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Autore: Light Rain    14/06/2013    5 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo il caffè bollente che mi scende giù per la gola riesce a svegliarmi un po’.
Non ci sono riusciti né i baci mattinieri del mio fidanzato né gli urletti striduli di Cloude.
Stanotte non ho chiuso occhio, gli abbracci, le carezze e le parole dolci di Finnick sono state vane, non hanno sortito alcun effetto sul mio corpo nervoso e irrigidito dalla paura.
Afferro pigramente una ciambella ricoperta da una viscida confettura dal colore blu acceso e la posiziono nel mio piatto a far compagnia ad un uovo strapazzato con abbondante pancetta, un panino all’olio e tre strambi dolcetti agli agrumi. Riempio un altro bicchiere con del succo d’arancia e mi siedo a tavola difianco ad un Finnick con lo sguardo fin troppo assente.
—Non ti sembra di aver un po’ esagerato— mi fa notare Lian.
—Parla per te!— ribatto.
Nonostante il suo piatto sia già stracolmo continua ad aggiungervi roba e sembra non abbia la minima intenzione di fermarsi.
Io ritorno alla mia colazione.
Effettivamente il mio amico ha ragione, è più abbondante rispetto al mio solito, ma viste le attuali condizioni del mio stomaco costantemente chiuso in una morsa sarà già tanto se riuscirò a strappare un boccone ad ognuna delle pietanze che ho preso.
—Buongiorno ragazzi— ci saluta cortesemente Mags entrando nella stanza.
—Buongiorno— rispondiamo in coro, anche Finnick sembra aver ritrovato un po’ di vitalità.
Mi si spezza il cuore vederlo distrutto, gli Hunger Games per lui sono una vera tortura ogni singolo anno, mi immagino che questa edizione sia più difficile delle altre, lo è per tutti.
—Annie, è buona quella ciambella bluastra?— chiede Lian interrompendo il flusso dei miei pensieri.
I miei occhi si precipitano sulla mia colazione ancora intatta.
—Non lo so— rispondo alzando le spalle.
—Allora assaggiala, cosa aspetti!— sbraita lui —che se è buona la prendo anch’io— mi incoraggia Lian.
—Mi stai forse usando come cavia?— domando leggermente infastidita.
—Non lo farei mai— risponde facendo una faccina beffarda da finto angelo.
Gli faccio la linguaccia e gli concedo anche un piccolo sorriso.
Affero rassegnata la ciambella e ne stacco un morso: la pasta è mordida e dal sapore delicato, la confettura è fresca ed incredibilmente dolce, con un retrogusto asprigno.
—Quindi? Com’è?— chide subito curioso il mio amico.
—Prendine una e assaggiala— rispondo divertita.
Lui sta per ribattere ma io lo ignoro di proposito.
—Con cosa è fatta questa marmellatina blu?— chiedo nella speranza che qualcuno mi risponda.
—Mirtilli— mi dice Finnick.
—Ma i mirtilli non sono mica blu— affermo convinta —almeno non così fluorescenti!— esclamo asservando con più attenzione il colore innaturale della confettura.
—Certo che no sciocchina!— esclama Cloude —voi, nel vostro Distretto, mangiate dei semplici mirtilli. Ma a noi piacciono le cose colorate e sgargianti— conclude soddisfatta lei.
—Li modificate?— chiedo.
—Certo che sì— sorride come se fosse la cosa più naturale al mondo.
La cosa non mi stupisce, che Capitol  voglia modificare anche gli alimenti, ma mi ci vuole qualche istante per convincermi che staccare un altro morso non mi ucciderà. 
Mi fa una strano effetto mangiare questa roba ora che lo so.
Mi infilo in bocca un grosso boccone e ne assaporo la travolgente dolcezza, ne sto per staccare un altro quando Lian mi sorprende mordendo l’altro lato della ciambella.
Io mi tiro indietro di scatto.
—Dannato!— urlo io con la bocca ancora piena.
Ma lui non mi ascolta, mastica allegramente la mia colazione con un’aria decisamente soddisfatta.
Poi mi guarda e scoppia a ridere fragorosamente.
Sto per tirargli addosso la ciambella quando mi accorgo che anche Mags se la sta ridendo sotto i baffi.
