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Autore: Felem    16/06/2013    9 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                                                        Capitolo I   "I Lodge"



Giungo 1807, Londra




Soffiava un vento caldo per le campagne nei pressi di Londra.
Tutto ciò non sembrava affatto turbare Elizabeth, che nella sua totale spensieratezza si dilettava con la lettura, sporgendo di tanto in tanto il capo al di fuori della carrozza, cercando di memorizzare ogni singolo particolare del paesaggio a lei tanto caro. Amava viaggiare, poiché lo studio le permetteva raramente di lasciare la città, ma lei e la sua famiglia erano soliti trascorrere il tempo, durante il periodo estivo, in villeggiatura.
Una cara zia possedeva un terreno nelle campagne lì vicine nel quale Elizabeth e la sua famiglia passavano intere giornate conoscendo nuove persone, partecipando ad importanti eventi e rilassandosi all'aria aperta, mettendo da parte i libri per qualche tempo.
Anche se la ragazza non rispettava l'ultimo punto da me elencato, dal momento che amava leggere: i libri erano il suo unico svago, la sua unica passione.
Era in compagnia di questi ultimi che trascorreva le sue giornate.

- Liza, guarda che meraviglia. Posa quel dannato libro e dedica un po' di attenzione a tua sorella.- Così disse Anne, la più giovane delle sorelle di Elizabeth, di appena due anni più piccola.

- Anne, non usare questo linguaggio! Se ti sentisse nostro padre..- la apostrofò il maggiore dei fratelli, Jonathan, ragazzo diligente, dai capelli biondi come il grano e dal bell'aspetto, amato da tutte le ragazze di Londra e dintorni.

Quel giorno indossava una camicia di lino bianca, infilata ordinatamente nei pantaloni beige, i suoi occhi verdi tendenti al nocciola si abbinavano perfettamente al paesaggio, che scrutava con attenzione. Elizabeth taceva, osservando divertita i due fratelli, per poi posare il suo sguardo sul minore, Robert, di appena sette anni.
Il bambino dagli occhi verdi ed i capelli castani osservava la scena, stuzzicando il vestito rosa confetto di Anne, ornato di pizzi e merletti, muoveva abilmente le tenere mani, formando delle pieghe sul morbido tessuto. Anne era indispettita da questo gesto ripetitivo, ma lo lasciava fare, credendolo intento ad ammirare la bellezza dell'abito.

- Tieni le mani a posto, Robert, vorrai forse sgualcirmi il vestito prima di arrivare dalla nostra amata zia?- Disse seccata Anne, spingendo via il fratello minore.

- Non temere, non ti noterà alcun ragazzo, in ogni caso.

- Non osare offendermi in tal modo, fratellino - disse così lei, pizzicando una guancia al piccolo Robert - farò strage di cuori.- Aggiunse in fine ammiccando e guardando Elizabeth con aria di sufficienza.

La carrozza correva lungo i campi ed il fruscio del grano risuonava fluido come le parole sotto gli occhi di Elizabeth. Anne, Jonathan e Robert ridevano rumorosamente, accompagnando e a tratti, disturbando la lettura di Liza, che solo a volte alzava lo sguardo, puntando gli occhi scuri sui fratelli, che li avevano chiari come quelli della signora Lodge, madre dei ragazzi e moglie del signor Lodge.

- Oh, Liza. Dici che avremo tempo per vedere anche Mary?- Chiese Anne ad Elizabeth.

Una luce che raramente illuminava lo sguardo della ragazza, apparve negli occhi di Elizabeth che per la prima volta, durante il viaggio, chiuse il libro posandolo accanto alla stoffa del vestito color cielo che indossava. Quel nome riusciva sempre a migliorarle la giornata: Mary.
Mary era la maggiore delle sorelle di Elizabeth, la primogenita, aveva cinque anni in più di lei, ne aveva ventitré. Da poco si era sposata e rare erano state le occasioni in cui le due sorelle si erano viste. Elizabeth adorava Mary, era l'unica persona in grado di capirla, di comprendere fino in fondo le sue paure, ed ora, il matrimonio l'aveva allontanata da lei.
Per questo Elizabeth diffidava degli uomini,
li trovava rudi e villani, nonostante trovasse gradevole la compagnia di David, il marito di Mary. Di giovani avvenenti ne aveva incontrati, ma l'interesse che suscitavano in lei non andava oltre l'aspetto fisico. I suoi pensieri al riguardo furono interrotti dalle sue stesse parole.

