hai visto tutti questi lividi, eh?- disse sbattendola forte contro il muro- Sono per colpa tua-  le fece sbattere la testa contro il muro- Ti provocherò ogni singolo livido che ho sul mio corpo” disse susserandole all’orecchio.
“Io non ho fatto nulla- sussurrò guardandolo spaventato- io..- i respiri diventavano più veloci a causa della sua fobia, la sensazione di panico aumentava- non...- ecco il suo corpo iniziò a tremare e gocceline di sudore le rigavano la fronte- fatto” ma non potè dire nient’altro, che una mano la scihaffeggiò in pieno viso provocandole un dolore acuto.
“Stai zitta, troia” 
L'espressione di Harry era indecifrabile, per Nicole, come se non provasse nulla, ma in realtà era solo pura rabbia. Una rabbia cieca che la ragazza aveva visto solo in una persona: sua madre.
Lo sguardo era identico, solo con un’unica differenza: Harry la stava sfogando, mentre per la madre erano anni che la tratteneva e in quel momento Nicole si sentì morire dentro.  Avevano lo stesso sguardo, non gli occhi, ma sguardo.
Venne svegliata dall’immersione dei suoi pensieri da un pugno che le colpì l’occhio destro facendole cadere a terra e provare un dolore troppo grande per essere trattenuto.  La colpì di nuovo mentre piccole urla di dolore riempivano l’aria e lacrime rigavano quel viso.
Stava provando troppe emozioni.
Un altro colpo, dritto al petto.
Il panico a causa di quella sua stupida fobia nata da un abbandono. L’ansia, i tremori, le gocceline di sudore e quella stanza che diventava sempre più piccola la stavano uccidendo.
Un altro calcio e un altro ancora. Non voleva fermarsi, l’avrebbe uccisa così e voleva.
La tirò su attaccandola al muro.
La paura per quel ragazzo, che non conosceva. Lui l’odiava per un motivo a lei sconosciuto, forse per lo stesso motivo per cui odiava sé stessa. Lo schifo che provava verso sé stessa aumentava inesorabilmente. Lei era la causa di tutti i suoi mali: l’abbandono del padre, la madre che doveva lavorare sempre per farla studiare, il suo corpo. Tutto aveva un’unica causa in comune, ovvero lei.
E per questo si odiava, un odio profondo, cupo, che ti inghiottisce senza lasciarti credere più in nulla.
Ma ora anche un’altra persona la odiava: Harry e proprio per questo si odiava ancora di più. Non era solo la portatrice dei suoi mali, ma anche di un altro ragazzo. Aveva rovinato la  vita a qualcuno e il senso di colpa si  stava impossessando di lei.
Ma si odiava anche perché si faceva trattare così.
L’umiliazione era troppo grande. Si stava facendo trattare come uno straccio mentre poteva provare a ribellarsi e non rimanere lì come una statua.
“Ti sta picchiando e tu non fai nulla... chissà cosa penserebbe tua madre” disse quella vocina in testa.
E un “no” uscì dalla sua bocca mentre la mano sinistra di Harry si posizionò sul suo collo e le dita del ragazzo si chiusero intorno alla gola di Nicole bloccandole il respiro.
La voleva uccidere e nulla gliel’avrebbe impedito. Nicole boccheggiò in cerca d’aria, ma la stretta di Harry diventava più forte. Non era più un ragazzo quello di fronte a lei, ma una bestia con l’intento di finire la sua preda 
“Se muori sarà meglio per tutti Nicole” le disse la vocina in testa e lo ripeteva mentre piano piano l’abbandonava..
 
E fu una questione d’istanti che a causa del panico presente nel suo corpo causato dalla fobia e da quella situazione, che nessuna donna vorrebbe vivere, Nicole chiuse gli occhi mentre il suo cervello l’abbandonava ed Harry continuava a stringerle il collo.
“Uccidimi” sussurrò.
“Se non mi uccidi morirò lo stesso” disse a sé stessa sorridendo.
 
