Moments later 1x01
- Tu che ne
pensi, Celeste? Ehy, mi stai ascoltando? –
La diretta
interessata, una ragazza dai boccoli castano scuri e gli occhi color
cioccolato,
scosse la testa.
- Scusami,
Eris, stavi dicendo? –
- Ti ho
chiesto se avevi qualche idea su chi possa aver fatto questo.
– replicò,
sventolandole sotto il naso il foglio di pergamena che era stato
misteriosamente recapitato al loro tavolo.
- Questo
cosa? –
Eris
alzò
gli occhi al cielo, sbuffando esasperata. Non c’era niente da
fare, sembrava
che la sua amica quella sera fosse completamente immersa nel
“fantastico mondo
di Celeste Zabini”.
- Il
biglietto anonimo su Mary. Vuoi almeno voltarti a guardarlo?
– esclamò
stizzita, notando che la ragazza sembrava non degnarla della minima
considerazione. E, se c’era una cosa che Eris Greengrass
proprio non tollerava,
era non essere calcolata.
- Che
biglietto? –
Ah, basta!
Ora ne aveva decisamente abbastanza.
- Questo.
–
Gli mise la
pergamena sotto gli occhi, costringendola a tirarsi indietro per non
incrociarli.
- Ma sei
impazzita? – protestò debolmente Celeste,
afferrandolo e leggendolo
velocemente.
-
Merda…
chi può essere stato? –
- È
esattamente quello che ti ho chiesto trenta secondi fa, quando fissavi
il vuoto
con aria molto stupida. –
- Non stavo
fissando il vuoto, ero solo sovrappensiero. –
protestò, trattenendosi dal
correggerla dicendo che la sua attenzione era tutta rivolta al tavolo
dei
professori. Quell’anno la cattedra di Difesa Contro le Arti
Oscure era stata
assegnata a Marcel Bouvier, un giovane mago francese incredibilmente
affascinante che lei aveva conosciuto durante la sua estate passata a
casa dei
nonni materni, nell’assolata Nizza. Ok, forse dire che
l’aveva conosciuto era
un po’ riduttivo; erano usciti insieme per tutta
l’estate, la loro era stata
intesa al primo sguardo e ancora adesso faticava ad entrare
nell’ordine d’idee
che lui era un suo professore… e soprattutto doveva
continuare ad essere solo
questo, indipendentemente dai loro trascorsi.
-
D’accordo,
come dici tu. Pensi di riuscire a tornare abbastanza lucida per andare
a
raggiungere Mary e darle il nostro sostegno, o è chiederti
troppo? –
Storse
leggermente il naso; l’ironia e il sarcasmo di Eris erano
divertenti,
soprattutto quando li rivolgeva su Rico, ma se era lei la vittima le
cose
cambiavano.
- Certo che
posso farcela, ma il sarcasmo risparmialo per Wilkes, ok? –
Incurante
della replica dell’amica, si alzò e raggiunse
Mary, circondata da Lily e Dorcas
che erano già entrate in modalità di amiche iper
protettive. Passando davanti
al tavolo dei professori non potè fare a meno
d’incrociare lo sguardo di
Marcel, che le rivolse un sorriso sghembo. Lo liquidò con
un’occhiata
ammonitrice: insomma, era stato proprio lui a dire che la loro storia
doveva
essere chiusa ed ora si metteva a sorriderle davanti a tutta la scuola?
Lo vide
aggrottare la fronte, perplesso, e si limitò a sillabargli:
“Ti spiego poi”,
poi tornò a rivolgere la sua attenzione a Mary.
- Tesoro,
stai bene? – le chiese, stringendola in uno dei suoi famosi
abbracci
stritolatori e facendola ridacchiare: - Diciamo che sono ancora viva,
ma se
continui a stringere non lo rimarrò per molto. –
- Hai idea
di chi possa essere questa stronza? – le chiese Eris,
fissando con uno sguardo
assassino il foglio di pergamena, come se la colpa di ciò
che vi era scritto
fosse solo ed esclusivamente di quel piccolo pezzo di carta.
