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Autore: TeenSpiritWho_    13/06/2013    3 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Avevo perso il senso del tempo, ma dovevano essere passate circa un paio di settimane quando finalmente il dolore diventò sopportabile e la dottoressa smise di darmi quelle dannate pillole. Non riuscivo a stare in piedi per molto tempo e avevo sempre la nausea, ma almeno ero lucido.

Finalmente DJ cercò di parlare con me. Una sera, mentre ero nel mio letto a cercare di mangiare un disgustoso brodo, entrò nella mia camera. Mi accorsi solo in quel momento di quanto era grosso: oltre a essere incredibilmente muscoloso era anche parecchio alto e, per passare dalla porta della mia stanza doveva piegarsi.

-'sera, DJ. Vuoi favorire?- indicai col cucchiaio il mio brodo, che aveva un aspetto decisamente poco invitante.

Lui rise -No, non vorrei rubarti il piacere di mangiarla tutta. Duncan, penso sia arrivato il momento di raccontarti chi siamo e perché sei qui.-

-Senti, mi sono appena svegliato ed è la prima volta che la dottoressa bionda non mi da le pastiglie ma sono ancora piuttosto rincoglionito, non sono pronto per...-

-No, non possiamo aspettare ancora.- il suo sguardo si era fatto serio -E' una cosa molto importante, tu devi aiutarci.-

Risi istericamente -E che sarà mai?-

Lui non fece una piega, continuò a fissarmi con quel suo sguardo serio. Il mio sorriso scomparve all'istante. DJ prese una sedia dall'angolo della camera e la portò accanto al mio letto, accomodandocisi.

-Quando sei entrato nella luce e sei arrivato da noi doveva essere più o meno il 10 giugno, vero?-

-Si- risposi.

-Il giorno del tuo matrimonio, giusto?-

-Si- dissi, questa volta con un filo di voce. Come lo sapeva?

Lui sembrò leggermi nel pensiero -Lo so perchè c'è scritto in ogni libro di storia, Duncan.-

Scoppiai di nuovo a ridere. In quel momento la mia risata mi spaventò, sembrava quella di un pazzo.

-Di cosa stai parlando?-

-Tutti sanno di quando hai abbandonato Courtney O'Donnell sull'altare, è un fatto che ha segnato la storia.-

-Che vergogna...- commentai, grattandomi il collo.

-Dio, vuoi prendere questa cosa seriamente?! Ci sono delle vite in gioco!!- sbottò lui. Tacqui immediatamente. Ci fu qualche secondo di silenzio teso, poi si alzò. -Hai ragione, non sei ancora pronto.-

-No! No no no, aspetta, voglio saperla! Sono pronto!- mi sollevai un po' sui gomiti, ma un conato di vomito mi costrinse a rimettermi sdraiato. DJ intanto stava uscendo dalla stanza.

No, non può lasciarmi così in sospeso. Stupido, stupido, stupido idiota che non sono altro, mai una volta che riesco a tenere la bocca chiusa.

Ma avrei fatto qualsiasi cosa per finire di sentire la storia, ormai la curiosità aveva avuto la meglio. Decisi di rischiare e mi misi a sedere molto lentamente. Il mio stomaco rumoreggiò, minacciando di farmi rigettare la misera cena che avevo appena mandato giù. Cercai di ignorarlo e andare avanti. Mi sporsi verso il comodino, allungando il braccio verso le stampelle che vi erano appoggiate. Sebbene le ossa non mi facessero più male come la settimana prima, questo gesto mi costò un enorme sforzo, e una fitta lancinante mi attraversò la schiena.

Resisti. Resisti.

