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Autore: Kilian_Softballer_Ro    14/06/2013    2 recensioni
Una normalissima ragazzina, dal soprannome esotico, prende parte a una gita in montagna altrettanto normale...O forse no?
Verrà catapultata in un mondo che non si sarebbe mai aspettata nemmeno di immaginare, in compagnia di....No, questa è una sorpresa.
Crossover su:
- Sonic
- Il Signore degli Anelli
- Pokemon
E altri che vedremo in seguito. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C’era solo buio. O quasi. L’oscurità, pesante e soffocante, mi avvolgeva, ma quando cercavo di socchiudere gli occhi una luce accecante li feriva.
-         Dove sono? – Farfugliai.
-         Esattamente dove dovresti essere. In un letto, a riposare.
Aprii definitivamente gli occhi e mi guardai intorno. Se qualcuno ha presente la scena del Signore degli Anelli dove Frodo si sveglia e Gandalf gli fa “sono le dieci del mattino del ventiquattro ottobre” può capire come mi potessi sentire. Ero sdraiata davvero in un letto, e non ero a Gran Burrone, ma in una tenda bianca, sul cui tetto era stato aperto un foro quadrato da cui entrava quella luce rompicoglioni (sì, la mia finezza era finita). E a fianco del letto, o della branda, seduto tranquillamente, c’era Shadow.
Il riccio nero mi sorrise. – Buongiorno. - Era il Gandalf della situazione, o era solo un’impressione della mia mente malata?
-         Giorno… - Mugugnai. – Dove…Dove cazzo sono?
-         Che domande monotone. Ecco, se proprio vuoi saperlo, sei in una tenda dei guaritori e dovresti ancora essere sotto effetto dei sedativi. Ma a quanto pare non erano forti abbastanza. E’ mezz’ora che parli nel sonno, e dici cose anche molto volgari.
Finsi di ignorare le sue ultime parole, mentre  mi tiravo su sui gomiti. – Quanto ho dormito?
-         Vediamo un po’…Hai sconfitto il Nemico tre giorni fa, solo che subito dopo sei svenuta o entrata in coma, non mi hanno neanche detto quale dei due. Poi qualche stregone o elfo ti ha fatto cadere in questo sonno senza dolore, ma prima…Ci hai fatto prendere un infarto colossale, Esme.
-         Mi dispiace.
-         Non penso tu ti debba dispiacere.
-         Perché no?
-         Perché adesso dovrai pagare il fio. E sappi che sono un creditore molto esigente. – Si alzò e mi si avvicinò con un’espressione indecifrabile sul volto.
-         Cosa…che cosa cazzo vuoi farmi? – Questo può darvi un’idea di quanto fossi fusa. Shadow non era una persona molto calma, ma io non ne potevo avere paura. Non potevo proprio. Eppure…
-         Questo – rispose lui. Mi prese il volto con una mano e mi baciò.
Fu un bacio assolutamente meraviglioso. Lungo, e tutto tranne che casto. Non scendo in dettagli. Basta sapere che, debilitata com’ero dalla stanchezza, quando finì mi lasciò senza fiato e stravolta, ma felice. Soprattutto felice.
Estasiata, mi lasciai ricadere sui cuscini, mentre il riccio si sedeva sul letto, molto più vicino alla mia testa di prima. Sorridevamo entrambi.
-         Ho saldato il mio….debito? – Mormorai.
-         Credo di sì, ma potrei richiedere gli interessi più tardi.
Scoppiammo a ridere, ma io smisi dopo poco. Mi girava la testa, non mi ero ancora completamente ripresa.
-         Mi fai un riassunto di quello che è successo?  - Chiesi quando mi fui rimessa in sesto. – Ho un vuoto di memoria di…non so quanti giorni.
Così Shadow raccontò. All’inizio non prestavo molta attenzione a ciò che diceva, troppo felice di sentirlo parlare, ma poi mi riscossi e cercai di seguire il discorso.
Il mio attacco distruttivo aveva cancellato dal campo di battaglia tutti i nemici. Non li aveva uccisi, no: erano comunque personaggi di opere esistenti nel mio mondo, non potevano essere eliminati così. Ma dalle loro teste erano stati cancellati tutti  i ricordi della battaglia e del Nemico, come avevano scoperto alcuni stregoni esperti di lettura della mente quando uno dei soldati avversari era stato catturato.