 
**
 
“Voglio sapere chi è stato, dannazione” sbattè Angy il pugno contro il muro bianco dell’ospedale.
“Non è questo l’importante, in questo momento” disse Mike seduto per terra.
“Hai ragione, scusami...” la ragazza stava impazzendo.
“Niall, calmati” disse Lily al biondo  per calmarlo.
Erano tutti lì, anche se in realtà conoscevano Nicole quasi per niente.
“Dovevo capirlo da quell’episodio dello specchio...” disse ad alta voce Angy.
“Quale specchio?” chiese Niall, ma non ottenne nessuna risposta.
“Harry, tu che l’hai trovata, hai visto qualcuno?” chiese la ragazza al riccio, il quale scosse la testa.
“Se l’avessi trovata prima...” disse, recitando benissimo
Una signora giovane, ma con il viso stanco, si avvicinò ai ragazzi seduti in quel corridoio  bianco dell’ ospedale e li guardò spaventata.
“Cos’è successo?” chiese con il respiro affannato, ma nessuno ebbe il coraggio di risponderle.
 “Signora Cooper- ormai quello non era più il suo cognome, ma non era il momento giusto per correggere quell’agente di polizia appena arrivato- dobbiamo parlarle” disse invitandola a seguirli.
Il silenzio invase la  stanza e la tensione aumentava sempre di più. Tutti erano preoccupati, tranne uno: Harry.
In quel momento non provava assolutamente nulla, nessun sentimento, nemmeno la paura di essere scoperto.
Il vuoto più totale.
 Il silenzio venne rotto dalla voce della madre di Nicole.
“Cosa?!”
E  seguito da un singhiozzo di Angy.
Christine, la madre di Nicole, uscì scioccata da quella stanza accompagnata dai due agenti di polizia a seguito.
La sua bambina.
Picchiata.
Quasi morta.
Troppe informazioni navigavano il suo cervello ed era troppo per lei da sopportare. Nessuno doveva far del male alla sua bambina.
Nessuno.
 Il medico uscì dalla sala operatoria e guardò la madre sorridendo.
“Non si preoccupi, sta bene, però devo parlarle”
A queste parole tutti furono sollevati, tutti tranne Angy e la madre.
Perché il dottore doveva parlare con la madre?
“Venga con me” disse entrando in una camera.
 “Non parla, non interagisce con noi e la cosa continuerà per molto. Il trauma ha avuto un impatto molto forte per la ragazza... è completamente sotto shock, potrebbe parlare adesso come tra un anno. Dipende tutto dalla ragazza”
Ammise sinceramente il medico alla madre.
Si trovavano di fronte al letto di Nicole, che era sveglia e guardava il soffitto bianco.
“Nicole?” chiese la madre.
“Mmh” uscì un lamento dalla bocca del dottore.
“Nicole, dì qualcosa” chiese la madre e la figlia non rispose.
“Esca di  qui-chiese la madre al dottore- io conosco mia figlia” disse la madre guardando il dottore, il quale senza dire nulla uscì.
Christine si avvicinò alla figlia e iniziò ad accarrezzarle i capelli.
“Nicole- sussurrò il nome della figlia guardando i segni violacei sul collo della figlia- chi ti ha fatto questo?”
“Chi ha toccato la mia bambina?” Adesso era seduta sul letto mentre abbracciava la figlia, ma il gesto non era ricambiato.
“Non te l’ho mai detto e mi faccio schifo per questo. Ma Nicole Cooper- disse scendendo dal letto lasciando distesa la figlia e prendendole la mano- io ti voglio bene,  perdonami-disse piangendo- per tutto, mi dispiace... ci ho provato, ma ho fallito. Ti voglio bene, scusami. È tutta colpa sua, ma soprattutto mia. Non dovevo reagire così, no.. ”
Le parole, che Nicole aveva atteso tutta la vita, erano appena uscite dalla bocca della madre, ma la risposta della ragazza fu il silenzio.
 