- Sono sicura che avremo occasione di vederla - disse Elizabeth, trattenendo a stento la gioia e cercando di sembrare seria e contenuta come il solito -arriveremo tra un poco e lì potremo passare un po' di tempo con lei.

Accarezzò, sporgendosi in avanti, i morbidi riccioli castani di Robert, sorridendogli con dolcezza. Il fratello ricambiò il suo gesto mostrando alla sorella tutti i denti da latte, in un sorriso che si protraeva da uno zigomo all'altro. Liza accennò ancora un lieve sorriso, che le donava un'aria da ragazza sveglia, quale era. Una volta fatto ciò sporse la testa dalla carrozza scorgendo all'estremità di quest'ultima, la figura imponente del signor Lodge, uomo di mezza età, con una folta barba bianca ornata da qualche filo argenteo, mentre era intento a conversare con sua moglie.

- Padre - urlò Liza in preda all'euforia dovuta al pensiero di rivedere Mary - secondo voi quanto manca ancora prima di giungere da vostra sorella?

Il signor Lodge curvò divertito il capo, cercando di intravedere tra i drappeggi bordeaux che formavano le tendine della carrozza, il viso roseo della tanto amata figlia.

- Liza, amore mio, tra circa dieci minuti saremo arrivati. Di te mi posso fidare, tieni a bada i tuoi fratelli!- Le rispose il padre, con voce calda ed affettuosa.

Elizabeth ricacciò il capo all'interno della carrozza, lusingata dalle parole del padre. Non si lasciava incantare così facilmente dalle parole di un uomo, ma aveva grande stima del signor Lodge e saperlo così affezionato a lei la rendeva felice. Posò i capelli castani sciolti sull'imbottitura del sedile e chiuse gli occhi, assaporando in anticipo un abbraccio della sorella.
Mentre la giovane teneva gli occhi socchiusi, respirando a fondo l'aria estiva, la giovane Anne estrasse da una sacca di pelle ornata con perline bianche una boccetta di cristallo contenente un liquido profumato, ne fece cadere due gocce sui polsi ed una sul collo, sfregando le due parti del corpo ed infine riponendo la boccetta all'interno della sacca. L'aria della carrozza divenne satura del penetrante odore di rose del profumo di Anne ed Elizabeth non potè fare a meno di arricciare il naso disgustata, sporgendo il busto interamente fuori dalla carrozza. Liza allargò le narici cercando di respirare un po'di aria pulita e non appena riaprì gli occhi per poco non cadde dalla carrozza in movimento, quando un uomo a cavallo le passò a pochi centimetri dal naso. Si voltò immediatamente, cercando di capire chi fosse tale villano. Scorse più avanti un uomo in divisa su un possente destriero, egli aveva dei folti riccioli biondi che gli ricadevano lungo il collo, spalle larghe ed una giacca bianca, come il suo cavallo. Continuava a rimanere in quella posizione rischiosa, tenendo gli occhi scuri puntati su quell'uomo che non si era nemmeno voltato per accertarsi che stesse bene e che non fosse ferita. La carrozza aumentò di velocità ed Elizabeth rischiò una seconda volta di finire a terra, i folti capelli castani svolazzavano al vento ed il suo sguardo scrutava indispettito il "tutt'altro che gentiluomo" che continuava a cavalcare fiero di fronte a lei. Una strana curiosità si impadronì di Liza, che desiderò con tutta se stessa, conoscere il volto dell'uomo. E quando la carrozza fu sul punto di raggiungere il magnifico cavallo bianco, il cavaliere spronò quest'ultimo, tagliando per un campo lì vicino, uscendo dalla visuale nonché dalla mente di Elizabeth.

- Non vedo l'ora di vedere la zia.- Disse Jonathan passandosi una mano tra i capelli biondi e sospirando, come era solito fare.

- Ha promesso di portarmi a caccia un giorno di questi, non vedo l'ora.- Continuò Robert, seguendo le orme del fratello.

- Non trovate che la caccia sia un qualcosa di ripugnante? L'odore del sangue mi disgusta.- Si lamentò Anne, piagnucolando.

- Fidati sorella cara, nulla è più disgustoso dell'unguento che ti sei sparsa sui polsi.- Così disse Jonathan, dichiarando apertamente guerra ad Anne.