Quanto al Nemico, lui sì, che era stato distrutto. Non esisteva più. Puff. Cancellato dalla faccia della Terra.
Comunque, non essendoci più nessuno da combattere, l’accampamento si era ripreso molto in fretta. I feriti erano stati curati, le costruzioni distrutte riparate, il banchetto per la vittoria preparato.
Ci sarebbero stati grandi festeggiamenti, una volta che mi fossi ripresa completamente e avessi preso coscienza del mio nuovo stato….
-         Quale stato? – Lo interruppi a quel punto, confusa.
Lui evitò il mio sguardo, pensieroso, poi mi rivolse una strana domanda. – Senti ancora il tuo potere?
Non ci avevo fatto ancora caso. Mi concentrai. Sì, effettivamente sentivo qualcosa, anche se non era esattamente “il potere”. In un certo senso mi sentivo come quando qualcuno grattava con le unghie su una lavagna. Quando succede la pelle si tende e freme, e poco dopo entra in una fase di stallo, come se si preparasse a tendersi di nuovo nel caso quel suono orribile si facesse sentire di nuovo. Era così che sentivo il mio corpo. Come una sorta di pelle d’oca continua. Non era una sensazione sgradevole, ma era….assurda.
-         Qualcosa del genere, sì – risposi alla fine di questa analisi.
-         Esme, alzati. – Disse Shadow con voce atona.
-         Cosa?
-         Alzati. Se non ti reggi ti aiuto io, ma ti devi alzare.
Obbedii, sempre più confusa. Appena misi piede a terra mi sentii tremare, ma ci misi tutto il mio impegno quantomeno per tirarmi su. A quel punto mi appoggiai con tutto il mio peso a Shadow.
Lui mi guidò in un angolo dove c’era un oggetto oblungo coperto da un telo bianco, che al primo sguardo non avevo notato. Il riccio mise una mano sul telo, poi mi guardò. – Chiudi gli occhi – ordinò.
Li serrai. Sentii un fruscio e poi una leggera spinta che mi fece muovere un passo in avanti, poi la voce di Shadow che diceva: - Adesso puoi aprirli.
Socchiusi le palpebre, ma non appena ebbi dato un occhiata a ciò che avevo davanti le spalancai, sbalordita .L’oggetto era uno specchio, e l’immagine riflessa – la mia, doveva essere la mia – era….
Sfiorai il vetro freddo  con un dito, per assicurarmi di essere io ciò che vedevo.
Qualcuno mi aveva fatto indossare una lunga camicia da notte bianca, che mi copriva del tutto le gambe e le braccia, ma non la testa. La teoricamente mia testa.
Una massa di capelli scuri incorniciava i mio volto stupefatto. Erano molto ricci, e si allargavano intorno alla testa. Dapprima pensai che fossero neri, ma invece erano di una strana sfumatura di verde petrolio. Da esse spuntavano due orecchie a punta da elfo.
I miei occhi si erano allargati, si erano letteralmente espansi, ed erano diventati verde foglia. Ma la pelle, la pelle era il cambiamento più sconvolgente.
Tremante, mi sfilai la camicia dalla testa e feci un lento giro su me stessa.
La mia pelle aveva preso un colore verde a sua volta, ma non un verde stabile. Quando mossi il braccio per scostarmi i capelli dal volto, la sfumatura della mia nuova carnagione cambiò come cambia quella di  una stoffa di seta se la inclini verso la luce.
E dietro la schiena, dulcis in fundo, mi erano spuntate due ali di drago verdi grandi quanto due aquiloni.
In silenzio abbassai lo sguardo su Shadow. Lui mi guardò con un misto di pena e orgoglio. – E’ tutto dovuto al tuo potere. Non potevamo avvertirti, non eravamo a conoscenza di questi effetti collaterali. Mi dispiace, Esme, mi dispiace un sacco, dovevamo pensarci….
Non lo ascoltavo più. Guardavo la mia immagine e vedevo le mie labbra arricciarsi fino al punto di rottura. Che arrivò mentre io esplodevo in una sonora risata isterica.