Strinsi i denti, e mi asciugai il sudore dalla fronte. Finalmente raggiunsi le stampelle e le afferrai, stringendole saldamente come se fossero l'unica cosa che poteva salvarmi. Presi un bel respiro e mi misi in piedi. Con mia grande gioia mi resi conto che le gambe non mi facevano troppo male e sarei riuscito a stare in piedi abbastanza a lungo. Lanciai un gridolino di vittoria e mi incamminai verso l'uscita. Ci fu un brutto momento in cui credetti di perdere l'equilibrio e cadere mentre appoggiavo la mano sul pomello della porta, ma, per mia fortuna, non successe. La aprii.

Fuori c'era un enorme sala di qualche centinaio di metri quadrati. Spalancai la bocca dalla sorpresa. Sembrava un ospedale di fortuna, un po' accampato. Dovevamo trovarci sottoterra, somigliava quasi ad un rifugio antiaereo. Scorsi DJ allontanarsi tra le infinite file di letti pieni di malati e feriti.

-Ehi!- urlai nella sua direzione, ma il posto era così affollato che non mi sentì. Allora presi a camminare, all'inizio in modo insicuro, poi sempre più velocemente, finché non mi misi quasi a correre, tenendomi su quelle stampelle malandate. Urtai diverse infermiere che mi gridarono dietro qualche insulto, ma non sembrarono riconoscermi. Meglio così.

DJ entrò in un'altra stanza.

-Aspetta!-

Lo raggiunsi qualche minuto dopo, appoggiandomi ansimante allo stipite della porta. Quella non era una camera come la mia, sembrava più un ufficio, e insieme a lui, che era seduto ad una scrivania, c'erano altre persone.

-Io... mi dispiace... voglio aiutarvi...- mormorai, tra un respiro affannoso e l'altro. Poi mi premetti una mano sullo stomaco -Oddio, sto per vomitare.-

Lui mi stava guardando, sbalordito. Anche gli altri nella stanza erano a bocca aperta. Poi accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Si misero ad applaudire. Si alzarono in piedi, persino. Potrei giurare di aver visto un paio di persone con le lacrime agli occhi.

-Siamo salvi!-

-Finalmente quest'agonia finirà!-

-Oh mio Dio,non posso crederci!-

DJ fece un sorrisetto, si alzò e venne verso di me -Sapevo che eri pronto.- mi appoggiò una mano sulla spalla, gentilmente -Ma non pensavo che fossi già così in forze da alzarti in piedi e venire fin qui da solo. Ti senti bene?-

Per tutta risposta mi piegai in due e vomitai sul suo tappeto. Poi lo sguardo mi si oscurò per un istante e le gambe mi cedettero ma sentii le sue braccia possenti che mi afferravano e mi sollevavano come un fuscello (avevo perso parecchi chili quella settimana, ma lui era dannatamente forte). Quando riuscii a vedere di nuovo, ero sdraiato su due sedie.

Gemetti e mi sollevai un pochino,guardando DJ -Dicevi? Ah si, sto benissimo-

Sentii qualche persona ridere, ma dietro al sorriso DJ c'era un'ombra di preoccupazione.

-Davvero- mi affrettai a confermare -Sto molto meglio di sette giorni fa-

Questo sembrò tranquillizzarlo un pochino.

-Allora, vuoi che ti racconto cos'è successo?-

-Veramente no, ero venuto qui per prendermi un caffè-

Altre risate, ma DJ mi lanciò uno sguardo di rimprovero.

-Hai ragione, hai ragione, devo prendere questa cosa sul serio. Spara, capo.-

Lui si sedette nuovamente alla sua scrivania, mentre gli altri prendevano posto. Li esaminai: riconobbi le due ragazze che litigavano, quella con la lunga chioma nera e quella con i capelli corti a ciocche nere e blu, che stavano sedute ai lati opposti della stanza. C'era anche un ragazzo con la pelle olivastra, i capelli e gli occhi scuri e uno sguardo intelligente e sveglio. Si accorse che lo stavo guardando e mi fulminò. Girai subito la testa, imbarazzato. Vidi la dottoressa bionda, con la solita espressione fredda e diligente, seduta accanto a un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli neri, che aveva un eterno sorriso amichevole stampato in faccia.