- Chiunque,
ma è strano, non mi è sembrato di vedere nessuno
quando sono uscita. – replicò
Mary, preparandosi mentalmente alla domanda che sarebbe inevitabilmente
seguita.
E
infatti…
- E
lui…
chi è lui? – volle sapere Dorcas.
-
È… è uno
del nostro anno. –
- Stai
tergiversando… in che Casa è? –
Il silenzio
di Mary fu una replica sufficiente.
- Santo
Godric, Mary, dimmi che non è un Serpeverde! –
esclamò Lily, venendo fermata
all’istante dall’amica.
- Non farmi
la paternale, Lils, ti ricordo che fino a un anno fa eri la migliore
amica di
uno di loro. –
La rossa
annuì con espressione rammaricata: - Già, e
guarda come è andata a finire. Non
ci si può fidare di loro, Mary. –
- Sono
d’accordo con Lily, cosa ti fa pensare che non sia stato
proprio lui a mettere
in giro la voce? - - Perché, Celeste, se lo avesse fatto
avrebbe corso il
rischio di essere smascherato… Insomma, era palese che si
sarebbe trattato di
lui. –
Le quattro
ragazze annuirono davanti alla sua logica stringente.
-
Perché
non ci siamo arrivate prima noi, siamo Corvonero, dovremmo essere noi
quelle
intelligenti. – commentò tra sé e
sé Celeste, venendo fulminata da un’occhiataccia
di Lily. L’argomento intelligenza, così come le
valutazioni scolastiche, era
off limits tra loro, ne andava della salute mentale di tutte, visto che
una
sfida tra Celeste e Lily le avrebbe inevitabilmente portate ad
un’isteria
collettiva.
- Allora, sappiamo che lui
non può essere
stato… ma qualche sua amica? –
- Lo
escludo, so che non lo direbbe a nessuno, si rovinerebbe la reputazione
se si
sapesse in giro. –
- E tu stai
con un tipo come questo, uno che si vergogna di te? –
esclamò indignata Lily.
- Non ci
sto insieme, Lils, è solo qualche incontro di divertimento.
–
- In
sostanza solo sano sesso. – le venne incontro Eris, con
l’aria di chi la capiva
alla perfezione.
Mary
annuì,
grata per l’inaspettato aiuto.
- Continuo
a non capire come tu possa farlo. –
- Lo so, ma
ora concentriamoci su qualcosa di più importante…
dobbiamo sapere chi è questa
stronza. – intervenne Dorcas.
-
Perché
siete convinte che sia una ragazza? –
-
Perché
bisogna essere maledettamente scaltre e abituate a fiutare un buon
pettegolezzo
per fare una cosa del genere, quindi sono certa che sia una ragazza.
– replicò
la bionda, mentre Eris annuiva confermando il suo brillante
ragionamento.
-
D’accordo… è una ragazza, ma chi?
–
Un
tossicchiare discreto interruppe la loro conversazione. Si trattava di
un
bambinetto che doveva essere al primo, massimo secondo, anno.
- Scusate,
chi di voi è Celeste Zabini? – domandò
incerto.
- Sono io,
cosa vuoi? –
- Il professor
Bouvier dice che vuole parlarti del tuo programma di studi, ti aspetta
nel suo
ufficio. –
Celeste
lanciò un’occhiata al tavolo dei professori: ma
come, se n’era andato senza che
se ne accorgesse?
-
D’accordo… ragazze, riprendiamo la conversazione
domani mattina, va bene? –
- Certo,
vai pure a sentire cosa vuole il sexy prof. –
replicò maliziosamente Mary,
facendola ridacchiare.
Uscì
dalla
Sala Grande in tutta fretta, imponendosi di darsi una calmata e
percorrere la
strada che la separava dall’ufficio con calma; non voleva
mica arrivare con il
fiatone e l’aria stravolta, né tantomeno
desiderava dare l’impressione della
diciassettenne che corre non appena il bel tenebroso fa un fischio.