Il riccio mi fissò a occhi spalancati. – Esme, ma che…
-         Oh, no, niente…..- ansimai mentre sghignazzavo – è solo…è solo che…è tutto così assurdo….
-         Assurdo?
-         Adesso….Adesso sembra tutto un disastro, ma….quando ero nel mio mondo….avrei voluto così tanto avere questo aspetto e ora…E ora a te dispiace….- Non riuscii ad andare avanti perché una risata più forte di prima mi bloccò la gola e non potei fare altro che ridere appoggiandomi a Shadow. Lui scosse la testa, con un sorriso.
-         Quanto sei assurda. – Disse, ma dopo poco scoppiò a ridere insieme a me.
E al diavolo la tristezza.
 
Nei giorni seguenti furono in molti a venirmi a trovare, soprattutto fra gli strateghi che volevano congratularsi per il mio successo, e rividi anche diversi dei miei primi compagni.
Loro, come tutti, erano visibilmente stupiti dal mio cambiamento di aspetto, ma ebbero la delicatezza di non mostrarlo troppo. Vennero Knuckles ( non mi azzardai a chiedergli chi fosse la ragazza che si rotolava nel suo letto prima della battaglia, ma ci andai vicino) , Legolas, e il giorno in cui finalmente i guaritori mi dissero che mi ero ristabilita del tutto vidi spuntare Beverly nella mia tenda.
Ci abbracciamo come se non ci fossimo viste per anni, poi lei si allontanò a distanza di braccio e mi scrutò. – Non male, ragazza mia, non male, ma i tuoi capelli sono un disastro.
Scoppiammo a ridere e ci sedemmo sul letto. Bev ci appoggiò sopra una borsa che aveva con sé e ne estrasse quello che sembrava un pezzo di stoffa.
-         Cos’è? – Domandai.
-         Il tuo abito da cerimonia – rispose. -  Domani ci sarà la celebrazione della vittoria, e tutti saremo obbligati a partecipare e a metterci in ghingheri.
-         Oh, merda. Non mi sono mai piaciuti gli abiti eleganti.
-         Questo ti piacerà. Non può non piacerti. – Lo svolse e me lo mostrò.
Beh, era davvero fantastico. Lungo fino ai piedi e di un blu elettrico, senza maniche, con sulla schiena due fessure dove avrebbero trovato posto le mie nuove ali. Era di una stoffa sottile e morbida al tatto come non ne avevo mai vista una uguale.
-         E’ stata tessuta dagli elfi – sussurrò Beverly, quasi in soggezione – e l’abito lo hanno creato gli stilisti degli Hunger Games. Ne vorrei uno così anch’io.
-         E’ meraviglioso. – Incrociai il suo sguardo e sentii che non potevo restare così seria molto a lungo. – Quantomeno il colore si intona col verde.
Ridemmo di nuovo e passammo a parlare d’altro. Chiacchierammo del più e del meno per ore, finché non calò il buio, ma ogni volta che facevo alla mia amica qualche domanda su cos’era successo mentre io ero svenuta o in convalescenza ( Shadow non mi aveva detto più niente, dopo il giorno del mio risveglio )  lei scuoteva la testa e con un sorriso rispondeva “Lo saprai domani”.
L’indomani mi alzai fremente di agitazione. Ero tesa e nervosa come non mai, mentre mi infilavo quell’abito stupendo e giravo su me stessa davanti allo specchio, però dovevo ammettere che mi stava davvero molto bene. Nel mio mondo, con abiti così ero sempre sembrata un cotechino. Ora invece sembravo una principessa guerriera.
Vene Shadow in persona ad accompagnarmi ai festeggiamenti. Mi porse il braccio come un vero cavaliere, ma io gli afferrai la mano e la strinsi. Lui sorrise e annuì. – Stai tranquilla. Non c’è niente per cui agitarsi.
-         Lo dici tu.
-         Lo dico io, quindi appunto stai tranquilla. Cos’è, vuoi un bacio per calmarti i nervi?
-         Magari…
Mi sfiorò le labbra con le sue, poi ci avviammo verso la festa.
