Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Vanilla_91    17/06/2013    13 recensioni
Chi di voi non ha sentito almeno una volta nella sua vita il detto " Non puoi capire una situazione finchè non ti ci ritrovi"?
Cosa accadrebbe,dunque, se fosse Kagome la ragazza proveniente dal passato che si ritrova bruscamente catapultata nel futuro? Se fosse lei quella che ha lasciato nella sua epoca un amore tormentato e un nemico da sconfiggere?
Una potente sacerdotessa, appartenente ad un mondo esistito circa 500 anni prima, e un ragazzo pienamente soddisfatto della propria vita si ritroveranno catapultati nella stessa avventura. Cosa gli riserverà il destino?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sensazione di benessere e comodità che avvertivo era sicuramente derivante da quello strano “oggetto”, soffice e confortevole, sul quale ero sdraiata. Aprì lentamente gli occhi e feci scorrere lo sguardo su ciò che mi circondava. Ero sdraiata su uno strano futon, comodo, ma decisamente più alto della media. Stirai braccia e gambe e, nonostante il sonno agiato, sentì il corpo ancora in parte indolenzito. Le forze non mi erano ancora tornate del tutto. Quando mi sollevai a sedere potei osservare con più cura e maggiore attenzione l’ambiente che mi circondava. Era una casa davvero molto grande, più della media. L’arredamento era molto strano e alcune delle cose presenti nella camera ero sicura di non averle mai viste in vita mia..dovevano, forse, essere di proprietà di qualche nobile  straniero. Le cose che più di tutto mi stupirono furono due: la casa aveva un ingresso molto strano, l’apertura non era coperta dalla classica stuoia o dalle più prestigiose porte scorrevoli, ma da una strana apertura fatta di legno e vetro, in più in quella casa non vi era il consueto spazio per le braci. Come facevano, dunque, per mangiare e riscaldarsi? Quando la porta si aprì tornai vigile.
Due ragazze, fasciate in strani e corti kimoni blu, entrarono; mi osservarono per qualche minuto senza però dir nulla.
-Salve.- dissi per spezzare il silenzio.
-Ciao. Io sono Ika e questa è Yui.- mi disse indicando prima sé e poi la donna accanto a lei.
- Siamo entrambe al servizio del signor No Taisho. Il signorino ci aveva chiesto di avvisarlo non appena ti fossi svegliata.- mi informò.
Si stava rivolgendo a me con un tono estremamente confidenziale, cosa a cui non ero abituata. Ignorai il tutto e mi limitai ad annuire.
-Ika, Yui si è svegliata?- domandò una voce profonda al di là della porta.
Entrambe le ragazze corsero fuori e le sentì informare qualcuno del mio risveglio. Capì che avrei quindi a breve conosciuto il padrone di casa.
 
 
Non sapevo in che modo comportarmi. Chi era quella ragazza? Una ladra? E cosa ci faceva in casa mia?
Troppe domande esigevano una risposta, ma la mia curiosità era stata messa tacere dal sonno prolungato della donna. Non sapevo nemmeno io cosa mi avesse spinto a portarla in casa e ad ordinare di lasciarla riposare. Ma, adesso che aveva ormai ripreso i sensi, volevo saperne di più.
Entrai senza bussare..del resto quella era pur sempre casa mia. L’intrusa era lei..
-     Vedo che ti sei ripresa- proferì atono.
La vidi schizzare via dal letto, dilatare gli occhi e guardarsi ripetutamente attorno.
-Sei un mezzo demone.- sentenziò con tono duro e sguardo accusatorio.
Le sue parole non mi piacquero per nulla. Doveva essere una di quelle persone di mentalità antica che, ancora, consideravano i mezzo demoni, o forse anche le unioni tra demoni ed umani, un tabu. I soprusi, le ingiustizie e i pregiudizi che avevo subito da bambino non mi aiutarono a mantenere la calma.
-La cosa ti crea qualche problema?- domandai irritato.