Mi volto verso Finnick e anche lui ha stampato in faccia un leggero sorriso, ma quello che mi spiazza di più è vedere la nostra accompagnatrice mentre, sorseggiando del thè, cerca invano di trattenersi dal ridere.
Mi guardo intorno confusa: tutti sono divertiti, ma non capisco il perché.
—Che c’è?— chiedo —perchè state ridendo tutti?— domando in tono allarmato.
—Il tuo naso Annie— riesce a dire Lian con ancora in bocca pezzi di colazione —è tutto blu— conclude divertito indicandomi.
La mia mano vola all’istante sul punto incriminato sporcandosi di appiccicosa marmellata fluorescente.
Deve essere successo quando mi sono tirata indietro di scatto, con ancora in bocca la ciambella, per impedire al mio amico di mangiarla.
Afferro un tovagliolo e mi pulisco il naso con vigore poi, ormai blu, lo riappoggio violentemente sul tavolo.
Offesa dall’accaduto mi concentro esclusivamente sui pasticcini agli agrumi: pasta morbida al cioccolato con piccoli pezzi di frutta candita, ricoperto di glassa arancione con all’intermo un cuore cremoso di cioccolato fondente.
Sento bisticciare Cloude con Lian sul fatto che il suo comportamento sia stato molto irrispettoso nei miei confronti.
Ma se pochi secondi fa se la stava ridendo alla grande?
Quella donna non la capisco proprio.
Sono ancora del tutto concentrata sui pasticcini quando la mano di Finnick si posa sulla mia gamba facendomi tremare dalla testa ai piedi.
La stringo con naturalezza.
Io e lui sembriamo aver fatto qualche miglioramento. Certo, il nostro rapporto non è ritornato quello di pochi giorni fa, ma nessuno dei due fa commenti acidi o tira frecciatine di odio verso l’altro.
—Suvvia Annie! Non fare quella faccia— mi dice Lian divertito.
—Quale faccia?— scatto subito io.
—Sembri una bambina di tre anni a cui hanno appena rubato le caramelle, ti offendi per delle sciocchezze— ride lui —hai intenzione di tenere il broncio per tutta la giornata?— domanda allegro.
Io il broncio?
Ma stiamo scherzando!
—Senti chi parla!— ribatto io —quello che l’anno scorso per non aver vinto una gara di pesca stava per mettersi a piangere!— dico di rimando.
—Stavo, ma non l’ho fatto— mi corregge subito lui.
—Sì certo, solo perché c’era Alyssa!— rispondo con un ghigno.
Lo vedo irrigidirsi, ho colpito un tasto dolente.
—Alyssa?— chiede Mags curiosa.
—La figlia del gioielliere, Lian le sbava dietro da anni ma lei non l’ha mai degnato di uno sguardo— rido io.
Vedo la vecchia annuire, pensierosa.
—Ed invece ti sbagli— mi riprende lui —si da il caso che sia già un mese che usciamo insieme— sorride leggermente, con aria soddisfatta.
Io sgrano gli occhi dallo stupore.
—Razza di idiota, perché diavolo lo vengo a sapere solo ora?— urlo io.
—Vedi Annie, i recenti avvenimenti mi hanno leggermente distratto— mi fa notare lui.
—E cosa te ne frega ora? Voglio dire, non si torna più indietro— dico decisa —quindi ora raccontami per filo e per segno come hai fatto a convincere quella povera ragazza ad uscire con un disperato come te!— sorrido entusiasta.
Lian prende un bel respiro e poi si convince a parlare.
Mi descrive la voce melodiosa di Alyssa, dei suoi lunghi capelli dorati e delle sue mani morbide quanto il cotone.
Mi parla delle lunghe passeggiate sulla spiaggia, delle uscite in barca e delle notti passate a guardere le stelle.
Arrossisce ripensando al loro primo bacio e si imbarazza confidandoci di come sia stata lei ad avvicinarlo per prima.
Mi racconta dello stupore provato vedendo suo padre lavorare con estrema facilità l’oro per poi trasformarlo in un magnifico bracciale.
E sorride, per tutto il tempo.
Sorride in modo talmente genuino da scaldarmi il cuore, in modo così sincero da riportarmi indietro di qualche anno.
Indietro ai miei momenti felici: al primo vero appuntamento con Finnick, al pic nic che aveva organizzato nel notro posto segreto, all’imbarazzo di entrambi e alle poche parole che riuscimmo a dire.