Mentre attraversavamo l’accampamento, notai che era vuoto. Deserto. Non incontrammo anima viva. In un certo senso ne fui felice, la prospettiva che qualcuno mi vedesse col mio nuovo aspetto mi lasciava ancora molto preoccupata.
Raggiungemmo una zona che dapprima non riconobbi, ma quando accadde mi spunto un sorriso sulel labbra. Era quella stessa pianura dove in un giorno che sembrava lontano secoli avevamo visto arrivare il drago di Nihal scambiandolo per un Nazgul. Solo che adesso era ricoperta completamente da lunghi tavoli, disposti a cerchi concentrici, e in mezzo a tutti vi era un tavolo da solo. Fu lì che Shadow mi trascinò.
E fu solo lì che mi accorsi di tutti gli sguardi puntati su di me. Erano tanti. Tutte le tavolate erano occupate e ogni singolo paio di occhi mi stava fissando. Cercai di mantenere il mio sorriso, ma con tutto quel nervosismo non era facile. Probabilmente sembrava più una smorfia.
Il tavolo centrale era occupato da quelli che ormai riconoscevo come i pezzi grossi del mondo della fantasia, che si alzarono in piedi al mio arrivo, imitati da tutti gli altri. Io accennai un goffo inchino a quegli elfi, umani e svariati esseri così importanti.
Ma poi sentii una mano che mi si poggiava sulla spalla e quando alzai lo sguardo vidi il volto di Aragorn, dolce e severo, che mi fissava. – Non devi inchinarti a nessuno – disse pacatamente.
Ed ebbi una stranissima sensazione di deja-vu quando la folla intorno a me iniziò a inchinarsi. Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino si stava  inginocchiando di fronte a me.
Quel momento durò pochi secondi, ma furono i secondi di più grande orgoglio della mia vita.
Purtroppo furono rotti da una voce (che conoscevo benissimo ) che esclamò: - Questa scena l’ho già vista!
Non potei trattenermi dal ridere, e molti altri mi imitarono. In breve tutti stavano ridendo, e iniziarono a battere le mani. Applaudivano me. Acclamavano me. Non potevo crederci.
Nasuada si avvicinò e alzò le braccia per imporre silenzio, poi parlò. Il suo tono era serio, ma venato di pura gioia. – Oggi festeggiamo la fine di un incubo. Il Nemico è stato abbattuto, e grazie ad una sola persona. Lunga vita alla Predestinata!
-         Lunga vita alla Predestinata! – Ruggì la folla, e le acclamazioni ripresero. Sembrava non dovessero terminare mai, invece riuscirono a placarsi quando qualcuno mi trascinò al tavolo delle “celebrità” e mi fece sedere.
Ma non era destino che riuscissi a stare tranquilla. Eragon, pochi posti distante da me, si alzò in piedi e levò il calice di vino. – Brindiamo! – Urlò. – Brindiamo alla fine e al nuovo inizio! Brindiamo al destino della nostra terra! E brindiamo…A Esme!
Tutti risposero con urla di gioia e alzarono i bicchieri. La mia faccia era diventata dell’esatto colore del loro vino. Ebbi voglia di scomparire, ma solo finché la voce di prima non tornò a farsi sentire. Era Beverly, che salì in piedi sul proprio sedile.
-         Basta! Finiamola e mangiamo! – Gridò. Il popolo scoppiò a ridere e tutti si sedettero.
-         Grazie – sussurrai.
-         Non c’è di che. Ho una fame da lupi.
-         In tal caso….festeggiamo! – Esclamò Sonic!
Mi guardai intorno. Oltre al riccio, al tavolo con me vi erano diversi personaggi di opere che non conoscevo, ma anche Legolas e Aragorn, e il riccio blu e Shadow, e Harry Potter, e Nasuada ed Eragon, e Beverly….seduta vicino al Cavaliere. All’improvviso rammentai che li avevo visti insieme anche nel mezzo dalla battaglia. E se forse…
Come in risposta al mio dubbio, Bev sorrise a Eragon e con voce dolce gli chiese: - Mi passeresti la brocca, Eragon-finiarel? – “Ma che diamine…” pensai. La brocca era a mezzo metro da Beverly, e molto più lontana dal Cavaliere che era seduto dal lato opposto della ragazza
-         Con molto piacere, Esme Svit-kona – rispose lui e si allungò per prenderla. Se non che ne approfittò per rubarle un bacio a fior di labbra.