Aprì la bocca pronta a ribattere, ma la vidi irrigidirsi e tacere. D’istinto sollevai il viso ed annusai l’aria, tentando di capire cosa avesse provocato quel cambiamento. L’unica cosa che avvertì furono gli odori di mio padre, mia madre e mio fratello sempre più forti. Erano vicini!
 
 
Maledizione! Ero caduta in una delle trappole di quel mostro come una novellina. Catturarmi e tentare poi di estorcermi informazioni, impaurendomi con la presenza di un demone maggiore, e di altri due dotati di una grande forza demoniaca, era davvero un ottimo piano. La paura si era per un momento impadronita di me, ero pur sempre un essere umano, ma la consapevolezza del mio ruolo mi fecero subito tornare padrona di me e delle mie azioni.
-Papà siamo qui..- urlò il mezzo demone dagli occhi dorati.
Non avevo fatto troppo caso alla sua figura, attenta ad osservare bene ogni suo movimento, ma il colore insolito e assurdamente bello dei suoi occhi mi aveva catturato.
-Fratellino, casa nostra è forse diventato un ostello per umani?- domandò una voce gelida con tono derisorio.
Il primo ad entrare in quella strana casa fu un demone cane. Lunghi capelli d’argento, occhi d’ambra e figura austera, furono queste le prime cose che notai di lui. Il suo portamento autoritario e piatto sembravano aver portato in quella camera una ventata di gelo invernale. Mi imposi di non rabbrividire.
-Sesshomaru, non spaventare gli ospiti di tuo fratello.- proferì una voce dolce con una leggera punta di rimprovero.
Una seconda figura fece la sua comparsa nella camera..un’umana.
Lunghi capelli d’ebano, un viso dolce ed estremamente attraente, un corpo sinuoso fasciato in un aderente e corto strano kimono. Arrossì, come era possibile che un kimono lasciasse quell’ampia porzione di gambe scoperte? Non si sentiva forse a disagio quella bellissima donna?
-Izayoi, ragazzi, cosa sta succedendo?- domandò una terza voce.
Quando anche l’ultimo arrivato varcò l’entrata per poco non mi cedettero le gambe. Se il primo demone mi aveva messa in soggezione, non rabbrividire adesso fu impossibile. Percepivo chiaramente l’immensa potenza del nuovo arrivato. Gli stessi capelli d’argento, gli stessi occhi d’ambra, ma in questo demone percepì qualcosa di diverso. Tutto in lui emanava potere, autorità, forza e conoscenza. Senza dubbio un demone maggiore. Ero spacciata!
 
 
Osservai le diverse reazioni di quella strana ragazza ogni volta che un componente della mia famiglia varcava la soglia della camera. Dapprima avevo letto diffidenza nei suoi occhi, l’arrivo di Sesshomaru l’aveva senza dubbio colpita ma aveva immediatamente riassunto un’espressione sicura e vigile, quando poi aveva visto mia madre era tremendamente arrossita e infine l’arrivo di mio padre sembrava averla destabilizzata. L’angoscia e la consapevolezza erano chiaramente leggibili sul suo volto.
-Inuyasha, caro, chi è questa ragazza?- domandò mia madre.
-Dovremmo chiederlo a lei. L’ho trovata svenuta vicino al vecchio pozzo. Chissà forse altri non è che una ladra- risposi
 
 
Per un po’ me ne stetti in silenzio sperando di poter intuire quali fossero le loro intenzioni, ma quando quell’antipatico e arrogante mezzo demone mi accusò di essere una ladra persi la pazienza. Eh si, l’irruenza era uno dei miei difetti!
-Ehi, mezzo demone, a chi hai dato della ladra? Hai idea di chi io sia?- domandai cercando di assumere un tono tranquillo.
-Smetti di chiamarmi mezzo demone se vuoi rivedere l’alba di domani. Invece di portarti qui avrei dovuto chiamare subito la polizia.- urlò
-Polizia?- domandai confusa
-Esatto! Ti avrebbero così arrestata e io mi sarei liberato all’istante di te.-
Arrestata? Dunque si stava riferendo alla milizia.