D’istinto ho l’esigenza di confidarmi col mio compagno di vita.
—Non è una cosa dolcissima?— domando solare a Finnick.
Lui si limita semplicemente ad annuire, inespressivo.
Solo ora mi accorgo che le nostre mani non sono più unite, la mia non si è spostata di un singolo millimetro mentre la sua è rigida sopra il tavolo.
è stato lui ad allontanarsi.
E questo mi fa male, mi provoca una fitta al petto difficile da ignorare.
Ma ci provo, lo faccio per Lian, continuo a sorridere ascoltando le sue parole, mi fingo interessata ed entusiasta, esattamente come prima.
Quando il mio migliore amico finisce di parlare nella stanza cala uno strano silenzio, prosegue per svariati secondi prima che Finnick lo interrompa.
—Voi due non azzardatevi a comportarvi così al centro di addestramento— ci dice in tono severo.
Lo guardo confusa, non capisco cosa voglia dire.
—Cioè? Cosa intendi?— mi anticipa Lian.
—Non azzardatevi a comportarvi come amici quando vi allenate— risponde lui, come avesse detto la cosa più palese al mondo.
Io continuo a non capire, lo osservo in attesa di una spiegazione.
—Quando siete sotto gli occhi degli altri tributi non agite come fate di solito, da amici di vecchia data, non azzardatevi a spettegolare allegramente sulla gente del distretto o a mettervi a ridere perchè vi scambiate battutine. Assumete un ruolo più composto— ci dice lui.
—Stai dicendo che dobbiamo comportarci come se non ci conoscessimo da dieci anni, come non contassimo niente l’uno per l’altra— scatto io rabbiosa, interrompendolo.
—Sto dicendo proprio questo— afferma lui deciso —i ragazzi con cui vi allenerete faranno di tutto per uccidervi una volta nell’arena, ed essere amici così affezionati non vi aiuterà. Per loro sarà un punto da usare a loro vantaggio, per voi il più grande punto debole— ci dice deciso.
—Quindi cosa dovremo fare? Comportarci come sconosciuti e non rivolgerci la parola?— chiede Lian stupefatto.
—Non come sconosciuti, ma come alleati— precisa Finnick —una squadra compatta è molto più temibile di una coppia di amici— conclude bevendo un sorso di caffè.
Mi ci vuole qualche secondo per capire a pieno le sue parole, per capire chi dobbiamo essere io e Lian d’ora in poi.
Alleati, non amici.
—In pratica ora siamo semplicemente compagni di distretto che si uniscono per i giochi per poi voltare le spalle l’uno all’altro quando la situazione si farà complicata?— domando incredula.
Finnick non risponde, non ha neanche il coraggio di guardarmi.
Mags invece annuisce, con lo sguando sofferente, ma annuisce comunque.
—Non potete chiederci questo— dice Lian —non potete chiederci di far finta di niente, come se non fossimo disposti a tutto per il bene dell’altro— conclude.
Poi si volta verso di me e allunga la mano dall’altro lato del tavolo, io la afferro con decisione.
—è proprio questo il punto Lian— interviene Mags —siete talmete uniti che fareste di tutto per salvarvi a vicenda, ma i vostri avversari non vi devono vedere come una coppietta inseparabile, saprebbero esattamente dove colpirvi. Siete uno il punto debole dell’altro— ci fa notare lei —per questo dovete apparire ai loro occhi come alleati, alleati per vincere. Se loro vi identificano come troppo coinvolti sentimentalmente o spaventati vi vedranno fragili ed un bersaglio facile. Credetemi ragazzi, sappiamo come dovete comportarvi— conclude decisa.
Io e Lian ci guardiamo senza professare parola. 
Abbiamo capito entrambi cosa Mags ci stia dicendo, lo capiamo e lo accettiamo, per quanto duro possa essere.
Ma nessuno dei due abbandona la mano dell’altro.
—In ogni modo, una volta nell’arena siete liberi di agire come più credete giusto, nessuno ve lo può impedire— aggiunge la vecchia, come per confortarci.
Ma non ci riesce, non mi conforta affatto questo.
Perché so che, a prescindere da cosa faremo, non c’è salvezza.
Non per entrambi.
—Comunque, tenete bene a mente che questa è una gara individuale, vi conviene prendere una decisione e mettere da parte una volta per tutte i vostri sentimenti— aggiunge Finnick.