Restava solo da capire dove fossi. E, stando a quello che aveva detto DJ, anche quando fossi. Ma ci misi poco a scoprirlo.

-Allora Duncan. Ti parlerò molto sinceramente perché non voglio più perdere tempo. Ti trovi sempre nella tua città, ma siamo nel 2063.-

Silenzio totale. Non volava nemmeno una mosca. Tutti mi fissavano. Forse si aspettavano che mi mettessi a urlare e scappassi a gambe levate o qualcosa del genere, ma non lo feci. Annuii soltanto, in modo quasi solenne. Immaginavo che non fossimo più nel 2013, DJ mi aveva già parlato di quel viaggio “spazio-temporale”, come l'aveva chiamato lui, e ormai lo shock era passato.

Continuò -Ci troviamo però in un rifugio, diversi metri sottoterra. Ci sarebbe impossibile salire in superficie perché loro potrebbero trovarci, e a quel punto saremmo finiti. Siamo l'unico gruppo di ribelli rimasti. Ci sono anche altri sopravvissuti all'ultima guerra, ma non tutti hanno il coraggio di unirsi alla ribellione. Ad ogni modo il nostro rifugio funziona anche come una specie di ospedale, se no non saprebbero in che altro luogo curarsi...-

-Scusa,- lo interruppi, alzando la mano -cosa intendi con “l'ultima guerra”?-

-Oh giusto- annuì, come se si fosse appena ricordato che io venivo da un'altra epoca -Negli ultimi cinquant'anni ci sono state molte guerre, l'ultima è stata più che altro una repressione di coloro che insorsero. E' per questo che siamo così pochi.-

Ed è per questo che ci sono così tanti feriti,pensai.

-Non starai dicendo che gli unici ribelli siete voi sei!- esclamai.

-No, no, non ti preoccupare. Siamo centinaia, tra uomini e donne. Al momento sono tutti al lavoro: preparazione fisica, sai, in caso di un'altra guerra.-

-Oh. Certo.-

-E in più, la città è quasi distrutta, ma ci vivono comunque molte persone. O, perlomeno, chi non è stato fatto prigioniero. Per quest'ultimi non c'è molta speranza...- abbassò la testa, scuotendola.

Non ero ancora assolutamente sicuro di volergli credere. Poteva essere tutta solo un'enorme cazzata. Certo, il dolore era reale, ma... oh, avanti, una macchina del tempo?! Questo non poteva essere reale!

-D'accordo,ho una domanda: chi è che fa tutto questo?- chiesi, incrociando le braccia sul petto -Voglio dire, ci deve essere qualcuno dietro... no?-

DJ annuì cupamente -Infatti. E' una persona che ha preso il potere grazie al suo carisma e alla fiducia della gente, ma una volta ottenuto quello che voleva ne ha abusato e ha causato la fine della società, non solo qui ma nel mondo intero. Ha il controllo di tutto il pianeta.-

-Aha.-

-Duncan, sei sicuro di voler sapere chi è?-

-Mia madre? Perchè sai, con il suo caratteraccio ce la vedo a fare la dittatrice-

Silenzio. Nessuno rideva stavolta, e mi preoccupai. Poteva essere davvero così terribile? No, no. Continuavo a dimenticare che era tutto falso. Ero uno scherzo. Oppure stavo solamente facendo un incubo. Mi sarei svegliato tra poco e sarei andato in chiesa a sposare Courtney. Probabilmente è normale sognare cose del genere il giorno prima del proprio matrimonio... no?

-Ragazzi? Allora?-

-Duncan, promettimi che starai calmo.-

-Perchè non dovrei stare calmo? Certo che starò calmo! Io...-

-Quel qualcuno è Courtney.-


Ok, questa volta ho cercato di fare il capitolo moooolto più lungo. Spero sia di vostro gradimento! :)

  
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