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Autore: LaDolceScrittrice    13/06/2013    1 recensioni
L'adrenalina è il motore dell' adolescenza, quel periodo in cui sfido chiunque a non essersi mai sentito invincibile,inafferrabile o immortale : UN SUPEREORE.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pista era strapiena di gente ma loro non si fermavano, era la musica che le muoveva. Avrebbero potuto anche morire e continuare imperterrite a ballare. I piedi scalzi sfregavano l’asfalto in quella discoteca all’aperto e la fresca aria di quell’ estate appena cominciata riempiva i polmoni ansimanti delle nostre ragazze. Ad un tratto il cielo, che fino a poco tempo prima era sereno, diventò cupo. Gocce di acqua gelida sfioravano i volti delle belle danzatrici che, a differenza di tutta l’ altra gente, non avevano paura del brutto e strano tempo ansi continuavano a coreografare la loro danza infinita non curanti né del freddo, né dei tuoni e tanto meno della pioggia che bagnandole le rendeva ancor più leggiadre di quanto già non fossero.
Erano sole nella pista quando quello strano lampo le colpì.
Poche ore dopo erano distese in un lettino di  ospedale. Non erano né ustionate né lesionate ma erano sprofondate in coma. Le famiglie disperate nei corridoi piangevano senza freno, sentendosi consolare da quelle solite parole che ,di routine, venivano abbozzate qua e là da dalle persone che magari neanche conoscevano: “Vedrai, si risveglieranno” oppure “Si risolverà tutto” e dentro di sé le madri, i padri o i fratelli pensavano “Che ne sai tu di quello che succederà, se sapevi davvero predire le cose potevi dirmelo prima che io la mandassi a quella dannata festa!”
Ma i giorni tristi mano a mano andarono sfumando e le ragazze, una ad una, si risvegliarono: prima Vittoria, poi Dafne, Adele, poi Tecla e Letizia. Gaia si svegliò mesi dopo tutte le altre e sua madre speranzosa nell’ attesa cercava di reprimere il dolore con battute del tipo: “E’ sempre stata una ragazzina molto pigra!”. Ma alla fine tutto andò per il meglio e le ragazze stavano bene, avevano solo perso la memoria su ciò che era successo quella sera.
 Adele però ricordava un episodio molto forte successo una settimana dopo il suo risveglio. Stava vagando per i corridoi dell’ ospedale quando vede una ragazza in una stanza, in coma anche lei probabilmente. Quella stanza sembrava spoglia rispetto a tutte le altre: non c’ erano fiori, né palloncini, non c’ era aria d’ amore, né la mamma che teneva la mano alla figlia. Adele non sapeva se era per questo dettaglio o per il semplice motivo che sentiva un richiamo verso di lei, come se la ragazza le stesse implorando di aiutarla con una voce sottile e lieve che nessun’altro tranne lei poteva percepire. Si avvicinò e la prima cosa che le venne in mente fu che la ragazza potesse aver avuto lo stesso trauma capitato a lei e alle sue amiche. Poi guardò meglio, si focalizzò sul viso, poi sulla spalla per poi passare al braccio fino al polso. E fu proprio lì che trovò la risposta. Un rigo rosso alternato dai punti solcava il polso della ragazza. A dire la verità Adele lo sentiva, sì… sentiva il dolore delle delusioni, dell’ indifferenza, della cattiveria e lo sentiva tutto intrinseco nell’ anima della ragazza. Con una mossa spontanea le toccò le dita, poi la sua mano scivolò sul palmo fino ad arrivare al solco rosso sul polso, il quale strinse forte mentre chiuse gli occhi. Piccoli stralci della vita della poveretta apparvero lampanti nella mente di Adele. Al suo ritorno nella realtà la ragazza era viva e vegeta e guardava con sguardo impaurito la nostra eroina.
   
 
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