Prendere una decisione.
Fare una scelta.
Finnick o Lian?
Amore o amicizia?
Salvezza o sacrificio?
Decisione che non sarò mai in grado di prendere.
Non potrò mai fare a meno di una o abbracciare completamente un’altra.
Non in questa situazione. Non quando è in ballo la vita di una delle persone a cui tengo di più.
Guardo un’ultima volta Lian per poi concentrarmi sulla colazione.
Per la sala si fanno largo solo leggeri brusii e nientaltro, fino a quando Cloud chiede ai nostri mentori di darci alcune indicazioni, per i giorni di allenamento che ci attendono.
Mags e Finnick si scrutano per qualche secondo, poi è il più giovane a prendere la parola.
—Alle dieci scenderete giù nei sotterranei e vi troverete davanti una moltitudine di armi, percorsi ad astacoli ed istruttori esperti. Non buttatevi sulle cose in cui vi sentite più sicuri, come le armi, sperimentate cose nuove, cose che vi possono tornare utili— inizia Finnick — vi consiglio di studiare le piante commestibili, visto che nel nostro Distretto abbiamo una flora molto specifica o di imparare tecniche di sopravvivenza o qualche trucchetto utile, come accendere un fuoco o costruire un riparo— ci spiega lui — e solo dopo aver scoperto qualcosa di nuovo andate ad allenarvi con le armi, farsi vedere forti non è mai un male— conclude sicuro.
Io annuisco pensierosa.
Nella mia testa cerco di assimilare le informazioni essenziali: scoprire qualcosa di nuovo, lasciare per ultime le cose in cui mi sento più sicura.
Credo di aver afferrato il concetto.
Anche se non penso di avere un punto di forza, non mi sento sicura di niente in questo momento.
—Poi abbiamo deciso che quest’anno non ci saranno alleanze con gli altri Favoriti— afferma Mags.
—Perché?— domando d’istinto.
Sono senza dubbio contenta di questa decisione, ma ne sono un po’ sorpresa.
Almeno per i primi giorni dei giochi, quando il numero dei tributi è ancora alto, quelli dei Distretti 1, 2 e 4 si uniscono quasi sempre.
Certo, poi fanno di tutto per ammazzarsi a vicenda, ma iniziare gli Hunger Games facendo parte del gruppo dei Favoriti ti da un certo vantaggio.
—Siete tributi speciali voi— mi risponde Mags —non vogliamo correre rischi inutili— conclude con un piccolo sorriso.
Esattamente la stessa cosa che pensavo io, allearsi con i Favoriti ti può facilitare all’inizio, ma comunque vada solo uno torna a casa e loro non si faranno di certo degli scrupoli a farti fuori.
A mio parere se io e Lian vogliamo rimanere in vita più a lungo possibile è bene per noi mantenersi lontani da qualsiasi altro tributo, fortunatamente anche i nostri mentori sembrano pensarla allo stesso modo.
—Meglio così— risponde Lian.
Niente alleati dunque, apparte noi naturalmente.
Dopo qualche altra rapida spiegazione su cosa ci aspetta all’allenamento io ed il mio migliore amico dobbiamo alzarci, manca poco più di mezz’ora alle dieci e dobbiamo ancora cambiarci.
Io e Lian camminiamo lenti verso le nostre camere, Finnick ci segue per farci le ultime raccomandazioni.
—Mi raccomando state sempre insieme e siate affiatati e sicuri di voi stessi, ed allo stesso tempo non comportatevi come amichetti inseparabili, i sentimenti non sono permessi nell’arena, quindi siate...— comincia Finnick.
—Sì, abbiamo capito. Alleti ma non amici— lo interrompo io —non siamo stupidi— concludo infilandomi in camera mia.
Mi butto rassegnata sul letto.
In questi ultimi tempi sto trattando Finnick malissimo, non che lui si impegni molto per impedirmelo.
La situazione si sta facendo veramente insostenibile, ma suppongo che tra qualche giorno si sistemerà tutto, probabilmete sarò morta.
Mi alzo pigramente ed infilo nel bagno, mi lavo i denti, fermo i capelli in una pomposa crocchia e poi indosso la tuta per l’allenamento.
Quando mi decido ad uscire trovo nel salone centrale Lian e Cloude già pronti per scendere al Centro di Addestramento.