-Ma certo! Perché non c’ho pensato prima? La milizia saprà ricondurmi al mio villaggio.- esclamai euforica.
-Perché non tentiamo di dare un senso a questa conversazione piuttosto? Chi sei donna?- mi domandò con tono gelido il demone che avevo compreso si chiamasse Sesshomaru.
-Non siete dunque al servizio di Naraku?- domandai
-Naraku? E chi sarebbe?- chiese con tono sgarbato il mezzo demone.
-Non importa!- risposi.
Potevo davvero fidarmi di quei demoni? La mia istruzione di sacerdotessa mi insegnava a diffidare di quelle creature; il mio dovere era quello di sterminarli. Essendo, tuttavia, disarmata e in evidente inferiorità numerica non avrei potuto, anche volendo, far molto. Ma ciò che mi aveva sorpresa era che nessuno di loro aveva tentato di attaccarmi.
-Perché non cerchiamo di capire qualcosa in più di tutta questa storia parlandone davanti ad un tè caldo?- domandò, fissando direttamente me, la donna umana.
-Come desiderate, signora.- risposi atona.
Fare un po’ di chiarezza in quella situazione non poteva che aiutarmi.
-Chiamami Izayoi, cara.- continuò con voce dolce e rivolgendomi un sorriso amorevole.
Mi ritrovai ad arrossire ed annuire. Che situazione complicata. Quando sollevai il volto non mi stupì di trovare il viso del demone maggiore ancora puntato su di me..mi stava studiando così come io stavo facendo con tutti loro.
Mi scortarono in un’altra sala e rimasi letteralmente sorpresa dalla grandezza e dalla maestosità di quella casa. La camera in cui mi ero svegliata non era che una minuscola porzione dell’intero edificio. Li vidi prendere tutti posto su un altro strano futon e sedersi in modo strano. Per un momento la curiosità mi spinse ad imitarli, ma la ragione mi impose di abbandonare subito quella folle idea. Presi posto sul pavimento come ero solita fare.
-Ma cosa fai?- mi chiese fissandomi incredulo il mezzo demone.
-Lasciala stare, Inuyasha- intervenne con tono tranquillo suo padre.
Le stesse ragazze che mi avevano accolta al mio risveglio si affrettarono a servire il tè. Non mi spiegavo il perché del loro continuo ridacchiare mentre mi fissavano.
-Ika, Yui vi ringrazio. Ora potete anche andare..- le congedò con tono gentile la donna.
Le due si inchinarono e lasciarono la sala.
-Allora cosa sei? Una ladra cosplay?- mi domandò divertito
- Non ho capito una sola parola da te proferita, ma risponderò comunque alle vostre domande. Il mio nome è Kagome, sono la somma sacerdotessa del villaggio Musashi. L’ultima cosa che ricordo è di essere caduta nel pozzo a seguito di un combattimento con uno dei demoni di Naraku. Al mio risveglio mi sono ritrovata qui. Potreste gentilmente dirmi dove ci troviamo?-
-Qui siamo a Tokyo, cara.- mi rispose con tono gentile la donna, ma fissandomi con sguardo confuso.
-Tokyo? Non ho mai sentito di un villaggio con questo nome. Siamo molto lontano dalle mie terre?- domandai
-Ci stai forse prendendo in giro? Sacerdotesse? Villaggi? Tra un po’ comincerai a parlarmi anche dei samurai..- mi schernì.
- Nell’epoca Sengoku i samurai sono una cosa assai comune.-
-Epoca Sengoku? Senti ragazzina se stai raccontando tutte queste frottole per evitare di passare una notte in carcere puoi anche smetterla. Anche se comincio a credere che sarebbe più adatto chiamare un manicomio che la polizia.- urlò
-Smettila Inuyasha- gli ordinò la donna.
-Non sta mentendo..- sentenziò il demone maggiore.
-Il mio nome è Inu No Taisho. Hai mai sentito parlare di me, ragazza?- mi domandò
Il suo nome mi fece fremere. Chi non aveva mai sentito parlare del generale cane che aveva fatto dei territori del Kyusho la sua casa?
-Le voci sui demoni maggiori si spargono in fretta. Molti,sia umani,sia demoni, narrano delle vostre conquiste. – risposi sincera.
-Come pensavo. Non sta mentendo. Questa ragazza viene davvero dal passato.-
-Ma come è possibile una cosa del genere?- domandò il mezzo demone di cui mi resi conto non conoscevo ancora il nome.
-Non lo so, figliolo. Ma nella mia lunga vita ho imparato a non meravigliarmi più di nulla. Sei, dunque, una sacerdotessa Kagome? Eppure sei così giovane..- mi domandò tranquillo.
-In realtà non ho ancora preso i voti definitivi. Nel villaggio in cui vivo c’è un’anziana sacerdotessa che mi ha insegnato tutto ciò che conosco. Prenderò i voti quando lei si sentirà troppo stanca per assolvere ancora i suoi compiti- spiegai ripensando con nostalgia a Kaede.
-Hai detto di essere caduta nel pozzo, vero?-
-Si- risposi
-Deve in qualche modo aver funto da passaggio temporale.- spiegò
-P..passaggio temporale? Scusate ma dov’è esattamente che ci troviamo?- chiesi stranamente ansiosa.
-Siamo nel 2013, carina. Siamo lontani più di 500 anni dall’epoca a cui appartieni.- esclamò scorbutico il mezzo demone.
-C..cosa?-
-Smettila, Inuyasha. Non vedi che così la spaventi?- lo rimproverò Izayoi.
 Con fare premuroso mi si avvicinò e mi abbracciò. Seppur non fossi per nulla abituata al contatto fisico e ai gesti d’affetto, in quel momento sentivo di averne veramente bisogno.
-Tranquilla, tesoro, troveremo una soluzione.- mi rassicurò.
Sebbene nutrissi poche speranze, annuì.
-Se il pozzo l’ha condotta fin qui, forse lo stesso pozzo potrebbe ricondurla nella sua epoca.- disse Sesshomaru che fino a quel momento non era sembrato per nulla interessato alla discussione.
-Non so se sia una buona idea..- tentò di dire Izayoi.
-Proviamoci!- la interruppi.
-Ma,cara, non sappiamo cosa potreb..- riprovò
-Non posso restare qui. La mia gente, il mio villaggio, hanno bisogno di me.- esclamai totalmente sicura delle mie parole.
Guardò il marito e poi di nuovo me. Fu forse la determinazione che leggeva nei miei occhi a convincerla.
L’intera famiglia mi accompagnò al pozzo.
-È incredibile! È identico a quello presente nella mia epoca- dissi mentre distrattamente  accarezzavo l’antico legno.
-Avanti, che aspetti?- mi domandò burbero il secondogenito del demone maggiore.
-In realtà non so come funziona..- dissi imbarazzata.
-Cooosa?- quasi urlò.
-Smettila, Inuyasha. Hai detto di essere caduta nel pozzo dopo un combattimento, vero?- mi domandò il demone cane.
-È esatto.- risposi.
-Credo quindi sia necessario che tu ti lanci all’interno del pozzo.-
-Ma, caro, se questa volta il passaggio non dovesse funzionare rischierebbe di farsi male.- squittì spaventata dall’ipotesi Izayoi.
-Ci penso io. Tutto purché vada via.- ringhiò il mezzo demone.
Senza darmi il tempo di capire le sue intenzioni, mi si avvicinò e mi sollevò tra le braccia. Istintivamente circondai il suo collo con entrambe le braccia per reggermi meglio. Arrossì e balbettando gli chiesi di farmi scendere.
-Sta zitta. Nemmeno a me piace starti vicino, ma è necessario.-
Senza darmi il tempo di aggiungere altro si lanciò all’interno del pozzo. Pregai, sperando che servisse a qualcosa. Quando toccammo il pozzo del fondo non accadde nulla. Mi sentì morire..ero in trappola.
-Maledizione!- imprecò il mezzo demone.
Con un altro balzo mi condusse nuovamente fuori dal pozzo. Mi lasciò andare bruscamente, rischiando quasi di farmi cadere.
-Come potete vedere non ha funzionato. Cosa ne facciamo ora di lei?- domandò seccato.
Le sue parole mi fecero fremere dalla rabbia.
-Non sarai costretto a farne un bel niente di me. Me ne andrò e troverò un altro modo per tornare a casa mia.- urlai.
Mi osservò in silenzio, probabilmente sorpreso dalla veemenza della mia reazione.
-Non andrà da nessuna parte, Inuyasha. Kagome resterà qui finchè non troveremo un modo per farla tornare a casa sua..- chiarì Izayoi.
-Che cosa? E come facciamo a nasconderla? Non può certo andarsene in giro conciata in quel modo..- urlò indicandomi.
-Ehi, questi sono i miei abiti da sacerdotessa. Vedi piuttosto come ti conci tu.-
-Basta ragazzi.- intervenne il demone maggiore.
-Kagome, so che hai voglia di tornare a casa, ti prometto che troveremo un modo. Nel frattempo girare in un mondo che non conosci e così diverso da quello a cui sei abituata sarebbe troppo pericoloso per te. Resterai ospite qui in casa mia.-
-Come credi che potremmo giustificare la sua presenza?- ringhiò Inuyasha.
-Basterà dire che è la figlia di alcuni amici di famiglia e si fermerà per un po’ da noi.- continuò Izayoi.
Per quanto quell’idea non mi piacesse per nulla, sapevo perfettamente che avevano ragione. Non potevo girare senza sapere nemmeno dove stessi andando. Non conoscevo nulla di quello strano mondo.
-Vi ringrazio allora per l’aiuto.- dissi inchinandomi.
-Non c’è di che.- mi rispose il demone –Inuyasha, suppongo che tu e Kagome abbiate all’incirca la stessa età. Mi aspetto che tu l’aiuti ad integrarsi in questo nuovo mondo.-
-Ma papà..- tentò di protestare lui
-Non voglio sentire storie, Inuyasha.- lo interruppe.
-Come vuoi.- sibilò.
Lanciò un’occhiataccia prima alla sua famiglia e poi una carica di veleno a me.
-Non preoccuparti, sono sicura che andrete d’accordo. Ti troverai bene qui, Kagome.- tentò di rassicurarmi Izayoi.
Accennai un sorriso e tentai di convincermi della veridicità delle sue parole. Ma come potevo essere felice o trovarmi bene lì se già mi mancava la mia vecchia vita? In più ero terribilmente in ansia..il villaggio aveva bisogno di me, della mia protezione.
Strinsi i pugni. Avrei trovato, ad ogni costo, un modo per tornare. Dovevo farlo..per il villaggio, per Kaede, per..Toru.






Angolo autrice: Hello people :D
Siccome le persone che mi avevano chiesto di aggiornare prima "Come te..nessuno mai" erano pari a quelle che mi avevano chiesto di aggiornare prima quest'altra fic, ho cominciato a scrivere entrambi i capitoli..questo è stato il primo che ho terminato.
Premetto che il capitolo non mi piace per nulla ero infatti anche indecisa se pubblicarlo o meno. E' sicuramente privo di eventi fondamentali, ma era necessario per dare il via a tutta la storia.
Piccola precisazione: nella prima parte in cui Kagome scambia la camera in cui si trova per una casa, è solo perchè è abituata a vivere in piccole capanne delle dimensioni, appunto, di un'ampia camera. Ringrazio già da ora tutti coloro che leggeranno e recensiranno. Spero mi farete sapere le vostre opinioni :D
Baci Vanilla ^^
   
 
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