Arrivò
a
destinazione dieci minuti più tardi, si prese un paio di
secondi per
prepararsi mentalmente e risistemarsi i
capelli e bussò lievemente.
- Vieni
pure, Celeste, ti stavo aspettando. –
Sorrise
sentendolo pronunciare il suo nome in modo così
professionale. Tuttavia, una
volta che si fu chiusa la porta alle spalle, il suo atteggiamento
cambiò
completamente. La spinse addosso al muro, arpionandole i fianchi e
schiacciandola contro di lui, prese d’assalto le sue labbra:
baciandole,
leccandole e mordendole finchè non furono entrambi a corto
di fiato.
- Ciao.
–
le sussurrò a fior di labbra.
- Ciao.
–
rise.
- Bella la
trovata del programma scolastico, ingegnosa. –
- Sei una
Corvonero, ho immaginato che apprezzassi quello che per voi
è un “dono grato”.
– replicò ironicamente, citando il loro motto.
-
Sì, ho
decisamente apprezzato. – ammise, cingendogli il collo con le
braccia e
baciandolo con passione.
Andarono
avanti per mezz’ora finchè, ormai visibilmente
accaldati, si separarono.
- Credo sia
il caso di andarci piano. – mormorò controvoglia
Marcel, accarezzandole una
guancia e sorridendole teneramente.
-
Già. Bè,
sarà meglio che torni in dormitorio, Eris mi
starà cercando. – replicò, dicendo
a se stessa che se non fosse uscita di lì immediatamente
avrebbe rischiato di
saltargli addosso e strappargli via i vestiti.
-
Sì, è meglio
non attirare troppo l’attenzione. –
Si
salutarono con l’ennesimo lungo e appassionato bacio, poi
entrambi tornarono
verso le rispettive stanze.
Celeste
entrò nel dormitorio cercando di fare meno rumore possibile
e rimase sorpresa
dall’assenza di Eris, che aveva lasciato il letto intatto e
la borsa ancora da
disfare.
Stava per
infilarsi sotto il copriletto blu quando notò un pezzetto di
pergamena, della
stessa dimensione di quello che era arrivato a cena, poggiato sul suo
comodino.
Lo aprì con mano tremante, dicendosi che magari si trattava
di un messaggio per
qualcun’altra delle sue compagne di stanza, o che poteva
essere un semplice
foglio bianco.
“Quando
i
professori baciano le studentesse iniziano i guai.”
Dannazione,
quella stronza adesso si metteva a spiare anche lei? Nascose il
biglietto nella
tasca del pigiama e affondò la testa nel cuscino; era
difficile, ma doveva
cercare di mettersi a dormire, non poteva certo andare in giro con
delle
occhiaie stile zombie l’indomani.
***************
Tutto
sommato Eris era profondamente grata al professor Bouvier; non fosse
stato per
lui non avrebbe saputo che scusa trovare per non andare in camera con
Celeste.
Per quanto le scocciasse l’idea di dover stare attenta ad
ogni suo movimento,
non aveva la minima intenzione di lasciar trapelare qualche
informazione sul
rapporto che aveva con quel ragazzo; specialmente perché lui
non era solo un
Serpeverde, ma IL Serpeverde: astuto, manipolatore e cinico. Insomma,
il
perfetto principe machiavelliano. Tutte caratteristiche che non
avrebbero certo
contribuito a farlo piacere alle sue amiche; dannazione, lei stessa,
più spesso
di quanto non avvenisse il contrario, faticava non poco a sopportarlo.
Però
doveva ammetterlo: era probabilmente il ragazzo più bello e
sexy su cui avesse
mai posato gli occhi.
- Sei in
ritardo. – l’accolse la familiare voce roca, che
suo malgrado le causò un
brivido lungo la schiena.
- Lo so.
–
replicò incurante, prendendo posto sulla sedia che era
comparsa in quel preciso
istante. Doveva ammettere che quella Stanza delle Necessità
era proprio una
trovata geniale.
