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Autore: Fiamma Erin Gaunt    12/06/2013    1 recensioni
E se Veronica finisse con l' innamorarsi di un affascinante e misterioso bad boy proveniente da Corona? E se Weevil riscoprisse un vecchio amore?
Diciamo che la storia è sostanzialmente quella della serie con qualche modifica e l' inserimento di nuovi personaggi.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Eli Weevil Navarros, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 18

 

- Chi è questo ragazzino? –

- Il fratellino di Jack. – replicò il tipo, spingendolo in avanti in modo che il capo della banda lo vedesse in faccia.

- Sì, in effetti si assomigliano molto. Cosa c’è, tuo fratello è troppo codardo per venire di persona e manda te? –

- Già, sembra una cosa molto da Jack. – confermò ridacchiando quello che lo aveva spinto.

A quelle parole, lui che era poco più che un bambino e all’epoca venerava il fratello, rispose a tono: - O forse siete voi che siete troppo poco importanti per dedicarvi un po’ del suo tempo. –

Il manrovescio che aveva ricevuto in risposta era stato talmente forte da fargli scattare la testa da un lato all’altro.

- Occhio a quello che dici, moccioso, non sai con chi hai a che fare. –

- Wow, voi si che siete dei duri: in tre contro uno che è la metà di voi. – replicò sarcastico.

Un destro preciso lo colpì allo zigomo, spaccandoglielo.

- Allora, cosa ti ha dato il fratellone per noi? –

Tolse la busta che Jack gli aveva consegnato e gliela porse. Il capo, un ragazzone afro americano alto più di un metro e ottanta, contò i soldi che c’erano dentro.

- Ci sono tutti. – annunciò soddisfatto, rifilandogli uno schiaffetto sullo zigomo che lo fece trasalire per il dolore, - Bel lavoro, ragazzino, ora sparisci. –

Se ne andò, percorrendo il vicolo con studiata naturalezza, cercando di attirare il meno possibile l’attenzione su di sé.

La mattina dopo, intorno alle sette, ora in cui sua madre si preparava per andare al lavoro, un grido lo svegliò. Si alzò dal letto, dirigendosi in cucina per scoprire cosa fosse accaduto.

- Que pasa, mama? –

- I soldi. Sono spariti i soldi. – replicò, frugando alla rinfusa tra le cose contenute nel cassetto in cui tenevano la cassetta con i loro risparmi.

Un lampo di consapevolezza si fece largo nella sua mente, nello stesso istante in cui faceva la sua comparsa anche Jack.

- Perché stai mettendo a soqquadro la cucina? – domandò, con il tono strascicato che aveva preso a utilizzare da un po’ di tempo a quella parte.

- Hai visto i soldi, Jack? – replicò per tutta risposta, scrutandolo con aria indagatrice.

- Quali soldi? –

Si dipinse sul volto un’espressione da angelo che contrastava incredibilmente con ciò che si leggeva nei suoi occhi. Rico gli lanciò un’occhiataccia, sperando che si decidesse a confessare e a prendersi le sue responsabilità, ma la replica del fratello lo colse del tutto impreparato.

- D’accordo, non volevo dirlo, ma li ha presi Rico. –

Il ragazzo aprì bocca per protestare, indignato, ma Jack lo precedette.

- Scusa, fratellino, ma non potevo fare finta di niente. –

Gli voltò le spalle, mandandolo al diavolo e chiudendosi la porta della stanza alle spalle. Quella sarebbe stata l’ultima volta che faceva un favore a Jack.

 

 

 

Crescendo avevano finito con il diventare sempre più simili, al punto che a sedici anni si diceva che ad una prima occhiata avrebbero potuto essere scambiati l’uno per l’altro. Ovviamente la cosa fece largamente comodo a Jack, che più di una volta si era servito di quella somiglianza per scamparla. Mentre Rico era uno che da una bella rissa non si tirava mai fuori, suo fratello aveva la tendenza a cercare di sgattaiolare via dai problemi, causandoli ma senza mai risolverli.