Anne era una bella ragazza, aveva sedici anni, dei boccoli biondi le ricadevano lungo le spalle ed una frangetta sovrastante gli occhi verdi della fanciulla, rendeva il suo volto ancora più tondo di quello che già fosse. Le guance erano piene e rosse e le labbra sottili prendevano una piega elegante rendendo il suo volto, di conseguenza la sua persona, ingenua ed indifesa. Indossava un abito rosa confetto, la gonna a cerchio le impediva i movimenti e le evidenziava i fianchi, sottolineando le sue forme già ben visibili, un bustino rosa antico tenuto da lacci purpurei le evidenziavano le curve dei seni che sembravano ancora più sodi di quello che già fossero. Era davvero bella ed avvenente ed i giovani londinesi e non, la seguivano come cani fedeli, questo la divertiva molto anche se il suo vero e proprio "sogno" restava quello di attirare le attenzioni di un ufficiale, amava gli uomini in uniforme. Anne lanciò un'occhiata offesa al fratello maggiore e non parlò per il resto del viaggio, ascoltando, anzi sentendo, Anne non ascoltava mai, le discussioni dei fratelli.

- Liza, tu non sei contenta si vedere la zia?- Chiesero all'unisono Robert e Jonathan.

- Molto, sapete che adoro la compagnia di Margaret- Elizabeth solitamente la chiamava per nome, dopo tutto la zia aveva solo pochi anni in più di lei - E' una donna divertente ed ama conversare degli argomenti più improbabili, mi affascina.

Elizabeth si sistemava i capelli mossi in una treccia, cercando di farli apparire meno in disordine, quando il piccolo Robert si alzò sporgendo le braccia minute dalla carrozza, salutando così, una donna che li attendeva in fondo alla strada.

- Oh, benvenuti!- Così urlò Margaret.

Margaret era la sorella minore del signor Lodge, aveva all'incirca trent'anni. Non si era mai sposata e ciò non sembrava turbarla, anche se spesso il fatto era motivo di scompiglio tra i suoi ospiti. Elizabeth la trovava interessante, trascorreva interi pomeriggi con la zia passeggiando per i boschi e discutendo di letteratura e avvenimenti passati, era sempre in grado di farla sorridere. Margaret aveva dei capelli castani tenuti in un'acconciatura pratica, ma allo stesso tempo elegante, gli occhi scuri come quelli di Liza ed era in carne, questo gli uomini lo apprezzavano, ma sembrava essere lei a non apprezzare loro. La carrozza, si fermò di fronte ad un casale, quasi interamente rivestito di edera, Margaret gli venne incontro. Robert picchiettava le dita sullo sportello della carrozza, pregustando il momento in cui la zia lo avrebbe accolto donandogli qualche giocattolo nuovo di zecca, Jonathan cercava di mantenere la calma ma era inevitabile per lui sorridere durante l'attesa, Anne perse totalmente il controllo, in fondo non ne aveva. Sbatteva i piedi e si dimenava emettendo urletti soffocati, simbolo di felicità, attendeva con ansia l'arrivo della zia, che tirandosi su la fine del vestito correva verso la carrozza, e scuoteva Elizabeth cercando di trasmettere la sua pazzia anche alla sorella. La donna paffutella, finalmente raggiunse la carrozza, dalla quale per primo scese il fratello, che la poté abbracciare con foga, a seguire la signora Lodge che la salutò con un elegante inchino. I ragazzi osservavano la scena rapiti, la stessa identica storia da ormai tutta la loro vita, eppure non si stancavano mai di vedere i propri volti riflessi negli occhi della zia e notare ogni volta la felicità che quel momento gli donava. Lo sportello della carrozza finalmente si aprì e la prima a lanciarsi fuori da quest'ultima, ovviamente, fu Anne che si aggrappò al collo della zia, quasi facendola cadere.

- Oh, zia. Quanto mi siete mancata.

- Anche tu Anne, ho una sorpresa per te, te la mostro più tardi.

Il secondo ad uscire dalla carrozza fu Jonathan che andando incontro alla zia la abbracciò calorosamente, sorridendole come meglio poteva.

- Zia, siete bella come al solito, per voi gli anni sembrano non passare mai.- Eh, sì. Ci sapeva fare con le donne.

- Caro Jon, sei il solito gentiluomo, ti ho portato queste da Parigi- gli disse porgendogli un pacco di sigarette finissime ed elegantissime - spero ti piacciano.

- Le amo già.

