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Autore: Sanae78    29/12/2007    4 recensioni
“Forza, raccontami com'è andata! E un' altra cosa, vorrei sapere come mai hanno iniziato a chiamarti Anego? Me lo sono sempre chiesto, ma non sono mai riuscito a scoprirlo ed a tutti gli amici della Nankatsu viene naturale chiamarti così!” Dedicata ad Ansy!
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio le persone che hanno recensito questa storia!


Buona lettura!


Sanae78


Anego”

di Sanae78


Capitolo 2


Maschiaccio



A Barcellona era già scesa la sera ed io ero ancora intento a parlare con Sanae. Stavo ascoltando con molta attenzione quello che lei mi stava raccontando: era così dolce mentre mi parlava... Doveva essere stato un periodo davvero molto speciale per lei: sentivo di esserle ancora più vicino ed ascoltare la sua voce era come se mi facesse innamorare ancor di più di quanto già non lo fossi. Mi ero sempre sentito attratto da quel maschiaccio di Anego. Mentre riflettevo su queste cose, accarezzavo i suoi capelli lisci e soffici. Portava sempre lo stesso taglio, un corto caschetto. Le donava davvero molto quella pettinatura: ne metteva in risalto il visino ed i lineamenti finemente delicati, caratterizzati da un bel nasino alla francese e da due profondi occhi scuri di taglio orientale in cui mi perdevo sempre. I capelli erano neri, il loro splendido colore naturale.

D’ un tratto le parole si erano interrotte e Sanae aveva esclamato: “Ahi!” e si era portata entrambe le mani sul pancione. Mi ero subito preoccupato e le avevo chiesto: “Tutto bene?”

Mi aveva risposto sorridendo: “Sì! Ha calciato solo un po' più forte del solito!”

“Non vede l' ora di fare la nostra conoscenza!?”

“Ormai non manca molto!”

Che emozione, tra poco saremmo diventati genitori! Avrei fatto di tutto per proteggere i miei due tesori! Poco dopo il pensiero era tornato al passato di Sanae ed un sorrisetto strano mi si era dipinto sul viso: “E così hai avuto il coraggio di sfidare Wakabayashi!”

“Eh, sì! Perché, c’è qualcosa di strano?”

“Forza, raccontami com'è andata! Poi vorrei sapere anche un’altra cosa: come mai ti chiamano Anego? Me lo sono sempre chiesto, ma non sono mai riuscito a scoprirlo! A tutti i tuoi amici della Nankatsu viene naturale chiamarti così!”

Sanae aveva sorriso. “Facciamo un passo alla volta. Ora ascolta con molta attenzione quello che ti sto per dire e non provare a prendermi in giro!” Così Sanae aveva ripreso a parlare...


Quella sera noi della Nankatsu avevamo da poco terminato il nostro allenamento e Ishizaki mi stava accompagnando a casa. Appena arrivammo davanti al mio cancello, proprio mentre Ryo stava per andarsene, lo invitati ad entrare dicendogli: “ Dai, entra che ci mangiamo dei ghiaccioli!”

La casa era vuota. Sopra al tavolo della cucina avevo trovato un bigliettino in cui vi era scritto “Ciao piccola! Quando arriverai a casa la troverai vuota, mi spiace... La mamma ha avuto delle forti contrazioni e la sto accompagnando in ospedale. Forse nascerà il tuo fratellino o la tua sorellina... ormai è in ritardo di qualche giorno. Ho avvisato la mamma di Ryo, magari dopo verrà a casa a farti compagnia. Bacioni, il tuo papà!”

Dopo aver letto questo messaggio provai una sensazione strana: Ryo se ne accorse subito e, preoccupato, mi chiese: “Ci sono problemi?”

Ero ancora un po' stranita: “No, anzi!...Forse oggi la mamma avrà il bambino!”

