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Autore: Alina_Petrova    13/06/2013    5 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Passano alcuni minuti, il treno parte lentamente e il cellulare vibra nelle mie mani. Apro il messaggio per leggere la risposta dell'affittuario, ma invece di quello ci trovo una sola parola:
"Torna".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il nuovo capitolo. Prima mi ero dimanticata di precisare che la traduzione e' dal russo. L'autore e' una fantastica ragazza di Kiev, che studia la medicina! Pensate un po'! Ora sulla mia richieste (un pianto disperato, in realta') ha iniziato una nuova raccolta di drubble su Kitty!Kurt, quindi presto arriveranno. Buona lettura!
 
 
Sei mio.
 
Non posso lasciarti andare. Lo so che dovrei. Vedo come stai soffrendo. E non ci riesco. Di nuovo ti stringo la mano, sorrido e domando: " Come ti va la vita?" Di nuovo ti porto a cena, dove non ti permetto di dire neanche una parola, perché la tua voce mi fa andare in pezzi.
Attraversando la soglia del tuo appartamento, mi sembra di svenire. Sul mio viso non traspare niente, ma la mia anima si contorce istericamente, vuole uscire fuori... venire da te. Stai scappando da me. L'ho capito subito. Sulle pareti non ci sono più le foto che io guardavo di nascosto, che desideravo rubare per depositarle in una cassetta della banca. Non ci sono tutte quelle sciarpe che mi ricordano sempre quel giorno, quando morivo dalla voglia di baciare il tuo collo e invece ti avevo fatto un complimento. Non ci sono le tue scarpe... guardandole, chissà perché, mi immagino sempre come te le togli e cammini a piedi nudi sul tappeto. Verso il letto. Per sdraiarti ed aspettarmi che esca dalla doccia. Mi immagino i tuoi piedi nudi che mi toccano i fianchi, la schiena e anche le spalle. Questi pensieri mi fanno odiare me stesso. Sei mio. Anche se non l'ho mai detto, non l'ho mai voluto. Non potrai appartenermi né per la legge, né davanti alla gente. Ma la tua anima è mia, me lo sento.
Pure la tua specchiera è vuota e io adoro tutte quelle cose. Adoro il profumo che lasci nella mia macchina quando sei vicino, quando sei appena uscito e ancora qualche ora dopo. Sei perfetto, sei bellissimo, mio irreale ragazzo di porcellana. Sei mio. Come farò senza di te, Kurt? Come?
Sei già vestito, ti lascio passare davanti per poter ammirare la tua figura almeno un attimo senza rischiare di essere beccato sul fatto. La cosa che desidero di più al mondo è afferrarti e trascinarti indietro nell'appartamento. Vorrei baciarti fino ai singhiozzi, fino a perdere i sensi. Vorrei sentirti gemere il mio nome... Ma invece, noi andiamo verso l'ascensore e io mi concentro sul colletto del cappotto per nascondere la mia agitazione. Non riesco a credere che non ti vedrò più. Faccio tutto come al solito. Perché sei mio. Niente è cambiato.
Vorrei dire che ogni giorno è una merda quando tu non ci sei accanto a me, ma non posso. Sei mio... Non lo sei mai stato.
 
Io parlo molto... veramente tanto. Parlo di qualsiasi cosa. Mi sembra che non appena il silenzio si stenda tra di noi, le confessioni esploderanno nell'aria. Io non riesco a non vederti, ma non posso farlo. Senza di te sto peggio che insieme... Non dovrebbe essere così, non può essere. Non sei mio amico, né il mio ragazzo, né il mio amante. Sono sposato per la seconda volta. Ho trentasei anni. Ho una figlia. Ho un'amante. Non sono mai stato attratto dagli uomini. E tu sei la mia disgrazia.
Mi è bastato un incontro per odiarmi. Per giurare di non chiamarti mai più... Un paio di minuti senza di te, mi erano bastati per iniziare ad impazzire per la tua mancanza.
Ho paura di chiederti qualcosa su di te. Ho paura di venire a sapere qualcosa, ho paura di farti diventare più reale. E qui non si tratta soltanto della tua voce. Semplicemente sei il ragazzo della favola. Ed è così facile far finta che tu sia il frutto della mia immaginazione. Finché abbiamo soltanto il tuo appartamento e questi incontri in una caffetteria. Finché ci limitiamo a qualche stretta di mano e un paio di frasi, un giorno si può semplicemente cancellare tutto quanto. Lo so, certo, lo so che non si può, ma mi piace pensare che ho ancora sotto controllo te e me stesso.
Non attraverso mai i limiti che mi sono imposto da solo. So che mi ami, lo vedo in ogni sguardo, in ogni gesto. Lo sento in ogni respiro. I tuoi polpastrelli sussultano quando dico qualcosa che ti emoziona e mi sembra di udire il suono del tuo cuore che esplode... per l'ennesima volta.
Ma tu non sai che anch'io ti amo. No, non è un nome giusto per quello che provo. Sei la mia più spaventosa malattia, sei la mia maledizione. Sei il mio peccato e la mia strada all'inferno. Io faccio finta di niente. Faccio finta che non mi importi di te e non ti guardo negli occhi, perché è la cosa che mi spaventa di più. Perché ci annegherei.
 