-         Ah, sì, credo che stiano insieme adesso – disse Shadow vedendo dove puntava il mio sguardo. – Doveva essere una sorpresa, ma in fondo non fanno molto per nasconderlo.
-         Ma possono? Voglio dire, sono di due mondi diversi….
-         Esme, se loro non possono, a noi allora cosa dovrebbero dire?
Sorrisi e accettai il rimprovero, lasciando che il riccio mi appoggiasse una mano sulla schiena.
Fu un pranzo allegro e chiassoso. C’era cibo in abbondanza e scorrevano vino, birra e idromele a fiumi. E stavolta potevo ubriacarmi in pace, senza timore di combinare disastri.
Si parlò di molte cose, e io dovetti ripetere molte volte ciò che era successo nella nube del Nemico. Non fu un’esperienza piacevole, ma sentivo il conforto della mano di Shadow sulla mia spalla. In compenso ricevetti molte notizie su cosa mi ero persa in quei giorni, a cominciare da dove diavolo arrivavano tutte quelle frecce che mi avevano salvato la pelle.
-         Quando Beverly e Blaze videro che Esme eri scomparsa nella nube – raccontò Eragon  - Bev corse a chiamarmi e io mi precipitai in quella zona insieme ad altri. Non potevamo vederti, e sentivamo appena la magia del Nemico…Una magia che ammaliava e poteva convincerti a fare ciò che lui voleva. Non sapevamo come fare; era troppo potente per tutti noi.
-         Fu Blaze ad avere l’idea – si intromise Beverly.  – Si mise a urlare che se noi eravamo ipnotizzati da quell’incantesimo, allora tu dovevi esserlo più di noi, e dovevamo distrarti. Ma come? Non potevamo infilarci anche noi lì dentro, sarebbe stato un suicidio.
-         Allora pensammo alle frecce – riprese il Cavaliere. – Radunammo tutti i più abili arcieri che si conoscono in questo mondo: gli elfi, Robin Hood, Katniss Everdeen, Susan Pevensie….E ordinammo loro di scoccare frecce contro la nebbia, ma evitando te. C’eravamo anche io e Legolas. Ora ti vedevamo, ma appena appena, eri solo una sagoma indistinta. Comunque siamo riusciti nell’intento.
-         Grazie – dissi, incapace di esprimere quanto fossi davvero grata. Mi voltai finché non trovai Blaze, e le rivolsi un cenno, a cui lei rispose con un sorriso. Il braccio distrutto dal Nazgul era ora fasciato e lei lo portava appeso al collo…E al suo fianco c’era Silver.
-         Ma non era morto? – Bisbigliai sbalordita, indicandolo a Shadow, ma prima che lui potesse rispondere un’altra voce si intromise.
-         Nessuno di noi può morire. Non possiamo venire cancellati dal vostro mondo né dalle vostre menti, solo il Nemico ha subito questa immensa punizione. Tutti i morti, sia nostri sia del Nemico, sono tornati in vita. – Mi girai. Seduto a pochi posti da me, con un sorriso sardonico sul volto e il solito aggeggio a L sulla fronte, c’era Soter. – Salve, Esme. Era te che davo per morta, se proprio lo vuoi sapere.
-         Salve, Soter. Brindiamo al tuo ottimismo infinito. –Levai il bicchiere verso di lui, sorridendo a mia volta. Lui mi imitò. Doveva essere solo un gioco fra noi due, ma vidi che diversi che sedevano al nostro tavolo seguirono il mio esempio e alzarono i calici. Ero sbalordita. Da quando ero diventata così importante che tutti imitavano le cagate che facevo?
Ma in sostanza tutto quello che stava accadendo mi lasciava sbigottita. Un aspetto da mutante, gente che si inchinava davanti a me, il fatto che sembrassi essere diventata il personaggio più importante di tutto l’accampamento…Era troppo per farmene una ragione, dunque presi una decisione: non ci dovevo neanche provare.
D’altronde perché preoccuparmi per questo? Avevamo vinto: il mio compito era finito. Non dovevo più avere paura del futuro. Stavamo festeggiando, e tutti intorno a me ridevano e scherzavano e mangiavano a sazietà.
Beh, forse non tutti. A mano a mano che il pranzo andava avanti mi accorsi che Shadow diventava sempre più pensieroso e cupo, e non toccava quasi cibo. A un certo punto (eravamo ormai al dolce, e dunque quasi alla fine del pasto) mi chinai verso di lui in modo da potergli sussurrare all’orecchio. – Tutto bene?
-         Cosa? – Si riscosse. – Oh, sì, sì. Tutto….Tutto a posto.
-         Sicuro? – Non ero convinta.
-         Sicuro – rispose con un sorriso e mi baciò.
Quando tutti o quasi ebbero finito, Nasuada si alzò di nuovo. Stavolta non sorrideva, né sembrava pronta a festeggiare. Anzi, aveva un’espressione desolata. Spalancai gli occhi. Cosa diavolo…?
-         Sono…felice che tutti abbiamo potuto festeggiare a dovere la nostra vittoria – disse, tenendo gli occhi bassi. Era calato il silenzio, quindi nonostante non avesse alzato la voce, ognuno riusciva a sentirla. – Molto, molto felice. E ringrazio ancora Esmeralda per aver permesso tutto questo. Tuttavia questo è anche un momento triste, per me e per altri. Anche per te, Esme.
-         Cosa….Cosa succede?- Balbettai.
-         Abbiamo delle regole in questo mondo – proseguì lei senza guardarmi – regole che dobbiamo rispettare per il bene di tutti. Il poter convocare un umano in questo mondo è una di queste, ma questo umano non può restare più a lungo di quanto occorra al suo addestramento e alla sua missione. Sarebbe un paradosso che sconvolgerebbe ogni normalità. – Finalmente alzò lo sguardo e mi fissò. – Per questo sono triste, Esme. Per te è il momento di andare.
Niente. Non dissi assolutamente niente. Rimasi a fissare Nasuada a occhi spalancati, incapace di credere a ciò che aveva appena detto. Al mio fianco sentii il gemito di Shadow.
Finalmente ritrovai la voce. – C…cosa? Devo andarmene? Ora?
Lei annuì. – Sì.
-         Ma…non posso! Non c’è modo per andarmene! Non posso semplicemente rifare la strada che ho fatto all’andata! – Mi rendevo conto di parlare a vanvera, ma proprio per me era inconcepibile.
-         Non dovrai. – Si scostò dal proprio sedile e mi fece cenno di seguirla. Stralunata, obbedii. Shadow si mise al mio fianco e mi prese la mano. Ero vagamente cosciente che dietro di noi veniva tutto l’accampamento.
Seguimmo Nasuada fino a uno spiazzo fra le tende poco lontano. Nel bel mezzo si trovava un arco di cemento, Ricoperto di disegni che non capivo. Era rigido e squadrato, e nel mezzo vedevo le tende che si trovavano dall’altra parte, solo sfocate, come se le vedessi attraverso una cascata.
-         Questo – disse la donna – è il portale che conduce in tutti i mondi da dove noi proveniamo, compreso il tuo. Quando lo si attraversa, bisogna concentrarsi sul luogo dove ci si deve recare. E’ così che tornerai a casa.
-         Devo…Devo proprio farlo?
-          Sì. Così stabiliscono le regole. Così ha deciso Colui che ha creato ogni mondo della fantasia, Lui che sa cosa è meglio per il futuro di tutti. E’ un brutto giorno, per te e per noi, ma è necessario.
-         E’ necessario – ripetei. Mi guardai intorno, guardai tutti quegli occhi fissi su di me. Come potevo lasciare quella gente? Quel mondo, nell’ultimo periodo, era diventato la mia casa , e quelle persone i miei compagni. Non potevo andarmene.
Eppure….Io non ero nata lì. Io ero nata sulla Terra. Avevo una famiglia, dei genitori, due sorelle. Dei compagni di scuola. Degli amici. Quella era la mia origine. Quello era il mio posto.