Mia madre era giunta al termine della sua seconda gravidanza e a breve avrebbe partorito. Ero felicissima poiché presto ci sarebbe stato un altro Nakazawa a farmi compagnia. Guardai Ryo con un gran sorriso e gli dissi: “Andiamo a prendere i ghiaccioli!”


I nostri genitori si conoscevano da tanto tempo e noi due eravamo amici d' infanzia. A scuola i miei amici erano riusciti a farmi entrare nella loro squadra di calcio nascondendo il fatto che fossi una bambina. Così un giorno ci sedemmo sul prato e iniziammo a parlare della partita che avremmo dovuto affrontare: “Sanae, non ti sembra di aver esagerato sfidando a quel modo Wakabayashi?”

Mi ero alzata guardandolo dritto negli occhi, con uno sguardo che avrebbe intimorito chiunque mi fosse passato davanti: “A me non sembra proprio! E poi è ora che qualcuno si decida a dare una lezione a quel prepotente! Gli segnerò un goal che lo lascerà di stucco!”


Mangiati i ghiaccioli, sebbene Ryo mi avesse confidato di essere un po' stanco, insistetti affinché mi desse una mano ad allenarmi in vista della partita: volevo simulare di essere Wakabayashi. Che jella per Ryo che avrebbe tanto voluto andarsene a casa a farsi un bel bagno rilassante seguito da una bella mangiata!

Dopo essermi messa a distanza da calci di rigore lo guardai e, ad un certo punto, gli gridai: “Ryo, preparati che sto per tirare!” Povero Ryo, era perso nei suoi pensieri e gli stavo tirando addosso una delle mie terribili bordate. C'è mancato poco che lo colpissi in pieno viso! Fortunatamente lui era riuscito a schivare la palla per un pelo ma, dopo essere finito con il sedere per terra, mi aveva urlato: “Ma sei impazzita!? Volevi farmi male!?”

“Ma cosa dici? Questo era un tiro facile da parare!”

A quel punto ci eravamo accorti di non essere soli: mamma e papà erano rientrati. “Povero Ryo costretto a sopportare quel piccolo terremoto di nostra figlia!” Aveva esclamato papà.

Ero sorpresa di rivederli così presto e dopo essergli corsa incontro domandai: “Papà! Mamma! Ma come... mamma, ma tu non dovevi avere il bambino? Hai ancora la pancia!”

Lei con molta dolcezza mi aveva detto: “E' stato solo un falso allarme e quindi dovremo avere ancora un po' di pazienza!”

Avevo appoggiato una mano sul pancione e mi ero messa a parlare con il bimbo: “Sbrigati a nascere che ti aspetto! Sarò la tua Anego, la tua sorella maggiore e ti insegnerò tante cose!”

Papà mi aveva poi domandato: “Hai trovato il bigliettino? Non volevamo che ti preoccupassi!”

“Sì, l' ho trovato! Però la mamma di Ryo non è ancora arrivata!” I miei genitori, poco prima, avevano incontrato la signora Ishizaki lungo la strada e le avevano detto che stavano già rientrando a casa, quindi non c' era più bisogno che si disturbasse.

Ryo, tua madre ha detto di non tardare! Dice che devi andare a casa a lavarti e a fare i compiti!”

Ryo, che non aveva voglia di sorbirsi una ramanzina, era dovuto scappare a casa di corsa, altrimenti sua madre si sarebbe arrabbiata. L' indomani ci saremmo rivisti e insieme agli altri avremmo dovuto affrontare una partita molto difficile. Chissà come sarebbe finita?


Tsubasa mi aveva domandato con fare scanzonato. “Non è che dovrei essere geloso di Ishizaki!? Ora capisco perché ai tempi delle medie sembrava conoscerti proprio bene!”

“Ma no!”

Lui si era messo a ridere: “Stavo solo scherzando, non potrei mai avercela con Ishizaki e so benissimo che siete legati da una bella amicizia! Quindi in quel periodo tua madre aspettava Atsushi...”

“Sì, l'idea di avere presto un po' di compagnia mi rendeva contenta!”