Robert scese spavaldo dalla carrozza inciampando e cadendo a terra, quando la zia gli porse la mano destra per aiutarlo a ritornare in piedi, Robert la prese tra le sue mani e la baciò, facendo un inchino.

- Oh, un altro piccolo gentleman, ora che mi hai dimostrato di essere un uomo gentile e premuroso, che ne diresti di abbracciarmi?- Disse Margaret al bimbo, abbracciandolo e porgendogli un soldatino di piombo.

Per ultima scese Elizabeth, con una tale grazia da sembrare irreale, ovviamente lei ne era totalmente inconsapevole, andò verso Margaret e l'abbraccio, senza dire nulla. La zia continuava a stringerla, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrarle qualcosa.

- Ho un regalo anche per te, Liza.- Così dicendo le porse un'agendina di pelle scura.

Anne guardò disgustata il regalo di Elizabeth, pretendendo di vedere il suo, Liza invece accarezzava affascinata l'agendina con le mani affusolate, sorridendo ogni volta che i suoi polpastrelli incontravano la rifinitura di cuoio. Margaret prese per mano Anne e la portò con se dentro il casale, mentre alcuni domestici prendevano le valigie ed il resto della famiglia seguiva la zia dentro casa.
All'entrata un meraviglioso salone, con carta da parati color crema, stupiva ogni volta Elizabeth che si guardava intorno meravigliata. Margaret prese sotto braccio le ragazze portandole nella loro stanza, una confortevole camera rivestita da carta da parati bianca a fiorellini blu, con un letto matrimoniale dove le due sorelle avrebbero dormito, un armadio ed una scrivania affiancata da un mobile di ciliegio ricoperto da soprammobili. Lì avrebbero dormito per i prossimi tre mesi, come tutte le estati.

-Apri l'armadio, mia cara Anne.- Così le aveva detto la zia.

La ragazza eseguì ciò che le era stato ordinato ed una volta aperte con violenza le ante, vide un meraviglioso vestito verde chiaro, ornato da piccole perline bianche che lo rendevano elegante, sin troppo per i gusti di Elizabeth. Profumava di gelsomini, Liza amava quell'odore. Anne iniziò a strillare dalla gioia, abbracciando la zia e ringraziandola come meglio poteva.

- Questo ti servirà - inoltre aggiunse Margaret, mentre già Elizabeth si era sdraiata sul letto - tra qualche giorno vostra sorella Mary darà la sua prima festa, ci sarà musica, danze ed...- esitò prima di pronunciare quella parola che avrebbe reso Anne ancora più euforica - ufficiali, uomini in uniforme, bimba mia.

Così le due gioirono insieme, mentre Elizabeth disponeva i suoi abiti e quelli della sorella all'interno dell'armadio. Presto calò la sera e le due sorelle si ritrovarono a parlare rumorosamente sotto le coperte.

- Liza, non sei nemmeno un poco emozionata per la festa di Mary?

- Non per la festa, ho atteso così a lungo, non vedo l'ora di vederla.

- Oh, hai sentito la zia Margaret? Ci saranno uomini in divisa.

- Figuriamoci, saranno sicuramente conoscenti di David. Conosco Mary e conosco gli uomini in divisa e so per certo che tendono ad essere presuntuosi quanto arroganti.

- Ammetti che hanno un loro fascino, sono così attraenti.

- Immaginali tra vent'anni, quando il loro bell'aspetto sarà svanito e di loro non rimarrà altro che una fisarmonica di menti e pance, calvizia e vecchiaia.- Disse Elizabeth canzonando la sorella.

- Tu hai troppa fantasia, Liza. Goditi le cose al momento, hai diciott'anni. Tra un po' dovrai pur sposarti, no?

- Io non mi sposerò, cara Anne. Nessun uomo sarà mai tanto attraente da farmi innamorare di lui.

- Come vuoi, sorella. Mettiamola in questi termini: domani vedremo Mary, sei contenta?

- Molto.

- Ne sono felice, ora dormiamo. Buona notte.

- Buona notte.

E così Elizabeth si addormentò, nascondendo l'emozione che l'idea del futuro incontro aveva suscitato in lei.




Dalla scrittrice ai lettori: 
Carissimi lettori, questa è la seconda fan fiction che scrivo. Purtroppo, per un errore, ho dovuto riscriverla due volte, perdendo così, tutti i miei lettori e recensioni. Non fa nulla, ci riprenderemo! 
Alla prossima, Felem ♥
  
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