All’improvviso sentii una consapevolezza simile a quella che avevo provato prima della battaglia finale, una consapevolezza pacifica. Non era bello, ma era giusto.
Era davvero necessario.
Sospirai e mi voltai verso Nasuada. - Hai ragione. E’ destino.
Lei sorrise tristemente. – Ci mancherai. – All’improvviso si avvicinò e mi abbracciò. Io ricambiai, sentendo le lacrime che mi sgorgavano dagli occhi.
Salutai così tutti quelli che avevo conosciuto di più, ma ognuno in modo più personale. Knuckles mi dette un pugno scherzoso sulla spalla. Eragon mi diede un bacio all’angolo della bocca. – Fai felice Beverly – gli sussurrai.
-         Ai vostri ordini – mi rispose.
Con Bev ci stringemmo fortissimo, senza parlare. Ci saremmo mancate, ma capivamo.
Lasciai Shadow per ultimo. Lo condussi fin davanti all’arco, e gli altri ci lasciarono fare, capendo che dovevamo parlare da soli. Lo fissammo, uno di fianco all’altra.
-         E così questo è un addio – mormorai.
-         Forse. – All’improvviso mi prese per un braccio e mi costrinse ad abbassarmi alla sua altezza. Mi guardò negli occhi. – Promettimi che quando sarai nel tuo mondo non penserai a me. Devi trovare un ragazzo della Terra.
-         Non posso dimenticarti.
-         Neanch’io. – Con un suono strozzato mi attirò a sé e ci baciammo appassionatamente. Anche lui piangeva. Restammo attaccati a lungo, poi ci separammo lentamente. Capii all’improvviso che quello era davvero l’ultimo momento che avevamo a disposizione.
-         Mentre combattevo il Nemico, ho sentito una voce  che mi diceva cosa fare. Era….quel Lui di cui parlava Nasuada?
Il riccio annuì. – Sì. Pare che parli ai Predestinati per aiutarli. E’ Lui che ci governa.
-         E’…una divinità?
-         Forse. – Mi diede una leggerissima spinta. – Devi andare.
Annuii e mi alzai, guardando ancora una volta tutte quelle persone che si erano fidate di me. Molte erano commosse, persino Soter aveva le lacrime agli occhi (anche se cercava di nasconderle), ma io più di tutti.
-         Grazie – dissi. Era una parola sola, ma bastava.
Poi mi voltai ed entrai nel portale.
 
-         L’abbiamo trovata!
Era un deja-vu. Di nuovo qualcuno mi stava puntando una luce rompiballe negli occhi mentre io me ne stavo tranquilla al buio.
Socchiusi le palpebre, preparandomi a tirare un bestemmione di quelli grossi, emi trovai davanti un tizio con la divisa della guardia forestale.
-         Tutto bene, ragazzina? – Mi chiese l’uomo.
-         Credo di sì – borbottai. Girai lo sguardo intorno. Una grotta, illuminata dalle torce di quel tipo e di altri con la stessa divisa. Il mio zaino da montagna. Il cielo buio subito fuori. Guardai anche il mio corpo: pelle rosa, vestiti normali, capelli color legno bruciato. – Cos’è successo? Ho un vuoto…
-         Ti sei persa fra le montagne e tuo padre ci ha chiamati….Ci hai fatto prendere un gran bello spavento, signorina!
-         Mi dispiace – mugugnai massaggiandomi la testa. Ed ecco un altro deja-vu. Quella scena l’avevo già vissuta…..ma ne ero così sicura? Era possibile che fosse stato tutto un sogno? Che mi fossi immaginata tutto quanto e in realtà non mi fossi mai mossa  da quella caverna?
Sopportai tutta la trafila come in trance. Controlli di un medico ( stavo bene, ero solo infreddolita) viaggio fino a casa, cazziatoni da parte dei miei genitori. Dopodiché mia madre mi spedì a letto intimandomi di riposare.