Anche quella volta, la prima in cui Rico era stato vittima di un vero e proprio pestaggio, la colpa era stata sua.

 

 

Era l’estate del suo sedicesimo anno, se ne stava in una cabina sulla spiaggia, che era mezza diroccata e quindi nessuno occupava, in compagnia di Alice, la ragazza con cui era stato a periodi alterni per tutta la sua adolescenza. Erano appena usciti, ridendo per qualcosa di stupido che lui aveva detto, quando si ritrovò a faccia sulla sabbia. Non ricordava granchè di quel momento, se non la marea di calci e pugni che gli era piovuta addosso e le urla di Alice che intimava loro di smetterla.

Lo avevano lasciato sulla sabbia, su cui si era formata una piccola pozza con il suo sangue, dolorante e mezzo intontito, dicendo qualcosa a proposito di una certa China e di non ronzarle più intorno.

Quella sera stessa, dopo essere passato in ospedale per farsi ricucire e farsi dare una controllata, aveva scoperto il motivo del pestaggio. Suo fratello si vedeva ogni tanto con una ragazza, quella China, che era la fidanzata di uno dei ragazzi che lo avevano aggredito. La ragazza non aveva voluto rivelare il nome e qualcuno, Rico non aveva dubbi che in parte centrasse Jack, aveva ipotizzato che si trattasse di lui.

Quella era stata l’ultima volta in cui loro due erano venuti alle mani e Jack si era ritrovato, suo malgrado, a fare a sua volta un viaggetto in ospedale.

 

 

Qual era l’ultimo ricordo che aveva di lui? Ah, sì. Jack aveva cominciato a farsi, aveva un sacco di debiti ed era tornato a Corona per chiedergli una mano. Si trattava di un colpetto facile, bisognava rubare una macchina e rivenderla, non li avrebbero mai trovati. Lo aveva pregato di aiutarlo, in fin dei conti erano fratelli, no? Rico lo aveva ascoltato con pazienza fino alla fine.

- Ho smesso di farmi coinvolgere nei tuoi casini, Jack. Sparisci dalla mia vista e non farti più vedere o, parola mia, la prossima volta sarà anche l’ultima. – aveva decretato, posando la sua Magnum 345 sul tavolo a sottolineare meglio il concetto.

Sì, quella era stata l’ultima volta in cui aveva visto e sentito Jack Bellin. Con sua somma gioia, poteva aggiungere, ed ecco che lo stronzo decideva di venire a Neptunes.

Imprecò sottovoce e lanciò la bottiglia di Corona che stringeva tra le mani contro gli scogli. Il rumore dei vetri che andavano in pezzi gli ricordò per qualche strano motivo la sua vita che si disintegrava ogni volta che Jack ricompariva. Dio mio, quanto odiava quel cabron!

- Sapevo che ti avrei trovato qui. –

Alzò lo sguardo, trovandosi davanti una ragazza sorridente che doveva avere all’incirca un anno meno di lui: Alice.

- Come sapevi che ero tornato? –

- Ti conosco bene, e poi Fiamma mi ha chiamato dicendomi di Jack. Vieni sempre qui quando cerchi di non andare fuori di testa. –

Rico annuì, spostandosi un po’ e facendole posto sullo scoglio.

- Già, mi conosci bene. –

- O per lo meno abbastanza da sapere di cosa hai bisogno in questo momento. – concluse ironica, porgendogli una birra gelata.

L’accettò, stappandola con un colpo secco e prendendone tre lunghi sorsi. Sì, l’ alcool se non altro avrebbe attenuato un po’ i suoi pensieri, almeno per il momento.

- E così mia sorella ti ha mandata qui a farmi da baby sitter? –

- No, mi sono auto proposta come baby sitter, lei non mi ha chiesto nulla. –

- Non sono un bambino da tenere d’occhio. –

- No, ma quando si tratta di Jack non ragioni in modo lucido… e sappi che non ti biasimo per questo, dopo tutto quello che ti ha fatto passare. – aggiunse, notando che la fronte del ragazzo si era visibilmente aggrottata.