—Sei pronta?— mi sussurra il mio amico mentre ci spostiamo —vediamo di fare un buon lavoro come alleati, ho la sensazione che se non ci riusciamo Finnick potrebbe uccidermi con le sue stesse mani—  conclude divertito.
Non rispondo, non ne trovo il coraggio.
Lian non ha la minima idea di come le sue parole mi possano sembrare tristemente possibili, così mi limito a stringere leggermente la sua mano un istante prima che le porte dell’ascensore si chiudano alle nostre spalle.
Il viaggio è breve, fin troppo per i miei gusti, appena metto piede nella sala mi si gela il sangue per la tensione che vi aleggia: almeno la metà dei tributi sono già presenti ed in questo momento stanno tutti fissando nella mia direzione.
L’uomo che mi si para davanti mi fa sobbalzare da quanto sono nervosa, lui non fa altro che attaccare alla mia schiena un foglietto con su scritto il numero 4, fa lo stesso con il mio compagno.
Io e Lian raggiungiamo titubanti gli altri tributi e mi rendo conto che è un male essere scesi così presto, finchè non arriveranno tutti non potremo iniziare l’allenamento, ma saremo costretti a stare qui immobili a fissarci gli uni con gli altri, ed è quello che faccio, osservo guardinga i miei avversari. 
I favoriti sono già tutti qui: entrambi i tributi dell’uno, il ragazzo sarà alto quasi due metri e la ragazza ha uno sguardo talmente severo che mi fa gelare il sangue, poi c’è il tributo maschio del Distretto 2, minuto dai cortissimi capelli biondi e due occhi di tonalità più fredda del ghiaccio.
Nello stesso istante in cui il mio sguardo cade su di lui il suo si sposta nella mia direzione, rabbrividisco per un istante, poi mi ricordo delle parole di Finnick e assumo un comportamento più appropriato: rilasso il corpo e cerco di sembrare impassibile, nessuno dei due abbassa lo sguardo.
—Nessuno ti ha insegnato che è maleducazione fissare le pesone?— mi sorprende Lian alle spalle.
—Io non stavo fissando proprio nessuno— scatto io —stavo semplicemente studiando la situazione— mi giustifico.
Lian sorride scuotendo leggermente il capo.
Per la prima volta sono grata che ci sia lui al mio fianco, senza probabilmente sarei già scappata a rintanarmi in qualche angolo.
Nei seguenti dieci minuti la sala si riempie velocemente, i nostri avversari prendono posto, loro mi osservano ed io faccio lo stesso, sono severa ed impassibile, più spavalda del mio solito.
Dopo una breve spiegazione di quello che faremo  in questi giorni di preparazione i tributi sciamano ognuno verso la postazione che preferiscono, io cerco il mio alleato.
—Cosa facciamo?— chiedo a Lian.
—Per prima cosa andiamo a studiare qualche pianta commestibile— propone lui —sai nel nostro Distretto abbiamo una flora molto specifica— conclude scimmiottando Finnick.
Io non posso far a meno di sorridere.
Lavoriamo silenziosi, cerchiamo di assimilare più informazioni possibili, ma io non ci riesco, non posso fare a meno di buttare l’occhio sui miei avversari, cerco di studiarli il più affondo possibilie, ma quando vedo la ragazza del 10 decapitare senza esitazione un manichino sobbalzo per lo spavento.
Lian mi distrae tempestivo.
—Che bacche sono queste?— mi interroga mostrandomi l’immagine di piccoli frutti neri.
—Non ne ho la più pallida idea— rispondo sinceramente, ancora con il cuore in gola.
—Le mangeresti?— domanda.
Esito qualche istante, poi annuisco.
—Brutta stupida, sono velenose! Non ti devi azzardare neanche a toccarle!— mi rimprovera lui con voce decisa.
Per qualche assurdo motivo mi ritrovo a scusarmi per poi concentrarmi esclusivamente su una pianta con proprietà curative, Lian scuote rassegnato la testa.
—Perché non mi hai detto prima di Alyssa?— domando io all’improvviso.
Un mese, un mese è passato prima che lo venissi a sapere, non nego che mi abbia dato un certo fastidio.
—Volevo esserne del tutto certo— risponde lui semplicemente —e poi, sai come sono fatto io, tendo a tenere le cose nascoste— conclude in un sorriso.
—Come ad esempio il tuo nome?— rido io.
—Come il mio nome— ripete divertito.
Ripenso al momento in cui l’ho scoperto, dieci anni che lo conosco e so come si chiama realmente soltanto da pochi mesi.
Il mio sguardo abbandona una strana foglia per spostarsi su Lian, sta sorridendo, è felice, sta quasi sicuramente pensando a lei.
—Ti piace veramente tanto, vero?— chiedo.
Lui annuisce leggermente imbarazzato.
Mi si ferma per un attimo il respiro prendendo per la prima volta consapevolezza di ciò che sta passando Lian in questo momento: ha una famiglia affettuosa, una sorella straordinaria, una fidanzata, amici numerosi. Lian ha tanta gente che lo aspetta a casa, forse più di me, quindi chi sono io per impedirgli di riabbracciarli? Per mettere la mia salvezza sopra la sua?
—Tu invece, come va con Finnick?— chiede Lian all’improvviso.
Io alzo lo sguardo stupita dalla sua domanda, lascio trascorrere alcuni secondi prima di rispondere.
—Non bene, credo abbia perso il senno della ragione— dico in un sospiro.
—è solo tanto preoccupato, cerca di capirlo— mi suggerisce lui.
—Vorrei, ma non ci riesco— ammetto.
è così, non riesco proprio a sopportare il suo nuovo comportamento, è diventato freddo, distaccato, severo.
Non che il mio sia molto diverso dal suo.
—Mi vuole morto, vero?— domanda Lian.
Mi si ferma il respiro all’udire le sue parole.
L’unica cosa che riesco a fare è scuotere ripetutamente la testa, mi sento in dovere di difendere Finnick in qualche modo.
—Sai, è normale, è suo dovere di mentore— mi dice lui.
Suo dovere di mentore? Penso che per Finnick sia più dovere di fidanzato.
—Mags, lei cosa pensa? Mi vuole morta anche lei— chiedo.
—Non lo ha detto esplicitamente, ma penso di sì. Mi ha ripetuto più di una volta che se voglio vincere tutti e ventitre gli altri tributi devono morire— conclude facendomi vedere l’immagine di un frutto ricco di vitamine.
Annuisco, non so bene a cosa.
Nessuno dei due ha il coraggio di professare altra parola, dopo tutto ciò che è stato detto mi domando come si possa ancora aggiungere altro.
Dopo poco ci spostiamo per studiare alcune tecniche di sopravvivenza, ascoltiamo attenti le parole dell’istruttore, ci aiutiamo a vicenda quando ci è possibile, pranziamo, compatti ma silenziosi, nel pomeriggio decido di maneggiare un coltello, Lian opta per una sciabola, tiro qualche freccia, manco quasi sempre il bersaglio, Lian quasi mai, parliamo, ma solo quando usciamo dall’ascensore diretti verso le nostre camere.
Inizio a pensare che la nostra missione di sembrare alleati sia fallita miseramente, oggi ci siamo comportati più come estranei, mi domando come in questa situazione noi due possiamo comportartci in altro modo.
Infilo pigramente nella doccia, solo lì ho l’occasione di rilassarmi un po’, quando entro nel salone e vengo scossa dagli urletti di Cloude l’incubo ha di nuovo inizio.
Nel giro di qualche secondo vengo bloccata da Constantine che, impaziente, inizia a parlottare di borse e cappelli.
Sorrido cortesemente udendo le sue parole, ma senza capirle mai a pieno, non che sia mia intenzione.
Poi, d’un tratto, qualcuno mi afferra per un braccio.
—Scusa Constantine, ma devo rubarti Annie per un’attimo— dice Lian trascinandomi verso la terrazza.
Una volta arrivati lui lascia la presa della mia mano per poi appoggiarsi pigramente sul bordo del balcone.
Io rimango immobile per qualche istante, disorientata dal magnifico paesaggio che si staglia davanti a me, poi mi abbandono anche io sulla ringhiera poco distante dal mio amico.
—Grazie, per avermi salvato da Constantine— dico semplicemente.
—Dovere— risponde lui ilare voltandosi nella mia direzione.
In un istante, con un semplice sorriso, riottengo tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento: il mio migliore amico, quello che mi sembrava di aver allontanato durante la giornata.
Ed una strana sensazione si fa largo dentro di me, una strana sicurezza, la sicurezza di avere al mio fianco il Lian che conosco da una vita, il Lian che ha sempre voglia di scherzare, che in un modo o in un altro riesce sempre ha tirarmi fuori dai guai, il Lian per cui farei qualsiasi cosa.
—Che ne dici— inizio io —oggi sono stata una brava alleata?— chiedo serenamente.
Lui mi studia per qualche istante, poi il suo sguardo si perde nei grattacieli di Capitol City.
—Non rispecchi esattamente i miei critei di alleato ma penso che tutto sommato tu possa andare bene— risponde cercando di rimanere più serio possibile.
—Oh, grazie mille— dico io fingendomi leggermente infastidita.
A quel punto lui scoppia a ridere, faccio lo stesso anche io.
Sto bene, sembra impossibile, ma sto bene, in questo istante è come se tutte le preoccupazioni fossero svanite, scomparse, schiacciate dall’assordante risata di Lian.
—Ed io— inizia lui —sono stato un buon alleato?— domanda ancora sorridente.
—Non potrei immaginarne uno migliore— rispondo nell’immediato, con sincerità.
—Oh, bene—  ride lui —ero seriamente preoccupato che Finnick mi avrebbe strozzato con le sue stesse mani se non ci fossi riuscito—  conclude facendo una strana smorfia con la faccia.
—Non lo permetterei mai, non lo permetterei mai a nessuno— effermo decisa.
—Neanche io permetterò mai a nessuno di farti del male— agginge subito Lian —ti proteggerò sempre Annie, anche quando saremo nell’arena— conclude sorridendomi.
Rimango spiazzata dalla sua affermazione.
Nell’arena? Anche lì?
—Devi pensare a te durante i giochi— scatto io —non ti azzardare a fare qualcosa di stupido, come proteggere me, non devi pensare ai bisogni di nessun’altro se non ai tuoi!— mi accorgo solo ora di stare urlando.
Lian deve sopravvivere, deve tornare a casa, non si può certo permettere di sprecare energie per una smidollata come me.
—Non mi fraintendere Annie— inizia lui —il mio obiettivo è vincere, non ci tengo affatto a morire in uno stupido reality show— cruccia lui la fronte —ma fin quando mi sarà possibile farò di tutto per proteggerti— sorride lui ai grattacieli della capitale.
Vuole vincere, ma vuole anche proteggermi.
—Vale lo stesso per me!— grido.
Ed è vero, voglio più di ogni altra cosa al mondo poter tornare a casa, ma è mia intenzione dare al mio migliore amico la stessa possibilità.
Lian ride, non capisco se ci sia della sofferenza dietro al suo sorriso, nella mia voce c’era.
—Allora abbiamo una strategia— afferma soddisfatto.
Non so bene se essere felice o triste, ma mi sento coraggiosa, stranamente coraggiosa, perché so che Lian è con me e lo sarò anche nell’arena.
Abbiamo un piano, un piano illogico e senza la benchè minima chance di successo, ma ce l’abbiamo e questo è molto più di quanto potessi sperare.
Per quanto possa sembrare improbabile entreremo in quell’arena per vincere, per poter tornare a casa dalle nostre famiglie, dai nostri affetti, entreremo in quell’arena per proteggerci a vicenda, perché nessuno dei due ha intenzione di abbandonare l’altro.
—Abbiamo una strategia— annuisco con decisione.
In questo istante stiamo sugellando un patto, un patto di fedeltà tra alleati, una patto di consapevolezza tra avversari, un patto d’amore tra amici.
Perché è questo quello che siamo prima di ogni altra cosa, amici, e lo saremo fino alla fine.
—Ora non ti resta altro che dirlo a Finnick— suggerisce Lian.
Dirlo a Finnick.
Dirgli cosa?
Che ho intenzione di proteggere Lian durante una competizione mortale dove solo uno sopravvive?
—Già— la voce mi esce fuori in modo innaturale, in un sospiro.
—Sarà la cosa più semplice di questo mondo— aggiunge lui, in tono beffardo.
Già, la cosa più semplice di questo mondo.





 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi! Sono tornata! :D
Questa volta vi ho fatto aspettare veramente tanto, e mi dispiace...
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciatemi una piccola recensione <3
Alla prossima, baci
Light Rain
  
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