Gli occhi di Tsubasa si erano fatti malinconici: “Lo posso immaginare! Ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza da figlio unico e quando mia madre è rimasta incinta di Daichi sono partito per il Brasile. Spesso sento una grande amarezza per non aver vissuto quei momenti insieme a loro. Adoro il mio fratellino, ma sono consapevole di quanto sia difficile essere fratelli a distanza. La mamma mi dice sempre che sta in un certo senso ripercorrendo le mie orme e adora il calcio quanto me!”

“Tu dovevi seguire la tua strada per realizzare quel sogno a cui ti eri sempre dedicato con così tanta passione! Ricordati che seppur lontani esiste sempre un forte legame tra fratelli e sorelle che non potrà mai venir meno! Io sento di averlo con Atsushi e di sicuro tu ce l' avrai con Daichi!”


Sì, era vero!

Anche lui sentiva di avere un rapporto molto forte con quel bimbo che purtroppo non vedeva da un po' di tempo, ma con cui spesso parlava al telefono e che gli raccontava di come, pur frequentando ancora l' asilo, fosse riuscitito ad entrare nella squadra delle elementari. Dopo che Tsubasa aveva disputato il suo primo incontro ufficiale con la seconda squadra del Barcellona Daichi al telefono gli aveva detto: “Fratellone, anch'io oggi sono riuscito a segnare uno splendido goal! Sai, qualche mio compagno stupido mi prende in giro dicendomi che sono riserva proprio come mio fratello! Ma io ti difendo sempre perché so che presto saremo titolari nelle nostre squadre!”


Era strano sentire parlare Sanae della gravidanza di sua madre mentre era anche lei incinta! “Speriamo di non avere falsi allarmi o ritardi!” gli era venuto spontaneo dirlo.

“Purtroppo non sta a noi decidere Tsubasa, ma a qualcun' altro!”

Mi ero fatto attirare da una parola che aveva pronunciato e che aveva suscitato il mio interesse: “Sbaglio o è stata pronunciata la parola Anego!?”

“No, non sbagli! Però questo non spiega affatto come mai mi sia ritrovata ad avere quel soprannome. Non volevi sentire il racconto della partita?”

“Non aspetto altro Anego!”


Stavolta era io ad essere stranita: “E' così insolito sentirmi chiamare così da te!”

“Perché Sanae? Gli altri possono chiamarti così ed io no?”

“Non è che non puoi! Lasciami continuare per favore!”


Il giorno successivo i ragazzi della Nankatsu erano già sul campetto in attesa che giungessero gli avversari. Per l' occasione avevamo indossato la divisa ufficiale pur non avendo un allenatore dato che si erano sempre arrangiati da soli. Indossavo la maglia numero dieci e portavo la fascia da capitano. Stavo discutendo con i miei compagni sulla tattica migliore da utilizzare.

Non sarebbe stato facile, ma ce l' avremmo messa tutta! Quel campo era troppo importante per la nostra squadra e non potevamo assolutamente permettere che dei prepotenti ce lo portassero via in quel modo. Ma ecco stavano arrivando i ragazzi della Shutetsu...


La mamma aveva avuto dei forti dolori anche quella mattina e papà l'aveva immediatamente accompagnata in ospedale... chissà come stava adesso? Avrei voluto poterle stare vicino, ma non potevo abbandonare Ryo, Manabu e gli altri in un momento così importante. Dopo la partita sarei corsa a casa e se mamma e papà non fossero stati lì, li avrei raggiunti in ospedale.

Ma perché non nasceva? Cercavo di non farmi capire dagli altri ma ero preoccupata sia per la mamma che per il bambino. Solo Ryo sapeva cosa stavo passando ma gli avevo proibito di dirlo agli altri in modo che potessero giocare tranquilli. Adesso dovevo solo incitarli: “Andiamo a giocare! Forza ragazzi!”




Continua....


Disclaimer


I personaggi presenti in questa storia appartengono a Yoichi Takahashi.



  
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