Ma non ci riuscii. Continuavo a rigirarmi fra le lenzuola, chiedendomi se era possibile che tutta quella storia…..dall’arrivo di Pikachu fino al portale….fosse successa solo nella mia mente? Perché se era stato un sogno, era il più lungo, preciso e assurdo che avessi mai fatto! E d’altronde, quando mai in un sogno si potevano sentire i suoni, le sensazioni….I baci sulle labbra…
Accesi la luce e mi alzai di scatto. Non riuscivo a prendere sonno, tanto valeva che facessi qualcosa per passare il tempo e scacciare quelle riflessioni malinconiche. Perché sì, avvertivo una punta di nostalgia al pensiero che si fosse trattato solo di un’illusione.
Decisi di disfare lo zaino. Spavento o no, l’indomani mia madre mi avrebbe fatto la predica perché abbandonavo in giro le borse ancora piene. Estrassi la felpa, la borraccia, tutto, e mentre tastavo il fondo per vedere se avessi dimenticato qualcosa sentii sotto le dita la sensazione di un foglio di carta. Anzi, non precisamente di carta. Di pergamena
Estrassi l’oggetto che avevo trovato. Era una busta sigillata con la ceralacca. Ma come diamine…
La aprii con mani tremanti, e ne cadde un biglietto ripiegato Lo raccolsi e lessi l’intestazione
Cara Esme,
dopo quello che mi hai detto su Colui che ci ha dato le regole, ho convinto gli altri a cercare di mettersi in contatto con Lui. Ci siamo riusciti. Non so come e non so se ci riusciremmo di nuovo, ma ce l’abbiamo fatta.
Il succo è questo. E’ disposto a lasciarti tornare qui, perché sa che hai lasciato qui un pezzo del tuo cuore. Non per visite lunghe, naturalmente, e dovresti trovare tu una scusa per cadere addormentata e coprire il tuo viaggio, ma potrai tornare ogni volta che vorrai. Non destabilizzeresti nulla. Riavresti anche il tuo aspetto derivato dal potere.
Siamo riusciti anche ad aprirti un portale d’eccezione, ma non sei costretta a usarlo. Se pensi che potrebbe essere meno doloroso per te vivere la tua vita da umana normale, sei libera di farlo. Mi manchi, ma non ti costringerei mai a fare nulla.
Quando riceverai questa lettera saranno passate solo poche ore nel tuo mondo, ma circa un mese nel nostro. Perciò aspetterò la tua scelta. Ma se vuoi tornare, apri il biglietto e vieni.
Con affetto, Shadow.
Restai imbambolata per un attimo, poi lentamente aprii il foglio. Vi era stata disegnata sopra una piccola riproduzione del portale fra i mondi a china.
Esitai. Volevo tornare? Volevo davvero saltare da un mondo all’altro, e magari finire per non ricordare più quale fosse il mio?
Ma, d’altra parte, volevo buttare all’aria la possibilità di rivedere i miei amici, anche solo ogni tanto, e di allontanarmi dal grigio mondo reale?
Sorrisi e appoggiai la mano sul piccolo arco, che si illuminò e mi risucchiò al suo interno.
Verso un nuovo sogno.
                                                  FINE

Solo io posso scrivere un capitolo finale, chilometrico e orribile, impiegando per di più un mese. Concedetemi almeno questo, solo io posso farcela. Devo avere un talento per i finali terribili.
In ogni caso, ragazzi, è finita. Ebbene sì. E devo ammettere che stavolta FINALMENTE lo dico io =D perché sì, mi è piaciuto un sacco scrivere questa storia...ma è durata, eh! E spero quantomeno che a qualcuno sia piaciuta.
Intanto però ho da fare dei ringraziamenti. Innanzitutto a tutte quelle persone che l'hanno messa fra le preferite e quella che l'ha messa nelle ricordate, e poi a tutti quelli che hanno recensito. Infiniti grazie.
Ma poi ho un grazie stratosferico da fare a The New Riddler. Che ha un'immensa pazienza. Che mi ha prestato un personaggio (Soter) prima ancora che glielo chiedessi. Che mi ha costretto a sfidarlo in una gara di storie, e temo che abbia anche vinto. Insomma, grazie. A Natale ti regalerò un palantìr nuovo.
Per il resto, che altro c'è da dire? Qui si finisce. Ho in mente un altro crossover, ma per ora è solo un progetto 3=D cominciate però a preoccuparvi. E salutatemi, perché questa storia invece non andrà più avanti.
A presto!
Ro =)
  
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