- È che non riesco a togliermi di dosso la voglia di strangolarlo con le mie mani. – ammise.

- Sì… beh, tuo fratello fa questo effetto a molta gente. –

Rico le rivolse un sorriso sghembo, che la fece sussultare leggermente.

- Che c’è? –

- Nulla… è solo che… mi sei mancato. – sussurrò, arrossendo un po’ e abbassando lo sguardo.

Le prese gentilmente il mento tra le dita, spingendola ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi. Rivide il luccichio che aveva imparato a scorgere nei suoi occhi color cioccolato ogni volta che incrociava il suo sguardo.

- Anche tu mi sei mancata, dulzura. – le diede un buffetto sul naso che la ridacchiare come una bambina.

D’impulso Alice gli cinse il collo con le braccia e lo strinse a sé, chiudendo gli occhi e nascondendo il volto nell’incavo tra il collo e la spalla. Rico le accarezzò delicatamente i capelli, giocherellando con quelle morbide onde corvine, che emanavano il consueto odore di cannella, in cui aveva infilato le dita innumerevoli volte.

La ragazza si scostò un po’, quel tanto che bastava perché le loro labbra si trovassero a un paio di centimetri di distanza.

- Dios mio, quanto mi sei mancato. – mormorò, chinandosi a baciarlo.

Rico ricambiò il bacio, accarezzandole una guancia, ma si separò quasi subito.

- Alice… -

- No, scusami, Fiamma mi ha detto di quella ragazza con cui esci… non avrei dovuto. –

- Veronica. –

- È un bel nome… è una cosa seria? –

Rico non rispose e si limitò a rivolgerle un’occhiata che fu una risposta più che sufficiente e che le causò una fitta al cuore. Perché, dopotutto, ne avevano passate tante insieme e dimenticarlo non era poi così semplice come aveva creduto all’inizio.

- Direi che è una risposta più che eloquente. Torna a Neptunes e parlale… spiegale cosa vuol dire per te rivedere Jack e assicurati che capisca. –

- Se non l’ha già fatto Fiamma. –

- No, su questo è d’accordo con me, devi essere tu a dirglielo; deve sentirlo dalla tua bocca, capire e interpretare la tensione nella tua voce quando affronti l’argomento per comprendere davvero. –

- Non ti facevo così profonda… che c’è, hai intenzione di metterti a fare la psicologa? –

- In quel caso penso che tu dovresti essere il mio primo cliente. – scherzò Alice, alzandosi dallo scoglio e spolverandosi i jeans.

- Chissà, magari un giorno. –

Recuperò il casco e si diresse verso la moto.

- Ti do uno strappo a casa? –

Alice scosse la testa, - Sono in macchina, ma grazie lo stesso. –

Le scoccò un bacio sulla guancia e inforcò la moto.

- Ci sentiamo… presto. – assicurò, vedendo l’occhiata ironica della ragazza.

- Ci conto, o mi presenterò alla porta di casa tua. – lo minacciò scherzosamente, per poi chiudere lo sportello e mettere in moto.

Un ultimo cenno di saluto e poi via… si partiva in direzione di Neptunes e, soprattutto, di Veronica.

Non sapeva ancora bene come affrontare l’argomento, ma era sicuro che prima o poi le parole gli sarebbero venute in mente.












Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo. Vi anticipo subito che nel prossimo ci sarà un colpo di scena grosso come una casa e che ci troviamo all’incirca a metà storia (questa parte riguarda la prima stagione… la seconda e la terza verranno raccontate in due long fic a parte). Bè, spero vogliate lasciarmi un vostro parere su questo capitolo (non siate troppo cattive con Alice, povera cara u.u). Al prossimo.

Baci baci,

         Fiamma Erin Gaunt

  
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