-
Perché
oltre a sapere non provi anche a regolarti di conseguenza? –
le domandò
ironico, versandosi un bicchiere di quello che, a giudicare
dall’odore, tutto
era fuorchè succo di zucca.
Rico
alzò
il calice in una sorta di brindisi al suo indirizzo e lo
sorseggiò
distrattamente, seguendo con gli occhi color ghiaccio lo sguardo della
ragazza,
che accarezzava il suo corpo partendo dalle gambe fino ad arrivare al
petto,
parzialmente visibile grazie alla camicia lasciata
mezz’aperta.
Eris si
sforzò di non guardarlo troppo palesemente; non le piaceva
l’espressione
compiaciuta che compariva sul volto dai tratti cesellati quando la
beccava a
fissarlo, c’era troppo compiacimento in quella sua aria di
altezzosa arroganza.
Del resto era un Wilkes, arroganza era il suo secondo nome.
-
Sembrerebbe che ti piaccia ciò che vedi. –
commentò, rendendo la voce
volutamente più roca ed insinuante.
- Non sarei
qui altrimenti, ti pare? – replicò a tono, decisa
a non lasciarsi mettere in
imbarazzo.
-
Maledettamente giusto. –
Vuotò
il
bicchiere tutto d’un sorso.
- E a te
piace ciò che vedi? – domandò
maliziosamente.
Le si
avvicinò con una velocità che la colse di
sorpresa, chinandosi sul suo collo a
sussurrarle: - Sei troppo coperta per i miei gusti, come faccio a dire
se mi
piace se non vedo nulla? –
Si
ritrovò
ad arrossire, rimproverandosi per quel momento di debolezza.
Dannazione, perché
doveva fare la figura della ragazzina timida e impacciata?
-
Bè, a questo
si può porre facilmente rimedio. –
balbettò, sfilandosi il maglione della
divisa e cominciando a sbottonare i polsini della camicia.
Rico si
portò alle sue spalle, bloccandole le braccia lungo i
fianchi e mordicchiandole
alternativamente lobo e collo. Le sfuggì un sospiro.
- Lo sai
che mi piace spogliarti, tu lo fai troppo in fretta. – la
redarguì, con il tono
che avrebbe usato un insegnante con un’alunna indisciplinata.
Ed in effetti per
lei era stato un po’ quello: il suo primo amante, ovviamente
escludendo le
relazioni che aveva avuto prima come quella con Fabian Prewett, che
aveva
contribuito alla sua formazione in quel campo insegnandole una
moltitudine di
giochini interessanti.
Sentì
le
sue mani che le sbottonavano la camicia, un bottone alla volta,
sfiorandole di
tanto in tanto la pelle candida e accendendo sempre più il
suo desiderio. In
nome di Rowena, la stava facendo impazzire. Cercò di
aiutarlo nello spogliarla,
ottenendo in risposta un lieve brontolio: non doveva disturbarlo.
Finalmente,
dopo un’attesa che le parve interminabile, la camicia cadde a
terra; avvertì il
fresco della sera sulla pelle nuda, notando solo in quel momento che
oltre
all’indumento aveva tolto anche il reggiseno. La reazione che
le venne
istintiva fu quella di portarsi le mani sul seno, coprendolo come
meglio
poteva, malgrado sapesse che era sciocco essere tanto pudica dopo aver
diviso
il letto con lui in innumerevoli occasioni.
La prese
per i fianchi, sollevandola di peso e spingendola ad allacciare le
braccia
intorno alla sua vita. Lo aiutò a sfilarsi maglione e
camicia, afferrandolo per
la cravatta e attirandolo verso la sua bocca; le loro labbra si presero
immediatamente d’assalto, in una specie di lotta per la
supremazia e, mentre le
loro lingue giocavano a rincorrersi, ormai completamente dimentica di
essere
mezza nuda, sentì le mani calde del ragazzo che si
chiudevano a coppa sul suo
seno. Chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di quel tocco possente
e al
tempo stesso delicato e soffocando un gemito sulle labbra del ragazzo.