Qualche volta, quando sto particolarmente male, vado fuori città, mi stendo sull'erba e guardo il cielo. Dico a tutti che vado a pescare e invece mi nascondo dentro di me. Immagino un mondo, dove tutto sarebbe diverso. Dove noi ci amiamo. E non ci sono le etichette, nessuno ci punta contro il dito contro. In questi miei sogni non ho mai conosciuto Rachel e, che il Signore mi perdoni, non ho Tiffani. Lì non c'è né Tina, né Santana, né Brittany. Non c'è nessuna donna, nessun'altro uomo. Ci sei solo tu tra le mie braccia, che mi sussurri parole d'amore. Non ho idea di che suono avrebbero avuto queste parole, ma so che mi avrebbero fatto piangere come un bambino.
Ho tanta paura che un giorno mi racconterai di qualcuno. Che un giorno mi dirai: " Mi sono innamorato ". So che hai altri uomini, ma non mi permetto di soffermarmi su questo pensiero. Perché nel nostro mondo per due, loro non ci sono. Non c'è nessuno, a parte te e me. Ma non c'è nemmeno un "noi", purtroppo.
A volte penso che sia un bene che tutto vada così male. Perché quello che non ci uccide ci fa più forti. Io pensavo: chiodo scaccia chiodo. Cercavo di convincere me stesso che più spesso ci saremmo visti e prima avrei capito che tutto questo non fosse altro che un incantesimo dovuto alla classica crisi di mezza età. Ma tu non sparivi, non diventavi più semplice, non diventavi meno desiderato. E per sei mesi ho cercato di continuare a mentire a me stesso, inventando delle varie scuse per incontrarci e poi mi sono rassegnato. E ti sei rassegnato anche tu... Così arrendevole con il tuo consueto "Certo", mi strappavi il cuore ogni volta. Perché io non ti chiedo niente, ma tu sei pronto a darmi tutto. Perché sei mio. 
E dal primo istante, quando i nostri sguardi si sono incrociati, io sapevo che fosse la mia fine. Il tuo sguardo. Così caldo, comprensivo. E quel dolore nelle parole sui vestiti di ricambio. Non avevo voluto scendere nei particolari, perché sentivo che qualsiasi tua emozione avrebbe potuto lasciarmi senza freni. Non sei diventato una droga per me. Sei diventato l'ossigeno. Perché non si tratta di una dipendenza. Semplicemente non posso farne a meno. 
E certamente non era necessario che venissi a riportarti la camicia di persona, avrei potuto mandartela con il corriere. E tanto meno non avrei dovuto invitarti a bere. Ma cosa può fare uno che soffoca e che all'improvviso trova una borsa d'ossigeno? Non la può mica rifiutare...
  
Ho cercato di dimenticarti, bevendo, scopando... Ma non è stato possibile. Non è possibile tagliare via una parte del cuore e sperare di non morire. 
E ora, quando non mi dici in risposta il tuo solito "Ci vediamo", sento come se il mondo intorno stesse crollando. Con il chiasso assordante scoppia un intero universo, mentre io ti sorrido e ti giro le spalle.
Sono seduto nella mia macchina all'angolo della tua strada. Non bevo e non piango. Sto soffocando in silenzio e torno in me soltanto quando mi passi davanti. Così elegante, snello, con la testa alta. Non avrei mai pensato che stessi scappando, che stessi cercando di salvarti, se non sapessi tutto troppo bene. Te ne stai andando via da me. Mi stai lasciando a morire qua... e hai ragione. Io non ti ho mai meritato. Non potrò mai darti nulla. Ti ho fatto mio senza offrirti niente in cambio. 
Schiaccio il pedale e ti seguo. Non mi ucciderò quando te ne andrai. Ma non sarò più vivo. Può un uomo vivere senza l'ossigeno?
Scendo dalla macchina vicino alla stazione e continuo a seguirti nella folla. Per la prima volta nella vita non me ne frega niente di quello che penseranno gli altri. Guardatemi: sto morendo. Io sto morendo e la mia vita entra nella carrozza sotto i miei occhi.
 
Vedo attraverso il vetro come appoggi la tua borsa, come togli il cappotto. Vedo il telefonino nelle tue mani e tiro fuori il mio, pregando tutti gli Dei, che tu possa chiamarmi o mandarmi un messaggio. Non l'hai mai fatto prima. Te lo immagini? In un anno intero nessuna chiamata partita da te. Mai. E in questo preciso istante mi rendo conto che non posso lasciarti andare. Non perché tu sei il mio ossigeno, ma perché deve esserci ancora almeno una tua chiamata. Deve esserci almeno un bacio. Almeno una storia della tua vita. E io faccio quello che probabilmente rimpiangerò già tra un'ora. Ti mando un messaggio ma nel frattempo il treno parte. Quando la tua carrozza inizia a muoversi, le corde del mio cuore iniziano a rompersi, si riducono in brandelli e l'anima... l'anima, come la carta che brucia, diventa nera e fragile, pronta a ridursi in cenere al minimo tocco.
Ma io riesco a catturare il tuo sguardo, vedo che ti alzi in piedi. Il treno continua il suo movimento e mi cedono le gambe. Qualcuno arriva di corsa e mi afferra il braccio.
- Signore, sta bene?
- Torna. - sussurro, allungando la mano verso il treno.
- Qualcosa di importante? Ha dimenticato qualcosa?
- Importante. - sospiro io, guardando col terrore le ultime carrozze che passano davanti a me.
- Fermate il treno!
In risposta, dal ricetrasmettitore dell’uomo che mi ha soccorso, si sentono dei rumori, delle voci incomprensibili e poi io sento un fischio assordante. Il treno rallenta.
Non mi muovo, non respiro neanche. Se adesso il mio cuore si fermasse, sarebbe una cosa logica, niente di inatteso. Passano i minuti, uno dopo l'altro. Lentamente, passando attraverso il mio corpo.
Tu scendi dal treno. Cammini verso di me. Sei di nuovo mio. Non importa per quanto.
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