**
 
“Possiamo entrare?” chiese Angy ansios. La madre di Nicole era dentro da ormai  un’ora e anche se l’orario delle visite il medico acconsentì senza avvertirli che non avrebbero ottenuto nessuna risposta dalla ragazza.
“Entro solo io, forse è meglio” continuò la ragazza guardando gli amici.
“Voglio entrare anch’io” aggiunse Harry.
La ragazza lo guardò poco convinta, ma annuì ed entrambi entrarono.
La madre si era addormentata sulla sedia accanto al letto mentre Nicole continuava a guardare quel soffitto.
“Nicole, come stai?” disse Angy sorridendo, attendendo una risposta.
Harry la guardava. L’aveva davvero ridotta in quello stato? Aveva subito capito che Nicole non avrebbe mai risposto ad Angy.
“Nicole” disse la ragazza avvicinandosi al letto, ma Nicole non rispose.
Il silenzio.
“Harry è qui con me” aggiunse.
 “Sta mentendo-pensò e una smorfia di disgusto gli comparve sul viso- è tutto una recita”
Nessun senso di colpa, l’unico sentimento, che continuava a provare, era odio.
Era incredibile quanto odiasse quella ragazza.
“Non ti risponderà mai” disse Harry scocciato ad Angy, la quale lo guardò malissimo.
“Vattene” gli ordinò duramente e il riccio non fece per ripeterselo due volte, ma quando stava per uscire lo vide.
“John?” disse balbettando.
Aveva paura.
“Harry? Cosa ci fai qui?” disse entrando in stanza.
La madre si svegliò e si girò.
“John?”  chiese la madre riconoscendo l’uomo che aveva amato da tutta la sua vita.
Christine era stupita, ma presto lo stupore lasciò posto all’odio.
“Fuori di qui- disse alzandosi- fuori da questa stanza!” urlò avvicinandosi.
Angy capì che doveva uscire mentre Harry guardava la scena, invece, Nicole stava combattendo una guerra dentro di sè. Fuori era inespressiva, il suo sguardo vuoto. Ma dentro stava combattendo una battaglia. Da un lato voleva alzarsi e urlare contro Harry, dall’altro voleva urlare contro il padre, ma voleva abbracciarlo. Le era mancato, tantissimo.
“No, Christine. È mia figlia, ho diritto di vederla”
“Diritto di vederla, eh? Dopo tutti questi anni ti presenti e dici che hai il diritto di vederla?” gli chiese urlando.
Harry si allontanò di qualche passo dai due sapendo la lite furibonda che stava per scoppiare.
“Non puoi capire, Christine. Ho tutto il diritto di vedere la mia bambina” disse alzando la voce di un’ottava.
“Non è più una bambina-disse la donna guardandolo- è cresciuta e tu non l’hai vista crescere e pretendi che io te la lasci vedere? Sei stato un padre orribile”
“Io? L’hai vista dov’è nostra figlia? Distesa su un letto d’ospedale perché un pazzo l’ha quasi uccisa, te ne rendi conto, eh? Chi  è che doveva badarla, chi? Tu, Christine, pensavo fossi un madre capace, ma mi sono ricreduto”
“Cosa vorresti fare?” chiese la madre scioccata.
“Non sei nè in grado di mantenerla a dovere nè di badarla. Rivoglio la mia bambina” disse John.
“Tu non puoi portarla via, non puoi”
“Lo deciderà il tribunale stesso- disse John- e adesso me ne vado, ci vediamo in tribunale. Harry, vieni” ordinò uscendo dalla stanza.
Si sentì solo il rumore di un corpo che cadeva terra e le grida di Nicole.

 
 
ME:
TRE MESI DI RITARDO, TRE MESI DI RITARDO. SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE. Forse non accetterete le mie scuse, ma ho cercato di rimediare il più possibile con questo capitolo, che dà il via alle danze! Ebbene sì, la storia entra nella parte centrale e molte cose accadranno.
Chissà se c’è qualcuna di voi che leggerà questo capitolo çç
Il motivo principale del mio ritardo è la scuola. Mi ha distrutto completamente, ma adesso aggiornerò regolarmente. Ho in mente di aggiornare ogni 4 giorni, sperando bene.
Comunque la  storia avrà in totale 20 capitoli, se non qualcuno in meno o più, devo decidere e ho già il finale, avete capito bene.
COMUNQUE CHIEDO ANCORA PERDONO, PERDONO.
P.s: se volete posso crearmi un account facebook proprio per efp, ditemi voi.
Un bacione a tutte e grazie mille a chi continua a seguire questa storia/ chi l’ha messa fra le preferite/ e chi tra le ricordate.
Vi adoro :’D 

  
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