La
portò
fino al letto, lasciandola cadere sul materasso e liberandosi dei
pantaloni
della divisa, che ormai non era altro che uno scomodo intralcio.
Tornò a
baciarla, mentre le sue mani trovavano la zip della gonna e la
lasciavano
cadere a terra insieme alle mutandine. Si fermò un attimo,
godendosi lo
spettacolo che aveva davanti: non aveva mai visto una ragazza
così
assolutamente perfetta, in quei momenti riusciva quasi a dimenticarsi
del modo
in cui si erano trattati in tutti quegli anni.
Prese a
cospargere di baci e delicati morsi il petto di Eris, scendendo fino
all’ombelico e risalendo; con la mano scese ad accarezzarle
l’interno coscia,
prendendosi il tempo di sentirla sospirare un paio di volte prima di
affondare
in lei. Affondò da prima con delicatezza, poi sempre
più velocemente, finchè la
ragazza non cominciò a gemere in modo inequivocabile; un
affondo più forte
degli altri la spinse mordersi il labbro per impedirsi
d’urlare.
- Salazar,
che espressione. – brontolò, la voce cupa come un
ringhio a causa
dell’eccitazione.
- Quale
espressione? –
- Questa.
–
Affondò
nuovamente con forza, strappandole un gridolino di piacere e facendole
chiudere
gli occhi. Invertì le posizioni, facendola sedere su di
sé e sostituendo le
mani con la sua eccitazione.
- Muoviti
per me. – brontolò, accarezzandole i fianchi e
chiudendo gli occhi quando la
sentì cominciare ad ondeggiare su di lui.
Un’ora
più
tardi Eris riuscì a sgattaiolare dalla presa del ragazzo,
stando attenta a non
svegliarlo, e cominciò la ricerca dei suoi vestiti.
- Che stai
facendo? – mormorò Wilkes, la voce impastata dal
sonno.
- Mi
rivesto e torno in dormitorio. – replicò con tono
di constatazione; non avevano
mai dormito insieme, quella era una cosa da coppie e loro non lo erano.
- La
camicia è lì, vicino alla poltrona. –
la informò, osservandone i movimenti con
attenzione. C’era un che di armonioso nel suo modo di
muoversi, anche quando
faceva qualcosa di tanto semplice come vestirsi.
- Che hai
da guardare? –
- Non
posso? Ti ricordo che ho visto e toccato abbondantemente ogni
centimetro del
tuo corpo, non c’è bisogno che tu faccia la
virtuosa Corvonero… non con me. –
Riecco
quell’insopportabile sorriso soddisfatto.
- Non
esserne così compiaciuto, potrei anche decidere di non
tornare più qui. –
Rico
inarcò
un sopracciglio con aria beffarda e allargò le braccia: -
Bè, allora ti concedo
un’ultima occhiata a tutto questo. –
Sbruffone…
dannato sbruffone. Credeva davvero che non sarebbe riuscita a stare
lontana da
quel suo corpo così muscoloso, caldo e perfetto? Oh,
dannazione, doveva
mantenere il punto, non perdersi ad ammirare il modo in cui i bicipiti
si
contraevano o quanto fossero larghe e solide le sue spalle.
- Va a farti
fottere, Wilkes. –
-
Cos’è,
una richiesta di bis? – sogghignò, facendola
arrossire.
S’impose
di
non cedere e quella sfrontataggine le diede lo stimolo che le serviva
per
tenere il punto.
- Non credo
proprio. – replicò tagliente, indossando la
camicia e chiudendosi dietro la
porta. Che accidenti era quella cosa a terra?
“A
quanto
pare l’algida Eris Greengrass segue il detto: tieni gli amici
vicini e i nemici
ancora più vicini.”
-
Vaffanculo, stronza. – ringhiò, strappandolo in
mille pezzi e gettandolo nel
cestino più vicino.
Spazio
autrice:
Ecco il
nuovo capitolo. Spero vi piaccia, mi raccomando fatemi sapere che ne
pensate
(anche dicendo semplicemente che vi fa schifo). Al prossimo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt