Una tazza di latte, un bicchiere di succo di zucca e delle uova fritte.
Colazione in casa Malfoy era come una doccia in un campo di concentramento. Nessuno parlava, lo strascicare della veste di Dobby sulle piastrelle accompagnava ogni boccone. Il passatempo migliore era riempire il latte di zucchero, cucchiaino dopo cucchiaino. Ogni granello che sorpassava quella coltre bianca, raggiungeva il proprio obbiettivo. Vinceva. Guadagnava il suo posto nel mondo. E poi, si scioglieva. Inesorabile e impotente si scioglieva, svaniva nel nulla come se non fosse mai esistito. Il retrogusto acido del succo di zucca anestetizzava il palato poi aggredito dalle uova fritte.
Non una parola. Neanche il più stupido “passami il sale”. Un colpo di bacchetta e tutto è a portata di mano. Tentavo sempre di specchiarmi nella superficie del latte, ma l’opacità del liquido mi impediva di riconoscere i miei spigolosi tratti da ragazzo. La tazza bollente di ceramica bianca sembrava voler sfuggire alla pesantezza del momento. Un sorso di sofferenza, un boccone di irrimediabilità.
“Mamma ho finito, vado di sopra.”